Il destino nelle mani bianche

di Selevia
(/viewuser.php?uid=50249)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Era poco prima di mezzanotte quando un forte rumore la svegliò di soprassalto. – Dannazione – esclamò Ester portandosi una mano alla fronte, la testa le doleva e il respiro era così affannoso da sembrare che  avesse corso la maratona del 1000 metri in un tempo da record. - Stupida gatta- esclamò vedendo la sua nuova gatta uscire dall’armadio… “straaaanowaah “ disse la voce di Ellen dentro la sua testa “ i gatti non sono silenziosi?” – di solito si- disse la giovane ad alta voce senza neanche accorgersene. – insomma dovrebbero… credo – uno sbadiglio percosse anche il corpo di Ester che finì per rimettersi sdraiata a letto e sollevare le coperte fin sopra la testa, almeno fino a quando non sentì le zampette di Aras salirle nel letto e iniziare a muoverle come se desiderasse fare il pane in (casa?/ Pasta?) –Aras per favore lasciami dormire- “ non potevi prendere un pesce? “  ribatte Ellen ridacchiando – mi sarebbe piaciuto, in effetti.. ma era così carina e poi …- fece una breve pausa prima di riprendere il discorso con la sorella tramite la loro telepatia – e poi lo sai, non solo nell’antico Egitto ma anche in altri posti, i gatti sono i guardiani della morte, o qualcosa del genere, non ricordo molto degli insegnamenti della nonna , ma la gatta al momento ci è indispensabile – “ va bene va bene hai ragione “disse El sbadigliando prima di darle la buona notte e sparire… lasciandole uno strano senso di vuoto.
Per Ester,  però, non era così facile riaddormentarsi, ricordava ancora ciò che era avvenuto solo qualche mese prima, ciò che l’aveva condotta li, in quel luogo, ciò che le aveva fatto incontrare Viktor, e ciò che la terrorizzava più di tutto, anche la presenza di quel gatto Aras era stata programmata e calcolata, il tutto per proteggersi non tanto dai ricordi quanto da presenze reali…
 
Era il 15 Agosto, lo ricordava bene, aveva da poco lasciato una festa in spiaggia e stava tornando a casa camminando sulla battigia, l’alba non sarebbe tardata molto ad arrivare e come una creatura notturna lei doveva tornare a casa. Crema solare protezione cinquanta, occhiali da sole e vestiti, nulla valeva quando sei albina e la tua pelle può ustionarsi con poco. Non che non potesse vedere la luce del sole, semplicemente non le piaceva stare al sole troppo allungo, giusto il minimo indispensabile e preferiva uscire con il brutto tempo che uscire in estate. Le feste a mare di notte però le adorava.
Ricordava ancora l’aspetto di sua sorella, le bastava chiudere gli occhi, le era venuta in contro sorridendo insieme a un ragazzo che si congedò da loro dopo aver salutato Ellen con un bacio.
wow chi era quel fusto? – aveva chiesto, con la voce eccitata di chi è a cerca di pettegolezzi dalla sorella, col tono di chi non ha nessuna preoccupazione al mondo.
– o mi pare si chiami Dimitri o forse era Jonny non ne ho idea – disse aggrottando la fronte.
- attenta hai nominato nomi così simili che mi stupirei se non li confondessi-
la presi in giro io.
- mi ha solo tenuto un po’ di compagnia tutto qui, - svolazzando la mano esile ed elegante - niente di serio ci siamo appena salutati e scambiati il numero di telefono, chissà forse un giorno lo chiamerò!- ridacchiando e sistemandosi quel suo costume di certo non proprio castigato, ansi, al parere di Selevia era persino più provocante del suo bichini. Ellen infatti indossava un bikini unito da due strisce laterali, che le mettevano in risalto la linea, ed era decisamente più piccolo nei punti dove doveva coprirla di più e decisamente più coperto nei punti dove invece poteva tranquillamente non esserci.
 – si certo come no domani ti sarai già dimenticata di lui – dissi io scuotendo il capo.
Se solo avessero saputo, se solo avesse potuto cambiare il corso degli avvenimenti di quella giornata, la chiamata ricevuta, le morti e le violenze a cui assistettero  , e infine la fuga… era avvenuto il tutto in un lasso di tempo così breve da sembrare improbabile che non si trattasse solo di un incubo o della trama di un film horror. Ciò che era successo…  metabolizzarlo era impossibile.
Dovette alzarsi, sciacquarsi il viso nel lavandino e osservare quel suo riflesso nello specchio… Un riflesso che avrebbe amato e odiato forse in eterno.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3225093