Relative Red
"Il tuo è un rosso relativo,
Senza macchia d'amore, ma adesso
Canterà dentro di te
Per la gran solitudine e..."
(Rosso Relativo-Tiziano Ferro)
Era sempre stato così. Due anime opposte attratte inesorabilmente l'una dall'altra.
Ancora
Rossella non si spiegava come poteva esser accaduto, ma si era trovata
dentro
questo vortice prima che se accorgesse. Era avventuto così in
fretta...
troppo in fretta per lei, così abituata a ponderare ogni
decisione, a
organizzarsi sempre. In passato le sue poche relazioni erano sempre
ordinate, ragionate, tutte contenute entro certi limiti. Non le
sfuggiva nulla, non riusciva ad uscire dagli schemi che s'imponeva.
Ecco perchè non duravano a lungo. Ecco perchè, pian
piano, nessuno più le si avvicinava. Forse per questo che
inizialmente era attratta da Max. Freddo e
calcolatore come lei. Si era identificata troppo in lui, confondendosi
con lui, tanto da fare
suo l'odio dello scienziato per Ivan. Ma l'odio pian piano aveva
cambiato natura. Soprattutto dopo gli eventi che avevano coinvolto i
due leggendari di Hoenn e i due Team si erano avvicinati. L'odio
si
trasformò in una furiosa passione, per poi diventare qualcosa
che Rossella non riusciva più a controllare. E
la Magmatenente scoprì che finora aveva provato soltanto
qualcosa di
blando che non si poteva neanche paragonare a quello che provava ora.
Ivan era entrato nella sua vita in modo violento, con dei modi di fare
tutti suoi. Quella nuova emozione esplodeva così, senza
preavviso, forte
e affascinante come tutte le cose ignote, intrappolandola in una catena
di eventi che sfuggirono dal suo controllo. All'inizio oppose
resistenza, cercò di ragionare, razionalizzando ciò che
le accadeva.
Ma, alla fine vi aveva rinunciato, lasciandosi andare per una volta. Era cominciato in modo così normale...
La mezzanotte scoccò nella Base Magma. Rossella sospirò
stanca, togliendo per un attimo le mani dalla tastiera del PC. Erano
passate già così tante ore? Si stropicciò gli
occhi, dormiva sempre poco. Solo che finchè non finiva una cosa
non riusciva ad addormentarsi. Guardò la relazione su cui stava
lavorando, le mancava ancora un pezzo, ma una breve uscita non le
avrebbe fatto male. Si alzò e si diede un'occhiata allo
specchio: il volto tradiva una certa stanchezza e aveva ancora indosso
la divisa Magma, fatta eccezione per i guanti. Non poteva far tanto
freddo fuori, era appena iniziata l'estate. Andava bene così,
dopotutto. Uscì fuori dalla base senza far rumore, per poi
liberare la sua Crobat e volare verso Selcepoli. Quella città
portuale l'attraeva in modo insolito, anche se lei non amava le
città di mare. Ma quella aveva il suo fascino. Crobat
atterrò silenziosamente vicino al faro per poi essere di nuovo
ritirato nella sua Pokèball. Lì vicino c'era un bar
chiamato proprio "Il Faro", Rossella ormai era una cliente abituale e
accadeva spesso che di notte andasse lì per prendersi una
bevanda calda, e quella sera non fece eccezione. Il piccolo locale
già ospitava una decina di persone che chiacchieravano, ma
nessuna si voltò verso la Magmatenente. Ormai si erano tutti
abituati a lei.
"Ehy, Rossy, chi si rivede!" la salutò Jon, il ragazzo che faceva il turno di notte al bancone.
"Ciao Jon, sempre il turno notturno?". Il ragazzo fece spallucce, aveva
sì e no vent'anni anni. Era un tipo magro e alto, con due
capelli nerissimi come gli occhi.
"Ormai mi sono abituato, e poi conosco già molti clienti
nottambuli, tra cui te. Mi dispiacerebbe perdere tutte le conoscenze
ora. Ti faccio il solito?"
Rossella annuì sorridendogli, per poi andarsi a sedere in un
tavolino in fondo al locale. Era il suo posto preferito, di lato c'era
un'ampia finestra che dava sul mare. Era sempre uno bello spettacolo
vedere il tramonto da lì. A quell'ora, però, non si
vedeva gran che, se non le stelle nel cielo. La luna non c'era. Jon
stava preparando la cioccolata calda che tanto le piaceva, quando
entrò qualcun altro nel bar. Lei non si voltò a guardare,
tanto era il solito nuovo sconosciuto, e lei non era proprio in vena di
fare conoscenza. Sentì Jon prendere la sua ordinazione per poi
servirle la sua bevanda.
"Rossella, c'è qualcuno che conosci" le sussurrò malizioso Jon.
"Penso che voglia sedersi qui con te. Va bene?".
Non amava molto la compagnia, ma annuì più che altro per
la curiosità. Jon si avviò verso lo sconosciuto dandogli
la riposta. Rossella aveva già cominciato a bere la cioccolata
calda, le dava così energia... non ne poteva fare a meno.
"Non pensavo di trovarti qui a quest'ora".
La Magmatenente sgranò gli occhi e per poco non si
strozzò con la bibita, altro che sconosciuto. Aveva riconosciuto
la voce, guardò torva Ivan che si era seduto davanti a lei. Lui
le sorrideva caldamente, come se non fossero mai stati rivali. A
differenza della donna il Capo Idro non indossava la divisa,
bensì una leggera camicietta bianca leggermente sbottonata sul
petto, da sotto il tavolino s'intravedeva un paio di pantaloncini di un
azzurro sbiadito. La bandana che tratteneva i capelli marrone scuro non
c'era più, dando all'uomo un aspetto selvaggio. Quei capelli
erano sempre in disordine, come la barba che si era fatto crescere.
"Perchè sei venuto qui da me?" chiese sospettosa. Lui fece spallucce.
"Per farmi una chiacchierata, sei l'unica persona che conosco" gli
rispose, continuando a fissarla con quegli occhi neri. Rossella si
sentì a disagio, come ogni volta che lui la guardava così.
"Capisco..." mormorò alla fine, prendendo il cucchiaio e
rimescolando senza motivo la sua cioccolata. Parlare con Ivan? E di che
cosa? E poi a quell'ora? Di che cosa potevano parlare? Si girò
per fulminare Jon con lo sguardo, ma il giovane gli sorrise, facendole
cenni incoraggianti. Chissà che idee si stava facendo in quel
momento.
"Che ci fai in piedi a quest'ora?"
"Bhè, non prendevo sonno, ho deciso di venire qui a farmi una bella nuotata".
"Di notte?". Rossella lo guardò, incredula.
"Sì, che c'è di male?". Per Ivan, sembrava la cosa più normale del mondo.
"Vuoi unirti a me?"
"No, grazie" gli rispose bruscamente lei. Già sopportarlo fuori dall'acqua era tanto per lei.
"Peccato, è una bella esperienza..." disse assorto Ivan,
guardando fuori dalla finestra. Rossella continuò a guardarlo
per un pò, poi decise di chiedergli qualcos'altro.
"Com'è che sei venuto proprio qui?". Qualcosa le diceva che non
era una coincidenza. Ivan sorrise appena, continuando a guardare fuori.
"Il tuo amico, quello al bancone, una notte mi ha raccontato di te. Non
vengo spesso a questo bar, di solito quando non ho nulla da fare e
voglio rilassarmi vado ad Algheropoli. Ma da quando lui mi disse che tu
venivi molte volte qui, quando ne ho voglia vengo sempre qua, magari ho
fortuna e t'incontro".
Ecco, appunto. Rossella non sapeva se sentirsi in collera per Jon che
gli aveva detto tutto e con Ivan che cercava d'incontrarla o se
sentirsi lusingata.
"Perchè mi cercavi? Siamo rivali..." gli chiese confusa.
"Oh, non più, dopo gli eventi con i leggendari penso che non
valga più la pena di esser nemici, non credi?" le rispose
divertito.
"Sai, penso che ci farà bene conoscerci meglio".
"Pensi veramente che io voglia conoscere un tipo come te?". Ecco, l'irritazione stava di nuovo crescendo.
"Secondo me sì. Penso che potrebbe essere utili a entrambi.
Allora, ci stai?". Le allungò una mano.
"Non mi fido di te. Cosa vuoi?". La prudenza non era mai troppa.
Scrutò sospettosa l'ex rivale, che intanto aveva ritirato la
mano con fare sconsolato. Ivan dopotutto non era Max, era un tipo
più semplice e prevedibile. Il sospetto della magmosa era che
lui poteva usarla per ottenere chissà quali informazioni sul suo
Team. Ma più ci pensava, più qualcosa non le tornava. Se
voleva avere qualcosa che con i metodi normali non poteva ottenere Ivan
avrebbe usato la violenza, non era nel suo carattere usare l'inganno. A
ragionare non era veloce come Max, quindi sfruttava la sua forza
fisica. In ultima analisi, se voleva qualcosa da Rossella l'avrebbe
semplicemente minacciata. Invece Ivan in quel momento aveva un aspetto
tutt'altro minaccioso, sembrava semplicemente stanco.
"Voglio solo fare amicizia. Solo questo. Ma se non vuoi...".
Si
alzò, lasciando la tazzina del caffè vuota sul tavolo.
Jon lo guardò allontanarsi, per poi rivolgere uno sguardo
interrogativo a Rossella. Lei scuotè la testa, per poi uscire
anche lei. Doveva tornare alla base. Mentre usciva, scorse con la coda
dell'occhio Ivan spogliarsi sul bagnasciuga e tuffarsi tra le onde. Suo malgrado, Rossella sorrise.
Passò una settimana da quell'incontro notturno, e Rossella
finì per dimenticarsene. Lavorava come al solito, con efficenza
e metodo. A volte Max le chiedeva un aiuto per una ricerca al posto di
Ottavio, che si occupava d'altro. Per lei era sempre una gioia lavorare
vicino a lui, le trasmetteva sempre un senso di benessere e sicurezza.
Quei momenti assieme a lui erano sempre i migliori, sembrava che
per un momento il tempo si fermasse insieme a tutto il resto,
lasciando soli i due magmosi. Max non sembrava far caso a nulla, ma
per la tenente andava bene così. Un giorno se ne sarebbe
accorto. Forse.
Uno di quei giorni Rossella uscì dall'ufficio di Max di
buonumore, le aveva chiesto di aiutarlo in una ricerca sulle dorsali
oceaniche particolarmente difficile. Ci avevano messo quasi tutta la
mattinata, ma alla fine avevano raggiunto i risultati sperati. Max era
soddisfatto, e Rossella era al settimo cielo. Finchè non
incontrò Ottavio davanti al ufficio della tenente. Il collega
aveva un'espressione strana in viso, aveva quel sorriso inquietante che
gli compariva quando scopriva qualcosa d'importante.
"Ottavio... cosa c'è?" gli chiese, a disagio.
"Una recluta ha portato qualcosa nel tuo ufficio, dicendo che era un
regalo per te da parte di qualcuno che conosci" rispose ridacchiando.
Aveva una risata strana.
Un regalo? Rossella si chiese cos'era e chi poteva averglielo mandato.
Da anni non aveva più un compagno e nessuno si era avvicinato a
lei se non come collega. Neanche come amico. Era da tempo che non
riceveva qualcosa.
I pochi compagni che aveva avuto si erano rapidamente stancati di lei,
sempre così rigida e organizzata, programmava tutto. Non
improvvisava mai niente, e la noia ben preso stroncava la relazione. A
lei andava bene: non voleva cambiare. E non le piacevano i cambiamenti
improvvisi, i fuori programma. Entrò nella sua stanza che
fungeva anche da ufficio. Vicino al computer spento c'era un pacco di
medie dimensioni. La forma assomigliava a quella di una scatola da
scarpe. Si chiuse la porta alle spalle, prese il pacco e si sedette sul
letto con il regalo in grembo. Cominciò a scartarlo piano, senza
rovinare troppo la carta. Aprì la scatola e spalancò gli
occhi
per la sorpresa. C'era un rametto di Gracidee appena fiorite. Sarebbe
bastato solo un vasetto con della terra e un pò d'acqua, e
avrebbe messo radici. La donna posò delicatamente il ramo sulla
scrivania, i fiori avevano i petali colorati di una delicata sfumatura
viola. Si chiese chi poteva averle regalato una cosa simile. Max non
era il tipo per queste cose, anche se Rossella non le sarebbe
dispiaciuto un regalo da parte sua. Ottavio? Che motivo aveva per farle
una cosa simile? Forse per affetto? Scosse la testa, le Gracidee non
erano facili da reperire a Hoenn, bisognava ordinarle da Sinnoh. Erano
costose, e la colorazione viola era molto rara. Controllò la
scatola e la carta che lo avvolgeva, c'era solo un piccolo biglietto
anonimo con su scritto il suo nome con una grafia disordinata insieme
a un volantino. Rossella era certa di aver visto quel modo di scrivere
da qualche parte, le pareva familiare, ma non ricordava dove nè
tantomento di chi fosse. Poi prese il volantino sperando di scoprire
qualcosa di più. Era l'invito di un locale vicino Ciclaminopoli,
ìsul percorso 117. Rossella lo aveva sentito nominare, era un
buon ristorante.
Dopo una certa ora il personale spostava i tavoli per liberare la sala
di ballo. Ogni settimana si cambiava genere di musica. La ragazza
però non sapeva che tema avessero deciso per quei sette giorni,
sul volantino non c'era scritto. Odiava non sapere le cose,
soprattutto quando non ci poteva fare niente. Rossella girò il
foglietto, il retro era bianco tranne che per un angolino, che era
stato scritto. C'era solo un numero con vicino un fiore stilizzato. La
grafia era la stessa del biglietto con il suo nome, pareva che il
mittente volesse incontrarla lì in quel locale. Rossella aveva
dei seri dubbi sull'identitàsul suo improvviso ammiratore, ma
sapeva già che poi, nonostante i dubbi, sarebbe andata.
Guardò ancora una volta il numero, la data e l'orario indicavano
la sera dopo.
Sospirando, ripose il biglietto sulla scrivania e andò a prendere un vaso, dell'acqua e un pò di terra.
Odore di fresco e di erba bagnata. Dopo gli acquazzoni nei Percorsi di Hoenn si levava sempre quell'odore pungente di... natura.
Rossella era uscita poco dopo la fine della pioggia vestita in modo
semplice: aveva sostituito la minigonna della divisa con una
più lunga di seta nera con un l'orlo leggermente diagonale,
aveva abbinato anche una maglietta dello stesso colore attillata e con
una piccola spaccatura che lasciava intravedere il petto. Il completo
le era stato regalato qualche mese fa da Ottavio, che a differenza di
Max si era ricordato del suo compleanno. Il Capo le aveva solo
mormorato un lapidario "auguri" la mattina dopo.
L'unica cosa che si era portata era una borsa rosso scuro a tracolla
con dentro la sua squadra Pokèmon, il NaviTalk e un pò di
soldi. Se al risistemò sulle spalle per poi avviarsi sul
Percorso 117.
Mano a mano che si avvicinava al locale sentiva una musica farsi sempre
più forte. Le inconfondibili note di "La noyee" di Tiersen
invadevano l'aria fresca di quella sera.
Arrivò al locale perfettamente in orario. Davanti all'entrata
erano ammassati numerosi ragazzi in attesa di entrare, Rossella era
sinceramente stupita da ciò. Aveva ormai capito che il tema
della settimana era la musica classica di autori contemporanei. Le
composizioni di Tiersen ne erano la conferma.
Fece per entrare dentro al locale rispettando la fila quando
notò chi controllava il flusso. Appena vide la sagoma gigantesca
di Alan sgranò gli occhi per la sorpresa e fece per andarsene
quando anche l'Idrotenente si accorse di lei.
"Ehi, Rossella! Anche tu qui!"
Rossella si immobilizzò, pentendosi di essere venuta. Lentamente
si girò per poi avvicinarsi all'idrofilo. Nella gerarchia dei
Team, lui e lei erano sullo stesso piano mentre Ottavio e Ada erano i
due vice.
"Alan... salve..."
riuscì a mormorare, cercando di mascherare l'imbarazzo. Si erano
odiati per molto tempo, ma sembrava che Alan non voleva farci caso. Era
un tipo allegro e gioviale nonostante l'aspetto minaccioso.
"Allora Rossy, come mai sei qui? Non mi aspettavo che venissi al nostro evento"
"Al vostro... evento?". Rossella era confusa. Un evento del Team Idro?
"Sì, certo. Da quando Kyogre e
Groudon sono stati domati il capo ha deciso di evitare l'inquinamento
dei mari in modi meno drastici. Quindi ha pensato di fare qualcosa
anche qui. Sai com'è fatto, ogni cosa che è possibile
fare lui la fa. Anzi, riesce a fare anche cose impossibili, se si mette
in testa che possono riuscire".
Rossella lo sapeva. Riconosceva la forza di volontà di Ivan,
anche se non apprezzava tutto il resto. Sapendo che c'era anche lui
lì, anzi, che era l'organizzatore dell'evento gli fece passare
la voglia di entrare. Ma voleva incontrare chi le aveva mandato le
Gracidee a tutti i costi.
Ma che avrebbe fatto dopo? Rossella non ci aveva pensato. Cosa strana
per lei, che pianificava tutto. Ma ci avrebbe pensato dopo.
"Comunque sia, hai il biglietto di entrata?" chese annoiato Alan, come se avesse ripetuto quella frase migliaia di volte.
"Biglietto...? Intendi questo?"
disse lei, tirando fuori il volantino dalla borsa. Alan lo
guardò distrattamente, ma assunse un'espressione sorpresa quando
guardò sul retro dove vi era l'orario e il fiore disegnato.
"Va tutto bene?"
"Bhè... Rossella come lo hai avuto? Se permetto..."
"Qualcuno mi ha inviato un pacco con
dentro un ramo di Gracidee viola e questo volantino. Non so chi me l'ha
recapitato, ho intenzione di scoprirlo".
Alan tornò a guardare il retro del biglietto con un'espressione divertita.
"Ecco spiegato tutto... Bhè,
conosco il tipo e sono sicuro che all'inizio lo odierai. Ma cerca di
essere aperta con lui. Non ci sa fare con le donne, ma non è cattivo come sembra" le disse, ridandole il biglietto.
Rossella non aggiunse altro, dalle informazioni del tenente aveva
capito che era una recluta Idro. Mentre entrava, riflettè sulla
cosa. Una recluta del Team suo rivale che cerca di avvicinarla?
Le reclute Idro sanno essere dannatamente coraggiose. Dopo che i due
Team deposero le rivalità e i rancori le reclute Idro e Magma
hanno iniziato a riunirsi, libere.
Solo qualche giorno prima aveva visto sulla spiaggia di Porto
Algheropoli una giovane coppia abbracciata. Ancora avevano le divise,
avevano così fretta di riunirsi che non si erano neanche
cambiati. La ragazza era una recluta Magma, mentre il suo lui era un
robusto giovane del Team Idro. Erano così teneri che Rossella
decise di non intromettersi. Per un attimo immaginò lei e Max
nella stessa situazione. Ma la lasciò perdere subito, Max se
provava affetto non lo dimostrava quasi mai. Non si faceva toccare da
nessuno...
Presa per quei pensieri Rossella entrò nel locale e
lasciò vagare lo sguardo, in cerca di qualcuno che non
conosceva. Il locale era in penombra, illuminato solo dalle fioche e
colorate luci al neon. I tavoli erano già ammassati in fondo
alla sala in modo che chi ballava e chi mangiava poteva farlo
tranquillamente senza disturbare gli altri.
I tavoli erano illuminati solamente da candele bianche poste su dei candelabri simili agli Chandelure.
Fece qualche passo in avanti, sperando che la recluta che aveva cercato
di contattarla la riconoscesse immediatamente. Avrebbero fatto
conoscenza, ma Rossella non era interessata ad alcuna relazione, se era
questo che il ragazzo voleva. Magari potevano diventare amici, ma nulla
di più. Rossella non si sentiva molto adatta a intraprendere una
storia con un idrofilo, Max poteva prenderla malissimo. Inoltre era
molto diversa dalle reclute Idro, soprattutto caratterialmente. Si
sarebbe stufato anche lui, Rossella non sopportava perder tempo in una
cosa persa in partenza.
"Ehi Rossella!!"
La Magmatenente trasalì. Quella voce. Si girò lentamente
verso verso l'ultima persona che voleva vedere quella sera. Ivan si
avvicinava a lei con fare allegro, quasi come se non fossero mai stati
rivali.
Era vestito normalmente: leggera maglietta azzurra di cotone e jeans
blu scuro. Rossella ammise a malincuore che, senza la divisa, era
davvero un tipo affascinante.
"Ivan" disse rigidamente.
"E' bello rivederti! Ero sicuro che avresti accettato l'invito"
"Invito? Cosa... Lo sai? Sai quale recluta me l'ha mandato. Sono sicura che è uno del tuo Team!".
Nell'ultima frase c'era una leggera irritazione, se Ivan lo sapeva
doveva aver spronato lui la recluta. Poteva darsi che era
più timida di quanto pensasse... o forse...
Un'orribile sospetto s'insinuò nella sua mente, tentò di scacciarlo ma inutilmente.
"E' del mio Team, certo. Ma non è una recluta.E sai che Alan e Ada sono molto più diretti" disse Ivan sorridendo.
Il sospetto era stato confermato. Rossella lo guardò allibita.
"Me... lo hai mandato tu!" riuscì a mormorare, troppo sorpresa per dire altro.
"Certo! E chi altri? Le mie reclute ti
vedono come una persona troppo lontana e irraggiungibile per loro. So
che ti piacciono questo genere di cose, e poi questa settimana hanno un
bel tema"
Ecco di chi era quella grafia disordinata. Ecco chi le aveva regalato
il ramo di Gracidee. La sfacciataggine di Ivan non aveva limiti.
Stava per arrabbiarsi con lui, se non fosse che aveva centrato in pieno
i suoi gusti. Adorava le Gracidee per il il loro significato come
adorava la musica classica.
"Ivan, perchè hai fatto tutto ciò?" gli chiese semplicemente cercando di ragionare.
"Mi sembrava una cosa carina da fare"
rispose lui. Rossella lo fissò scettica. Solo questo? No, c'era
anche qualcos'altro. Non era possibile che dopo tanto rancore lui le
inviasse dei fiori e un invito al locale solo perchè è una cosa carina da fare. C'era sotto qualcosa.
"Ma se non ti va non sarò io a trattenerti, mi dispiace averti disturbata" aggiunse in tono di scusa per poi voltarsi per separarsi da lei.
"No aspetta...". Rossella
agì d'impulso, scattò in avanti per afferrargli il polso
per trattenerlo. Per spiegarsi. Non voleva andarsene, era solo
irritata. Ma Ivan non le diede tempo di pronunciare nemmeno una parola.
Con un'ampio gesto del braccio si voltò prendendole la mano e
passando l'altro sul suo fianco stringendola appena a sè.
Rossella, confusa dalla rapidità degli eventi, arrossì di
colpo. Ora il suo viso era così vicino a quello dell'idrofilo
che quasi sentiva il suo respiro sulla pelle.
"Hai deciso di rimanere, quindi... posso chiedere anche un ballo?"
"Ivan, stai esagerando. Tu non sai ballare." disse Rossella, lasciandosi sfuggire una risatina.
"Almeno ci provo" mormorò sorridendole appena prima di lanciarsi sulla pista.
Ada osservava il locale dal suo tavolo all'angolo. Era seduta in
maniera scomposta, con i piedi sul tavolo e le braccia dietro la testa.
Il suo compito consisteva nel controllare la situazione generale.
Capitava a volte che un litigio fra clienti sfociasse in una rissa, e
ciò non doveva accadere quella serata. Ma c'erano quei due che
la distraevano dal suo compito.
Tra una bevuta e un'altra Ada lanciava brevi occhiate a Ivan e
Rossella. Ivan aveva trovato il coraggio di invitarla a scendere in
pista anche se lui, in fatto di danza, aveva la grazia di un
Mamoswine in calore. E invece...
Rossella in un primo momento sembrava adirata con lui, ma ala fine si
era lasciata trascinare. Secondo Ada era troppo precisetta. Stare un
pò con Ivan le avrebbe fatto più che bene. Vederli ora
abbracciati così, cercando di muovere qualche passo senza
pestarsi i piedi l'un l'altra era quasi divertente, sembravano due
amici normali che cercanoi solamente di divertirsi.
J'y Suis Jamais Alle fece posto a La noyee, e Ivan decise di prendere
in mano la situazione. Abbandonò la rigidità che lo aveva
attanagliato per recuperare la sua proverbiale spensieratezza. Prese le
mani di Rossella e si abbandonò a passi semplici ma allegri.
Rossella, stupita ancora una volta, si lasciò trasportare
ridendo.
Era bello sentirla ridere così di gusto. Ada si rese conto che
era la prima volta che sentiva la sua risata. Si chiese improvvisamente
se Rossella fino a quel momento, aveva riso in modo sincero.
La noyee. La Valse d'Amelìe. E... e poi Rossella non riconobbe
più i titoli delle composizioni. Sapeva che gli interpreti da
Tiersen si erano spostati su autori classici, nient'altro. Era tutta
sudata a causa del ballo con Ivan, non si aspettava tutta quell'energia da parte sua, non in quel momento.
In quel momento stava sorseggiando un thè freddo, aveva una sete terribile.
All'inizio aveva pensato di superarlo anche nel ballo, ben sapendo che
l'idrofilo sicuramente stava bluffando e avrebbe fatto una figuraccia.
Per i primi trenta secondi infatti era rigido come una scopa, poi
successe una cosa inaspettata. Mandò a quel paese la compostezza
e si lasciò adnare a passi semplici ma allegri, spensierati.
Rossella, stupita, non potè fare altro che lasciarsi trascinare.
Giravolte, si avvicinavano per poi allontanarsi, il tutto in una
ordinata frenesia che la donna, prima di allora, aveva cercato di
starne lontana. Si ritrovò a ridere con Ivan, non sapeva neanche
quando aveva cominciato a farlo, sapeva solo che lo stava facendo.
Da quanto non rideva così di gusto?
Era stata una sensazione nuova, liberatoria, piacevole. Rossella
alzò gli occhi dal suo bicchiere ormai vuoto, alla ricerca di
Ivan. Si era separato da lei per parlare con Ada, forse questioni di
lavoro.
Il volume della musica si era alzato e il locale era sempre più
affollato. La ragazza aveva intenzione di tornare alla base, Max si era
insospettito quando l'aveva vista sgattaiolare fuori dalla base vestita
in quel modo. Ivan non era poi così male, ma rimaneva comunque
il loro rivale.
Lo intravide in un angolo a parlottare animatamente con Ada. Dal loro
gesticolare pareva che Ada cercasse di convincerlo a fare una cosa che
lui non voleva. Alla fine Ada l'ebbe vinta e lo congedò con un
colpetto affettuoso sulla spalla, per poi voltarsi e andarsene da
un'altra parte. Ivan restò per un momento lì fermo, senza
far nulla, poi si girò per raggiungerla.
"Allora, ti sei divertita?" gridò quando arrivò di fronte a lei. La musica era quasi assordante, parlare non era facile.
"Certo! Ma è meglio che usciamo!" rispose lei urlando.
"Va bene!"
Fuori la musica continuava a essere alta, ma si poteva parlare senza
urlare. Era una notte fresca e serena, senza una minima traccia di
nuvole. Ivan si era seduto su un muretto e guardava le stelle.
"Sai, sono contento che ti sia trovata bene. Ora... devi tornare alla base, vero?" chiese all'improvviso. Rossella gli parve di udire una vena malinconica nella sua voce.
"Sì, Max potrebbe preoccuparsi, anche se a quest'ora probabilmente dorme... o fa qualche ricerca..."
"Ah, il nerd non sa cosa si perde" rispose ridendo Ivan.
"Senti, hai tempo per un'ultima cosa? Voglio mostrarti un luogo"
Rossella lo guardò per un momento, ora il suo viso tradiva una
certa eccitazione. Era combattuta tra il seguirlo e il tornare alla
base. Ma alla fine riuscì a scendere a una specie di compromesso.
"D'accordo Ivan, ma mettiamoci poco".
Ivan saltò giù dal muretto visibilmente felice e si
avviò lungo il Percorso 117, seguito da Rossella che rimase al
suo fianco. Le luci e le musiche del locale piano piano si
affievolirono, lasciando il posto ai suoni della natura. Il frinire dei
grilli e dei Pokèmon Coleottero si fece più intenso, come
l'odore di erba bagnata.
"Vieni, di qua"
mormorò Ivan all'improvviso, svoltando in un sentiero
seminascosto da rovi e cespugli. Rossella lo raggiunse dopo un attimo
di esitazione.
"Ivan dove mi stai portando?" chiese cercando di non tradire l'ansia.
I rami degli alberi e i roveti le graffiavano braccia e gambe, il
sentiero non era abbastanza largo per due persone. E poi aveva il
terrore del buio, che si chiudeva velocemente attorno a loro. Tutto
quel nero la spaventava, non sapeva come orientarsi in esso, era una
fobia che lei non era mai riuscita a superare.
"Fidati di me, so quello che faccio"
le mormorò lui in tono rassicurante, lasciando scivolare un
braccio intorno alla sua vita. Involontariamente Rossella avvolse le
sue braccia intorno a lui, non le importava più che fosse il suo
rivale. Ciò che contava era che lo guidasse fuori da quelle
tenebre che si infittivano sempre di più. Si chiese cosa Ivan
voleva mostrarle e se valeva la pena vederlo. Se non fosse così,
appena fuori da quella selva lo avrebbe sbranato.
Respirò profondamente, cercando di calmarsi, concentrandosi su
qualcosa che non fosse il buio. Lasciò vagare la mente,
scoprendo poi che si concentrava su dettagli che appartenavano a Ivan.
Essere così vicina a lui la irritava e allo stesso tempo
l'eccitava. Era la prima volta che le capitava una cosa del genere.
Sentiva distintamente il suo respiro forte e regolare, sentiva molto
bene il suo odore di mare, sole e sale. Sentiva i muscoli del braccio
che l'avvolgeva rilassarsi e contrarsi.
"Ecco, siamo arrivati"
le sussurrò dopo un tempo che parve interminabile. Si erano
fermati vicino a un'ansa di un laghetto semicoperta da felci. Era un
ottimo posto per nascondersi, il terreno era coperto da vari strati di
foglie asciutte.
"Dai, sdraiati. Siamo all'asciutto"
le disse Ivan buttandosi a terra e sdraiandosi senza problemi, portando
le mani dietro alla testa. Riluttante, Rossella seguì il suo
esempio sistemandosi vicino a lui. Da lì si poteva vedere
benissimo la Luna piena e tutte le stelle. Si poteva distinguere anche
la Via Lattea. Era indubbiamente uno bello spettacolo, ma Rossella
poteva benissimo vederlo in altri luoghi di Hoenn. Si voltò
verso Ivan e fece per parlare, ma lui le fece segno di rimanere in
silenzio.
Inizialmente la calma era totale, poi Rossella cominciò a
sentire qualcosa. Un suono, basso e vibrante, seguito poi da altri
suoni simili. Assomigliavano a violini e violoncelli, seguiti da suuoni
simili a quelli di tanti xilofoni. Guardando il lago, Rossella
notò che sulle rive si radunavano sempre più Kricketot e
Kricketune, Pokèmon Coleottero famosi per le loro melodie.
Quella era la stagione degli amori per molti Pokèmon, compresi i
Kricketune e...
Rossella sgranò gli occhi, improvvisamente colpita
dall'importanza di quel luogo. Guardò Ivan, che le sorrise. Lo
sapeva. Tornò a guardare il cielo: quando le melodie si fecero
più elaborate. Un ronzìo si levò dagli alberi
vicino a loro, seguiti da esemplari di Illumise adulti. Comparvero una
decina di esemplari, che accesero le loro luci e cominciarono a danzare
lentamente insieme. Rossella sentì il lieve profumo di fiori che
emanavano, quello era un forte richiamo per i Voltbeat della zona.
Infatti interi branchi di questi Pokèmon emersero dalla foresta,
attirati dalle Illumise. Le due specie erano costituite solo da
esemplari maschi per i Volbeat e solo da femmine per Illumise.
Quest'ultime si dispersero subito, volando in alto, illuminando
tutt'intorno con le loro luci multicolori. I voltbeat seguirno prima
l'una e poi l'altra, ammaliati. Quando i gruppi si definirono le
Illumise diedero inizio alle loro famose danze: con precisi movimenti
dirigono lo sciame di Voltbeat disegnando figure geometriche nel cielo
limpido. I Kricketot e Kricketune continuavano ad accompagnarle con le
loro musiche, volte a trovare il partner adatto.
Rossella osservava meravigliata le forme complesse che le Illumise riuscivano a creare guidando i branchi di Voltbeat.
"Allora? Ti piace?" le sussurrò piano Ivan
"Ivan... è... fantastico!" rispose lei.
Sentì Ivan sospirare malinconico, si girò verso di lui
incuriosita. Aveva lo sguardo velato di tristezza. Cosa aveva?
"Ehi, cos'hai?" gli chiese in tono gentile. Era dura da ammettere, ma le dispiaceva vederlo così.
"Sai... pensavo a te"
"A me...?" chiese colpita.
"Sì.
Guardando quelle Illumise danzare a così tanti Voltbeat pensavo
a te, una Illumise che danza da sola, in attesa che un Voltbeat la
guardasse in modo diverso".
Rossella rimase per un pò senza parole. Pensava di aver capito
cosa intendeva. Ma il fatto che avesse usato una metafora così
profonda l'aveva spiazzata.
"Ivan, se ti
riferisci a Max, ti assicuro che non è come sembra. Io e lui
siamo legati, sono certa che un giorno lui capirà" rispose lei, sorridendo.
Ivan si voltò a fissarla. Rossella lesse nei suoi occhi scuri qualcosa di intenso vibrare.
"Secondo me dovresti lasciarlo perdere. Lui... è attratto da qualcos'altro".
"Lasciarlo perdere? Per poi innamorarmi di chi? Di te, forse?"
sussurrò con l'intenzione di punzecchiarlo un pò. Ma
nella sua frase c'era anche un monito. Tra loro due poteva esserci al
massimo amicizia. E già quella poteva essere pericolosa. Ivan
ritornò a guardare le luci dei Pokèmon Insetto.
"Bhè, se ti capita, sappi che il sentimento è pienamente ricambiato" disse poi con un lieve sorriso.
Rossella seguì il suo sguardo, poi comprese di colpo il significato di
quelle parole. La verità le fu subito chiara. Ecco perchè
voleva incontrarla. Ecco perchè le aveva inviato le Gracidee.
Ecco perchè l'aveva invitata a quel locale. Ecco cosa Ada voleva
che lui facesse. Era una cosa impossibile, proprio lui...
"E fu così che l'innocente Illumise si accorse degli sguardi sognanti di un Masquerain troppo timoroso per unirsi a lei" mormorò l'idrofilo.
"Ivan, da quanto?"
gli chiese ansiosa Rossella. Le sembrava impossibile che Ivan si fosse
innamorato proprio di lei, la sua rivale. La cosa la turbava, ma
sentiva che, in un angolo remoto del proprio essere, la cosa le piaceva.
"Da quanto?
Da... oh, non ha importanza. E' una di quelle cose che te ne rendi
conto solo quando ci sei completamente dentro. Rossella!" disse
lui, piazzandosi sopra di lei intrecciando delicatamente le mani nelle
sue. Rossella sentì il cuore accelerare i battiti, era proprio
sopra di lei e talmente vicino.
"A me non
importa se siamo Magma e Idro. Non importa se Max è contrario,
non importa se il mio Team potrebbe non accoglierti bene. Voglio solo
essere accanto a te. E' da prima del risveglio di Groudon e Kyogre che
mi tengo tutto dentro. All'inizio non volevo accettarlo, lo rifiutavo.
Ma ora... è diverso".
Rossella poteva vedere senza sforzo la passione che lo divorava. Era
sincero, si chiese per quanto tempo era stata così cieca. Ada e
Alan lo avevano capito molto prima di lei. Ma Max... lei... cosa
provava? Era così confusa. Non riusciva a pensare in modo
lucido, le sue emozioni le stavano sfuggendo di mano. Anche loro
erano confuse, ma sapevno cosa volevano.
Sentì le labbra di lui sfiorare le sue, istintivamente chiuse
gli occhi e lo lasciò fare. Sentiva la barba pizzicarle il mento
e il collo, trovò quella sensazione estremamente piacevole.
Lasciò che la lingua ardente di lui entrasse in lei e la sua in
lui, aveva decisamente un buon sapore. Mentre la baciava Ivan si stese
completamente su di lei senza schiacciarla, e l'ultimo barlume di
razionalità si dissolse nella mente di Rossella lasciando il
posto alla passione.
Era così bello, così
dolce. Lasciarsi cullare dall'istinto, da quell'amore quasi animale. Il
tempo sembrò passare a blocchi, prima si baciavano e tutto a un
tratto si ritrovarono senza più nulla addosso.
Odore di pelle, di foglie e di
passione. L'aria si era fatta improvvisamente rovente attorno a loro
due. Rossella era stupita da come i loro corpi si potevano intrecciare
alla perfezione, come se fossero nati solamente per fondersi. Sentiva
il calore delle mani di Ivan attorno ai suoi fianchi magri e il
familiare pizzicore su collo causato dalla barba. La stava baciando
proprio in quel punto, si stupì del piacere che le dava. Sentiva
il suo corpo premuto contro il suo, le braccia muscolose avvolte
dietro la sua pallida ed esile schiena. Sentiva i fianchi di lui
sollevarsi e abbassarsi ritmicamente sui suoi. Sentì un dolore
improvviso proprio lì giù, in mezzo alle gambe, proprio
dove il bacino di lui incontrava il suo. Gemette, era entrato dentro di
lei. Sentì la sua voce mormorare qualcosa a Ivan, ma cosa? Non
riuscì a sentire le stesse parole. Lui mormorò qualcosa
in risposta e cominciò a muoversi con più delicatezza. Il
dolore diminuì lasciando il passo al piacere. Si strinse con
forza a lui affondando il viso tra il suo collo e la sua spalla mentre
lo sentiva venire insieme a lei.
...
C'era qualcosa di strano nell'ambiente attorno a lei. Rossella ancora
non voleva aprire gli occhi, quello stato di dormiveglia la rilassava.
Si rannicchiò su sè stessa assumendo una posizione
supina, certa di dormire in camera sua. Aveva un leggero mal di testa,
forse la notte precedente aveva bevuto un pò troppo. Non reggeva
bene l'alcol. Ma non ricordava di aver toccato birra o vino. Si
rivoltò a pancia in su, qualcosa non andava. Quello non era il
suo letto, aveva un odore completamente diverso. Aveva un leggero odore
di mare.
Poi non ricordava come era arrivata alla sua Base, e di certo non
riusciva a comprendere perchè le faceva così tanto male
lì sotto. Si alzò a sedere e si stropicciò gli
occhi, stanca. Si rese conto di essere nel posto sbagliato appena
aprì gli occhi. Non era la sua stanza, nè quella di Max
nè quella di Ottavio. Non era proprio una stanza della sua base.
Era la camera di Ivan.
Era una stanza tutto sommato accogliente: le pareti erano dipinte di
azzurro e il pavimento era rivestito da una moquette blu scuro. Il
letto dove si trovava lei in quel momento era in un angolo della
stanza, una semplice spalliera in metallo lo separava dalla parete.
Dalla parte opposta c'era una scrivania in legno bianco con un PC e una
pila di fogli. C'era anche una sedia e uno scaffale vicini alla
scrivania. Infine, in fondo alla stanza vi era un massiccio armadio
scuro. Un'anta era semiaperta, si poteva scorgere la muta di Ivan
ancora appesa a una stampella. L'idrofilo la usava anche come divisa.
Rossella si avvicinò le gambe al petto, ricordando la notte
precedente con un brivido. Lei e Ivan. Nel bel mezzo del Percorso 117.
Sotto gli occhi di tutti e nel contempo invisibili.
Cosa avrebbe detto Max? Si sarebbe infuriato con lei, e Ottavio non
poteva prendere le sue difese. L'avrebbe cacciata dal Team.
Appoggiò la testa sulle ginocchia, disperata. Da un lato si
pentiva di quello che aveva fatto. Si era messa decisamente nei guai,
se Max l'avesse scoperto... era solo questione di tempo, riusciva
sempre a ottenere le informazioni che voleva. Poi aveva illuso Ivan,
adesso pensava che lei ricambiasse i suoi sentimenti. Le pareva ancora
strano che lui amasse proprio lei. Cosa aveva lei che Ada o qualsiasi
altra recluta non aveva?
Ma poi c'era l'altro lato, quello più imprevedibile ed emotivo.
Odiava ammetterlo, ma se tornasse indietro nel tempo per cambiare il
futuro l'avrebbe rifatto. Perchè quel lato stava emergendo
proprio in quel momento?
Continuava a ripetersi all'infinito che non provava nulla per Ivan, che
non potevano essere così legati, che già l'amicizia tra
loro due era pericolosa. Ma più ci pensava e più non
riusciva a togliersi dalla mente il ricordo di quella notte.
Si alzò in piedi, notò che non aveva più indosso i
vestiti della sera precedente bensì una canottiera e dei
pantaloncini bianchi. Dovevano appartenere ad Ada o a una recluta,
visto che non le stavano troppo grandi. I suoi vestiti invece erano
piegati accuratamente e appoggiati su uno sgabello vicino all'armadio.
Qualcuno li aveva puliti e stirati, emanavano un buon odore di
vaniglia.
Guardandoli, Rossella si chiese cosa poteva dire a Max per giustificare
la sua assenza. Di certo non poteva dirgli che aveva passato la notte
con Ivan in quel modo...
Si girò bruscamente quando sentì la porta aprirsi e qualcuno entrare.
"Rossella, buongiorno!"
Rossella osservava con un misto di sollievo e collera Ivan in piedi
davanti alla soglia. Aveva i capelli umidi ed era a torso nudo,
probabilmente era andato a farsi una nuotata. Aveva un asciugamano blu
sulla spalla sinistra che gli copriva parzialmente il tatuaggio nero
che si diramava fino a raggiungere il gomito. L'eccitazione della sera
precedente le aveva impedito di dargli una guardata più
accurata. Indossava solo un costume a pantaloncino e un paio di
ciabatte, portava a tracolla una semplice sacca blu.
"Buongiorno Ivan"
rispose in modo educato Rossella. Non voleva far trasparire nessuna
emozione che quella vista le provocava. Era la prima volta in
più di trent'anni che provava qualcosa di così intenso
vedendo qualcuno, ma non intendeva lasciarlo trapelare. Sarebbe stato
tutto più facile.
"Senti... ho sentito Max..."
Ecco, il momento del giudizio per lei era arrivato. Abbassò la testa per prepararsi a quello che Ivan gli stava per dire.
"Non so se era
più spaventato o arrabbiato con te. Sai, non si capisce molto...
non penso che ci sia differenza. Mi aveva chiesto fingendo di essere
tranquillo se eri qua. Credo che pensasse che ti abbiamo preso in
ostaggio" le spiegò quasi divertito, come se trovasse ridicola l'idea.
"Sai, per lui sei ancora il peggior nemico che ci sia" rivelò lei.
"Lo so, ma ormai dovrebbe conoscermi. Non mi piace l'idea di far del male a qualcuno".
Soprattutto a me, pensò la Magmatenente. Ma Max non lo sa.
Pensò per un momento a lui mentre tornò a guardare
distrattamente i vestiti. Si sentiva in colpa a tornare da lui dopo
quello che aveva fatto con Ivan, le sembrava un tradimento.
"Comunque, gli ho detto che non so nulla di te. Gli ho spiegato che magari eri andata a una festa di una recluta".
"E lui ci ha creduto?"
"Mi ha detto che glielo avresti accennato invece di sparire così, ma mi pareva piuttosto convinto..."
Rossella lo guardò sorpresa. Max gli aveva creduto? Senza
riflettere si avvicinò a lui e lo abbracciò, affondando
la testa nell'ampio petto. Era leggermente peloso, ma non
eccessivamente. Ivan evidentemente non si aspettava quel gesto
improvviso, ma dopo un attimo di esitazione ricambiò l'abbraccio
con affetto.
"Rossella, quello che abbiamo fatto ieri..." cominciò sussurrando, ancora stretto a lei.
"...non deve essere scoperto da Max"
"Anche, ma non intendevo quello. Tutto quello che ti avevo detto ieri notte... era vero, non erano bugie. Io..."
"Ivan, ho capito" disse lei ridendo, mettendogli un dito sulle labbra per farlo tacere.
"Lo so che non mentivi. Sei così ingenuo..."
Ivan sorrise, passò una mano sulla sua, che nel frattempo si era
spostata sulla guancia, e le baciò le labbra. Rossella lo
lasciò fare, quel contatto la faceva fremere. Sapeva che era una
cosa sbagliata, ma per un momento lasciò perdere tutti i valori
che aveva assimilato entrando nel Team Magma per sfiorare qualcosa che
le era ancora nuovo.
Il bacio, dapprima esitante, si fece sempre più ardente, finchè Rossella si discostò.
"Ivan, devo andare"
"Uhm... Ok..."
rispose, leggermente stordito. Rossella sorrise, non le sembrava
più il rivale di un tempo. Non indulgiò oltre, si
avvicinò ai vestiti e li aprì. Si girò verso Ivan,
voleva che si vestisse di fronte a lui?
"Tranquilla, non guardo" le rispose, aprendo l'armadio e frugandoci dentro.
Fece in fretta, non erano trascorsi neanche cinque minuti che era
già pronta. Si stava avviando verso la porta quando fu
interrotta da Ivan, che si stava infilando la divisa.
"Senti
Rossella. Ho già avvertito le reclute del tuo passaggio, non
baderanno tanto a te. Quindi... torna quando vuoi. Io ti aspetto"
disse mentre alzava la zip della muta fino al petto. Gli mancava solo
la bandana e ridiventava l'Ivan che lei aveva conosciuto per tanti
anni. Ma in quel momento era ancora un uomo normale. O quasi.
Rossella rimase a guardarlo per un attimo, incerta, poi gli sorrise ed
uscì per tornare alla sua vita di tutti i giorni come se non
fosse accaduto nulla di rivelante.
" He told me
Son, don't let it slip away.
When I was just a kid I heard him say
When you get older
Your wild heart will live for younger days
Think of me if ever you're afraid"
(The Nights-Avicii)
Tornò. La sua visita era
inaspettata, nessuno gli aveva detto nulla. Venne di sera, una
settimana dopo. E anche nelle settimane successivamente, sempre
più spesso. Ivan non le disse nulla, comprese quello che voleva.
La timidezza negli suoi occhi durava solo un attimo, ma si dissolveva
subito dopo sotto le carezze cariche di desiderio. Le reclute Idro non
facevano caso al suo andirivieni, forse avevano compreso cosa andava a
cercare nella camera del loro Capo. Rossella inizialmente esagerava con
la cautela, ma pian piano si fece sempre meno prudente. Il legame che
la legava a Max si stava affievolendo poco a poco, rafforzando sempre
più quello che si era creato tra lei e Ivan.
La loro era una passione calda, quasi brutale, quasi senza amore. Non
doveva appartenere a una come Rossella, e lei lo sapeva. Ma ne era
ormai assuefatta, non ne poteva fare più a meno. Quando lavorava
e si trovava confinata nella sua Base sentiva l'ansia di unirsi di
nuovo a lui. Quando lasciava vagare la mente per riposarsi i ricordi di
quelle notti le tornavano sempre in mente. Una di quelle volte era
riuscita a dare un senso al tatuaggio di Ivan. Intrecciati da linee e
curve vi erano i due simboli dei loro Team: lo spigoloso e duro stemma
Magma e il curvo e morbido stemma Idro. L'unica curva della "M" del suo
simbolo coincideva con il cerchio che costituiva il corpo del simbolo
di Ivan. Uniti, come loro.
Giorni, settimane, mesi. La furiosa passione dei primi rapporti che
animava Rossella si trasformò in qualcosa di più dolce,
sublime. Non sopportava più l'assenza di Ivan, a differenza di
un tempo che odiava invece la sua presenza. Quando tornava a dormire
nella sua stanza la trovava fredda, vuota. Si addormentava sola e
triste, rimpiangendo di non risvegliarsi nuovamente tra le braccia di
lui.
Una notte Ivan le fece una sorpresa. Quel pomeriggio Rossella sapeva
che l'idrofilo era venuto da loro per parlare di questioni di lavoro
con Max, ma forse la discussione era una scusa per vederla. Rossella lo
aveva accompagnato all'ufficio di Max con i suoi soliti modi
professionali e freddi, anche se ormai erano solo che vuota cortesia.
Le aveva infilato un piccolo e rosso fiore di Baccacao con un
fogliettino. Quella notte l'aveva passata in un hotel non troppo
distante dalla sua base. Come scusa usava sempre la stessa. Ricerche
sul campo. A volte riusciva a rimanere fuori anche più giorni.
Ma non di più.
Quel periodo era come un sogno per lei. Aveva cominciato ad amare Ivan
per quello che era. Ma da tutti i sogni ci si deve svegliare, anche da
quelli più belli.
Il suo avvenne forse troppo presto e molto bruscamente.
...
" Rossella, mi stai seguendo?"
La voce gentile di Ottavio la richiamò alla realtà. Erano
seduti al tavolo della sua stanza a lavorare su una ricerca su certi
reperti ritrovati nelle Rovine Alfa di Jotho. La regione aveva
richiesto immediatamente il loro intervento, e loro erano già a
un buon punto. Rossella stava ricordando l'ultima nottata passata con
Ivan. Dopo il rapporto erano rimasti a raccontarsi sottovoce alcuni
ricordi finchè non si erano addormentati per la stanchezza.
Erano passati tre mesi dall'incontro nel Percorso 117, erano volati in
un batter d'occhio. Ivan da allora l'aveva trattata in modo molto
diverso. A volte era un pò brusco, ma si abbandonava spesso a
momenti di tenerezza che condivideva solo con lei.
Ma quello non era il momento di rievocare certi ricordi.
" Certo, Ottavio"
" Ultimamente tendi a distrarti più facilmente" notò con leggera preoccupazione Ottavio.
" Sei sicura che vada tutto bene?"
Rossella annuì vigorosamente lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.
Quella notte non aveva dormito a causa di forti crampi alla pancia.
Aveva riscaldato una borsa d'acqua grazie al calore del suo Camerupt,
ma il dolore non accennava a diminuire. Per non parlare delle emicranie
che saltuariamente la costringevano a letto.
" Come no. Non hai dormito. Rossella..."
La Magmatenente appoggiò le braccia sul tavolo e sopra la testa.
Già sentiva le prime avvisaglie di emicrania. Non capiva cosa le
succedeva, non le era mai capitata una situazione simile.
" Dai, ti riporto a letto. Mi spaventi così, non voglio peggiorare la situazione".
Sentì Ottavio alzarsi e circondarle le spalle con un braccio.
Rossella lo lasciò fare. Si alzò in piedi con lui e si
lasciò accompagnare fino al letto. All'improvviso, senza alcun
motivo apparente, sentì la colazione risalirle in gola e non
riuscì a trattenere un conato di vomito.
" Ottavio... scusami..." riuscì a boccheggiare vedendo la faccia che aveva assunto il collega.
" Non ti devi
scusare di nulla. Ora però riposati, chiamo una recluta per
pulire e vado subito da Max. Non capisco cos'hai, ma sono sicuro che
è qualcosa di serio" disse in tono deciso, adagiandola sul letto e correndo via più velocemente gli consentiva la sua massa.
Rossella sorrise appena, si sentiva debolissima. Non voleva stare sola
proprio in quel momento, ma non aveva altra scelta. Desiderava che Ivan
fosse lì vicino a lei. Sentiva che in lei c'era qualcosa fuori
posto.
La recluta arrivò poco per pulire. Era una giovane ragazza molto
diversa dalle altre. Aveva dei lunghi capelli neri, la pelle abbronzata
e due occhi azzurro chiaro. Era molto carina. Rossella le rivolse
un'occhiata di puro dispiacere, lei le rispose con un sorriso gentile.
Se ne andò subito dopo aver completato il lavoro. Rossella
desiderava parlare con qualcuno, le reclute Idro si fermavano molto
volentieri per farsi una chiacchierata. Ma gli orari del Team Magma
erano più rigidi e intransigenti di quelli dell'Idro, Rossella
non ebbe il coraggio di fermarla. Magari doveva aver qualche compito da
portare a termine.
Passò un quarto d'ora prima che Max e Ottavio comparvero nella sua stanza.
Max era sempre lo stesso austero scienziato di sempre. Prima la sua
vicinanza le causava il batticuore, ma in quel momento sentendolo
accostarsi a lei provò solamente sensi di colpa e vergogna.
Notò che nella mano destra teneva una valigietta di metallo. Si
mise in ginocchio vicino al suo letto poggiando la scatola a terra ed
aprirla.
" Ascoltami
Rossella. Ottavio mi ha parlato dei tuoi sintomi. Mi ha anche parlato
del fatto che ultimamente ti distrai più spesso, forse a causa
di qualcosa di strano che ti sei presa. Ho deciso di fare un prelievo
del sangue per trovare una conferma. Non hai paura degli aghi, se non
ricordo male"
Rossella annuì. No, non aveva paura di nulla se non del buio.
Max tirò fuori una siringa e infilò con delicatezza l'ago
in una vena del braccio della tenente. Rossella chiuse gli occhi e
deglutì sentendo il freddo metallo entrare dentro di lei e
portarle via un pò del suo sangue.
" Fatto".
Rossella riaprì gli occhi, Max tamponava il punto ferito con una
garza sterile. La siringa era piena di sangue così scuro da
sembrare quasi nero. Era naturale che il sangue venoso era di quel
colore.
" Lo farò analizzare e vedrò cos'hai, te lo comunicherò appena possibile. Per ora riguardati. Non alzarti".
Max uscì dalla sua stanza, Ottavio invece restò con lei
per un pò. Le parlò fino a sera. Le raccontò delle
ricerche che aveva fatto insieme ad altre reclute. Le parlò di
aver fatto conoscenza di alcune reclute Idro, aveva ammesso che non
erano poi così male.
" Ottavio". La sua voce le pareva così flebile.
" Sì, Rossella?"
" Che mi dici di Alan?"
Il suo collega arrossì. Una notte Ivan le aveva sussurrato con
una certa malizia che Ottavio andava a trovare fin troppe volte il suo
tenente. A quanto pare non mentiva.
" Lui... non significa nulla per me. Non può essere nulla più di un amico"
Non lo sapeva, ma era nella sua stessa situazione. Amava, ma non poteva
farlo. Erano troppo legati a Max. Ci voleva qualcosa che cambiasse la
situazione.
Si svegliò con le prime luci dell'alba. Era riuscita a dormire
bene quella notte, i crampi avevano finalmente smesso di assaltarla. Se
ci fosse riuscita, quella sera sarebbe andata da Ivan. Gli aveva
già parlato una settimana fa dei suoi problemi di salute, li
aveva attribuiti a un colpo di gelo. Allora aveva solo dei sopportabili
mal di testa. Lui le aveva sorriso e poi l'aveva baciata sulla tempia.
Si era appena infilata le scarpe della divisa quando qualcuno bussò.
" Avanti" disse incerta Rossella. Chi poteva essere a quell'ora? Entrò la ragazza che il giorno prima aveva pulito la sua camera.
" Tenente, mi scusi per l'ora, ma è veramente importante".
La recluta aveva un'aria preoccupata, quasi terrorizzata. Lanciava
ripetutamente occhiate furtive alla porta come se qualcuno potesse
aprirla da un momento all'altro e scoprire che lei era lì.
" Cosa succede, recluta?" le chiese cercando di simulare un tono professionale, ma uscì solo una voce un pò incerta.
" Innanzitutto, io non sono veramente una vostra recluta. Ecco... io appartengo da sempre all'Idro, tenente"
Rossella la guardò sorpresa. Effettivamente era diversa dalle
altre e in passato era capitato che le reclute di un Team entrassero in
quello opposto come spie. ma ormai quei tempi erano passati.
Sentì la tristezza lievitare dentro di lei. Perchè
l'aveva mandata lì? Ivan era ancora intenzionato a rovinare di
nuovo i piani del Team Magma, nonostante le promesse che non li avrebbe
più disturbati? Erano tutte parole vuote?
La recluta capì immediatamente cosa stava pensando e si affrettò a chiarirsi.
" Non
fraintenda, tenente! Il Capo mi ha mandata sotto copertura
semplicemente per sorvegliarla. Mi ha detto che lei era molto
importante per lui e che recentemente si era sentita strana. Per ovvi
motivi non può venire personalmente a darle supporto, quindi ci
sono io".
Rossella sospirò profondamente. Ivan era capace di fare queste
cose. Decise di non approfondire per il momento quell'aspetto, anche se
ne avrebbe parlato con Ivan appena si fosse presentata l'occasione. Le
fece gesto di continuare.
" Ieri sera ho
sentito il suo Capo discutere con il Vice delle sue condizioni di
salute. Da quello che ho capito, ha avuto un'emicrania e un conato
improvvisi e il vostro Capo, allarmato, le ha fatto un prelievo di
sangue. Ecco... Il vostro medico ha immediatamente analizzato il
campione e ha compreso il problema già ieri notte. Quando l'ha
saputo il vostro capo è andato su tutte le furie. Nessuno sa
perchè, tranne me. Mi sono intrufolata nella sala del medico e
ho visto i risultati, devo ammettere che Max ha tutti i motivi per
infuriarsi"
" Che... cosa hai scoperto?"
chiese ansiosa Rossella. Non comprendeva come un paio di mal di testa,
crampi e vomito potessero far arrabbiare a tal punto Max.
La recluta lo disse, abbandonando per un momento il tono informale.
Era strano come due parole possano gelare immediatamente l'atmosfera
circostante. Rossella guardò la giovane attonita, incapace di
formulare anche il pensiero più elementare. I dolori che aveva
avuto erano solo un'avvisaglia di quello che le si presentava.
Poi le emozioni presero il controllo il controllo della sua mente.
Terrore, incredulità e felicità si mescolarono tra loro
senza distinzioni. Rossella era senza parole, le domande cominciarono
ad affollare la sua mente.
Max lo sapeva, doveva dirlo anche a Ivan. Soprattutto lui doveva sapere. Rossella per un attimo si chiese se l'avesse accettata.
Ma sì, l'avrebbe fatto. Lui avrebbe compreso, l'avrebbe
protetta. Max ancora non sospettava che lui c'entrasse qualcosa. Ma
l'avrebbe fatto presto. E l'avrebbe privata di tutto, tutto quello che
era fondamentale per lei. L'avrebbe cacciata da Team, l'unica famiglia
che veramente potesse definire tale, umiliandola come solo lui sapeva
fare. Rossella sapeva bene che lo avrebbe fatto. Negli eventi che
coinvolsero Rayquaza aveva già dato prova di insofferenza verso
i suoi Tenenti. Si era accorto dei suoi errori, ma avrebbe fatto lo
stesso anche in quella situazione molto più grave? Rossella non
aveva intenzione di scoprirlo.
Si sfiorò involontariamente il ventre, dove cominciava a
prendere forma una nuova vita. Lei e Ivan erano insieme solo da tre
mesi e lei già aspettava un bambino.
" Come ti chiami?" chiese all'improvviso alla recluta. Lei la guardò esitante.
" Selena" disse poi.
" Bene, Selena. Sai già che...". Rossella lasciò in sospeso la frase apposta, se lei già sapeva non c'era bisogno di completarla.
" Sì, so
che lei e il Capo avete una relazione. Tutto il Team Idro lo sa, per
questo l'abbiamo accolta così bene. Ho capito che lui è
il padre del bimbo, se è questo che intende."
Rossella cercò di calmarsi. Troppe cose in poco tempo. Non si
aspettava che l'intero Team lo venisse a sapere. Ma probabilmente al
suo interno le voci si spargevano in fretta. L'importante era che non
fossero trapelate all'esterno.
" Devi
avvertire Ivan del mio stato. Max mi farà una lavata di capo
memorabile per questo, mi infliggerà una punizione, ma
finchè non sa chi è veramente il padre posso stare ancora
sicura"
Finchè non lo scopriva, ovviamente.
" Ehm tenente...
Ho già avvertito il Capo della sua situazione prima di venire da
lei. E lui vuole che venga nella nostra base"
" Selena, per una volta dovrà aspettare. Se fuggirò Max capirà subito di Ivan e me"
" Tenente
Rossella, per una volta mi permetto di contestare. Se aspettiamo non ci
saranno più vie d'uscita, Max non le permetterà di
allontanarsi dalla base finchè non rintraccerà il padre
del bambino. E' meglio andarsene al più presto da qui".
Rossella si rese conto che stava piangendo silenziosamente. Lasciare tutta la sua vita lì...
Era l'unica cosa sensata che potesse fare, per lei e per il bambino.
Annuì e si alzò. La recluta aveva ragione, dovevano
andare.
" Guidami, allora".
Selena le sorrise e le tese una mano, che Rossella afferrò prontamente. Era calda.
Uscirono dalla camera, attraversarono corridoi su corridoi mentre la
vita riprendeva come sempre. Anche se la sua, di vita, era
irrimediabilmente stravolta.
Ma mentre s'incamminava insieme a Selene verso l'uscita riflettè
bene sulla sua situazione. Stava per perdere una grande famiglia per
entrarne in un'altra. Avrebbe rivisto in segreto il suo caro Ottavio,
che pareva voler continuare a frequentare Alan. Avrebbe avuto un uomo
al suo fianco che l'amava veramente. Alla fine, l'unico che avrebbe
perso definitivamente era proprio Max. Forse lui avrebbe riflettuto e
l'avrebbe accettata come consorte di Ivan. Forse no.
Ma Rossella scoprì che, alla fine, non aveva poi così tanta importanza.
Nick Forum: Danail Recluta Idro
Nick Efp: Danail
Anime scelto: Pokèmon
Rating: Arancione.
Genere: Romantico, Sentimentale.
Coppie: Asylum Ship (IvanxRossella)
Avvertimenti: nessuno
Note: OOC
Note dell'Autrice:
E' da un pò che mi frullava per la testa questa strana quanto
assurda coppia. Fin da quando mi sono iscritta su EFP. Era nata come un
esperimento per una long e... eccola qua, è ormai diventata la
mia ship preferita. Lo so, lo so, probabilmente non ve li figurate bene
insieme. Posso comprenderlo. Ma... ma non ce la faccio. Ormai è
diventata una cosa compulsiva. Non riesco quasi a vivere senza la mia
adorata IvanxRossella. So che tutt'ora la MaxxIvan è quella
più apprezzata. Per carità, mi piace anche quella.
Ma adoro le cose spericolate, ormai si è capito. Abbiate pazienza, son fatta così...
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