Sara
Prima
classificata al contest "21 prompt in cerca d'autore"
indetto da ariscarmen sul forum di EFP.
~SARA~
In
spagnolo
aspettare si dice “esperar"
perché in fondo aspettare è anche sperare.
(Anonimo)
Sara
ha freddo. Cammina sola per le strade deserte
della città e ha paura. Sa che non è la serata
giusta per uscire, ma pensa
anche che sia vitale quello che succederà stasera.
Il cielo è nero, i lampioni non riescono a illuminare i
vicoli bui ai lati delle
strade e questo fa tremare Sara. Le ricorda i brutti film horror visti
con lui.
Sara odia gli horror, odia i thriller, li ha guardati solo per lui, per
stare
insieme, perché si accorgesse di lei. Ma lui
non ha mai capito cosa
prova Sara o forse, semplicemente, non gli è mai importato.
Sara si stringe addosso la giacca di pelle, quella che lui le ha
regalato due
Natali fa; avevano festeggiato insieme allora. E nemmeno quando si
erano
scambiati i doni e lei si era finta ubriaca per baciarlo, lui aveva
capito.
L'aveva allontanata piano, dolcemente, avvertendola che se ne sarebbe
pentita
la mattina dopo.
Così Sara, il giorno seguente, aveva deciso di fingere di
non ricordare nulla
al riguardo. A lui sembrava andare bene
così.
Sara
svolta
l'angolo trovandosi davanti i bidoni dell'immondizia, ormai
è vicina al pub
dove devono vedersi. Ci sono dei sacchetti abbandonati lì
accanto e Sara non
può fare a meno di ricordare tutte le volte che si
è offerta di pulirgli casa,
tutte le volte che l'ha aiutato a risistemare dopo una festa, tutte le
volte
che si è sentita trafiggere dallo sguardo della fidanzatina
io-non-tocco-niente
di turno.
È stanca Sara. Negli ultimi mesi ha finto di vedersi con un
ragazzo.
Sperava
che lui fosse geloso, invece non si è
lamentato né ha mai mostrato segni
di nervosismo. Sara pensa che sia per tutte le ragazze che ha visto
passare
nella vita di lui, un'infinità di donnette che lei non ha
mai sopportato.
Ma
ora lui è libero, è passato
un mese da quando ha mollato l'ultima.
Sara voleva dirgli qualcosa, essere diretta, ma ha preferito aspettare.
Perché
Sara ha un piano e vuole portarlo a compimento stasera.
Sara
apre la
porta del pub, guarda in giro: alcuni ragazzi, quelli più
vicini al bancone, si
voltano per vedere chi è arrivato, altri sono troppo presi
dalla musica o dalla
conversazione. Lui non c'è ancora.
Sara sceglie un tavolo in disparte, stasera vuole avere campo libero
per fare
la sua mossa. È sicura che stavolta tutto andrà
bene. Dalla sua posizione ha
una buona visuale sull'entrata e controlla gran parte della sala. Sara
cerca di
rendersi triste mentre ordina una bevanda, cerca di entrare nella
parte. Il suo
ragazzo immaginario l'ha lasciata, deve riuscire a piangere,
è sicura che sia
il modo migliore perché lui si accorga
di lei, della sua fragilità, del
bisogno che ha di lui.
Ormai Sara è decisa, è la sera giusta. Non si
è truccata apposta, in parte deve
fingersi disperata e in parte non vuole che il pianto le rovini il
mascara; sa
che lui non lo gradirebbe. Lui frequenta solo
ragazze perfette e Sara
perfetta non è. Ma stasera sente che andrà bene,
si conoscono da troppo tempo,
sono amici, lui conosce tutte le sfumature dei suoi occhi, tutte le
espressioni
del suo viso, tutti i movimenti delle sue mani. Per questo è
strano che non se
ne sia ancora accorto. Come ha fatto, si chiede Sara, come ha fatto se
hanno
passato ogni episodio della vita insieme?
Ecco,
la porta si apre, Sara cerca di pensare a
qualcosa di tristissimo, deve riuscire a piangere.
Sara vede la sagoma di lui, i suoi capelli, il
cappotto di sartoria
fatto fare da sua madre. A Sara viene quasi da sorridere, questa sera
finalmente glielo dirà. Stasera lui non
potrà fare finta di niente.
Sara lo guarda entrare, fare un cenno al barista, ma qualcosa la
disturba: la
porta è rimasta aperta.
Si chiede perché, mentre
lui la cerca con lo sguardo,
mentre la saluta, mentre le fa cenno di aspettare.
Lui
si volta verso la
porta. C'è qualcosa che non va, Sara lo sente.
Lui si gira di nuovo verso di lei, sorride, tutto
è tornato a posto.
Sara lo segue con gli occhi mentre lui cerca la via più
veloce per
raggiungerla. Sara è di nuovo tranquilla finché
le lacrime non prendono a
scorrere sul suo viso. Era quello che voleva, in fondo. Forse se
l'è anche
cercata. Sara piange, ma non per vaghi pensieri tristi. Sara piange
perché lui
si è voltato ancora verso la porta e ha preso per mano la
ragazza bionda appena
entrata.
Sara si asciuga gli occhi e cerca di ricomporsi.
Aspetterà
un'altra sera per
fare la sua mossa ed è sicura che andrà bene.
Deve andare bene. Perché Sara sa
aspettare.
Note dell'autrice:
* Il banner è
stato creato con un'opera di William Adolphe Bouguereau: La preghiera.
Ringrazio anticipatamente chiunque
leggerà la storia, chi la recensirà (le critiche
sono sempre ben
accette) e chi deciderà di seguirmi.
Una serie è in corso e per eventuali aggiornamenti su nuovi
racconti vi invito a visitare Celtica
|