In my heart
«Mia piccola e dolcissima Aly,
sono settimane che muoio dalla voglia di
sentirti e ormai ho raggiunto il limite. Tu non vuoi o non puoi
parlarmi ed io non so più cosa pensare.
Ti prego non odiarmi. So di meritarlo, ma ti
prego, ti prego non farlo.
Mi dispiace per averti fatta soffrire, mi
dispiace per averti fatta piangere e mi dispiace di non essere l'uomo
che meriti di avere accanto.
Dovrei darti più tempo per riflettere, ma non
posso stare a guardare mentre tu mi scivoli via dalle mani. Non
voglio perderti, non posso accettare che finisca così. Ci sono delle
cose che ancora non conosci, ma che vorrei condividere con te. Avrei
dovuto dirtele quella notte in ospedale, ma non ne ho avuto il
coraggio. Sono un vigliacco, me ne rendo conto.
È solo colpa mia Aly. Tutto quello che hai
passato, tutto il dolore che ti ha travolta. Io volevo farti del
male, o almeno pensavo di volerlo. Poi ti ho vista tra le braccia di
Tom e mi sono sentito morire. Quando ho capito cosa ti avevo fatto,
ho avuto orrore di me stesso. Non
potevo credere che proprio io avevo causato lo stesso dolore che mi
era stato inflitto. Tutti questi anni di fredda indifferenza
mi hanno trasformato in un mostro, anzi peggio mi hanno fatto
diventare come mia madre.
So che questo per te non ha senso, e come
potrebbe? Non ho mai parlato di lei con nessuno, però ora voglio
provare a spiegarti come ho fatto ad arrivare ad essere ciò che sono. Per settimane
non ho fatto che rifletterci, torturandomi nel rimorso e nel senso di
colpa, senza nemmeno pensare di provare a chiederti scusa, perché io
al tuo posto non mi perdonerei. Ma tu sei migliore di me e per questo
prego che tu ci riesca.
Non so neanche se ciò che voglio dirti ti farà
stare meglio o peggio, se ti aiuterà a capire o ti confonderà
ancora di più. Non sto cercando di giustificarmi, non ho scusanti
per averti maltrattata. Voglio solo farti capire.
Da piccolo credevo di avere una famiglia
perfetta. Sai, di quelle che si vedono negli spot alla tv. Eravamo
felici. Dal mio punto di vista non c'erano crepe o difetti.
Poi un giorno, tornado a casa da scuola, scoprii
che mia madre era sparita. Se n'era andata, senza dare una
spiegazione, senza nemmeno un saluto. Se n'era andata e basta.
Avevo solo sei anni.
Non credo che esistano parole per descrivere il
maremoto di emozioni che mi travolse. Mi sentii abbandonato, messo da
parte, buttato via, come un cosa vecchia e inutile. Mia madre se
n'era andata così, con semplicità.
Non riuscivo a capirlo, non volevo accettarlo.
Papà andò su tutte le furie. Penso che quella
sia stata l'unica volta in cui l'ho visto veramente perdere il
controllo. Era così arrabbiato da farmi paura. Fece sparire tutte le
cose di mamma, strappò le sue foto, urlò per giorni maledicendo il
suo nome. Da quel momento tutto ciò che la riguardava divenne un
tabù. Non mi disse cos'era successo, si limitò ad ordinarmi di
dimenticarla, di fare come se non fosse mai esistita.
Io non volevo. Non volevo scordarmi di mia madre.
Mi aggrappai alla speranza che prima o poi sarebbe tornata, che un
giorno saremmo stati nuovamente una famiglia felice. Forse può
sembrarti sciocco, ma ero solo un bambino e volevo che la mia
mamma tornasse.
Ci misi settimane a realizzare che non sarebbe
successo. Il dolore e la delusione furono così travolgenti che
pensai di morirne. Ancora adesso se chiudo gli occhi posso sentirli.
È qualcosa che non augurerei al mio peggior nemico. In un battito di
ciglia il mondo mi si era sgretolato davanti agli occhi ed io non
avevo potuto fare nulla per impedirlo.
Vorrei riuscire a spiegarti meglio la situazione,
a descriverti il dolore che si prova a venire abbandonati da chi ti
mette al mondo, la rabbia per essere lasciati indietro e la delusione
di aver creduto in chi non se lo merita. Non credo di esserne capace,
ma confido nel tuo buon cuore. Hai un animo sensibile e credo non
farai fatica ad immaginarlo.
L'abbandono mi ha segnato profondamente e mi ha
insegnato che le emozioni tradiscono. Non potevo fidarmi del cuore.
Le cose comunque andarono avanti, ma non fu più
lo stesso. Senza mamma sparì anche il senso di essere una famiglia,
c'eravamo solo io e papà. Lui lavorava quasi ventiquattro ore al
giorno, io imparai ad apprezzare la solitudine di una grande casa
vuota.
Non chiedermi perché, ma più
passava il tempo
più mi convincevo che la colpa di tutto dovesse essere di mio
padre. Mi dicevo che dovesse averle fatto qualcosa di orribile da
averla spinta a scappare, e quindi era solo questione di
tempo prima che mamma venisse a portar via anche me.
Ma il tempo passava e di lei non c'era traccia.
Imparai a sopportare il dolore e il senso di vuoto. Ingoiai rabbia e
delusione e andai avanti, senza mai abbandonare del tutto l'idea che
lei alla fine sarebbe tornata.
Al primo o secondo anni di liceo scoprii come stavano le cose. Ricordo come se fosse ieri che a scuola ci era
stato chiesto di ricostruire il nostro albero genealogico ed io ero
entusiasta di avere una buona scusa per indagare un po' sul ramo
materno della famiglia. Non conoscevo quasi nessuno dei parenti di
mamma e mi illusi che se avessi trovato un numero o anche solo un
nome, forse avrei potuto ritrovare anche lei.
Credevo che il motivo per cui ancora non si era
fatta viva fosse che papà glielo stesse impedendo.
Non trovai nomi, né numeri, ma in compenso
trovai un diario. O meglio una serie di diari. Erano tutti di mia
madre.
Andai in fibrillazione,
ma invece di darmi sollievo, quelle pagine furono la mia
rovina.
La donna che mi ritrovai davanti leggendo non
assomigliava minimamente alla madre dolce e amorevole che ricordavo.
Era capricciosa, vuota e superficiale. Parlava con disprezzo di tutto
e tutti senza eccezioni.
Fu uno shock scoprire che la famiglia perfetta in
cui avevo creduto di vivere in realtà fosse tutta una farsa. Quel
diario raccontava una storia diversa, fatta di ripetute infedeltà e
recriminazioni, la più grande delle quali ero io.
Non so se puoi capire cosa provai quando scoprii
che la mamma che veneravo, che avevo messo su di un piedistallo e che
amavo incondizionatamente, in realtà non mi voleva. Non mi aveva mai
voluto. Se non fosse stato per papà io non sarei nemmeno venuto al
mondo. Dovette arrivare a minacciare di toglierle tutto se non avesse
portato a termine la gravidanza.
Per lei ero il parassita che le aveva sottratto
l'amore, la libertà e la giovinezza. Era una prima donna e
non voleva dividere le luci della ribalta con nessuno, incluso suo
figlio.
Non c'era una sola parola di affetto nei miei
confronti. Non provò mai il desiderio di tenermi in braccio, di
allattarmi, di fare tutte le cose che ogni mamma fa naturalmente con
il suo bambino.
Papà fu costretto ad assumere una persona per
accudirmi e badava sempre che non restassi solo con lei.
Con gli anni le cose non migliorarono. Lei
diventò sempre più intollerante nei miei confronti. Il solo vedermi
la mandava su tutte le furie. Mi guardava e vedeva tutto ciò che non
poteva più avere e quando non riuscì più a sopportarlo, se ne
andò. L'ultima frase del diario diceva chiaramente che aver avuto me
era stato il più grande errore della sua vita.
Se mi avessero strappato il cuore dal petto,
probabilmente mi avrebbero fatto meno male. L'amavo così tanto che
capire di non essere ricambiato, di essermi illuso, fu devastante.
Tutte le mie fantasie si erano scontrate con la brutale realtà
sgretolandosi e lasciandomi con l'amara consapevolezza che non era
colpa di papà, ero stato io a rovinare tutto. Era solo colpa mia.
Di nuovo mi mancano le parole per farti capire
cosa sento tutt'ora ripensandoci. Sapere che la donna che ti ha messo
al mondo non ti ama è la cosa peggiore che si possa provare. Ti fa
sentire inadeguato nel profondo, come se ci fosse qualcosa di
tremendamente sbagliato nel solo fatto che esisti, un errore tanto
grave da impedire a chiunque di amarti.
Sono passati anni da allora, eppure ancora adesso
mentre scrivo la mia mano trema. Certe ferite Aly lasciano nell'anima
segni profondi, cicatrici che sono destinate a non guarire mai.
Quello fu il periodo peggiore della mia vita. Ho
fatto cose di cui non vado fiero, ma di questo può parlarti Tom. Lui
era lì nella mia ora più buia e probabilmente se non fosse stato
per lui adesso non sarei qui a scriverti. È un amico prezioso, anche
se non ho saputo dimostrargli quanto lo apprezzi.
Fu lui a salvarmi dalla strada autodistruttiva
che avevo imboccato. Credo che a questo punto, dopo tutto ciò che
hai passato, tu possa capirmi almeno un po'. Ce l'avevo col mondo.
Odiavo lei, odiavo me, odiavo la vita in generale.
Freudiani, Junghiani, comportamentisti,
cognitivisti... sono stato in cura da tutti gli specialisti che papà
poteva permettersi, ma nessuno di loro è riuscito a sradicare
l'amara convinzione che c'è qualcosa di sbagliato in me per cui
nessuno potrà mai amarmi davvero. Mi hanno detto che non
era colpa mia, che non ero io il problema, ma era scritto nero su
bianco, è da me che lei è voluta scappare..
Col tempo mi sono calmato, ho imparato a gestire
la rabbia e ho rilegato tutte quelle emozioni pericolose e spiacevoli
nel buco più remoto della mia anima, trovando un nuovo modo di
esistere, un modo che mi tenesse al sicuro da altre delusioni. Bastava non far avvicinare nessuno, non creare
legami, non innamorarmi e sarei stato al sicuro. Era una questione di
sopravvivenza e per un po' ha funzionato.
Poi sei arrivata tu,
dolce e tremendo uragano. Hai incasinato tutto, mi hai sconvolto la
vita, ribaltando tutte le mie convinzioni e regalandomi un mondo
pieno di colori e sfumature mai nemmeno immaginate.
Mi hai insegnato che l'amore può essere
silenzioso e discreto, ma soprattutto costante. Ero sicuro che
tenendoti a distanza alla fine avresti mollato, e invece sei sempre
stata lì a guardarmi da lontano e la cosa più shockante
è che
sembrava non richiederti alcuno sforzo. Amarmi per te
sembrava semplice e naturale, come se non ti rendessi conto che io
non potevo essere amato. Non avevo mai pensato che si
potesse amare così in modo tanto puro e disinteressato.
Quando mi guardavi vedevo nei tuoi occhi la
meraviglia. Credevi fossi speciale, mi avevi messo su di un
piedistallo e mi rendo conto solo ora che in te devo aver rivisto,
almeno un po', me stesso da bambino.
Non volendo hai liberato emozioni che avevo
represso e non ero pronto ad affrontare.
Per questo quando mi hai offerto il tuo cuore su
un piatto d'argento io l'ho buttato via senza pietà. Volevo
dimostrare a me stesso che alla fine anche il tuo amore sarebbe
venuto meno.
Se non avessi avuto così tanta paura di
innamorarmi mi sarei reso conto prima della fortuna che ho avuto
incontrandoti. La verità pura e semplice Aly è che mi spaventi a
morte e avrei fatto qualsiasi cosa per non ammettere di aver bisogno
di te e del calore che solo tu riesci a trasmettermi.
Ora l'ho capito, l'ho accettato e riesco perfino
a goderne, ma qualche mese fa non era così. Qualche mese era
intollerabile per me l'idea di legarmi a qualcuno, soprattutto ad una
donna e quando, non volendo, mi sono trovato indissolubilmente legato
a te mi è preso il panico. Mi sono sentito in pericolo e ho fatto
l'unica cosa in cui sono bravo: ho distrutto tutto. Eri una bomba ad
orologeria ed io dovevo allontanarti e per farlo ho provato a
disfarmi del tuo amore.
Lo
so, questo non basta a giustificarmi. Non ho scusanti. Non hai colpe
e non avrei dovuto prendermela con te. Ho sbagliato Aly, ho sbagliato
tutto. Perdonami. Perdonami ti prego, ne ho bisogno.
Avrei evitato a tutti tanta sofferenza se solo
fossi stato onesto e fossi riuscito ad ammettere la verità.
Io ti amo Alayna Williams. Amo il tuo sorriso.
Amo il tuo sguardo profondo. Amo il tuo profumo dolce. Amo il tuo
essere gentile e generosa. Amo il suono della tua risata. Amo la tua
ingenua spontaneità. Amo come mi fai sentire quando mi sei accanto.
Amo il fatto che vicino a te non mi sento solo e soprattutto amo il
fatto che tu sappia amare, amare davvero.
Potrei
riempire pagine dicendoti quanto tu sia meravigliosa e speciale.
Senza
che me ne accorgessi sei diventata il centro di ogni mio pensiero.
Più ti conosco, più rimango affascinato dal tuo essere donna e
ancora bambina, forte e al tempo stesso anche così fragile. Potrei
perdermi completamente in te. Guardandomi con i tuoi occhi, non vedo
l'uomo che sono, ma quello che vorrei essere.
Mi
hai salvato da una vita triste e solitaria sciogliendo il
gelo in cui avevo nascosto il mio cuore e regalandomi un mondo di
emozioni nuove e bellissime. Prima di questa estate io esistevo, ma
è solo da quando sei entrata nella mia vita che ho iniziato a vivere.
So che adesso sei confusa e che hai bisogno di
riflettere. Non voglio farti pressione. Hai aspettato una vita che io
fossi pronto, adesso è il mio turno.
So già però che non riuscirò a mantenere
questi buoni propositi restandoti vicino. Finirei per fare un'altra
cavolata delle mie rovinando tutto quanto. Per questo ho deciso di
andarmene per un po'.
Non pensare nemmeno per un secondo che ti stia
dicendo addio. Non ti libererai così facilmente di me. A prescindere
da ciò che deciderai, voglio che tu faccia parte della mia vita ed
io voglio far parte della tua. Ne ho bisogno. Ovviamente quando sarai
pronta, con i tuoi tempi.
Sei una donna meravigliosa, una creatura unica e
speciale, un dono del cielo per qualsiasi uomo sia abbastanza furbo
da non lasciarti scappare. Ti meriti tutta la felicità del mondo.
Ancora una volta scusami per tutto il dolore che
ti ho causato.
Ti auguro di passare un Natale sereno circondata
dalle persone che ami.
Tuo Alex»
Questa
è la lettera di Alex. Queste le sue verità.
Che
ne pensate. Vi è piaciuta? Era come ve l'aspettavate? E soprattutto
ora che fareste al posto di Aly?
Non
vedo l'ora di leggere i vostri commenti.
Un
abbraccio grande a tutti! A presto!
Vi
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