Può una tecnorganica piangere lacrime amare?

di MilesRedwing
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Scricchiolante e deprimente, fredda e inospitale, Detroit assopita restava immobile, spettrale sotto la luna piena. Quella luna tanto dolce e curiosa un tempo osava apparire ora misteriosa e ingannevole, pericolosa e crudele, proprio come chi la guardava. "È curioso come tu scelga i momenti migliori per impicciare i miei servosistemi, Optimus" Sussurrò tra sé la donna o la creatura o l'abominio. Il respiro si faceva sempre più affannoso e i pochi circuiti rimasti si dibattevano tra tutte quelle vene e quei nervi scoperti. Inorridita cedette a quell'orrida, vigliacca, sciocca brama di pianto, disperazione e assenza di pazzia. Strizzò i quattro occhi con disgusto e terrore, otto anni, tredici giorni e ventitré ore da quel dannato giorno, quell'errore da idiota. "Lord Megatron può offrirti ciò che stai cercando, ragazza, ma prima giurerai fedeltà ai decepticon, a me" Aveva sorriso, osato sperare quasi, dinanzi a quell'aitante guerriero dalle ali color porpora e la cromatura d'argento. Abbandonata come uno scherzo della natura, era stato Starscream a offrirle un appiglio, Prime a strapparlo via. Quale altra scelta avrebbe potuto avere? Ricordò il metallo, il calore, il fuoco e gustò sulla pelle il sangue, non l'olio: aveva assaggiato il sapore gelido della vendetta e quello amaro della sconfitta in un solo nanoclic e mentre la marchiavano non aveva emesso un fiato. "Parlano bene dei tuoi talenti, donna. I cacciatori di taglie pagano e i trafficanti illegali parlano, invece di tenere la lingua tra i denti. Com'è che dovremmo chiamare una guerriera tanto utile e devota?" Vedova, era stata, del suo unico amore, della sua bellezza, della sua suadente voce. Nera era stata, d'angoscia e oblio, le sue notti per molti cicli stellari tenebrose e senza luce. Bestie l'avevano forgiata come acciaio su fiamma viva, ferite l'avevano provata ma nulla avrebbe mai potuto ucciderla e questa era la sua più tremenda condanna. "I miei amici mi chiamano Blackarachnia." Fiera tenne testa al lord nemico che tanto aveva terrorizzato i suoi sogni di bambina. Gli autobot non avrebbero mai apprezzato le sue doti, l'alto consiglio l'avrebbe sezionata, vendendo di nascosto il suo veleno a caro titolo. Al contrario, loro avevano un'unica sponda e nessuna scelta, ognuno per sé come pirati e tagliagole, niente alternative, neanche appoggi o rampini. "Bene, Blackarachnia. E sarai la mia regina sulla scacchiera." Sorrise nostalgica, sciocca di nuovo, avrebbe dovuto sapere in mano a Megatron quale sarebbe potuta essere la fine di una regina. Alzò al cielo mento e spalle, scrollandosi il pianto di dosso, mai e poi mai avrebbe perdonato Optimus, né Megatron, né se stessa. Non avrebbe più concesso alla debolezza di prendere l'unica cosa che le restava: l'istinto animale. Se la sua parte organica era così estesa allora perché non assecondarla, perlomeno finché non fosse stata in grado di eliminarla completamente? Rise, sghignazzò folle e determinata. Quelle lacrime non l'avevano scalfita più d'una pioggia acida. Sapeva cosa l'aspettava, non sarebbe stato facile. Sapeva l'avrebbero abbandonata, tutti loro, l'affascinante seaker, il crudele lord oscuro, il cavaliere rosso, codardo e blu di gelosia e rimorso. Sapeva che Elita era morta forse realmente e sapeva di essere un misero sprazzo di vita destinato all'oblio. "Può una tecnorganica versare lacrime amare?" Sapeva d'essere sola, quella la sua forza e il suo veleno.




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