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capitolo 1
Ciao
a tutti, non aspettatevi cose altamente dense di significati
stavolta. Sono in modalità vacanze/leggerezza estiva.
Non
conosco i Muse, non voglio offendere nessuno e allora…buon
divertimento
I motivi per cui
Le Flaveur è
considerato uno dei bistrot più gradevoli di Nizza sono
davvero tanti, l’ottima
cucina, una carta dei vini A-List, la tranquillità del
posto, la cortesia del
personale e la Tarte Tatin migliore del pianeta, peccato che quella
Domic la
poteva solo annusare per via della sua ormai arcinota allergia alle
mele, ma
dal profumo doveva essere davvero ultraterrena.
Purtroppo aveva
scoperto il locale
solo di recente, ci era stato con un amico uno degli ultimi week end
che aveva
passato in Costa Azzurra e proprio non riusciva a capacitarsi di come
mai fino
ad allora nemmeno sapeva della sua esistenza. Ad ogni modo non lo aveva
più
mollato ed era il motivo principale per cui tutto il suo gruppetto di
ospiti,
stava seduto a fare colazione sulla veranda coperta da una pergola di
glicine godendosi
la brezza mattutina e la vista mozzafiato sul mare, tanto per citare un
altro
dei motivi che fanno del Le Flaveur un posto incantevole.
-Allora ragazzi
cosa vi porto stamane?
–La solita ragazza dalla coda di cavallo bionda, blocco per
le ordinazioni in
mano, li aveva abbracciati in un l’occhiata circolare,
cercando di essere il
più professionale possibile e non era facilissimo
perché un pochino le veniva
da ridere. Se avesse dovuto usare un termine per definirli avrebbe
usato
proprio quello “Divertenti” e non è
l’aggettivo che attribuiresti di solito
dalle rockstar di fama internazionale.
In
realtà poteva scrivere le ordinazioni
ad occhi chiusi, perché al quarto giorno consecutivo che si
presentavano a fare
colazione aveva imparato i gusti di tutti.
Un croissant, un
cappuccino, un succo
d’arancia per Bellamy e anche una fetta di tarte tatin tanto
per tormentare il
batterista, croissant e cappuccino per Kirk, pancakes marmellata di
fragole e
spremuta per Dom Anderson, il tutto condito da piccoli battibecchi e
frecciatine. Mancava solo uno e la biondina se ne stava ancora in piedi
ad
aspettare un po’ indecisa su da farsi. Aveva lanciato un’occhiata
eloquente a Matt Bellamy chiedendo
implicitamente aiuto, perché il suo batterista era
letteralmente spalmato sul
tavolo, privo di vita, faccia schiacciata sul braccio allungato davanti
a lui e
lei non poteva certo permettersi di disturbarlo.
-Siete a posto
così? – aveva azzardato
-Dom…Dom
…svegliati dai! – una
gomitata tutt’altro
che delicata
sferrata dal suo compagno di bad colpì le costole del
biondo, provocando
come reazione un grugnito di disappunto. Lo sforzo per stare seri
stavolta era
stato decisamente più impegnativo.
-Sappiamo tutti
che ti piace farti
desiderare, ma questa…splendida ragazza non può
stare qui tutto il giorno ad
aspettare te! – “Dei del cielo! Splendida
Ragazza!!!” L’ammirazione
con cui gli occhi del leader dei
Muse si erano posati su di lei, per sua fortuna coperti da un paio di
Ray Ban,
l’avevano appena messa per l’ennesima volta in
imbarazzo, era quasi sicura di
essere arrossita a giudicare dal calore che sentiva crescere sul viso,
quegli
occhi erano uno dei motivi per cui preferiva proprio evitarlo.
Matthew
del resto aveva scelto accuratamente
le parole pronunciandole con un tono di cui definire i confine tra
l’ironico e
il cavalleresco sarebbe stato davvero difficile, si era persino
abbassato, no
alzato sul naso per un attimo i Ray Ban rossi che non mollava
praticamente mai.
Lei, la ragazza
in questione alzò gli
occhi al cielo
leggermente annoiata,
prima di ricomporsi in tutta la sua professionale
cordialità, sorriso stampato
sulle labbra compreso, dondolandosi leggermente sulle caviglie, punta
della
penna appoggiata al blocchetto per le ordinazioni in segno di contenuta
impazienza.
Non era certo il
primo maschio
mediamente famoso che entrava nel modaiolo Bistrot di Nizza in cui lei
lavorava
ogni estate da quando aveva 16 anni, ed era sufficientemente temprata
agli
atteggiamenti strani o eccentrici delle celebrities, ma il gruppetto
che faceva
colazione li ogni mattina da inizio settimana era come dire,
“diverso?!”
Intanto il
biondino aveva aperto gli
occhi con quello che era sembrato uno sforzo sovrumano ancora con la
testa appoggiata
al braccio allungato sul tavolo, e guardandola dal basso verso
l’alto un po’
stranito aveva pronunciato le fatidiche parole
-Caffè!
Litri e litri di caffè! – in
modo a dir poco drammatico, prima di ripiombare nel suo stato semicomatoso. Idiota! Ce ne
voleva di pazienza
con quelli!
-Perfetto !
– Come perdere tempo con
un’ordinazione!!! La ragazza aveva girato sui tacchi
scrollando leggermente il
capo e un sorrisino divertito che gli spuntava all’angolo
delle labbra.
Lei lo sapeva
eccome chi erano i Muse
e la cosa la metteva un filino in imbarazzo.
Per quel poco
che ci aveva avuto a
che fare trovava Matthew un filino arrogante, certo era gentile ed
educato, ma
non sapevi mai quando scherzava e quando faceva sul serio e lei aveva
sempre la
sgradevole sensazione di essere presa in giro, doveva essere un
rompicoglioni
da manuale!
Poi
c’era…Tom Kirk ,bonaccione, con
la sua aria da perfetto gentleman inglese e un umorismo irresistibile
finiva
sempre per farla ridere, il tizio brizolato
doveva essere il tour manager , e infine “Mr.
non disturbatemi sto
dormendo sul tavolo” la vera rockstar del gruppo.
-Matt , volevo
solo ricordarti che
sotto una certa età è pedofilia! – Un
coretto di risolini aveva seguito l’osservazione di Tom che
non era riuscito a
fare a meno di notare come gli occhi del cantante, occhiali ancora
appoggiati
alla punta del naso, fossero rimasti impigliati al leggero ondeggiare
dei
fianchi della ragazza, per scendere alle gambe snelle ed abbronzate che
uscivano dalla gonna a tubino nera appena sotto il ginocchio,
enfatizzate dallo
spacco lungo quanto bastava a dare un tocco femminile e leggermente
sexy alla
divisa del locale.
Il moro fece
spallucce indifferente
senza togliere lo sguardo di dosso alla ragazza, ma riposizionando gli
occhiali
al loro posto
-E’
maggiorenne immagino… può
bastare! – aveva detto con un cinismo tipicamente maschile
-Bells a volte
fai schifo! – Avevano
riso tutti tranne il biondo ancora addormentato.
Non che avesse
torto, si era detto
Tom, la ragazzina era davvero incantevole con quel faccino fresco dal
trucco
quasi invisibile, due splendidi occhi blu e i capelli di un castano
chiarissimo
striato di biondo, li portava sempre raccolti in una coda che le
arrivava a
metà della schiena, o arrotolati in uno stretto chignon, ma
era decisamente
troppo giovane…poteva avere 20 anni si e no se la vista non
lo ingannava.
-Vicky hai fatto colpo! I tizi
stanno guardando te! –
Lei aveva
sbuffato ostentando
indifferenza facendo spallucce, degnando appena il collega a cui aveva
consegnato la lista delle ordinazioni di uno sguardo annoiato, li aveva
sentiti
anche lei i risolini degli idioti, gli occhi del cantante addosso la
mettevano
a disagio anche sotto i Ray Ban scuri e lei non l’avrebbe mai
ammesso nemmeno
sotto tortura.
Matthew Bellamy
non era bello,
insomma non sicuramente uno di quei tipi che ti giri a guardare per
strada o
che noti immediatamente, e al Bistrot di ragazzi degni della copertina
di un
giornale ne entravano eccome, ma a
guardarlo
bene però non era nemmeno poi così malaccio, e
non era per le gambette secche
che uscivano dai bermuda troppo larghi, l’accenno di
pancetta,il viso spigoloso
e il dente leggermente accavallato che rendeva il sorriso un filino
disarmonico
…No, c’era qualcosa nell’insieme che ti
colpiva, gli occhi di sicuro, quelli si
e quel modo di guardarti che ti faceva domandare
“Chissà che cosa pensa sul
serio questo?!” , mettevano Vicky a disagio anche solo se
doveva elencare
quanti tipi di torta c’erano per colazione, o magari era il
modo in cui si
passava le mani tra i capelli quando rideva. Maledizione!
Ad ogni modo il
locale era pieno e
lei doveva lavorare, non aveva tempo da sprecare con il gruppetto di
perdigiorno in vacanza seduti in veranda, loro invece si che avevano
tutto il
tempo di godersi il mare e la splendida giornata!
-Buona
fortuna! – le aveva augurato Jacques, da
dietro il bancone, facendole l’occhiolino con un sorriso
ironico, quando cinque
minuti più tardi le aveva consegnato un vassoio stracolmo
con l’abbondante
colazione dei Muse.
-Perché non vai tu al
tavolo qualche
volta! – Vicky era stata leggermente acida e il biondino
dall’altra parte del
banco non aveva fatto che ridere ribattendo un semplice
-Sei di turno tu oggi cherie! E io
non
ho neppure lontanamente il tuo fascino! –
“Stronzo” era riuscita solo a pensare
lei, un altro di quelli che non fanno altro che divertirsi delle
disgrazie
altrui, ma stava già posando con attenzione le ordinazioni
davanti ai suoi
clienti “preferiti”, accolta da una serie
“grazie” e sorrisini di rito.
Sul vassoio era rimasta solo la cup
di
caffè extra large del batterista versione
bell’addormentato, chissà come
diavolo aveva passato la notte l’imbecille per ridursi ad un
simile stato
larvale
-Dom è arrivato il
caffè, ti vuoi tirare
su per favore! – Vicky guardò Matthew con
gratitudine, mentre al solito il
gruppetto di perdeva in battute cattivelle a carico del loro socio
-Grazie tesoro mi hai appena
salvato la
vita!- Che invece l’aveva ricompensata con un sorriso
assonnato e incantevole.
“Salvato la vita?” Non esageriamo! Dominic per come
la pensava lei, era
decisamente più carino e gradevole della compagnia, in tutti
i sensi.
Lei si era chinata giusto quello
che
bastava per prendere la tazza dal vassoio, cercando di ignorare gli
occhi del
biondo nella scollatura “Non dormiva l’idiota due
secondi fa’?” e….ooops
NO! NO E POI NO!
La tazza di caffè si era
rovesciata sul
vassoio e il suo contenuto colava dalla maglietta modaiola del
batterista
DIO CHE DISATRO! Pochi secondi di
stasi
prima della tempesta! Bellamy che rideva come un indemoniato con una
tonalità
così acuta da richiamare gli sguardi curiosi e divertiti di
tutto il locale e gli
altri
l’avevano seguivano a ruota. CHE IMBARAZZO!
-Ah Ah Dommy ti sei svegliato
adesso?-
-Proprio bello il nuovo art work
stampato sulla maglia! Perché non lo proponi per il
merchandising del nuovo
tour!!!-
-Ma quella maglia non era un regalo
supermodella con cui sei uscito ieri sera??! –
E Vicky? Lei se ne stava immobile,
senza
respirare, con le mani sul viso un O silenzioso
stampato sulle labbra senza riuscire bene a capacitarsi di
come era
potuto succedere un disastro simile. Prese un respiro enorme cercando
di
trovare il coraggio per fronteggiare il biondino dei MUSE. Merda!
-Scusa…scusa…io
non…io non so davvero com’è
potuto succedere…- le mani che tremavano catapultate verso i
tovaglioli di
carta al centro del tavolo, per cercare di tamponare il disastro
-No…no, non è
niente!…lascia perdere! –
Anche Dominic aveva le mani avanti e gli occhi che intimavano
chiaramente di
non toccarlo, combattuto tra l’irritazione che non riusciva
suo malgrado a
nascondere e la necessità di essere gentile ed educato.
Merda!
-Scusami io…non so
davvero…- ora era in
piedi anche lui e cercava di asciugare la maglia come meglio poteva.
Ovviamente
le disgrazie quando devono colpire colpiscono fino in fondo visto che
era la
maglia che gli aveva appena portato dalla sfilata di Philipp Plein
Sarah Keller
la modella più fotografata dell’anno, aka la
ragazza che lo aveva ridotto ad
una larva umana e i suoi amici potevano anche fare gli spiritosi a
riguardo, ma
avrebbero pagato oro per essere al suo posto!
-Lascia
stare non è nulla sul serio!
E’…è solo una maglietta….-
“certo
è solo una maglietta…” aveva pure
provato a
sorridere poco convinto, operando una sorta di training autogeno per
auto
convincersi, prima
di mormorare un
confuso – Scusate… – e dileguarsi verso
il bagno
Per Vicky a quel punto
l’umiliazione era
troppo grossa, non aveva nemmeno osato guardare in faccia nessuno dei
componenti del gruppetto che ancora ridevano senza pudore, men che meno
Bellamy, le guancie in fiamme e le mani che tremavano cercò
di ripulire velocemente
il caffè dal tavolo e dalla poltroncina e dopo essersi
scusata per la
milionesima volta, sparì alla svelta farsi rifare il
caffè del batterista, non voleva
rimanere lì un secondo di più!
Dio che figuraccia! Non le era mai
successa una cosa del genere, mai, nemmeno quando aveva 16 anni e
tremava al
pensiero di portare due bicchieri su un vassoio, di fare una figura
grossolana
come quella. Cercò di calmarsi e ripercorrere la dinamica
dell’azione…aveva sollevato
il vassoio, preso la mug, fatto un passo avanti e poi si era
sbilanciata
leggermente inciampando in qualcosa che lei non aveva visto, la gamba
del
tavolo? No non poteva essere la gamba del tavolo, in un tavolo rotondo
la gamba
sta al centro e … piuttosto la gamba di … AH! IL
BASTARDO!
-Vic che diavolo combini! Con
quelli
poi! – Jacques occhi spalancati aveva seguito preoccupato la
scena da dietro il
bancone
-Ora chi lo sente
André!? – si era
girato a dare un’occhiata all’uomo abbronzatissimo
sui quaranta che stava
andando verso di loro e che era chiaramente il responsabile del locale.
Merda!
-Bellamy mi ha fatto lo sgambetto!
– sibilò
lei ancora paonazza, occhieggiando appena il collega
-COSA??? Sei impazzita? Non puoi
accusarlo di…- ma la ragazza non era riuscita a rispondere
-Che succede qui?- Andrè
guardava
entrambi con aria interrogativa ed era lo sguardo del tribunale
dell’inquisizione. Da quando c’era lui a dirigere
il locale, non era più
ammessa la minima distrazione da parte di nessuno del personale e
lavorare
sotto pressione non faceva bene a nessuno.
-Nulla Vic ha solo rovesciato il
caffè
ad un tavolo…- Jacques solidale, aveva cercato di
minimizzare mentre la ragazza
si ricomponeva, ma il loro capo proprio in quell’istante
realizzò di quale
tavolo si trattava guardando
prima Vicky
poi i diretti interessati con aria intransigente
-Victoria con te ne parliamo dopo!
– lei
sospirò scuotendo il capo sconsolata, voleva solo prendere
una pala e
sotterrarsi, Andrè si stava già scusando con Mr.
Howard per l’accaduto
-Sei sicura ? – le chiese
Jacques
sottovoce rifacendo il caffè
Lei annuì girata di
schiena indaffarata
a fare non si sa bene cosa, non voleva proprio vedere cosa stava
succedendo a
quel tavolo.
-Sì…sono
sicura che l’ha fatto apposta
il bastardo! – questa volta l’amico non
replicò
-lo porto io il caffè!
– disse invece
con un sorrisino divertito
-Victoria questa è la
stronzata più
grossa che io abbia mai sentito per tentare di giustificarti…
-Ma…- Andrè
non lasciò parlare
-Tu hai presente chi sono quelli?
Non è
bello che gente come “quella” vada in giro a dire
che si sono trovati male nel
nostro locale perché una cameriera incapace ha rovesciato
loro il caffè
addosso!-
-Ma ti dico che non è
stata colpa mia!
Bellamy ha allungato la gamba di proposito, sono sicura che voleva fare
uno
scherzo a quell’idiota addormentato del suo batterista
e…-
-Ehrm…scusate…-
Victoria e André si
girarono contemporaneamente trovandosi davanti a sorpresa due occhietti
azzurri
e vigili.
-Posso pagare? – chiese gentilmente, la
conversazione era in francese
e lui aveva capito davvero poco a parte il suo nome, ma era chiaro che
la
ragazza era sotto accusa. Vichy si dileguò in un secondo
mettendosi a infilare
i bicchieri nella lavastoviglie, qualsiasi cosa era meglio che dover
fronteggiare lo stronzo che aveva davanti, l’umiliazione si
era tramutata in
rabbia
-No, no,no… Mr. Bellamy
siete nostri
ospiti ovviamente…mi scuso ancora per il
disagio…e la prego dica a Mr. Howard
di mandarmi il conto della lavanderia! -
“Il disagio?”
Vicky alzò gli occhi al
cielo. Le veniva da vomitare a pensarci, il suo capo era un bastardo
arrogante
e Mr. Bellamy uno sbruffone. Che schifo!
-Assolutamente no! Non è
successo nulla!
Che sarà mai una macchia di caffè su una
maglietta!! – Matt rideva sicuro di sé
-Questi sono per….- Il
dito indice e il
mento del musicista avevano indicato una traettoria ben precisa
-Victoria?!- lo
aiutò Andrè un po’ stupito e vagamente
contrariato seguendo la direzione del mento di Bellamy, il cantante in mano aveva
una banconota da
cento euro.
L’attimo di silenzio che
seguì quella
che era chiaramente la tacita ammissione di colpa della Rockstar fu
quasi
imbarazzante.
Due secondi dopo Vicky che aveva
seguito
la scena con la coda dell’occhio, si stava asciugando le mani
nel grembiule
davanti al cantante, l’autocontrollo momentaneamente messo in
archivio. Chi si
credeva di essere quello lì…
Sollevò lo sguardo
incenerita dagli
occhi più azzurri che siano mai stati creati che ora
brillavano davanti a lei
senza filtri nella luce del sole del mattino, per poi riabbassarli
subito quasi
infastidita da tanto luccicare. Che spreco inutile due occhi
così intensi su
una creatura un po’ sgraziata e così arrogante.
Tuttavia qualcosa nella retro
della sua mente le fece pensare che bastavano quelli e il modo che
aveva di
usarli per far cadere le donne di tutto il mondo ai suoi piedi, senza
nemmeno
considerare la chitarra e la voce! Un branco di cieche e
stupide…poverine!!!
-Mr. Bellamy non disturbarti,
è stato un
piacere, se me lo chiedevi gentilmente lo potevo fare anche gratis di
tirare
addosso il caffè al tuo batterista!- Chiara concisa ed
essenziale, braccia
incrociate, broncio e aria di sfida . Col suo capo avrebbe fatto i
conti dopo
era certo, ma almeno si stava prendendo la sua piccola rivincita.
Lui annuì colto di sorpresa,
scontrandosi con un enorme
paio di occhi blu. Evidentemente ne aveva di carattere la ragazzina e aveva anche un accento
inglese perfetto.
-Come vuoi! – lei se ne
stava lì rigida
ed orgogliosa così Matt aveva diplomaticamente ritirato la
banconota avvertendo
il fatto che l’aveva
presa come una
provocazione bella e buona, se non addirittura un’offesa,
forse se non ci fosse
stato il suo capo lì a guardare la scena le avrebbe chiesto
scusa e avrebbe
provato a farla ridere dell’accaduto si sentiva un filino in
colpa dopo tutto,
invece le aveva fatto l’occhiolino ridacchiando.
-Ciao Vic…a domani
allora! – per poi tornare
verso i suoi amici.
Lei lo aveva seguito con lo sguardo
tra
l’offeso e l’incredulo quel secondo in
più che aveva consentito a Matt di
girarsi ricatturare il suo sguardo a tradimento e mimare un
-Scusami… mi spiace!
– solo con le
labbra
-Cento euro di mancia e tu li hai
rifiutati!! – Sarah era letteralmente scossa dalle risate,
buttata sull’enorme
letto in ferro battuto dal copriletto di cotone a fiori provenzali
dalle
tonalità solari che sembravano quasi un tutt’uno
con la sua abbronzatura.
-Come fai a trovare la cosa
divertente? Chi
si crede di essere quello?! E’
uno
stronzetto presuntuoso che si è preso gioco di me e del suo
batterista! Non è
che essere Matt Bellamy dei Muse lo autorizzi a comportarsi come cavolo
vuole!–
Victoria short e canottiera se ne stava appoggiata alla cassettiera di
fine
800, broncio e braccia conserte e sua cugina non riusciva proprio a
smettere di
ridere
-I cento euro glieli potevi anche
fregare…giusto per il disturbo, non credo che per Bellamy
facciano la
differenza…
-Non è quello il punto!
– come faceva
Sarah a non capire che era una questione di dignità e di
principio. Erano più
legate di due sorelle, ma lei aveva sempre avuto un modo diverso di
percepire
la vita, molto più facile e leggero. Del resto quando a
vent’anni sei già una
delle modelle più pagate del Regno Unito, la prospettiva
delle cose cambia
leggermente
-Quando sei arrivata? –
aveva chiesto
cambiando discorso
-Ieri sera, ma avevo un
appuntamento! –
gli occhi Sarah scintillavano in modo malizioso
-Mmm… chi è
stavolta? Il figlio di uno
sceicco? Un magnate della finanza? No…no aspetta
l’ultimo rampollo di una
famiglia nobile in via di estinzione?! – Vicky gironzolava
per la stanza
canzonando sua cugina per l’entusiasmo con cui gli parlava di
solito del suo
“ultimo incontro” che veniva regolarmente
rimpiazzato alla svelta da qualcuno
decisamente più Cool, Vip, o semplicemente con una carta di
credito più
scintillante del platino o lo yacht più lussuoso che si
potesse immaginare.
Come risposta invece ne ebbe solo
un
sorriso enigmatico e un sospiro profondo.
-Te lo farò conoscere!
– promise con
aria un pochino sognante a cui Vic rispose alzando gli occhi al cielo.
Sua
cugina non sarebbe mai cambiata.
-La nonna
dov’è? – Passavano l’estate da
quando erano bambine nella casa della nonna paterna a Nizza e anche se ormai con i
rispettivi impegni
lavorativi non ci potevano più stare da giugno a settembre,
quello era sempre
il quartier generale delle loro vacanze.
-Ha detto che usciva per andare a
giocare
a carte… , in realtà credo avesse appuntamento
con quel signore che porta tutti
i giorni a passeggio il bassotto sul lungo mare!-
Avevano riso entrambe, la
vitalità della
nonna era sorprendente
-Sono distrutta! – Si
lamentò Vicky
gettandosi sul letto a pancia in su a fianco alla cugina
-Tua nonna è
più brillante di te ne
rendi conto?!-
-Il lavoro al Bistrot è
massacrante! E
oggi è stata una giornata da cancellare dal calendario!
– non era da lei
lamentarsi,era quasi sempre stato più un divertimento che un
lavoro, una scusa
per conoscere gente e portare a
casa qualche soldino in più, ma quell’estate la
cosa le pesava in modo
particolare e da quando
c’era Andrè a
dirigere il locale era diventato tutto più difficile.
-Vic non ti obbliga
nessuno…- la cugina
si era seduta di colpo sul letto con un’espressione e seria
mentre i capelli
folti e biondissimi le ricadevano in una cascato d’oro sulle
spalle
-Sai bene che i soldi mi
servono…le
lezioni …-
-Vic perché non vieni
all’agenzia a fare
un provino, sono sicura che ti prenderebbero, non lo devi mica fare di
lavoro,
un servizio fotografico ogni tanto, potresti evitare di sgobbare a
questo modo
e concentrarti sul resto.-
Sarah glielo aveva proposto 1000
volte,
ma non era il tipo di lavoro a cui si sentiva portata e soprattutto non
era il
tipo di vita che la attirava.
Sospirò sconsolata tanto
per far capire
alla cugina che non aveva alcuna possibilità di convincerla.
-Ok, allora usciamo e vediamo di
lasciarci alle spalle la giornataccia! – propose in risposta
l’altra.
-No sono stanca! –
Victoria si stava
lamentando di nuovo stiracchiandosi sul
letto
-Ma non puoi essere stanca ti devo
assolutamente
far conoscere D… - la ragazza si bloccò con la
mano sulla bocca, se avesse
detto a sua cugina che aveva un mezzo intrigo con Dominic Howard non
avrebbe
mai accettato di uscire con lei.
-…
volevo dire la mia nuova conquista! E poi devi pur
ricominciare ad avere
una vita “normale”…sono passati sei
mesi…- si corresse velocemente
-Gesù Sarah!!! Non ne
voglio più parlare
ti prego! – L’argomento tabù non andava
minimamente citato, poteva solo
peggiorare le cose. Cercò di spostare velocemente il
discorso anche se aveva
già lo stomaco stretto dall’ansia, aveva tutti
addosso, tutti che le facevano
pressione, per il suo bene certo, ma lei voleva solo essere lasciata in
pace.
-Non dirmi che lo conosco il tuo
Mr.X ?
- aveva replicato colta da un dubbio improvviso
-Lo vedrai! Una sorpresa!!
– Sarah
improvvisamente era un uragano, si era messa a frugare freneticamente
nel
trolley aperto in un angolo sotto gli occhi curiosi della cugina
-E poi… - disse
scaravoltandone quasi
tutto il contenuto in terra con poca cura – Ti ho portato
questo! – in mano
aveva un vestito rosso da favola e sul viso un sorriso da far perdere i
sensi
ad un santo.
Vic si rianimò quasi di
colpo con la
stoffa morbida e preziosa dell’abito tra le mani
-Stai scherzando! Io non posso
mettermi
questo vestito, dove l’hai preso? – la ragazza era
semisvenuta solo a guardare
la firma impressa sull’etichetta, ma era già
davanti allo specchio a vedere che
impressione poteva fare solo drappeggiandoselo addosso.
-Naaa, ricordo
dell’ultima sfilata e poi
ti sta sicuramente meglio che a me,
sono
troppo alta e troppo grassa per quell’abito! – il
concetto di grassa di sua
cugina poteva fare la differenza tra la 38 e la 40 ovvio.
-Posso almeno sapere dove andiamo?
–
Chiese quasi ingenuamente improvvisamente allettata dall’idea
di uscire, magari
poteva annegare i suoi dispiaceri in una dose di alcol terapeutico.
-Ad una festa a casa del mio
strepitoso
ragazzo!!! – Già, “la festa del suo
strepitoso nuovo ragazzo!” per Sarah era
sempre tutto dato per scontato.
La proprietà davanti a
cui le aveva
appena scaricate il taxi, non era esattamente l’immenso
villone extralusso che si aspettava
Victoria, ma era
pur sempre una villa di tutto rispetto e le auto parcheggiate nel
piazzale
antistante davano un’idea del portafoglio degli invitati.
-Wow! –
esclamò dando un’occhiata alla
location davvero mozzafiato a strapiombo sul mare, seminascosta da
ulivi e pini
marittimi.
- Si tratta bene il tuo amichetto!-
Sarah
sorrise con un alzata di spalle,
lasciando la mancia all’autista, il fatto che la cugina
apprezzasse la
tranquillizzava un pochino.
Vicky intanto si guadava intorno
leggermente a disagio, non era assolutamente il tipo di feste che era
abituata
a frequentare e qualcosa nella sua mente continuava a suggerirle che
sarebbe
stato più saggio rifiutarsi di accompagnare la cugina.
Davanti all’ingresso
c’erano due ragazze, bionde e perfette che
sembravano appena uscite da una rivista di moda, short di
jeans e
svolazzanti camicioni a fiori molto peace & love, impegnate a
distribuire
sorrisi e coroncine
di fiori da mettere
sul capo a tutti gli ospiti. Anche sua cugina sembrava appena uscita
dalle
pagine di uno dei giornali per cui si faceva fotografare,
l’abito color cipria
armonizzava totalmente col suo incarnato, le scivolava morbido fino ai
piedi
con la schiena completamente nuda, i capelli sciolti
avevano un che di studiatamente selvaggio, i
sandali rasoterra dai listini dorati si intravedevano appena ad ogni
passo e la
coroncina di fiori la faceva sembrare quasi una dea. Per non parlare
del trucco
perfetto e delle ciglia lunghissime.
Lei
non poteva competere neanche con il Versace rosso addosso, Afrodite e
il brutto
anatroccolo. Si chiese
per la
milionesima volta in cinque minuti perché diavolo si era
lasciata convincere ad
accompagnarla? Ah si doveva assolutamente conoscere Mr. X. A dir la
verità ne
avrebbe fatto volentieri a meno se non fosse stato per non deludere
l’entusiasmo debordante di Sarah, questa volta doveva essere
davvero un tipo
speciale.
Eccole lì sullo spiazzo
antistante la
piscina dove il party era in pieno svolgimento, in un angolo il DJ
mandava musica
lounge di tendenza del momento, così come
gli outfit degli ospiti, e le candele accese si sprecavano.
-Allora dov’è
il padrone di casa? –
Vicky continuava a guardasi attorno tra il curioso e lo spaesato
tenendo con un
piede il tempo della musica ad un volume gradevolmente accettabile.
-Non lo so..ora lo chiamo..
– la
biondissima modella stava ancora facendo una scansione panoramica dei
dintorni
per cercare di individuare il suo misterioso ragazzo, giusto il tempo
di
estrarre il telefono dalla borsettina, manco a dirlo, dorata
che aveva al polso e selezionare il
contatto giusto.
Victoria
sperò di essersi sbagliata vivamente quando vide un ragazzo
biondo che stava
chiacchierando appoggiato al bar allestito in un furgoncino colorato
stile vecchia
Cuba, infilare la mano nella tasca posteriore dei pantaloni per
rispondere.
Il panico la assalì nel
preciso momento
in cui lui si girò, alzo la mano in modo speculare a Sarah
per farsi
individuare e si incamminò nella loro direzione, maglia nera
e pantaloni
attillatissimi rischiarati dal sorriso più luminoso che lei
avesse mai visto.
-Sei impazzita! Cosa ti
è saltato in
mente!– sibilò alla cugina che invece esibiva una
soddisfattissima faccia da
poker
-Dopo quello che è
successo oggi mi
porti qui! – ci doveva essere il sistema per sparire, il
teletrasporto di Star
Treck, il Tardis del Doctor Who, poteva trasformarsi in Susan la donna
invisibile
in 2 secondi, sarebbe andata bene anche la classicissima pala per fare
un buco
e sotterrarsi in mancanza di mezzi più tecnologici, ma no il
dannato batterista
dei Muse si stava avvicinando e lei non aveva scampo.
-Vic smettila e prova a fare la
donna di
mondo per una sera! Dom è adorabile, stai tranquilla?-
Che Dominic fosse adorabile ne
aveva
avuto la certezza anche lei dal primo secondo che era entrato al
Bistrot fino a
10 secondi prima, perché in quel momento non era
più sicura di nulla e poi
volendo sottilizzare doveva fare la donna di mondo?
Non il suo di sicuro
-Ciao Tesoro! – il bacio
che si erano
scambiati i due poteva essere durato dai quattro ai cinque secondi, ma
aveva
completamente destabilizzato Victoria pronta a giurare che Dom si
sarebbe
divorato sua cugina in un solo boccone! Portarsi via così
tutto il rossetto ad
inizio serata era a dir poco seccante, lei si sarebbe irritata di
sicuro si era
detta così…
per trovare delle scuse, in
realtà era rimasta a bocca aperta per lo shock, scosse il
capo leggermente
quasi a negare quello che aveva appena visto, perché era
sicuramente illegale
baciare qualcuno a quel modo!
Doveva trovare il sistema di
andarsene
prima che succedesse l’irreparabile che in quel momento
significava incontrare
Matthew Bellamy.
-Mi sei mancata! –
Tze…sul serio da
quanto non si vedevano quelli? Dieci ore forse. La cosa cominciava ad
innervosirla, anche perché lei pareva inesistente e per un
secondo si era
illusa che magari tutte le preghiere
degli ultimi minuti avessero funzionato, ma no…
Proprio in quel momento Sarah si
girò e
senza staccare la mano da quella del batterista disse semplicemente
-Dominic lei è Victoria
il mio più uno,
oltre che la mia più cara amica! – E lei era
irrimediabilmente fottuta!
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