Peluche

di Elektrabit
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Delle luci dai colori caldi si susseguivano all'interno delle mie palpebre, come quando si fissa il sole per troppo tempo e si chiudono gli occhi di scatto. Grugnì infastidita da quella luce anomala, schiusi leggermente gli occhi sbattendo più volte le ciglia per mettere a fuoco l'ambiente circostante, avevo lasciato le stramaledette persiane aperte la sera prima. Mi voltai verso il comodino afferrando il cellulare, erano le quattro e trenta del mattino. "Uccidetemi qui e ora" implorai. Mi lasciai andare sul letto, intontita dal sonno, strizzai gli occhi infastidita, per qualche attimo rimasi a fissare le travi del soffitto poi sbuffando mi gettai ancor più sotto le coperte infilando la testa sotto al cuscino nella vana speranza di non uscire mai da quel morbido tepore. Alle 6 la sveglia mi buttò fuori dal letto, in senso letterale visto che ruzzolai disordinatamente giù dalle coperte rischiando l'osso del collo. "Merda" biascicai a denti stretti, mi rialzai dolorante, mi infilai gli occhiali e mi diressi al bagno. "fantastico inizio scuola eh perdente" pensai fra me e me, quello in effetti sarebbe stato il primo giorno della mia terza liceo, nuova classe, nuove materie, stessa merda. Mi sciacquai la faccia, l'acqua gelida mi pungeva la pelle, provai ad alzare lo sguardo verso lo specchio, una smorfia mi si dipinse sul viso, i miei occhi quel giorno erano scuri e gonfi , i capelli corti sparati in aria e la pelle di un orribile color verdognolo "ma come siamo carine" biascicai allo specchio. Afferrai lo spazzolino, la fastidiosa fessura in mezzo ai miei denti non se ne era andata nonostante i molti anni di apparecchio, spazzolai velocemente, tornai in camera senza essermi pettinata i capelli, non ne avevo voglia, recuperai un magliettone dei nirvana e me lo infilai sopra l'intimo, mi misi dei jeans larghi da uomo e delle vans blu scuro stracciatissime, infilai le stringhe sotto ai piedi invece che allacciarle. Andai in cucina e aprii il frigor, vuoto, "merda" mimai con le labbra, non avevo fatto la spesa, guardai l'orologio da parete, "MERDA" stavolta urlai, afferrai di striscio la cartella e le chiavi, aprii la porta e mi gettai giù dalla scalinata. Corsi fino alla pensilina dell'autobus, lo vidi partire davanti ai miei occhi " fantastico" pensai "e adesso?" mi guardai in giro, niente auto, il prossimo pullman sarebbe passato dopo due ore, mi accovacciai sul marciapiede mettendomi le mani fra le ciocche blu elettrico "che giornata di merda" bisbigliai a mezza voce. Sentii un rombo sordo, poi come un rumore di ruote che stridono sull'asfalto, tesi le orecchie incuriosita ma non alzai il viso dalle ginocchia, un ombra scura bloccava la luce del sole che fino ad un attimo prima mi illuminava la pelle."hey dolcezza, serve un passaggio?" alzai lo sguardo "dolcezza?" dissi corrucciata, un ragazzo in moto si parava davanti a me, aveva il casco e non riuscivo a vedere il suo volto "dove devi andare?"..




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