Questa
fanfiction mi è venuta in mente ascoltando la bellissima
canzone "The little things give you away" dei Linkin park.
Vi
consiglio di leggerla con questa canzone come sottofondo. Spero sia di
vostro gradimento. Un bacione!!
Uscii
fuori, non respiravo più...
Feci
qualche passo lontana dall'hotel; ancora non ci credevo: l'avevo
rivisto! Era proprio Lui!
Era
vero quindi quello che giorni fa mi disse Peter: -Magda,
ecco... alla festa di Halloween ci sarà anche
Lui...-
Non
diedi tanto peso a quell'avviso, ormai Lui per me non esisteva
più.
La
verità però era ben diversa: Lui non esisteva se
non lo
vedevo, se era lontano chilometri e chilometri da me! Ma se me lo
ritrovavo ad una festa, davanti ai miei occhi, Lui esisteva eccome!
Il
Suo sguardo intenso puntato su di me quando ballavo con Darren era
assolutamente reale! La sua bellissima risata, che quando scherzava
con qualcuno riecheggiava per la sala, perforava le mie orecchie e
prepotente si insinuava nel mio cuore era stramaledettamente vera!!
Aveva ragione Rachel, forse non ero ancora pronta per vederlo, non
ero ancora in grado di mantenermi calma e con il respiro regolare
davanti a Lui. Ma cazzo!! Quanto tempo era passato?! Un anno? Due? E
ancora prima di addormentarmi la mia mente percorre i perfetti tratti
del suo viso e cerca di darsi una scusa valida a quel comportamento
immaturo, disperato e soprattutto masochista...!
E
adesso Lui c'era... Perché?! Perché doveva venire
cazzo!!
-Magda-
... una voce...la Sua voce... Stava pronunciando il Mio nome... Da
quanto tempo non lo faceva?
Ero
ancora voltata, gli davo le spalle; mi mantenni stretta alla
staccionata di ferro che circondava il giardino dell'hotel, le gambe
potevano cedermi da un momento all'altro.
Gli
davo ancora le spalle quando aggiunse: -Ti devo parlare,
ti
prego...-
Ero
completamente rivolta a Lui; tra noi c'erano poco più di tre
passi; tuttavia non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi,
osservavo un punto indefinito del prato rigorosamente mantenuto
all'inglese.
Respirai
profondamente, pochi secondi e poi la mia voce riuscì a
venir
fuori.
-Va
bene, dimmi.-
Fece
un passo verso di me, cattivo segno, non andava bene, o forse si..?
Per
fortuna si bloccò.
-Sono
stato un coglione...-
-Si.-
merda! L'avevo pensato e invece l'avevo detto!!
-Sono
un coglione, lo so.-
-Non
è vero! E' una cazzata, tu non lo sai!-
Dovevo
soffrire di qualche malattia che mi impediva di collegare la bocca al
cervello prima di parlare.
-Come?..-
chiese incerto.
-Tu
non sai niente! Non puoi sapere quanto sei stato stronzo! Non puoi
sapere quanto abbia sofferto per colpa tua!!-
Mi
stavo sfogando, ma non mi sentivo affatto meglio.
-Sono
cambiato..!- e mentre lo disse fece un altro passo verso
di
me.
Oddio,
oddio: stava superando la distanza di sicurezza!
Lui
era cambiato?
-E'
l'ennesima cazzata!-
Finalmente
alzai gli occhi e gli puntai su di lui. Il suo sguardo era... ferito,
umiliato...pentito?..
-Magda...
era un brutto periodo, la mia famiglia, i miei amici, tutto stava
andando a merda; non c'ero più con la testa! E con tutti gli
impegni, tu eri sempre più lontana...-
-Si,
si, certo! La tua vita fa schifo, la tua ragazza è lontana,
quindi
perché non andare a letto con un'altra?! Ragionamento
perfetto, non fa una piega.- dissi, o meglio urlai.
-No!
Questo mai! Non ti ho mai tradita! Tu eri così perfetta,
dolce
e pura... non avrei mai potuto fare una cosa del genere! Eri troppo
preziosa per uno come me-.
Rimasi
qualche secondo in silenzio, poi dissi: - Sai, anche io
sono
cambiata forse...-
Già,
ero cambiata per colpa sua; da quando mi aveva lasciata non sono
più
riuscita ad essere me stessa con i ragazzi che frequentavo, non mi
aprivo mai. Creavo attorno ai miei sentimenti un muro altissimo che
nessuno riusciva a superare: perché avevo paura, paura di
stare male di nuovo.
Fece
un altro passo verso di me annullando completamente la distanza tra i
nostri corpi. Cattivo, cattivissimo segno! Lo sentivo, stavo per
cedere a quello che Grazia Deledda chiama “Peccato
Mortale”!!
-Magda...
sei stupenda-. Disse posando una mano sul mio viso.
...Non
connettevo, ero rimasta muta, spiazzata... La persona che
più
amavo e più odiavo al mondo era tornata da me. Cosa dovevo
fare??
Avvicinava
sempre più il suo viso al mio... La distanza di sicurezza
era
stata di gran lunga superata, ora non sarei più riuscita a
ragionare lucidamente. Le Sue labbra, quelle che desideravo avere di
nuovo su di me erano a pochi centimetri dalle mie. I Suoi occhi color
nocciola, così profondi e unici mi guardavano desiderosi. E
così scoppiai.
Entrambi
annullammo la distanza tra le nostre labbra. Non era un bacio casto,
era pieno di passione, quasi di violenza. E mentre il suo sapore mi
inebriava la mente scatenandomi vecchi e nuovi ricordi il mio cuore
impazziva. I suoi baci erano le uniche cose che mi mettevano fuori
gioco, che mi mandavano in tilt. Come avessi fatto senza per tutto
quel tempo non lo sapevo.
Ci
staccammo per riprendere fiato.
Sorrideva,
anch'io.
Quel
bacio per me fu come una droga. E io ne ero dipendente.
Così,
presa anch'io dal desiderio, mi avventai nuovamente con foga su
Quelle labbra.
Lui
soffocò una risata e continuò a baciarmi.
Passarono
i minuti, non riuscivamo a smettere.
-Mi
sei mancata da morire- sussurrava tra un bacio e l'altro.
-Anche
tu-.
Mi
prese per mano -Seguimi- mi disse. Io ero
ipnotizzata e
lo seguii senza indugiare mezzo secondo.
Non
riuscivo bene a capire dove mi stava facendo passare, la mente era
ben lontana dal controllare dove stavo andando...
Riconobbi
l'entrata secondaria dell'hotel, un corridoio, l'ascensore.
Quando
si chiusero le porte premette un numero e subito si fiondò
sulle mie labbra.
Non
so bene quanto durò il viaggio, so solo che quando le porte
dell'ascensore si aprirono, facemmo qualche passo senza staccarci un
attimo; poi Lui si fermò mi spinse mettendomi con le spalle
contro una porta e continuando a baciarmi prese dalla tasca dei jeans
la scheda e aprì la porta.
In
un attimo mi ritrovai in una stanza d'hotel con un grande letto al
centro e da allora capii che le sue intenzioni non erano affatto
caste. Non lo erano neanche le mie.
-Magda,
ti voglio, adesso- disse posandomi una mano tra i
capelli e
poggiando la fronte sulla mia.
-Anche
io, più di ogni altra cosa-.
Riprese
a baciarmi con ancora più foga di prima.
Entrambi
ci liberammo del cappotto, lui mi sfilò il maglione mentre
io
cercavo di sfilargli la cinta dei jeans.
Mi
strinse a se, mi fece indietreggiare qualche passo fino al letto.
Mi
fece sdraiare e mi sfilò la maglietta. Io feci lo stesso e
mi
persi completamente nell'ammirare la perfezione dei suoi addominali
che non erano poi tanto scolpiti ma per me erano la perfezione
assoluta.
Prese
ad accarezzarmi ovunque ed io lo imitai.
Non
capivo assolutamente nulla, stavo compiendo un atto del tutto
masochista visto che sapevo che non poteva continuare ma non me ne
importava.
Dopo
quella notte forse avrei sofferto tutta la vita ma non mi interessava
affatto! Cosa stavo facendo? Come avrei reagito poi? Ci avrei pensato
il giorno dopo... Ora volevo solo vivere quel momento perfetto.
***
Note:
-Non
ho scritto se il nostro misterioso Lui sia Bill o Tom, in
verità non lo so neanche io.
-Grazia
Deledda era una scrittrice italiana che vinse il premio nobel per la
letteratura nel 1926.
-Questa
fanfiction è dedicata alla mia paladina della giustizia
Giulia e alla mia fantastica scrittrice Ceci. Grazie ragazze, vi voglio
bene.
Ok,
ok, è finita ma chissà, forse potrei scriverne un
seguito... voi che mi consigliate?
Aspetto tanti
commenti! Un bacio, Chia*
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