Vaghi ricordi rifioriscono,
visioni che donano estasi e dolore.
Era il tempo dell'ossessione,
un clima tortuoso,
dove l'amore era panico e maledizione.
Orologi stanchi fermavano il tempo,
i giorni erano un flagello,
le notti, congreghe di ombre
che appartenevano al possesso.
Risento quel ticchettio, ogni tanto.
Mi vergogno di quel che ero;
mi soffoca ciò che sono adesso.
Rammento la quiete,
il suo sorriso,
lo sguardo dolce nascosto dall'oblio.
Dove sono? Chi sono?
Sono stanche le palpebre,
questa luce soffusa mostra solo avvoltoi.
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