Crying Lightning
Crying
lightning
Your
past-times, consisted of the strange, and twisted and deranged
And
I love that little game you had called crying lightning
Lily
Luna Potter era fredda, incredibilmente fredda.
Con
due fratelli come i suoi ci si sarebbe aspettato di tutto: una
personalità spumeggiante, focosa, imprevedibile. E invece
lei era
controllata, razionale e molto
fredda. Calcolava
tutto con una precisione che spaventava, attenta a commettere solo
azioni che le avrebbero portato qualcosa in cambio. D'altronde, era
pur sempre una Serpe.
Non
si lasciava mai andare di fronte agli altri, nascondendosi sempre
dietro a una maschera di perfetta impassibilità; nessuno
poteva dire
di conoscerla bene, anzi, nessuno poteva dire di conoscerla, nemmeno
i suoi cugini. Era circondata da un'aura di mistero, e circolavano
nella scuola storie su di lei, leggende, quasi fosse una creatura
mistica inafferrabile: si diceva che ridesse solo le notti di luna
piena, che avesse mandato al San Mungo un ragazzo che aveva osato
sfidarla, che evitasse la luce del sole perché l'avrebbe
bruciata e
l'acqua perché l'avrebbe sciolta.
Scorpius
Malfoy aveva deciso di saltare la cena, quella sera: qualcosa l'aveva
attratto fuori, come una specie di calamita, e poi non ne poteva
più
dei continui sfottò di Potter e compagnia. L'aria fresca
della sera
era piacevole a contatto con la poca pelle lasciata scoperta dalla
divisa; Scorpius infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e
rilassò
le spalle: la preparazione per i M.A.G.O. era incredibilmente
stressante, ed essere continuamente preso di mira dal clan
pel-di-carota non aiutava ad alleviare la tensione.
Quando
un raggio di luna la colpì, per lui fu come una visione.
Lily
Potter, di per sé, non era particolarmente bella: troppo
bassa ed
esile, gli enormi occhi quasi rossi troppo grandi per il viso
sottile, puntigliato da un eccessivo numero di lentiggini. Aveva,
però, un certo fascino animale, e alla sua sola vista i
pensieri del
ragazzo divennero abbastanza spinti. Se ne stava
appoggiata ad
un albero, divertendosi ad accendere fiammiferi – presi
chissà
dove – e vederli estinguersi lentamente, mentre masticava
quella
che sembrava la gomma più grande al mondo. Ogni tanto si
puntava la
bacchetta al petto e, poco dopo, iniziava a diffondersi una specie di
grido acuto perfora-timpani.
«
Quello è probabilmente il rumore più fastidioso
che io abbia mai
sentito » le disse, avvicinandosi.
«
Te lo ha chiesto qualcuno? ». Aveva risposto senza nemmeno
guardarlo, troppo impegnata ad osservare l'ennesimo fiammifero che si
spegneva lentamente tra le sue dita. Scorpius si chiese se non
provasse dolore: la punta dell'indice era rossa e lucida, ma lei
pareva non farci caso.
«
Fredda ». Questa volta la piccola Potter si girò a
guardarlo,
provocandogli una serie di brividi lungo la spina dorsale. Lei,
probabilmente conscia dell'effetto che gli faceva, gli
allungò una
Gomma Bolla Bollente, e se ne infilò un'altra in bocca.
Scorpius
sollevò un sopracciglio: quella ragazza doveva essere
d'amianto!¹
«
Ti sbagli se pensi che nessuno mi abbia mai chiamato così
prima
d'ora. Ormai non è più un insulto ».
«
Non era un insulto ».
Questa
volta fu il turno di Lily di guardarlo sorpresa. « Vuoi
provare una
cosa? » gli chiese, facendolo girare verso di lei. Scorpius
annuì,
e lei gli puntò la bacchetta al petto, sussurrando
velocemente un
incantesimo a lui sconosciuto. Improvvisamente si sentì come
pervaso
da miliardi di piccole scosse, e un urlo acuto si propagò
dal suo
corpo: non proveniva dalla sua bocca, era come se fuoriuscisse dai
suoi pori.
«
Ti piace? » chiese Lily con gli occhi che le scintillavano.
« L'ho
chiamato Lampo Urlante² ».
Scorpius
la fissò negli occhi, serissimo. « Lo adoro
».
«
Muovi il culo Malfoy, non posso aspettarti per sempre! »
Lily
batteva il piede in una pozzanghera di fango, le braccia incrociate
al petto e un'espressione perfettamente indifferente stampata in
volto. Intorno a lei la pioggia scrosciava fitta, ma Lily se ne
fregava. Lily se ne fregava di tutto. Se ne fregava
dei
fratelli che cercavano di "aiutarla", se ne fregava delle
persone che le parlavano alle spalle, se ne fregava di come la
guardava Scorpius quando era lei, a parlare. Si vedeva lontano un
miglio che le sue idee non gli piacevano, quasi lo spaventavano,
eppure, in un certo senso, ne era assuefatto. Lily Potter era una
droga, un'enorme stella che ti attirava nel suo campo gravitazionale
e non ti lasciava più. E, come ogni stella, era destinata a
collassare e diventare un buco nero, risucchiando chiunque avesse
attorno. Scorpius voleva smettere, sentiva che avrebbe dovuto
smetterla di vederla, ma ogni volta tornava da lei, come attratto da
una forza magnetica.
«
Cazzo, Malfoy, sono seria, se non muovi quell'ammasso di cellulite
che ti ritrovi al posto delle gambe ti abbandono qui per sempre!
».
Scorpius
era ancora appoggiato a una colonna, indeciso sul da farsi. C'era
ancora una parte di lui che voleva mandare tutto a fanculo e
tornarsene nel dormitorio, ma ormai lei l'aveva visto, quindi tanto
valeva uscire allo scoperto. Buttò la sigaretta per terra e
si
avvicinò alla rossa, le mani sollevate in segno di resa.
«
Calma gli ormoni, Potter, stavo finendo di fumare ».
Lily
si limitò a sollevare il dito medio in risposta e
allontanarsi da
lui a passo di marcia.
Quando
Scorpius riuscì finalmente a raggiungerla la
trovò seduta a un
tavolino ad angolo nel Paiolo Magico, nascosta dalla folla di persone
che occupava i tavoli, praticamente invisibile.
«
Che cazzo ti è preso, pepe nel culo? ». Scorpius
si sedette accanto
a lei, passandosi la manica della felpa sulla fronte per asciugarsi
delle gocce di sudore.
Lei
si limitò a sorridergli, enigmatica, e, puntando la
bacchetta,
sussurrò debolmente un "Silencio". Scorpius
spalancò gli
occhi, credendo che la fattura fosse destinata a lui. Si
portò le
mani alla gola, cercando di cacciare un urlo, ma la ragazza, con un
gesto secco della mano, gli fece segno di star zitto, e ridacchiando
gli indicò l'uomo vicino a Madama Rosmerta. Quest'ultimo, un
omaccione paonazzo e stempiato, gesticolava in cerca di aiuto: Madama
Rosmerta sembrava sollevata di essere riuscita a liberarsi delle sue
attenzioni, ma lui pareva genuinamente terrorizzato.
Al
tavolo, intanto, Lily si sbellicava dalle risate, la testa posata sul
tavolo e le guance rosse. Probabilmente la stava solo simulando,
quella risata. Scorpius poteva vedere chiaramente una sorta di
sorriso sulla sua faccia e le spalle che si alzavano e si abbassavano
velocemente, ma non c'era quello scintillio negli occhi, non c'era
vitalità. In effetti Lily simulava tutto. Orgasmi,
interesse,
attenzione. Ogni tanto si stancava di essere fredda, e allora cercava
di simulare un po' di vita. Simulare, perché
ormai il freddo
che aveva dentro l'aveva ghiacciata tutta, la vita rimasta.
Scorpius,
però, non ci trovava niente di divertente. Né nel
suo continuo
simulare, né nel suo continuo essere arrogante con chiunque.
Era una
sorta di barriera, una delle tante, che aveva eretto per proteggersi.
Da cosa, poi, non era dato saperlo. Troppo concentrato, non si era
accorto che Lily ormai aveva perso tutto l'interesse per l'uomo muto,
che, ancora sotto incantesimo, cercava di capire che cosa gli fosse
successo, e aveva iniziato a lanciare Confundus ai
camerieri,
che improvvisamente si dimenticavano come si camminava o che avevano
vassoi colmi di bicchierini di vetro.
Il
Serpeverde, ormai stufatosi di quella ragazzina così piena
di sé e
dei suoi stupidi assurdi passatempi, si alzò dal tavolo,
allontanandosi in fretta, quasi correndo. La voglia di mettere
più
metri che poteva tra lui e quella sua freddezza era talmente tanta
che non si accorse nemmeno di aver travolto qualcuno finché
un
lamento non gli giunse all'orecchio.
«
Ahia! ».
Scorpius
si voltò e, trovandosi di fronte una chioma rossa simile a
quella di
Lily, sentì l'impellente bisogno di rimettersi a correre. A
una
seconda occhiata, però, notò che erano molto
più ricci di quelli
della Potter, e che erano di un rosso più chiaro,
più caldo. La
ragazza, intanto, si era alzata, e con un incantesimo cercava di
pulirsi i pantaloni dal fango. Poi, quando riuscì a
incontrare il
suo sguardo, Scorpius constatò che non poteva esserci
persona più
diversa da Lily sulla faccia della terra. Tutto, in lei, emanava
calore: il gigantesco maglione color melanzana che indossava, troppo
grande per lei, gli affilati occhi blu scuro, che pareva quasi
splendessero, la massa disordinata di capelli rossi che continuavano
a finirle in faccia, e quel sorriso, così aperto,
così vero.
«
Ehi, ci sei? ». Era incredibilmente vicina, e, scuotendogli
la mano
sotto il naso, cercava di vedere se desse segni di vita.
Probabilmente pensava che fosse molto stupido.
«
Sei Scorpius Malfoy, vero? Quello che bazzica con mia cugina Lily?
»
gli chiese, guardandolo intensamente. « Io sono Rose Weasley,
comunque. Abbiamo delle lezioni in comune, credo ».
Scorpius
aveva capito subito chi fosse. Durante i primi anni lei si sedeva
sempre ai primi banchi, affascinata da tutto ciò che
dicevano i
professori, e lui la osservava di nascosto, desideroso di riuscire a
parlarle. Peccato che stesse sempre con quell'idiota di Potter medio,
che, non era un segreto, lo odiava con tutto il cuore, pur essendo un
suo compagno di casa.
Rose,
intanto, stava ancora davanti a lui, le braccia conserte,
probabilmente in attesa di risposta. Scorpius avrebbe potuto dirle
qualunque cosa, e invece, mettendo su un sorriso di scherno,
soffiò:
« Come mai sei in giro senza la tua scorta? Il clan si
è stufato
pure di te e ti ha abbandonato come Potter piccola? ».
La
ragazza, ignorando la frecciatina, sorrise. Scorpius si sorprese.
Chiunque, al posto suo, l'avrebbe mandato a fanculo e se ne sarebbe
andato, mentre pareva quasi che a lei fosse scivolato tutto addosso.
Come se quello che le aveva appena detto si fosse sciolto a contatto
con la sua pelle. « No, era proprio per controllare Potter
piccola
che sono rimasta indietro. Sai, credo che tu abbia notato che ha
passatempi piuttosto discutibili ». Poi, scansandosi e
iniziando a
incamminarsi, gli disse: « Beh, è stato un
piacere, Scorpius
Malfoy, ma devo tornare dal "clan". Cioè, Potter grande e
Potter medio si staranno chiedendo che fine ho fatto ».
Scorpius
sorrise, osservandola mentre si allontanava. Qualcosa gli diceva che
non sarebbe stato l'ultima volta che la incontrava.
Scorpius
Malfoy odiava il suo riflesso.
Tutti,
sin da bambino, non facevano che paragonarlo al padre, e lui si
odiava per questo. Odiava somigliare a un padre che li aveva
abbandonati, lui e sua madre, per inseguire chissà cosa in
capo al
mondo e che non era mai tornato. Odiava sentire gli sguardi tristi di
sua madre che lo seguivano per casa, cercando di aggrapparsi a
ricordi di un uomo che aveva amato, che amava, fissandolo
intensamente. Odiava i fantasmi che tornavano a tormentarlo quando si
guardava allo specchio.
Evitava
il suo riflesso tutte le volte che poteva. Non lo sopportava, quel
volto così pallido e scavato, quegli occhi così
grigi e tristi,
così simili a quelli di suo padre. Si sentiva sempre come se
lo
stesse osservando, disapprovandolo, come faceva quando era ancora a
casa con loro. In fondo, aveva sempre creduto di essere lui la causa
del suo abbandono. Draco Malfoy non avrebbe mai potuto sopportare di
avere un figlio così mediocre, così passivo,
così poco Purosangue.
Quel
pomeriggio, passando accanto al Lago Nero, non poté fare a
meno di
curvasi leggermente verso la superficie e osservare velocemente il
suo riflesso. Ciò che le acque scure gli rimandarono non lo
sorprese
affatto: i folti capelli biondi sparati in ogni direzione, il volto
assurdamente pallido e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie nere.
Per la prima volta da molto tempo desiderò fare qualcosa per
migliorare il suo aspetto, per non sembrare un invasato. Si
portò
una mano ai capelli, cercando di appiattirli, e cercò di
ricordarsi
se esistesse un incantesimo per sembrare più coloriti. Stava
allungando la mano verso la bacchetta quando, sorpreso, si
fermò.
Non gliene era mai fregato niente del suo aspetto, perché
avrebbe
dovuto importargli qualcosa adesso? Inconsciamente, quasi
automaticamente, apparve un viso nella sua mente. Rose Weasley. Era
un po' di tempo che le orbitava attorno, precisamente dal giorno del
loro scontro-incontro fuori dal Paiolo Magico, e, ovviamente, questo
suo interesse era stato notato da Potter medio, che non si era fatto
scrupoli a minacciarlo di fargli male sul serio se avesse provato a
toccare la sua cugina preferita. E, ovviamente, lui adorava
infastidire Potter medio, e per questo se n'era fregato beatamente. E
poi, gli piaceva passare del tempo con Rose Weasley. Era allegra,
aperta, solare, calda. Vedeva il meglio in tutti e
in tutto,
ed era sempre piena d'energie. Era intelligente, ed era uno spirito
libero. Scherzava con tutti, rideva con tutti, e non potevi farle
torto peggiore di chiuderla per più di un'ora in una stanza.
Era
passionale e al contempo incredibilmente razionale. Così,
quando,
affacciato alla finestra della Biblioteca, l'aveva vista dirigersi
verso il suo albero preferito, un grande olmo, con un enorme tomo
sottobraccio, gli era parso naturale mollare tutto e raggiungerla.
Scorpius
smise di osservare la superficie del Lago Nero e si girò,
pronto a
raggiungere la Weasley, quando si immobilizzò. Lei era
lì, seduta
su una delle panchine di pietra che costeggiavano il lago, e sapeva
che l'aveva visto. Aveva cercato con tutto sé stesso di
evitarla, e
ci era riuscito, almeno fino a quel momento. Sapeva che avrebbe
dovuto affrontarla, prima o poi: in fondo, erano stati insieme,
più
o meno, e da un giorno all'altro lui aveva smesso di cercarla e aveva
iniziato a ronzare attorno a sua cugina.
Le
si avvicinò, circospetto, e aspettò in silenzio
che iniziasse a
parlare. Se ne stava con le braccia conserte, la schiena dritta e il
petto gonfio. Tutta impettita, lasciava trasparire tutta la sua
arroganza. Lily Potter non perdeva mai nessuna
guerra. Vista
di profilo, però, non sembrava quasi lei. Forse
perché non si
riusciva a scorgere il vuoto nei suoi occhi, o perché il suo
sorriso
sprezzante si vedeva solo per metà, ma pareva soltanto una
bambola
vuota, svuotata da tutti i sentimenti e abbandonata lì, sola.
«
Si dice che tu abbia cambiato schieramento, e in questo momento mi
pare piuttosto ovvio ». Il suo tono, controllato e
indifferente, non
lasciava trasparire nessun sentimento.
Scorpius
non sapeva cosa fare, se stare in piedi come uno stoccafisso a
fissarla o sedersi rischiando di essere visto da Rose, se risponderle
o aspettare che sfuriasse. Spostò il peso da una gamba
all'altra,
torturandosi l'orlo del maglione. Aveva genuinamente paura di lei e
di quel suo stupido Lampo Urlante. Se all'inizio era un passatempo
divertente, andando avanti con il tempo il piacere si trasformava in
vero e proprio dolore. « Beh, insomma, passo più
tempo con Rose, se
è questo che intendi ».
«
"Passo più tempo con Rose, se è questo
che intendi".
Ma ti senti? Sei ridicolo! » sbottò,
scattando in piedi e
fronteggiandolo. Era visibilmente arrabbiata, e non stava simulando,
lo era per davvero. Da che ne avesse memoria, Lily non aveva mai
mostrato un'emozione genuina quando stava con lui. « Quella
puttana
di Rose, lo fa sempre! Lascia che mi avvicini a qualcuno e poi me lo
strappa, con tutte quelle moine e quella falsa allegria. Oh, ma io la
uccido, quella stronza! ».
A
sentire quelle parole, Scorpius mandò al diavolo la codardia
Serpeverde e le si parò davanti, puntandole contro la
bacchetta. «
Piccola arrogante, sono stufo delle tue scenate melodrammatiche da
diva decaduta. Se mi sono allontanato da te è tutta colpa
tua, non
sua. Sei te che allontani le persone, con la tua ipocrisia, con la
tua freddezza. Stavi congelando pure me, a forza di starti attorno.
Non osare mai più parlare di Rose in quel modo, chiaro? Lei
è tutto
ciò che non sei. È allegra, spontanea, attiva.
È reale, calda.
Minacciala un'altra volta e sarai te quella a finire male, chiaro?
».
Non
aspettò nemmeno che ribattesse. Le girò le spalle
e si allontanò,
diretto verso l'olmo dove si trovava la Weasley. Poté
però udire
chiaramente un urlo straziante, disumano, diffondersi per il
giardino. Quel maledetto Lampo Urlante.
«
C'è un elefante nella stanza ».
«
Vuol dire che quando due persone sono, per esempio, nella stessa
stanza, e stanno in silenzio, vorrebbero in realtà dirsi
qualcosa di
importante. Un silenzio carico di parole, insomma ».
«
Piovere sul bagnato ».
«
Quando una situazione, da brutta che era, diventa ancora peggiore
».
«
Passare dalla padella alla brace ».
«
Come prima ».
«
Piangere sul latte versato ».
«
Non ha senso lamentarsi di cose che sono accadute, perché
piangendo
non si sistemeranno ». Rose si fermò qualche
scalino sopra di lui,
girandosi e guardandolo dritto negli occhi, finalmente alla stessa
altezza dei suoi. Erano incredibilmente vicini: Scorpius pensava che
sarebbe riuscito a contare tutte le efelidi che le ricoprivano il
naso, se avesse voluto. « Che brutti modi di dire che scegli,
Scorpius! Tutti cupi e tristi. Non ne conosci qualcuno più
felice?
».
«
Sentire le farfalle nello stomaco ».
Idiota,
si disse,
mentalmente. Quegli
incredibili occhi blu sembravano scrutarlo fino in fondo alla sua
anima. Se glielo avesse chiesto, Scorpius le avrebbe svelato tutti i
suoi segreti più nascosti.
Rose
ridacchiò. « Quello non è un detto,
Scorpius! » affermò,
sfiorandogli la mano. « È una sensazione. Quando
ti piace qualcuno
e quando lo vedi ti senti qualcosa qui, dentro, come se ti si stesse
un po' rimescolando tutto. Non ti è mai capitato?
».
Se
glie l'avessero chiesto anche solo qualche settimana fa, Scorpius
avrebbe di sicuro risposto no. Invece, in quel momento, gli parve
più
che naturale annuire, serio. « Proprio in questo momento
»
sussurrò.
Rose
arrossì tutto d'un colpo, ma non distolse lo sguardo. Di
sicuro
sapeva quello che il ragazzo provava per lei: per quanto potesse
sembrare ingenua, non era una sprovveduta. Scorpius le si
avvicinò
ancora di più, arrivando sul suo stesso gradino, e le cinse
i
fianchi con le braccia. Rose gli strinse le braccia attorno al collo
e, mettendosi in punta di piedi, annullò quasi del tutto la
distanza che li separava.
Improvvisamente,
lo schianto di una porta che sbatteva li fece sobbalzare. Si
voltarono verso la fonte del rumore ed entrambi poterono vedere una
testa rosso cremisi che si allontanava.
«
Lily » sussurrò Scorpius. Era un po' che la vedeva
apparire e
scomparire repentinamente, soprattutto quando era con Rose, ma non ci
aveva mai dato troppo peso. Ormai era piuttosto abituato alle
stranezze di Lily.
Rose
gli si allontanò, torturandosi con la mano il colletto della
giacca.
« È impossibile la metà di quello che
pensi, in realtà. Sotto
sotto è ancora la bambina con le trecce di dieci anni fa
».
Scorpius
sperava con tutto il cuore che non si presentasse. Rose aveva
insistito tanto per invitarla, e poi era comunque una sua parente,
per quanto inquietante potesse sembrare, e quindi lui non se l'era
sentita di impedirglielo. "E poi, quanto potrà ancora farmi
paura? Sono passati quasi sette anni, ormai, sarà cambiata"
si
era detto, più per farsi coraggio che per altro.
Sarà stata
l'agitazione del momento, sarà stato il fatto che il giorno
prima
Rose gli aveva annunciato che era incinta, eppure lì,
sull'altare,
non riusciva a prestare attenzione alle parole del prete, preoccupato
che potesse presentarsi all'improvviso e farle del male. Rose,
invece, pareva tranquillissima. Aveva il solito sorriso caldo
stampato sul viso, e con quei suoi occhi blu e affilati pareva
cercasse di infondergli coraggio e sicurezza. Era raggiante. Scorpius
fece scorrere di nuovo lo sguardo sulla navata. Si erano presentati
tutti, nonostante molti di loro non approvassero la scelta di Rose.
Hermione non si era fatta scrupoli ad accoglierlo come un figlio, e
Ron, dopo un po' di tentennamenti, aveva lasciato perdere la
freddezza, sicuro del buonsenso della figlia. Hugo, James e la
maggior parte delle cugine, con molta fatica, l'avevano accettato,
più per amore di Rose che per altro. Albus, invece, lo
disprezzava
ancora, ma cercava di nasconderlo almeno alla cugina. Si diceva che
avesse una cotta per lei: aveva fatto di tutto per convincerla a
lasciarlo, e nemmeno dopo il fidanzamento si era dato per vinto.
Scorpius
posò ancora lo sguardo sulla sedia vuota tra Ginny e Percy
Weasley.
Eppure,
un po' ci sperava, che sarebbe venuta. Sperava che si sedesse
lì, in
prima fila, con i suoi occhi glaciali e il suo stupido, ridicolo,
Lampo Urlante.
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Note:
Volevo
ispirare il personaggio di Lily a Jordana di Submarine, ma poi dopo
si è incasinato tutto è la storia ha cambiato
totalmente piega.
¹Enormi
gomme da masticare, un'esplosione di bollente piacere tutto da
gustare.
Ben
pochi riescono a mangiare una bolla
bollente intera
in una volta, perché la sensazione di piacevole calore che
essa
sprigiona è solo per chi possiede una bocca veramente
d’amianto.
[Fonte: Potterpedia]
²Ovvio
riferimento al titolo della canzone, "Crying Lightning".
E,
beh, che dire? Questa storia era iniziata solo come Lily/Scorpius, ma
poi mi sono sentita obbligata ad aggiungere la Scorose
perché...
beh, perché sì. Probabilmente c'è
bisogno di qualche spiegazione.
Allora, dopo il primo spezzone Lily e Scorpius si metto più
o meno
insieme. È una relazione più fisica che altro.
Cioè, non è
nemmeno proprio una relazione. Non so nemmeno io cosa sia, LOL.
L'ultimo spezzone, ovviamente, è quello del matrimonio tra
Rose e
Scorpius. Scorpius, da un giorno all'altro, aveva lasciato perdere
Lily e aveva iniziato ad orbitare attorno ad un'altra stella, Rose.
Anche il colore degli occhi, in un qualche modo, è un
riferimento al
loro essere una incredibilmente fredda e una incredibilmente calda.
Infatti Lily ha gli occhi quasi rossi, e le stelle rosse sono
generalmente le più calde; Rose, invece, ha gli occhi
azzurrissimi,
e infatti le stelle blu sono quelle più calde.
I
personaggi caratterizzati all'estremo e l'atmosfera un po' dark
intorno a Lily sono voluti, così come le ripetizioni,
l'italiano
piuttosto colloquiale dei dialoghi e i periodi brevi.
Che
altro? Spero vi sia piaciuta e vi consiglio caldamente di ascoltare
Crying Lightning degli Arctic Monkeys se non avete ancora avuto la
fortuna di innamorarvene.
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