Guillaume de Ponthieu
cavalcava in testa al drappello di soldati che tra quattro giorni di
marcia avrebbe raggiunto Châtel Argent. Lo sguardo assente
non mascherava il cipiglio torvo e offeso, che non potevano essere in
alcun modo paragonati alla profonda afflizione che gli si era insinuata
nel petto al momento della terribile scoperta avvenuta quella mattina.
Tradimento.
Intenso.
Imperdonabile.
Non si era più voltato indietro, neanche per
un istante, da quando aveva fatto rinchiudere nel fienile del villaggio
l’uomo che aveva accolto come un fratello. Riusciva,
tuttavia, a percepire l’andatura cadenzata del palafreno di
Isabeau, che lo seguiva a testa bassa, mantenendosi a debita distanza
da lui. Non aveva più osato rivolgergli la parola,
né degnarlo di un’occhiata. Gli amari pensieri del
conte tornarono a Ian.
Come ha
potuto mentirmi per tutto questo tempo?
Guillaume avvertì una fitta dolorosa al cuore,
attraversato da un pugnale che recava le iniziali del Falco incise
sopra.
Eri mio
fratello… pensò con dolore e rancore
allo stesso tempo.
Stregoneria…
…
Magia…
…
Che cosa importavano?
Accecato dall’ira, aveva estratto la spada e
gliel’aveva premuta contro la gola; probabilmente, avrebbe
potuto fare una follia se Isabeau non fosse intervenuta a ricordargli
ciò che aveva provato per Ian Maayrkas fino a quel
momento… un amore fraterno che era andato sempre
più a consolidarsi in quei tre anni e che certamente era
stato ricambiato, anche in modi più palesi e schietti dei
propri. Era rimasto profondamente colpito quando aveva visto quel lampo
di luce trascinare via monsieur Daniel e l’amico Thierry;
forse addirittura spaventato. Ma l’indignazione per quella
diavoleria era stata solo una copertura, una messinscena: Guillaume de
Ponthieu non avrebbe mai messo a nudo i propri sentimenti.
L’inganno
a cui mi ha sottoposto per tutti questi anni è
ciò che più mi duole… insieme al fatto
di essere stato tradito da due uomini che hanno portato lo stesso
nome… Sì, perché ora come ora, anche
l’ultimo Jean Marc de Ponthieu non significa più
nulla per me.
O era
forse quello che aveva cercato di fargli credere?
Il conte lanciò uno sguardo al cielo terso,
sotto al quale proseguiva il proprio cammino. L’azzurro
intenso della volta celeste sembrava farsi beffe di lui, nella sua
bellezza, mentre l’aria limpida e fresca di quel pomeriggio
invernale gli sferzava il viso, pallido e gelido quanto il cuore che
andava via via sempre più dissanguandosi. I ricordi
travolsero Guillaume proprio come la forte folata di vento che proprio
in quell’istante gli mosse i capelli scuri che gli
incorniciavano il volto.
…
Il giorno della battaglia di Bouvines…
Dopo essere stato trafitto dalla lancia di metallo di
Jerome Derengale, con il fiato mozzo causato dall’impatto
contro il terreno durante la caduta e la vista annebbiata dal dolore,
era riuscito a distinguere l’alta figura di…
…
suo fratello…
… raggiungerlo e porsi tra lui e lo sceriffo
inglese…
«Ti conveniva lasciarmi fare. A quest’ora avrei
ucciso il tuo padrone e tu avresti preso il suo posto. Morto lui, tutto
rimaneva a te e chi poteva smentirti? Sei il fratello cadetto,
no?»
«Tu l’avresti fatto, vero? L’avresti
lasciato ammazzare anche se fosse stato il tuo vero fratello!»
Il conte ancora ricordava come era trasalito a quelle
parole, che svelavano il gioco di maschere che avevano portato avanti
fino a quel momento contro Derengale e l’intera corte,
eccetto il re. Ancora di più, però, era rimasto
colpito dalla seguente affermazione.
«Se
credi che questo faccia differenza, ti sbagli! Io posso essere anche
l’ultimo dei suoi servi, ma il conte di Ponthieu mi ha
scelto: alza ancora la mano su di lui e te la ritroverai staccata dal
corpo.»
Un altro ricordo si sommò a questo, molto
più recente. Gli venne in mente di quella mattina, quando
aveva visto…
…
Jean…
… correre verso di lui, il viso pallido e
ansioso, per accertarsi che non avesse bevuto il vino
avvelenato…
«Stai bene?!» gli aveva chiesto, sconvolto, e il
conte aveva potuto scorgere chiaramente nei suoi occhi
l’angoscia più pura.
Guillaume scosse la testa, poiché quelle
memorie gli procuravano più dolore di quanto già
non provasse. Solo ora capiva perché quella ferita nel petto
facesse più male della prima volta, quando era stato il
sangue del suo sangue a tradirlo.
Perché da Ian Maayrkas non avrebbe mai potuto
aspettarselo.
Perché era l’uomo che aveva colmato
il vuoto di un fratello disonorevole e che gli aveva dimostrato
rispetto, fedeltà e… affetto.
E perché faceva male non averlo più
al suo fianco.
Per un attimo, un’idea assurda per il suo modo
di ragionare, freddo e inquisitore, sicuro di se, si fece strada in
lui: che gli avesse mentito senza reale intenzione, come aveva cercato
di spiegargli poco prima? Che fosse stato obbligato a farlo?
Potrò
mai perdonarti per questo?
Forse
sì.
Ma non
ora.
FINE