Declaimer: SPOILER!
La fic è ambientata dopo il capitolo The Silver Doe , La cerva
d’argento. Questo è la
mia versione di come sono proseguite le cose :)
Luoghi e personaggi appartengono a J.K. Rowling e la storia non ha
scopi di lucro.
Almost Lovers
We'd be so less fragile
If we're made from metal
And our hearts from iron
And our minds from steel
And if we built an armor
For our tender bodies
Could we love each other
Would we stop to feel?
Three Wishes – The Pierces
Hermione si rigirò per l’ennesima volta sul
letto, gli occhi ostinatamente chiusi. Harry, appollaiato su una
sedia poco lontano, le rivolse un’occhiata preoccupata.
Ron era uscito quasi quattro ore fa per la sua ronda e da
quando era tornato, Hermione sembrava come terrorizzata che potesse scomparire
di nuovo.
Era arrabbiata con lui, furiosa addirittura, ferita e
amareggiata, e benché si ostinasse a non rivolgergli la parola da quando
aveva fatto la sua ricomparsa tre giorni prima, i suoi occhi ora lo cercavano
se possibile ancora più frequentemente di prima.
Che fosse nella piccola cucina a preparare il tè, o
che le sedesse accanto armeggiando con la radiolina che aveva rimediato durante
la sua assenza, sembrava non potersi trattenere dal guardarlo di tanto in tanto
con uno sguardo per lui indecifrabile.
Era un gesto inconscio, Harry lo sapeva, così come
sapeva che se lo avesse fatto notare a Hermione, lei si sarebbe messa subito
sulla difensiva, negando l’evidenza.
Un coniglio solitario zampettò appena fuori gli
incantesimi difensivi, Hermione si alzò immediatamente a sedere con uno
scatto di reni.
Rimase a fissare per un lungo momento l’entrata della
tenda, poi chiuse pesantemente le palpebre, massaggiandosi la fronte con le
mani delicate.
Harry si sentì fuori luogo in quel momento. Anche se
c’erano solo lui e Hermione nella tenda, lui sentì di essere di
troppo. Si mosse a disagio sulla sedia, che cigolò pietosa sotto il suo
peso.
«Tornerà presto»
Hermione alzò lo sguardo su di lui, sobbalzando.
Sembrava essersi dimenticata della sua presenza.
Lei annuì, ma non disse nulla, né Harry voleva
che lo facesse. Era solo una constatazione che si era sentito il dovere di
fare; l’unico modo di sentirsi in qualche modo utile alla sua migliore
amica, ma si rendeva perfettamente conto che quello che aveva detto non andava
ad alleviare la preoccupazione di lei.
Dei passi indugiarono sull’entrata, gli occhi di
Hermione saettarono verso la fonte del rumore.
Ron fece la sua entrata nella tenda, sbattendo i piedi per
liberarsi dalla neve.
«Si gela fuori» disse, liberandosi della giacca
a vento e buttandola sulla sedia più vicina.
Harry guardò le guance di Hermione riprendere un
po’ di colore, e la vide sdraiarsi di nuovo sul letto, senza dire una
parola. «Che facevate?» chiese Ron pimpante, guardando Hermione
girata di spalle all’entrata dalla quale lui aveva appena fatto il suo
ingresso. Harry si alzò e fece spallucce.
«Stavo per chiedere a
Hermione se volevamo farci le trecce, poi però l’ho vista un
po’ stanca e ho lasciato perdere. Le ho strappato la promessa che domani
ci saremmo fatti le unghie, però» Ron
rise e si lasciò cadere sulla sedia occupata fino a poco prima da Harry.
«E’ il mio turno per la ronda» continuò il ragazzo,
lanciando uno sguardo eloquente a Ron in direzione di Hermione. «…a
più tardi»
Hermione poté sentire distintamente i passi di Harry
che si allontanavano velocemente, poi un silenzio scomodo impadronirsi della
tenda. Non dormiva e lui lo sapeva.
Poteva percepire i suoi occhi perforarle la schiena.
Qualche secondo più tardi udì la sedia di Ron
cigolare: si era alzato.
Il corpo di Hermione ebbe un piccolo fremito, ma non si
mosse.
«Credo che andrò a farmi un bagno caldo»
disse Ron, senza aspettarsi una risposta.
Camminò verso una porticina vicina al letto di
Hermione e vi entrò, lasciando l’entrata inconsapevolmente
socchiusa.
Quando sentì lo scroscio d’acqua cominciare a
riempire la vasca, Hermione aprì gli occhi e si alzò a sedere.
Buttò uno sguardo verso la porta del bagno e arrossì nello
scorgere la piccola tinozza e le braccia di Ron armeggiare con i pomelli che
regolavano il getto.
Si mise le mani fredde sulle guance arrossate e balzò
in piedi in imbarazzo.
«Che razza di…» un borbottio sdegnato le
morì in gola quando scorse la figura di Ron liberarsi del maglione nero
e abbandonarlo su una sedia vicina alla porta.
Il torace latteo di Ron sembrò molto meno scarno di
quanto lei si aspettasse.
Hermione sgranò gli occhi e distolse immediatamente
lo sguardo, prendendo a camminare su e giù per la stanza. Sentì i
pomelli della vasca cigolare e chiudersi, poi la cerniera dei jeans di Ron che
scendeva e i rumori sordi degli indumenti gettati a terra.
Arrossì come non aveva mai
arrossito prima, sentendo Ron entrare nella vasca e l’acqua che si
infrangeva contro i bordi.
Si guardò per un attimo intorno, non sapendo bene
cosa fare. Poi, imbarazzandosi per la sua stessa scelta, si diresse di nuovo
verso il suo letto e si sedette. Rimase lì, ferma, con le mani sulla
faccia e le gambe serrate tra loro per un tempo che a lei sembrò
infinito. Aveva gli occhi puntati sul pavimento e le mani, invece di
raffreddare le guance, erano state scaldate.
Un moto di rabbia e nervosismo intiepidirono il petto di
Hermione.
L’ha fatto
apposta., pensò
accaldata lei, le sue mani che ora stringevano le ginocchia. Inghiottì
il vuoto, e un moto di collera si fece padrone di lei, mentre i suoi occhi
tornavano dispettosi a guardare la porta semiaperta.
Ron era abbandonato completamente contro la vasca, il petto
per metà immerso nell’acqua e gli occhi chiusi. La sua testa fulva
era abbandonata da un lato, lasciando visibile l’incurvatura nivea del
collo. La bocca rosea era leggermente aperta e il suo petto si alzava e
abbassava ritmicamente.
Hermione fu quasi certa che dormisse e formulando quel
pensiero si alzò inconsciamente dal letto e fece un paio di passi
avanti, avvicinandosi alla porta. Sembrò riscuotersi solo quando
poggiò la mano sulla maniglia, allargando la fessura di qualche
centimetro. Sentendo la porta cigolare, Hermione sussultò e mettendosi
le mani sulla bocca corse di nuovo sul letto dandosi mentalmente
dell’idiota.
Sentendo il cigolio, Ron aprì gli occhi, rimanendo
immobile. Scorse Hermione allontanarsi dalla porta e gettarsi sul suo letto con
gli occhi particolarmente aperti e le guance esageratamente arrossate.
Non poté impedirsi di sorridere, tra sé e
sé.
«Hermione?» la voce di Ron risuonò forte
e chiara nella tenda silenziosa.
Lei tuttavia non rispose subito. Lui sospirò, poi la
chiamò di nuovo.
«Mmm?» rispose
Hermione, gli occhi ostinatamente puntati sul pavimento.
«Avrei bisogno di un asciugamano»
Lei non fece una piega, ma Ron la
vide arrossire.
Si umettò le labbra, immergendosi appena di
più nell’acqua calda e profumata.
«Trasfiguralo» disse con voce dura, serrando le
mascelle.
«Non ho la bacchetta»
«Appellala»
«E’ sul tavolo dalla sala, Hermione»
Lei ridusse le labbra a due fessure e si passò una
mano sulla faccia.
«Non dovresti allontanarti senza la tua bacchetta»
trillò saccente, mentre si alzava alla ricerca di un asciugamano con
aria stizzita. Ron alzò gli occhi al cielo.
«Sono in bagno, non mi sono allontanato»
mormorò lui, ora incerto. «Sono sempre qui»
Hermione fece capolino sulla soglia, le guance rosse e lo
sguardo duro.
«Non è vero» sussurrò solo,
facendo qualche passo nella stanza e lanciando l’asciugamano accanto alla
vasca, senza guardarlo. Aveva lo sguardo basso e le labbra serrate e Ron
poté notare che i suoi occhi erano gonfi e lucidi.
Ancora.
Si schiarì nervosamente la voce e si sentì
improvvisamente un emerito stronzo.
Ancora.
Vide Hermione ferma di fronte a lui, il suo sguardo ora
indugiante sul suo petto.
Entrambi arrossirono, a disagio. La vide scuotere
violentemente la testa, borbottare tra sé e sé frasi che non
colse e che probabilmente non erano neanche riferite a lui.
Poi fece un mezzo giro e uscì di gran carriera dal
bagno, chiudendo brutalmente la porta di legno scadente dietro di sé.
Ron deglutì, mentre sentiva il suo collo e le sue
orecchie arrossarsi miseramente. I suoi occhi cerulei si attardarono qualche
secondo sul punto in cui lei era ferma fino a pochi istanti prima, un sospiro
si sollevò spontaneo dalle sue labbra.
Hermione, Hermione,
Hermione... un’ossessione logorante, onnipresente, mordace,
assuefacente.
Quante cose avrebbe voluto dirle.
Quante cose avrebbe dovuto
dirle, e forse il disprezzo e la delusione sarebbero scomparsi dal suo volto
pallido e smagrito per lasciare spazio ad un’espressione svampita,
sorpresa e assolutamente non da lei.
Sorrise, indugiando su quel pensiero.
Cos’avrebbe fatto se lui un giorno di quelli, magari
lanciandole uno sguardo di sottecchi mentre leggeva di nuovo Le Fiabe di Beda, avesse fatto uscire casualmente che lui era
totalmente, irrimediabilmente, indiscutibilmente pazzo di lei?
Che lui era innam-…
Ron sospirò.
Macché.
Non riusciva neanche a pensarlo, figurarsi a dirlo.
«Sei un coglione, Bilius»
si disse, alzandosi dalla vasca e uscendo con un gesto secco, senza
preoccuparsi troppo della sua nudità.
Insomma, non che non lo fosse, quello.
Sapeva di essere quello
da tanto, forse da troppo, addirittura.
Solo che gli mancavano le parole, come sempre.
E gli mancavano i pensieri, pure.
Questa è una
novità, però., pensò, deluso delle sue stesse
capacità intellettuali.
Chiuse gli occhi stancamente, passandosi una mano dietro la
nuca e prendendo l’asciugamano ai suoi piedi per coprirsi.
Quante cose non le avrebbe detto mai.
Hermione sentì la porta del bagno cigolare, dei passi
incerti incedere nella stanza.
Lei fece finta di non averli sentiti, continuando ad
armeggiare come se niente fosse con il bollitore del tè che stava
mettendo sul gas.
Ron fissò improvvisamente euforico la sua figurina di
spalle, un calore un po’ colpevole gli riscaldò il petto, mentre
si avvicinava.
Si schiarì la voce, facendo il giro del tavolo e
appoggiandocisi contro.
«Che fai?» chiese, casuale.
Un inutile tentativo di comunicazione che lui sapeva bene non avrebbe
funzionato. Hermione non si girò e non parlò. Fece
un’alzata di spalle scuotendo appena la massa di boccoli crespi. Ron,
sentì la sua sicurezza vacillare, ma non si arrese. «Fai il
tè?» riprovò, la sua voce ora
più bassa.
«Mh-mh» mormorò
lei in tono annoiato, esasperato, irritato.
Ron sorrise tra sé.
Un mugolio. Senza dubbio un passo avanti.
La osservò per un attimo muoversi frenetica tra i
fornelli, come a voler mostrarsi impegnata per forza.
«Potrei averne un po’ anche io?»
Lei si fermò all’improvviso, la testa abbassata
sul bollitore. Hermione appoggiò le mani contro la cucina, un sospiro
stanco le sfuggì dalle labbra screpolate.
Ron esitò per un lungo momento, poi si mise dritto.
Lei sentì i passi di lui avanzare, il suo profumo inondarle le narici
mentre il calore del suo corpo si propagava contro la schiena di lei come una
scossa elettrica inaspettata.
Hermione ebbe un fremito, l’ennesimo, ma non si
spostò.
Ron sollevò appena la mano, le sue dita sfiorarono la
pelle nuda del suo braccio. Lei trattenne il respiro, mentre lui le ritraeva riluttante,
stringendole nervosamente in un pugno e riportando il suo braccio lungo il
fianco, dov’era giusto che stesse.
Dove il loro essere migliori amici imponeva che stesse.
«Mi dispiace così tanto» sussurrò
appena lui, avvicinandosi al suo orecchio. Inclinò la testa in avanti,
trattenendosi a stento dall’appoggiarsi su di lei. Le sfiorò
l’incavo del collo con le labbra, mentre il profumo di lei lo inebriava,
lo risvegliava, lo faceva sentire vivo.
Il suo stomaco si contorse, furioso e agitato, quando lei
sollevò appena la testa e le loro guance si carezzarono per un breve
istante.
«Questo lo hai già detto» la voce di lei
era tremolante, roca, esausta.
Tirò appena su con il naso, poi si girò,
fronteggiandolo. Lo guardò negli occhi, e Ron crollò di nuovo
nell’abisso dell’incertezza.
Nello sguardo di lei non c’era più rabbia, non
c’era disprezzo, non c’era risentimento.
Solo tanta tristezza, nascosta dietro le stille che anche in
quel momento minacciavano di uscire.
La stanchezza e il terrore sembravano aver invecchiato
Hermione. Ora lui la guardava, ma i dettagli eleganti che l’avevano
sempre contraddistinta, la sua pelle di porcellana, le sue guance rosee e il
suo aspetto sempre un po’ trasandato, ma mai privo di accuratezza, sembravano
un ricordo lontano.
Era smagrita, Hermione.
Le occhiaie erano profonde sotto i suoi occhi espressivi, il
collo era anche più sottile del solito, il suo corpo sembrò
ancora più esile nascosto dagli abiti notturni.
Ron guardò Hermione, e lei sembrò quasi
sull’orlo si scomparire sotto il suo sguardo colpevole.
«Sei uno stronzo» bisbigliò lei, mentre
una lacrima le sfuggiva lungo una guancia.
Lui annuì, stringendo appena le labbra.
«Questo lo hai già detto»
Lui le sorrise, ma lei tremò come percorsa da un
brivido violento e improvviso. Abbassò la testa, mentre un singhiozzò brutale sconvolgeva il suo corpo.
«Come hai-…» Hermione si interruppe, il
suo petto scosso da singulti incontrollabili. Appoggiò la testa contro
il petto di Ron, i pugni stretti e aggrappati al suo maglione. «…Come hai potuto?»
Lui la strinse a sé, ma lei cercò di fare
resistenza. Tentò di divincolarsi dal suo abbraccio, ma i suoi pugni si
stringevano ancora di più alla stoffa ispida, la testa sembrava volergli
perforare il petto.
Stavano lottando, anche in quel momento.
Ron le accarezzò la testa, le cinse le spalle, le
sfiorò le braccia, le afferrò i polsi sottili.
«Hermione…» le si avvicinò, le
baciò la fronte, la tempia, la guancia, disperato. «Hermione,
perdonami» mormorò contro la pelle bagnata.
La strinse a sé, ignorando i deboli tentativi di
allontanarlo.
«Hai una vaga idea…» ricominciò
lei, con la voce impastata dal pianto, «…hai una vaga idea di
quello che hai fatto?» sussurrò, rabbiosa.
Deglutì a fatica, trattenendo a stento l’ennesimo
singhiozzo. «Hai una vaga idea di quello che mi hai fatto passare?»
i suoi pugni si rilassarono e le sue braccia circondarono il busto di Ron,
stringendolo violentemente. Lui sfregò leggermente la sua guancia contro
quella bagnata di Hermione, aumentando la pressione delle sue braccia intorno a
lei.
«Perdonami, Hermione.
Perdonami, perdonami» lo bisbigliò
appena, contro il suo orecchio. Una supplica disperata, tremolante, mortificata,
fiduciosa.
Lei lo strinse ancora di più, chiudendo gli occhi,
mentre lui le dava l’ennesimo bacio sulla fronte, cercando di calmare il
suo corpo scosso dai singhiozzi.
«Non lasciarmi mai più» esalò lei
tra le lacrime. «Non farlo mai più»
Un ordine, una preghiera.
«Non ti lascio. Sono qui.
Rimango qui.»
Si spostò appena da lei, per guardarla in faccia.
Aveva ancora la testa bassa, gli occhi chiusi, l’aria spossata. Le
accarezzò la testa, le baciò gli occhi, le guance, asciugò
le sue lacrime con la sua bocca.
Hermione aprì gli occhi, una stilla rimasta
incastrata tra le sue ciglia le scivolò sul petto, bagnando dispettosa
la sua camicia da notte.
«Dimmi che non morirai. Giurami che non morirai.»
Lui le accarezzò le guance, la guardò con
tanta dolcezza che lei sentì le sue gambe tremare.
«Non morirò. Se tu non
morirai» Ron le sorrise, sistemandole una ciocca
selvaggia dietro l’orecchio.
«Io non morirò, se tu non morirai»
«Perfetto, allora. Andiamo
alla grande quando ci intendiamo subito» Ron fece un
risatina leggera che fece sorridere Hermione.
Il suo risolino si spense quasi subito quando si
chinò appena su di lei. Deglutì a fatica,
le sue orecchie paonazze. Esitò un attimo, quando le loro labbra si
trovarono a un respiro di distanza.
Hermione fece un piccolo sospiro, poi si spinse appena in
avanti, sfiorando la bocca di Ron con la sua.
Un attimo, un tocco leggerissimo a cui lui non fece neanche
in tempo a rispondere. Lei strinse appena le labbra, arrossendo violentemente.
«Scusa»
Hermione fece per staccarsi da lui, ma Ron posò di
nuovo le sue labbra su quelle di lei.
Un attimo, un tocco leggerissimo a cui lei non fece neanche
in tempo a rispondere.
«Io non morirò, Hermione» mormorò
lui, contro le sue labbra. Le loro bocche si sfiorarono di nuovo, appena, appena,
per sancire la promessa. «Tu non morirai» continuò; un altro
bacio a rendere quelle parole un giuramento. «Ci sarà tempo»
un ultimo contatto, disperato, speranzoso che riempì i loro cuori tanto
da rischiare di farli scoppiare.
«Ci sarà tempo» ripeté lei, le
loro labbra ancora tanto vicine da sfiorarsi di nuovo involontariamente al
pronunciare quelle parole.
Rimasero in quel posizione per
molto tempo. Le loro bocche non si sfiorarono più, ma mantennero quella
vicinanza tale che permetteva anche solo ad un respiro di riunirle di nuovo.
Hermione sollevò gli occhi su di lui, un piccolo
sorriso ad illuminarle il viso.
«Dovremmo dormire un po’, ora»
sussurrò lei; le loro bocche si sfiorarono due volte, parlando.
«Cosa direbbe Harry…» un’altra volta, «…se
ci trovasse…» ancora un’altra, «…così?»
Ron fece una piccola smorfia, all’apparenza non
particolarmente interessato a Harry e alla sua ipotetica reazione.
«Cosa dovrebbe dire?» chiese lui, mentre
Hermione spegneva il gas e lo spingeva verso i letti, «Non ci siamo
neanche baciati» mormorò, corrucciato «E’ che abbiamo
respirato contemporaneamente molto vicini, tutto qui» continuò,
distendendosi sul letto accanto a quello di Hermione.
Lei sorrise, distendendosi in modo da poterlo guardare.
«Quindi ci siamo scontrati?»
«Esattamente» proseguì risoluto lui,
premendo il Deluminatore e immergendo la stanza
nell’oscurità. «Non vedo cosa avrebbe da ridire se noi ci
scontrassimo respirando di tanto in tanto» sussurrò, allungando il
braccio per sfiorare la mano di lei.
Hermione intrecciò le dita con quelle di lui, facendo
una risatina.
«In fondo tutti respirano, e ogni tanto capita che ci
si scontri» convenne lei, umettandosi le labbra.
«E’ quello che dico anche io, Miss Granger» sussurrò con voce assonnata.
Hermione sorrise, chiudendo gli occhi.
«Sì…Andiamo alla grande quando ci
intendiamo subito».
fine.
…E questo è
quanto. C;
Spero vi sia piaciuta, io
mi sono impegnata particolarmente a scriverla e spero di avervi fatto spuntare
un sorriso, o una lacrimuccia, o un sospirone, o qualche altra sensazione
piacevole, non so. xD In via
teorica potrebbe anche essere considerato un Missing
Moment, in fondo il primo vero bacio, sappiamo tutti come è avvenuto :D
Beh, prima di lasciarci,
vorrei ringraziare infinitamente Pervinca Potter
97, Nonna Giuly Weasley, robby, cosmopolitan, Domina,
TINAX86, Zia funkia e EDVIGE86 per aver
commentato l’ultima One-Shot,
Arousal!
Grazie infinite :DD
Ora che ne dite di
lasciarmi un commentino? Sennò non so che
pensare, giuoie mie, mi lasciate nel dubbio. C;
A prestissimo <3
Baciottossss