All I Want
All
I Want
Da quando Bilbo Baggins
aveva fatto ritorno a casa, recuperato
i suoi
averi e preso con sé il piccolo Frodo, non era mai
più
stato la stessa persona.
Non capitava spesso, ma nemmeno troppo di rado che il signor Baggins
camminando nel suo buco Hobbit, a braccia conserte dietro una schiena
appena appena incurvata dall'età, si fermasse dinanzi alla
porta d'ingresso.
Al giovane Hobbit pareva sempre che suo zio fissasse la tonda entrata
con
l'intensità e l'attenzione di chi cerca un difetto o di chi
è in attesa di una visita. Eppure Frodo sapeva che l'una e
l'altra eventualità erano da escludersi: Mastro
Baggins si prendeva molta cura della sua bella e accogliente casa non
tralasciando un solo filo d'erba del giardino, né la
più
piccola imperfezione della comoda panchina; e poche davvero
erano
le creature che bussavano alla porta di quella casa ormai. Per un
motivo per nulla chiaro a Frodo, gli abitanti di Hobbiton evitavano suo
zio se potevano.
Il giorno di cui ci accingiamo a dire Frodo, figlio di Drogo Baggins e
Primula Brandibuck, stava curiosando in uno dei bauli di Bilbo quando
vide quest'ultimo sistemare con cura un ritratto insieme a numerosi
fogli - alcuni dei quali scritti in bella grafia, altri soltanto
scribacchiati - all'interno di una custodia color rosso scuro dall'aria
davvero morbida. «Ti
racconterò ogni cosa», gli aveva risposto tutte le
volte che il ragazzo lo aveva interrogato a riguardo, «Ma
non oggi».
Dopo aver riposto amorevolmente i preziosi ricordi di un'avventura
lontana
Bilbo si era alzato e, senza neanche accorgersi che suo nipote lo stava
osservando in un misto di curiosità e timore di essere
scoperto, aveva
percorso il tragitto che dal suo studio lo avrebbe condotto alla porta
verde brillante. Uguale a se stessa da decenni, quella porta, appariva
ai grandi occhi di Frodo come il coperchio di uno scrigno colmo di
segreti, gli stessi che di tanto in tanto leggeva negli occhi chiari di
suo zio.
E lì, una mano nel taschino del gilet ricco di
scintillanti bottoni, Bilbo si era fermato.
Più fissava l'ingresso, più lo sguardo dello
Hobbit si rannuvolava.
L'aria
era piacevole e tiepida, ricca dei profumi dell'erba fresca e
dei fiori, quando ricevetti senza preavviso la visita di Gandalf il
Grigio. Talmente tanto tempo era trascorso dall'ultima volta che non lo
riconobbi affatto, né gradii la sua comparsata. Essendo io
all'epoca un rispettabile Hobbit della Contea, un Baggins di casa
Baggins, conducevo una vita tranquilla e priva di ogni pericolosa e
discutibile attività che mi facesse far tardi per la cena.
Rammentavo appena gli anni spericolati prima del raggiungimento della
maggiore età, gli avventurosi anni in cui i tratti Tuc avevano
il
sopravvento su tutto il resto facendo di me un giovane Hobbit sopra le
righe. Lo Stregone, invece, aveva presente la scena come se si
svolgesse in quel preciso momento sotto i suoi occhi mentre mi
pungeva con il ritratto di una persona che non era più
quella
di un tempo.
Fu così che ebbe inizio la più grande,
pericolosa, terribile, triste e importante avventura della mia vita.
La storia dell'amicizia di un mite Hobbit della Contea con l'imponente
Re dei Nani.
Era notte e bussarono in tanti
alla
mia porta neanche fosse una locanda, neanche si fossero dati
appuntamento.
E se lo erano dati eccome a mia insaputa e con la
complicità di uno Stregone!
Tutti Nani ad eccezione di
Gandalf.
Tutti buffi. E chiassosi. E
invadenti. Chiacchieroni, affamati e
caotici. Parlavano e mangiavano e sporcavano ogni cosa prima che
potessi dire alcunché. Mi svuotarono la dispensa in men che
non
si dica mentre Gandalf sbatteva di continuo la testa contro il basso
soffitto senza prodigarsi per riportare un po' d'ordine nella mia
rispettabile abitazione. Ero come non mai vicino alla disperazione
quando
arrivò l'ultimo della Compagnia portando con sé
un riverente silenzio che immediato calò nella mia dimora.
Seppi che tutti gli altri
Nani
lo stavano aspettando e pure lo Stregone attendeva con una certa ansia
il suo arrivo quasi che la presenza di lui fosse essenziale,
determinante.
Cosa dovevo
saperne io di Re dei Nani?
Bussò anche lui. E non feci in tempo nemmeno a pensare di
andare ad aprire che Gandalf era già lì ad
accoglierlo. Fu solo dopo il suo ingresso che mi trovai dinanzi al
più burbero, strafottente e carismatico tra i Nani. Somigliante a tutti gli altri
eppure anche profondamente diverso.
Tale era la situazione quando
conobbi Thorin Scudodiquercia.
Non lo presi affatto in
simpatia, tanto più quando appresi che quell'orda di Nani si
trovava nella Contea proprio per me. Partecipare attivamente ad una
pericolosissima spedizione che contemplava
la presenza di un drago e la possibilità di rimetterci la
vita non era nei miei piani.
Scassinatore, io? Mi convinsi che Gandalf si fosse bevuto il cervello e
sono assolutamente certo che pure Thorin, per assurdo, accordasse con
me quella notte.
Poi svenni leggendo il contratto
e, quando mi fui ripreso, i Nani cantarono le
loro canzoni. Canzoni che parlavano di casa.
Una casa che non avevano
più.
Frodo
sentì suo zio
sospirare prima di scorgere l'accenno di un sorriso sul suo volto che
mostrava solo poche rughe nonostante l'età. Non
era
la prima volta che la sua curiosità di ragazzo gli propinava
l'idea di prendere in prestito la custodia in pelle rossa. Se solo
avesse saputo che di lì a non molti anni avrebbe preso parte
lui
stesso all'avventura di suo zio Bilbo!
Eppure
se me lo chiedessi adesso,
amico mio, vestirei mille volte i panni di Scassinatore di fiducia
accompagnandoti ben volentieri su sentieri ingannevoli, affrontando
creature maligne, per il solo piacere di vederti ancora una volta prima
di andar via anch'io. C'è vita e tristezza in egual misura
in me
e sento che più passa il tempo, più un antico e
oscuro richiamo si
fa beffe della mia volontà.
Se solo tu potessi bussare
un'ultima volta alla mia porta sarebbe più semplice
sorridere.
All I want is nothing more
To hear you knocking at my door,
'Cause if I could see your face once more
I could die a happy man I'm sure.
Era
giorno e faceva un gran freddo
sulla Montagna, - la tua Montagna - un freddo come mai più
ho provato sulla pelle durante i miti inverni della Contea.
Lo stesso non posso dire del mio cuore che conserva da allora un angolo
di gelo e vuoto, ghiacciaio perenne di tristezza e solitudine.
C'erano confusione e grida,
clangore di armi e sangue e morte in ogni
dove. Mi dissi che era troppo per uno Hobbit della Contea avvezzo a
fumar la pipa in compagnia di un buon libro e del canto armonioso degli
uccelli. Mi dissi che era troppo perfino per un Tuc, figuriamoci per me
che lo sono solo per metà.
Non c'erano canti che non
fossero i lamenti dei feriti,
né uccelli che non fossero orrendi annunciatori di morte
quel tragico giorno. Desiderai ardentemente di non aver mai firmato
quell'assurdo contratto, io che di mappe e serrature non ci ho mai
capito granché, io che i draghi li avevo conosciuti solo
nelle
storie del vecchio Gandalf e nei suoi spettacoli pirotecnici quando ero
poco più che un giovanotto.
Mi infilai l'anello e mi nascosi
ai nemici, al mondo e a te. Tuttavia non scampai all'assalto, venni
colpito e caddi con ancora l'anello al dito. Mi risvegliai invisibile
agli occhi di
tutti, eppure dotato di una vista ancora più acuta, ti notai
e
mi si strinse il cuore.
Mi parve di urlare come non mi
era mai accaduto prima, ma ancora oggi non sono certo che sia accaduto
davvero.
Ingannevoli sono i ricordi di attimi vissuti nel terrore e nell'orrore.
Ti vidi lottare e rialzarti
più e più volte nonostante i colpi del tuo
avversario. Ti vidi combattere con la forza di chi crede nelle proprie
ragioni. Ti vidi infine cedere.
C'erano ghiaccio e neve sulla
Montagna quando mi dicesti addio morendo tra le mie piccole braccia.
When you said your last
goodbye
I died a little bit inside.
I lay in tears in bed all night,
Alone without you by my side.
Bilbo si
schiarì la voce volendo mandar via il solito nodo alla gola.
Frodo non poté
accorgersi dello
sguardo liquido di suo zio mentre lo osservava allontanarsi, nuovamente
a braccia conserte, verso la camera da letto. Sebbene fosse troppo
tardi per una pennichella e troppo presto per dormire sodo, il giovane
Hobbit non si intromise. Tornò invece ad occuparsi del baule
nella speranza che in esso risiedesse una metaforica chiave
rivelatrice di almeno uno dei tanti segreti che albergavano in casa sua.
Parlarti e convincere entrambi
che ogni cosa sarebbe andata per il meglio non è servito a
tenerti con me. I tuoi occhi color del mare intensi come il
gradevole fuoco di un camino si sono ancorati al cielo in
un'espressione di pacifica riconciliazione. I miei, invece,
già colmi di sgomento per le tue ferite annegarono in un
dolore straziante.
Non più
un suono dalle tue labbra, né dal tuo petto.
Solo il pianto disperato
di un piccolo, insignificante e troppo debole Hobbit della Contea. Il
mio pianto.
Non mi sono mai illuso
di potermi abituare al dolore della perdita. Perfino adesso,
nel mio comodo e caldo letto tanto agognato durante il nostro scomodo
viaggio alla volta di Erebor, riesco a sentire il freddo pungente della
neve e del ghiaccio. Ancora adesso una piccola parte di me muore con te
tutte le volte
che ci ripenso, piangendo ininterrottamente come fosse la prima.
Con il passare degli
anni il vuoto della perdita ha iniziato a riempirsi dei ricordi
più belli - la tua voce profonda e tonante, il calore
dell'abbraccio che mi hai dedicato - addolcendo infine la mia tristezza
e
invogliandomi a raccontare la storia di come uno Hobbit
conquistò la fiducia e l'amicizia del Re Sotto la Montagna.
N.d.A.
Rieccomi qui con una delle mie song-fic. Ho scoperto di amarle
particolarmente nel momento in cui mi sono accorta di quanto fantasia e
ingegno debbano mettersi in moto per far sì che la cosa
funzioni.
Premesso che non sono mai certa del risultato, mai sicura che
l'intenzione arrivi di fatto al lettore, vi chiedo di recensire con
garbo e gentilezza anche - forse soprattutto - laddove lo scritto non
sia di vostro gradimento. Sono favorevole alla critica costruttiva, ma
lo sono molto meno nei confronti del giudizio fine a se stesso.
Come preciso sempre, quanto avete letto è nient'altro che
una storia senza pretese - bado molto più alla corretta
forma grammaticale che alla scelta di font, impaginazione e vari.
Voglio inoltre puntualizzare che ho scelto di rendere evidenti
visivamente le tre voci - Frodo attraverso il narratore in grassetto e
allineato a sinistra; Bilbo in corsivo e allineato a destra; e il testo
della canzone scelta allineato al centro - perché ho pensato
che potesse facilitare la comprensione e creare un po' d'ordine: non
siate troppo severi con me per questo.
Infine ringrazio chiunque abbia deciso di arrivare fin qui lasciando o
meno il segno del proprio passaggio.
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