Un’altra spinta, e il badile affonda di più nella terra
secca.
Un altro sforzo e la terra sbriciolata si disgrega alle tue
spalle.
Centocinquant’anni passati a dire
addio alle persone che ti stavano più care.
Centocinquanta e più volte ti sei ritrovato col badile in
mano.
A scavare.
Tombe.
Eppure quando lui è crollato non te lo aspettavi.
Credevi, ti eri illuso, che lui sarebbe rimasto.
Perché lui era forte.
Anche più forte di te.
Quante pallottole si era beccato, quante ferite gli avevano
squarciato la pelle, e si era sempre risvegliato.
Avevi creduto più volte che quella ferita o quella
pallottola fossero davvero le ultime, eppure, al tuo risveglio l’avevi trovato
sempre accanto a te.
A prenderti in giro perché ti eri svegliato più tardi.
È caldo.
Ma non sono gocce di sudore quelle che ti bagnano le lenti arancioni degli occhiali.
Ancora, il badile, impietoso, affonda nella terra.
Perché proprio lui?
Perché, tra tutti, il destino ti ha
strappato dalle mani proprio quello a cui tenevi di più?
Ti era già capitato di perdere qualcuno, il destino giocava
scaltro da anni con te.
Rem, la gente di July… ma non si contentava mai di farti provare dolore?
Avevi sempre trovato una scappatoia, stampede
(let. fuggi fuggi).
Ma ora?
Il badile affonda per tutta la lunghezza nella fossa che hai
scavato.
La terra si fa più fresca là sotto.
Lasci cadere il badile a terra, tra la polvere, con un tonfo
attutito e ti giri.
E perdi le forze.
Dorme, continui a ripeterti, sta solo dormendo…
Non ce la fai a prenderlo in braccio e scenderlo nella
fossa.
Speri che apra gli occhi, sotto le spessi
lenti nere dei suoi occhiali, e che ti dia del cretino, perché stai
tentando di seppellirlo vivo…
“un membro dell’occhio di michael
non schiatta per così poco” aspetti che ti ripeta di nuovo.
Cadi in ginocchio a terra, poggiando l’orecchio vigile sul
suo petto, in attesa di percepire anche il minimo
segno di attività….
Stringi i pugni sul tessuto nero della sua giacca intrisa di
sangue, piangendo.
Non devi dimostrarti forte, non davanti a lui… non l’hai mai
fatto, era lui ad accoglierti, come un bambino piagnucolone, tra le sue braccia
Tu ti dimostri sempre un bambino, ma,
maledizione, non lo sei.
Ti odi per questo.
Il tuo motto è love ‘n peace, ma a
che cazzo serve il tuo ottimismo ora? A che cazzo serve la tua immortalità, la tua bravura con la mateba, la tua fottuta
spensieratezza?
Adesso piangente, ricurvo sul suo corpo, con i polmoni pieni
dell’odore acre del suo sangue, ti senti improvvisamente vecchio.
E stanco della tua vita.
Stanco delle promesse che devi al tuo passato.
Stanco delle aspettative che la gente nutre verso di te.
Stanco di essere chiamato mostro.
Stanco di credere che dopo la tempesta tornerà sempre e per
sempre il sole.
Alla fine ti decidi.
Lo fai.
Le unghie ti si riempiono di terra, graffiano il suolo
arido, per non turbare il suo sonno placido.
Lo prendi sotto le spalle e le gambe.
La testa gli cade all’indietro, come quella di una bambola,
lasciando scivolare gli occhiali neri a terra, mentre lo sollevi.
Lo stringi a te, e inciampi, scivolando in malo modo nella
fossa.
Quando la vostra caduta si arresta torni a guardarlo, gli
alzi il viso, lo prendi tra le mani.
E piangi ancora.
Perché proprio lui?!
Non riesci a capacitartene, proprio come i bambini, quando
rompono un gioco…
Non sei mai riuscito a convivere con la morte.
Seppure lei ti ha sempre accompagnato.
Le tue lacrime si posano sul suo viso.
Ma lui non aprirà gli occhi e non ti consolerà.
Le sue labbra rimarranno chiuse nella pacifica espressione
che lascia la triste mietitrice su chi fa la sua conoscenza, non arriveranno a
sfiorarti e a sorridere sulla tua fronte.
Devi renderti conto una volta per tutte che non c’è più
niente da fare, nemmeno sperare.
Lo appoggi delicatamente sulla terra umida.
Anche lei sembra aver raccolto le tue lacrime.
Appoggi le sue mani l’una sull’altra, incrociate sul petto,
con la croce d’argento stretta in pugno.
Come vuole la sua religione.
Ti rimproverava perché pregavi diversamente, tenendo le mani
giunte…
Ma i bambini sbagliano.
E vengono perdonati.
Ti alzi e esci dalla fossa.
Un’alta spinta, e il badile torna a colpire la terra.
Un altro sforzo, e la terra copre come un velo la persona
che hai amato.
spero vi sia piaciuta, è la prima
volta che pubblico su questo sito e devo dire che è davvero molto carino!
-Gufetta-