Sincerity – A [stupid, useless, unwanted] monkey’s paw di Oblakom (/viewuser.php?uid=170415)
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Sincerity
–
A
[stupid, useless, unwanted]
monkey’s paw
Strinse
gli occhi, la coda contratta, inspirando a fondo nel vago tentativo di
richiamare a sé non solamente la discutibile e metaforica
aria degli Inferi, ma anche qualche ultimo, misero rimasuglio della
compostezza glaciale che l’aveva contraddistinto in vita. Una
speranza pressoché vana, poiché, malgrado nel
corso dei suoi anni terreni fosse stato costretto a sviluppare una
certa abilità nel soprassedere
all’imbecillità dilagante di… dati soggetti e situazioni da
questi derivate in favore del guadagno personale, di certo
la sua indignata sopportazione non era mai stata allenata a situazioni
del genere neppure nei suoi incubi più neri.
«Eddai,
canta con noi~!».
…Perché
no, nei
suoi incubi più neri di certo non si era mai trovato
circondato da stupidi angioletti ritardati e repellenti peluche
disgustosi che gli danzavano attorno cantando canzoncine oscene e che
adesso osavano pure non solo toccare ma anche tirare la punta della sua
coda!
Strattonò
l’appendice con un movimento secco, liberandola dalle
mani… zamp… onestamente non gli importava quale
fosse, di preciso, fra quei sottoprodotti di un arcobaleno canterino
psichedelico per scimmie rosa ritardate a toccarlo, l’unica
cosa che sapeva – e che, se possibile, incrementava ancor
più la sua cieca collera ed il suo sdegno – era
che lui in morte come in vita rimaneva pur sempre Lord Freezer,
l’essere più potente dell’universo,
colui che ne aveva posseduto una gran parte, e sarebbe dovuto essere in
tutt’altro luogo. Avrebbe dovuto regnare
all’Inferno su un trono di anime terrorizzate, ricostruire
nella morte ciò che aveva avuto in vita, sancire il proprio
destino da anima dannata in un immortale regno di sangue. E invece era
bloccato così.
Registrò
distrattamente il fatto che, grazie non tanto a Dio quanto al suo gesto
sgarbato, i balletti e le canzoncine che si stavano svolgendo attorno a
lui – e che stavano
quasi riuscendo nell’impresa di fargli quasi rimpiangere
la squadra Ginew – fossero finalmente sfumati in un triste
‘Ohh…’, ma non ebbe il tempo di bearsene
– perché non avrebbe di certo provato una vera e
propria soddisfazione finché non avesse visto il sangue di
quei suoi tanto insoliti carcerieri bagnare l’erba
discutibilmente fiorita – che sentì qualcosa di
disgustosamente simile ad un frullo d’ali decisamente
più vicino al suo volto di quanto fosse invece suo
gradimento.
«Non
arrabbiarti, sorridi!» trillò un qualcosa di
dubbia natura, agitando le braccine nella sua direzione.
«Sorridi, sorridi~! Sorridi e ridi~!».
Spalancò
bruscamente gli occhi, le pupille rosso sangue ridotte a due spilli,
facendo sussultare il minuscolo carceriere che si ritrasse
impercettibilmente – vana cosa, considerando che tutti gli
altri gli si stavano ora affollando davanti alla faccia, entusiasti che
il loro ‘amichetto’ avesse finalmente smesso di
ignorarli.
«Dai!».
«Non
essere scontroso!».
«Non
sei entusiasta? Devi essere entusiasta!».
«È
bello!».
«Sono
felice per te, devi essere anche tu felice per te!».
«È
la tua opportunità per diventare un bravo
ragazzo!».
«Sì!
Che bello! Sarai un bravo ragazzo!».
«Freezer
è un br-!».
«Silenzio!».
«Ohh…».
Una smorfia
disgustata contrasse le labbra femminili del genocida al sentire per la
seconda volta in pochi secondi quel puerile brontolio di delusione, ma
represse gli innumerevoli commenti che gli erano saliti
d’istinto sulla lingua. Insultarli era un inutile spunto per
l’avvio di una conversazione, l’arrabbiarsi veniva
letto nel suo dubbio opposto di ‘aprirsi’, il
sarcasmo era visto come una specie di scherzo amichevole;
l’unica cosa che poteva seppur in stretta misura frenare
quegli stupidi, inutili esseri era metterli a tacere bruscamente e poi
ignorarli.
«Ma
Freezer…».
…Non
che funzionasse sempre, ovvio,
o sarebbe stato troppo bello e quello, dopotutto, era l’Inferno.
«…se
continui a fare così Re Enma potrebbe scartarti a
prescindere…» mugolò avvilito
l’angioletto infernale che poco prima gli era svolazzato per
primo davanti alla faccia.
Lo
degnò appena di un’occhiata di cieco sdegno, non
potendo evitare di chiedersi per l’ennesima volta se quello
stupido, ingenuo buonismo fosse naturale e radicale per tutti i
carcerieri infernali o fosse stato scelto appositamente per i suoi
nervi, se fosse dovuto ad una sorta di ironico contrappasso della sua
vita o se, ancor peggio, fosse una ridondanza del carattere suo. Di Son
Goku.
Son Goku, che
era diventato il primo Super Sayan dopo millenni.
Son Goku, che
aveva avverato i suoi incubi.
Son Goku, che
l’aveva umiliato e mutilato e spogliato del suo potere.
Son Goku, che
per due volte si era reso la causa prima della sua prematura presenza
all’Inferno.
Son
Goku, che, in definitiva, era anche il responsabile di tutta quella
maledetta parodia di una situazione.
Che lui, il
grande Lord Freezer, fosse costretto ad una tale umiliazione era
inaccettabile, quasi degradante. Lui, destinato a regnare su ogni
galassia conosciuta, tormentato ed imprigionato da piccoli, buffi,
rivoltanti angioletti ed animaletti di pezza disgustosamente allegri e
canterini; spogliato dei suoi poteri, imprigionato in un bozzolo come
il più disgustoso degli insetti e tutto per colpa di una
volgare, disgustosa scimmia.
Eppure ce
l’aveva quasi fatta, tempo addietro, a compiere la sua
vendetta. Aveva avuto Son Goku alla sua mercé, lo aveva
quasi ucciso, aveva quasi… Ma tutto era sfumato, tanto in
fretta che persino ora, pur concentrandosi con tutte le sue forze, non
capiva come fosse potuto accadere. Si era semplicemente ritrovato in
quel maledetto bozzolo, con quei maledetti, minuscoli carcerieri che
gli ronzavano di nuovo attorno ed il loro ‘Sei
tornatooo~!’ nelle orecchie.
Quella era
stata forse la sua ora più nera, un lungo periodo in cui la
collera e la frustrazione e sì, anche la disperazione, si
erano date battaglia nella sua mente; non passava secondo senza che
avesse davanti agli occhi l’assalto finale di Son Goku, senza
che ricordasse cosa aveva avuto la possibilità di avere ed
in che modo gli era stato strappato il tutto. Non aveva idea di quanto
tempo stesse passando mentre l’odio rodeva quel che restava
di lui, il più potente essere della galassia, trascinandolo
sull’orlo della follia.
Poi, poche ore
– o giorni? Il tempo aveva un valore relativo,
nell’oltretomba – prima i suoi carcerieri gli si
erano avvicinati più del solito – il che era tutto
dire, parlando di creature che decisamente non conoscevano
l’universale concetto di spazio personale – ed
avevano aperto il bozzolo che lo imprigionava, quel bozzolo che non era
riuscito a rompere in più di un decennio di tentativi,
stracciandolo quasi fosse carta umida. L’ennesima umiliazione.
‘Ma
bene, a cosa devo tanta cortesia?’ aveva ironizzato,
scorrendo gli occhi rossi sulla calca svolazzante difronte a lui. Il
veleno nella sua voce era evidente, eppure nessuno di loro era
arretrato.
‘Vieni,
vieni, corri qui~! Enma ha detto che un buono potrà tornare
lì~!’.
Ed in quel
momento aveva scoperto di avere le mani ammanettate.
E che gli
orsacchiotti di peluche potevano fare male. Ma
quell’ultima informazione se la sarebbe portata nella tomba.
Cioè…
Nel senso…!
«Non
mi avete ancora informato sul da
cosa potrei essere scartato» fece notare
all’improvviso con tutta la sufficienza con un cui un
imperatore del suo rango doveva rivolgersi a…
beh… a peluche e angioletti con l’arpa.
Che
– orrore – aprirono la bocca tutti assieme.
Se
osavano…!
«Calma,
calma, aspetta qui~! Enma ha detto che un buono potrà
tornare lì!~».
E tanto per
dar retta alle parole della canzone fece ben in modo di scoprire
perché gli elefantini rosa non andassero strangolati.
‘Re
Enma potrebbe scartarti a prescindere’.
Lui stesso si era
già scartato a prescindere, tanto per puntualizzare. E poco
importava che non sapesse neppure da cosa.
Quello che
sapeva era che era stato portato in quel luogo a forza, scaricato in
mezzo alle altre, inferiori, patetiche anime infernali,
picch… ehm, no…
costretto ad aspettare per quella che gli pareva letteralmente una
eternità e
– ciliegina sulla torta – man mano che doveva
avvicinarsi il momento di quel famigerato, inutile
‘qualcosa’ aveva iniziato a sentire il nome della
scimmia decisamente più di frequente di quanto fosse suo
gradimento. Ciò aveva avvalorato in un colpo solo ben due
delle sue teorie: uno, quella situazione era una ridicola, catastrofica
perdita di tempo e poco importava che l’alternativa fosse il
tornare in quell’odioso bozzolo, era indignato e basta; e
due, era tutta colpa di
Son Goku.
Perché
alla scimmia non bastava gettare come sterco la sua ipocrisia buonista
su quella palla di fango che chiamava casa, non bastava aver distrutto
la sua vita ed averlo ucciso, no, ora doveva per forza venire ad
infettare prematuramente anche l’oltretomba e la
sua… morte.
Non che non
avesse intenzione di rivederlo, solo non a quelle condizioni.
Tremava alla sola idea che Son Goku potesse vederlo in una condizione
tanto degradante, ammanettato e circondato da fatine ed animaletti di
peluche. Decisamente preferiva non immaginare l’espressione
idiotica su quel muso ritardato che si ritrovava, né pensare
ad un eventuale commento che avrebbe potuto sputare. Diavolo, era
già abbastanza umiliante anche senza il rischio di
incrociare il… Super
Sayan Super Sayan God o come diavolo si
facesse chiamare adesso il primate.
Fu nel corso
delle sue commiserevoli immaginazioni, la testa fra le mani, che si
sentì pungolare insistentemente su una spalla. Il ringhio
sibilante che emise in risposta avrebbe messo in fuga persino un Oozaru.
Peccato che
quello non fosse un Oozaru, ma un elefantino rosa e alato che, tra
parentesi, invece di allontanarsi come sarebbe stato saggio e doveroso
gli si avvicinò ancora di più, torcendosi in
quello che doveva essere un tentativo di vederlo in volto.
«…Ti
ho fatto male?» s’interessò timidamente.
«Non volevo farti male».
Lo avrebbe
ammazzato. Lui, Son Goku e quello stupido orso col banjo.
«Oh,
si è innervosito…» mugolò
uno degli… dei cosi,
richiamando di nuovo l’attenzione generale degli esseri
minuscoli e fluffosi
sull’imperatore defunto.
«Perché
si è innervosito?» chiese una vocetta ingenua,
spiccando fra l’ennesimo
‘Ohh…’ generale.
Chissà
perché.
«Guarda,
sta tremando».
«Perché
stai tremando?».
«Hai
freddo?».
«Hai
paura?».
«Non
devi avere paura!».
«Andrà
tutto bene, piacerai».
«A
noi piaci!».
«Ti
vogliamo bene!».
«Dai
non avere paura…».
«Facci
un sorriso!».
«Sorridi,
dai!».
Gemendo
interiormente rafforzò la pressione sulle tempie e chiuse
gli occhi per un lungo istante, lottando per distendere i nervi e
ritrovare la dovuta paz-
«A
Goku piacerai!».
«Che
cosa?!»
allibì, buttando alle ortiche il proposito di ignorare la
miserevole esistenza di quelle ridicole creature. «Che
diavolo significa?!».
Silenzio. Poi:
«Calma, calm~!».
«Siete
sicuri di volermi vedere non
calmo?» li zittì il demone, glaciale,
ostentando un controllo che aveva lentamente iniziato a scivolare via.
Perché una cosa era il sospetto che la sua nemesi avesse
potuto trovarsi al centro di quella situazione, un’altra era
la certezza.
Ridacchiando
un angioletto si avvicinò al suo volto, ed immediatamente il
tiranno caduto sentì le catene serrarsi ancor più
saldamente sul suo corpo.
«Ma
certo che no, Freezer» squittì, pizzicandogli la
guancia per poi schivare l’ovvia codata a velocità
sovrumana. «Non vogliamo vederti arrabbiato, nessuno vuole
vederti arrabbiato».
Un angolo
della sua bocca si contrasse per il disgusto, come se quella situazione gli desse una sensazione di nausea quasi fisica. Inghiottì le
prime parole che gli salirono in bocca come un conato e
piantò i propri occhi rosso sangue su quelli
dell’ignobile angioletto che aveva osato toccarlo, mettendo
in chiaro con quel solo sguardo che no, non era il caso
di giocare ulteriormente con i nervi di Lord Freezer.
Lord Freezer
aveva sotto al suo controllo centinaia di pianeti.
Lord Freezer
comandava milioni, miliardi di vite.
Lord Freezer
era il volto esterno e la mano nascosta della Planet Trade Organization.
Lord Freezer
non era mai stato bambino, cresciuto per essere un mostro implacabile,
l’arma finale che si maneggiava da sola e che in perfetta
autonomia decideva della vita e della morte di intere specie senzienti.
Imparare che il fracasso e la pura e semplice volgare violenza fossero
solo l’estremizzazione di una parodia teatrale sul
palcoscenico del potere era stata una lezione appresa senza
insegnamenti, un gradino saltato perché troppo basso, troppo
ovvio.
Era nella
paura, il segreto.
Era nel potrebbe, il
controllo.
Era nella
calma, la soluzione.
«Come
avete osato?!».
…Quasi
sempre.
Gli angioletti
sussultarono a quello scatto di collera, e zampine e mani si levarono
in segno di pace.
«Come,
come avete anche solo osato pensare che mi sarei umiliato a sottostare
a questo gioco?».
«Oh,
che sciocchino che sei, nessuno di noi vuole umiliarti!».
«Non
si umiliano gli amici!».
«E
dunque» li interruppe Freezer, incanalando in ogni singola
sillaba la ribollente collera omicida – e impotente,
perché si trovava ancora all’Inferno, ed
all’Inferno, no, non poteva fare quel che voleva o un buon
novanta percento dei suoi problemi avrebbe già cessato di
esistere… così come un buon cento percento dei
suoi carcerieri – che lo pervadeva. La punta della coda
bianca si contraeva e frustava il terreno e si agitava come un serpente
fuori controllo. «Non è umiliazione, per voi,
avermi spogliato dei miei poteri, intrappolato in un bozzolo come un
insetto, torturato
giorno e notte e ora… ora il Giudice infernale osa pensare di
potermi relegare a questo, di mettermi in ginocchio, di sottomettere
me, il grande Freezer, di ridurmi ad animale domestico di una volgare
scimmia?!».
Era allibito
– per la prima volta in vita sua Lord Freezer boccheggiava.
Tremava di
frustrazione e umiliazione mentre quattordici anni di prigionia in
quell’Inferno ripugnante gli scorrevano davanti agli occhi.
Tremava di
indignazione e collera mentre risentiva nelle orecchie la spiegazione
frammentaria che era riuscito a strappare ai suoi carcerieri.
Una sorta di
colloquio infernale, ecco perché era lì, alla
fine dei conti. Re Enma voleva trovare un’anima con cui
giocare, e buttarla, spogliata di ogni potere, nelle mani di quella
sporca scimmia perché la plasmasse.
‘Basta
che ti scusi sinceramente, Freezer’.
‘…E
poi potrai tornare in vita’.
‘Potresti
persino riavere i tuoi poteri, un giorno!’.
‘Devi
solo essere sincero e chiedere scusa’.
‘È
una buona soluzione, non è una buona soluzione? Non hai mai
voluto reincarnarti!’.
«Questo
è peggio della reincarnazione» ringhiò,
a tutti e a nessuno in particolare. «Se venire strappato
della mia stessa identità, dei miei ricordi e di tutto
ciò che mi rende me è aberrante, chiedere scusa
in ginocchio a quel volgare Sayan è semplicemente
inaccettabile. Potete imprigionarmi, rinchiudermi, torturarmi, ma siete
dei pazzi se credete di poter costringere Lord Freezer a piegare la
testa. Io sono l’essere più potente che sia mai
esistito e voi volete costringermi a strisciare! Volete vedermi
supplicare, pregare, chiedere perdono all’essere immondo che
mi ha ucciso!». Aveva finito per urlare, lasciando straripare
dalla diga la collera che era montata nel corso degli ultimi minuti.
Non che non
avesse intenzione di rivederlo, Son Goku, anzi: era il pensiero del
loro rincontro la sua àncora alla sanità mentale.
Era stata la brama di vendetta a tenerlo a galla in
quell’inferno di follia, negli ultimi anni.
Un giorno
l’avrebbe rincontrata eccome, la scimmia. Era tornato in vita
una volta e sarebbe tornato in vita ancora, ad esigere la sua vendetta
e la testa di quella bestia ignorante. Sarebbe tornato per vendicarsi,
per ucciderlo, per vedere il suo sguardo quando avrebbe ammazzato uno
ad uno i suoi cari davanti ai suoi occhi, di certo non per diventare
l’animale domestico di quel volgare Sayan. Era offensivo
il solo fatto che avessero osato costringerlo a prendere parte a quella
sciocchezza.
Forse avrebbe
potuto prendere in considerazione l’idea, in un altro
contesto. Poteva quasi essere allettante imbrogliare la scimmia ed
accoltellarla alle spalle, una vendetta divertente. Bearsi del suo
sguardo spaesato, renderlo cosciente di essersi distrutto con le sue
stesse mani, di essere stato morso dal mostro che aveva creduto
d’aver addomesticato.
Ma no. Per la
possibilità di perdono occorreva la sincerità, e
lui mai,
neppure di facciata, si sarebbe piegato a chiedere perdono in ginocchio
a Son Goku. Neppure il dolce pregustare la vendetta gli avrebbe
permesso di inghiottire quell’umiliazione.
Per questa
ragione ora si trovava in quella situazione che di positivo aveva solo
l’essere per una volta libero da quell’opprimente
bozzolo, ad aspettare di parlare con un qualche emissario di Re Enma
incaricato di trovare un’anima infernale sinceramente pentita
a cui dare una seconda possibilità di vita sotto la guida di
Son Goku.
A fare cosa
l’avessero chiamato lì, eccetto il godere della
ritrovata per quanto temporanea libertà di movimento, in
definitiva, Freezer non lo sapeva.
E man mano che
si avvicinavano gli emissari di Enma sentiva sempre più
insistenti e pressanti i gemiti delle altre anime.
Neppure
ascoltare le sciocchezze e gli spergiuri delle altre anime infernali
attorno a sé lo divertiva, benché di norma fosse
estremamente incline al bearsi delle inutili suppliche di una vita
già condannata. No, non era divertente, casomai era
umiliante essere posti sul loro stesso piano.
‘Dovevo
sopravvivere’, ‘è così che mi
hanno allevato’, ‘sono certo che se me ne deste la
possibilità potrei diventare una persona migliore, sotto la
guida di Son Goku’, ‘sono disgustato delle azioni
compiute in vita’. Ormai, aguzzando la propria
consapevolezza, poteva sentire frammenti vari di discorso attorno a
sé.
Ed in quel
lasso di calma il suo essere stato relegato a lungo in quello spazio di
Inferno creato appositamente per lui, rinchiuso in un bozzolo ed
isolato dagli altri dannati divenne il suo nuovo trono metaforico.
In qualche
modo, se ne rese conto deliziato, Lord Freezer era ancora superiore a
tutti loro. Un essere più potente, che non sarebbe mai
potuto essere contenuto come un’anima dannata comune. Le
stesse divinità infernali avevano timore di lui e lo
isolavano. Non era come regnare sugli Inferi, non era come avere un
sollievo, ma era un qualcosa che aveva delineato un sogghigno sulle sue
labbra nero-violacee, un qualcosa che gli aveva dato una sorta di
corona da portare con sé nel suo esilio.
No, non
sarebbe sottostato a quell’umiliazione pur di respirare
nuovamente l’aria del mondo mortale. Sarebbe tornato in cella
a testa alta, con una corona di morte sul capo come era giusto che
fosse, come era stato in vita; avrebbe fatto ritorno alla sua pena
controversa con la rinnovata consapevolezza della propria supremazia in
attesa del giorno in cui, finalmente, si sarebbe potuto vendicare della
scimmia; avrebbe fatto…
«…
con Son Goku. E so di non meritarmi la possibilità di
redimere la mia anima sotto la guida di un tale eroe,
ma…».
…tutto
ma non quello.
Arricciò
il labbro superiore in un ringhio muto.
Quanto si
presupponeva che durasse, ancora, quell’assurdità?
•
«Freezer».
Tenne lo
sguardo fisso davanti a sé, il collo rigido ed una smorfia
sulla bocca femminile, ignorando palesemente il diavolo che
l’aveva avvicinato.
«Immagino
tu sia stato informato-».
«Immagino tu sia stato
informato in merito alle mie opinioni circa questo insulto che mi
è stato rivolto» lo interruppe, gelido, e nascose
un sorriso deliziato nel vedere l’emissario irrigidirsi
leggermente. Oh, che sorpresa, i vigliacchi esistevano anche
all’Inferno, allora!
Eppure
l’emissario non se ne andò, ma rimase
lì. Immobile.
Un momento,
dove diavolo erano andati i suoi carcerieri? Non era presupposto che
rimanessero fino alla
fine con l’anima assegnata? Non che lamentasse
la loro assenza, anzi, però…
Fulminò
il diavolo con lo sguardo, soffocando quell’orrido
presentimento che iniziava a crescergli nel petto. E, maledizione,
poteva essere paranoia, ma aveva già avuto prova che il suo
presentimento, in fatto di scimmie, fosse drammaticamente efficace.
Ma, non aveva
senso… Era… insensato.
«Intendi
tediarmi ancora per molto?» sibilò.
«Vedi, io decisamente
non apprezzo essere…».
•
«…fissato».
«Ah…
oh? Eh…!».
Uh, fu quasi
tentato di scimmiottarlo, invece si limitò a scoccargli
un’occhiata disgustata mentre l’altro si ritraeva
di scatto, grattandosi la testa con una mano.
«Ahahah,
scusa, è che non mi aspettavo di incontrati qui»
riuscì infine ad articolare la scimmia, prima di scoccargli
uno sguardo severo e sospettoso. «Che ci fai qui
nell’ufficio di Enma, comunque? Non riesci proprio a startene
buono neanche da morto?».
E prima ancora
che potesse far notare alla scimmia in tono tranquillo e per nulla
isterico che no,
non avrebbe mai potuto avere pace finché
avesse saputo che la sua disgustosa razza esisteva, ma che
sì,
guarda caso, quest’unica volta avrebbe decisamente voluto
restarsene in pace, ma era stato disturbato proprio da lui e
dalla sua ipocrisia, sentì un colpo di tosse simile al rombo
di una frana sopra la testa.
Fulminò
con lo sguardo il Giudice infernale che lo guardava – no, sogghignava palesemente
soddisfatto, per essere precisi.
«Urca,
ne è passato di tempo, eh, Re Enma!»
salutò il Sayan alla sua destra, agitando una mano in
direzione del sovrano infernale. «Che bello
rivederla!».
«Sei
riuscito a rimanere vivo a lungo, questa volta, Goku»
ridacchiò il Giudice a mo’ di saluto.
«Sicuro di voler rischiare la vita in questo modo?».
«In
che senso, scusi?» si stupì il Sayan.
Dio, poteva vedere la maligna
soddisfazione negli occhi di Enma, come diavolo era possibile che la
scimmia non se ne rendesse conto?
«Ricordi
di quando, qualche giorno fa, mi hai chiesto di trovare
un’anima infernale adatta ad avere una seconda
possibilità sulla Terra?».
Goku
annuì, dubbioso. «Sì, ma mi ha anche
detto che non si può fare perché le anime
infernali non hanno diritto ad una seconda
possibilità».
«…E
tu sei andato a lamentartene con Lord
Bills».
Goku
sgranò gli occhi. «Non è
vero!» esclamò. «Adesso le spiego: vede,
Vegeta e io da qualche tempo ci stiamo allenando con
l’assistente di Lord Bills, ma a quanto pare il nostro
fracasso disturba Lord Bills e non lo fa dormire e così lui
ci ha detto di stare alla larga. Anche se poi, che resti fra noi, Whis
ha assicurato che, quando fra qualche mese il sonno di Lord Bills
diventerà abbastanza profondo, potremo tornare…
Comunque, o questo o avrebbe fatto saltare la Terra. E visto che non
sapevamo cosa fare se non potevamo più allenarci con Whis
– o meglio, io
non sapevo cosa fare, Vegeta si è chiuso nella sua camera
gravitazionale –, Whis mi ha suggerito di trovare un partner
per imparare un altro stile di combattimento o cose simili,
così non doveva essere per forza più forte di
me… e ha anche detto che sarebbe stato meglio se fosse stato
di un altro pianeta, perché Whis crede che faccia bene
conoscere altre culture e così… Beh, in sostanza
non sapevo dove cercare, così, visto che molti dei miei
migliori amici all’inizio sono stati miei nemici e che le
anime del Paradiso secondo lui stanno bene dove stanno, Whis mi ha
suggerito di cercare all’Inferno. Ha detto che
‘nessuno
insegna meglio di chi ha vissuto la storia’. Però
non volevo portare un’altra minaccia sulla
Terra…».
«…In
effetti non ne hai portate poche…».
«…Per
questo, visto che lei conosce bene le anime dei morti, le ho chiesto se
c’era qualcuno che fosse sinceramente pentito.
Così non dovrebbe prendersela troppo, se per un
po’ non avrà il suo Ki – Whis dice
è meglio fare così, perché secondo lui
il pentimento va via in fretta quando si ha la possibilità
di rifare l’errore… Che comunque cosa significa?
…E, beh, quando lei ha detto che non potevo ho dovuto
spiegare a Lord Bills che… che non potevo, ecco».
Enma
grugnì. «Beh, sappi che Lord Bills è
venuto qui e ha ribaltato i due regni e il mio ufficio».
«Eheheh…
mi dispiace» ridacchiò Goku.
Il Giudice lo
incenerì con lo sguardo, cosa di cui ovviamente il Sayan non
si accorse. Tradotto in parole poteva essere un vago suggerimento circa
il cosa farsene, delle sue scuse. «Bene, dato che Lord Bills
ha detto, dopo aver fatto a brandelli la mia povera scrivania,
che… citando
testualmente si sarebbe alquanto contrariato se io
non avessi accontentato il suo amico che altrimenti non lo avrebbe
lasciato dormire in pace… Ho fatto in modo di trovare
qualcuno che facesse, come si suol dire, al caso tuo».
«Ehm…
ok» rispose Goku, palesemente senza aver colto il sottointeso
vendicativo del suo tono. «Allora grazie! È un
sollievo, sa? Avevo anche già chiesto al Drago Shenron di
far sì che la prossima anima infernale che si teletrasporti
con me sulla Terra torni in vita e abbia il Ki sigillato
finché non sarà diventato buono, sarebbe stato un
peccato sprecare così dei desideri!».
«Ah,
vedo che avevi già fatto tutto anche senza chiedere il mio
consenso» osservò in tono secco Enma.
Goku
esitò. «Beh, credevo che me lo avrebbe
dato…».
«Grazie
a Lord Bills» gli rinfacciò il Giudice in tono
risentito.
«Eddai,
ho già detto che mi dispiace!» esclamò
Goku. «Comunque… può, ehm…
presentarmi questa anima? Sa’, vorrei allenarmi il prima
possibile…».
«Allenarti?
Non doveva avere il Ki bloccato finché non… come
hai detto? Ah, sì: finché
non sarà diventato buono?»
ghignò Re Enma.
«Beh,
ma se è pentito non ci vorrà tanto!»
protestò Goku.
«Non
è pentito» lo informò schiettamente
Enma dall’alto della sua tristemente nuova scrivania.
Goku
sgranò gli occhi ed il suo entusiasmo scemò di
botto. «Ma aveva detto…».
«Lord Bills mi ha ordinato di
trovarti un anima sinceramente pentita, ma tutte erano bugiarde e non
pentite. E così ti ho dato un’anima che, anche se
non pentita, per lo meno è stata sincera».
Goku si
grattò la nuca, dubbioso. «Oh, beh, non
è esatt…».
«Vuoi tornare a lamentarti da
Lord Bills, Goku?» sibilò il Giudice.
«Ricorda che anche tu morirai, prima o poi!».
Il Sayan
sbiancò e scosse vigorosamente la testa. «No, no,
nessun problema! A-Anzi, sono curioso di conoscere questo tipo,
d-dopotutto è meglio se è sincero, no? Almeno non
dice bugie» ridacchiò nervosamente.
«Oh,
non preoccuparti Goku, sono sicuro che andrete d’accordo.
L’ho scelto proprio
come volevate tu e Lord Bills: è potente,
è colto, ha viaggiato a lungo e ha visitato moltissimi
pianeti e fa parte di una razza molto rara che non avresti mai avuto
l’occasione di avvicinare in altro modo. E poi è
un genio del combattimento».
Gli occhi del
Sayan si illuminarono all’improvviso. «Un genio del
combattimento? Davvero?».
«Vedo
che l’idea ti entusiasma. Ti ho accontentato?».
Goku
annuì energicamente. «Grazie, Re Enma».
«Riferiscilo
a Lord Bills, mi raccomando».
«Eddai,
non sarà mica arrabbiato…!».
Enma sorrise.
«Ma no, figurati…» garantì
per poi proseguire in tono decisamente più sbrigativo:
«Bene, ho già perso troppo tempo con questa
storia, mi stai intralciando la fila ed è ora che tu vada.
Tu sei soddisfatto, Lord Bills è soddisfatto, quindi prendi
pure il tuo ‘nuovo amico’ e… buona convivenza».
«Ok,
allora… Ma, Re Enma?».
«Uh?».
«Dove…
dove lo trovo?».
«Non
lo vedi? Guardati intorno, Goku. Te l’ho anche già
portato qui».
«Qui?»
si stupì Goku. «Ma… qui non
c’è nessuno! Cioè, ci siamo solo io,
lei e Freezer… Io non la vedo un’anima
dell’Inferno».
Re Enma
sorrise ed inarcò un sopracciglio.
Goku
batté le palpebre un attimo e piegò la testa di
lato confuso. Poi, con inumana lentezza sia mentale che fisica
sbiancò e si voltò verso l’anima
dell’Inferno in questione che lo guardava come per dire che
no, amici non lo erano affatto – come se ci fosse bisogno di
puntualizzarlo. Ma d’altronde la scimmia non si sarebbe
venuta a trovare in una situazione simile se non fosse stato per un
forte e palese ritardo mentale, quindi…
«C-Cosa…?!
Freezer?!
Da-Davvero? Eh?! Cioè… EHH?!».
«Goku,
va’».
«Ma
Re Enma, aspetti…!».
«…E
non dimenticare di dire a Lord Bills che ho fatto tutto ad opera
d’arte!».
[Oblakom]
Ehm…
Ok.
Ok…?
No, la storia non è ok, e non lo è neanche la mia
testa, però amen. Ognuno fa con ha e io ho una buona dose di
pazzia ed una insana passione per
Freezer-pacco-sballottato-e-non-voluto. Ohh, beh.
Comunque.
One-Shot. Stupida. Molto. Ma spero comunque di essere riuscita a
strapparvi un sorriso.
Lasciatemi
un commentino se vi va, apprezzo le recensioni sia positive che
critiche. E… e niente!
Buona
giornata, buon pomeriggio, buona sera o buona notte in base a quel che
vi serve, e ci vediamo alla prossima!
Ah,
e ragazzi…? Che vi serva di lezione per la vita: a fare i
raccomandati finirete per prendervela in quel posto prima o poi,
perché non tutti ci stanno – vero, Goku?
«E
la sincerità che paga che fine fa?».
No,
quella paga, è Freezer che non ha apprezzato il premio,
semplicemente.
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