Lontananza
"Here
comes the rain again,
Falling from the
stars,
Drenched in my
pain again,
Becoming who we
are."(*)
Osservo
dal basso il cielo.
Era
da diverso tempo che non prendevo una pausa.
Sempre
immersa nella vita, nei suoi problemi, nell'impossibilità di
muovermi da questo fottuto buco mentre il mondo intorno a me va avanti.
E'
come essere prigioniera in una gabbia d'oro.
Molti
ne parlano ma non comprendi bene fino a che non sei dentro e non vedi
che ti buttano via la chiave.
Avevo
promesso a me stessa che sarei scappata.
Eppure
sono qui, ancora, a cercare di scassinarne la serratura, determinata a
rimanere chiusa, mentre il mio carceriere pianta radici di metallo
nella nuda terra, ancorandomi con esse.
E
vedo lui, il mio amore, che se ne va.
Vola.
Lontano.
Mi
manda lettere, l'unico sistema di comunicazione, probabilmente con
internet sarebbe più semplice parlare, forse persino vederci
dietro un pallido schermo a cristalli liquidi, sfiorando con le dita
quella squallida superficie liscia come se potesse infrangersi e
trasportarci in un luogo più vicino.
Eppure,
allo stesso tempo,leggere la sua pessima scrittura tremolante su quel
minuscolo pezzo di carta troppe volte piegato, mi trasmette una
dolcezza e un'umanità più sentita.
Forse
perchè scrivendo di suo pugno è come se una parte
di lui mi sia arrivata a me nonostante tutti i chilometri che ci
separano.
Ma
del resto, sapevo che sarebbe stato così.
Speravo
che con il tempo, con i miei tentativi di fuga sarei riuscita a volare
via a mia volta.
E
invece mi sento stretta tra queste sbarre sottili, mentre dalla
televisione non fanno che giungere immagini di guerra.
E'
lì, in mezzo. Io, col cuore in gola, incrocio le dita
sperando che non sia toccato a lui.
Due
giorni dopo la lettera arriva e il mio cuore sospira per un istante, di
gioia, per poi tornare ansioso a battere.
Maledico
me stessa.
Non
avrei dovuto infrangere la mia promessa.
Innamorarmi
di una creatura tanto sfuggevole significava problemi e sofferenza,
eppure, inevitabilmente, ero caduta nella trappola di Eros.
Probabilmente
erano stati i suoi occhi, tenaci e testardi quel tanto sufficiente a
tenermi testa.
Forse
il sorriso.
Lo
stesso sorriso che aveva, e che ricambiavo, quando mi disse che partiva.
Ed
ora torno a fissare il cielo.
Nelle
mie dita l'ultima lettera, il timbro postale risale a settembre.
Tra
le righe un "mi dispiace".Poi solo un: "la mia vita ormai è
qui".
E
dall'orecchio si sfila la cuffia, anche l'ultima nota si spegne, poi
silenzio.
(*) Wake me up
when september ends
***
Piccola One-Shot senza alcuno scopo preciso nè spunto da
vita reale, semplicemente mi è balenato un pensiero durante
la spiegazione di chimica e ho voluto trasformarlo in questo testo.
Non è nulla di particolare, semplicemente ho lasciato che
fosse la mia ispirazione a comandare XD
Un grazie infinito a chi legge le mie storie, a chi commenta e a chi le
inserisce nei preferiti^^
Un abbraccione dalla vostra SaYu