Una delle tante cose che si imparano vivendo a lungo insieme a
criminali di ogni specie, è quella di saperli riconoscere in
mezzo alla gente comune. A Joey bastò un'occhiata lanciata
fuori dall'hotel per capire che l'uomo che c'era all'interno era un
balordo inviato da Kimberlin. Stava parlando con la donna alla
reception con una mazzetta di banconote in mano, mostrandogli con
l'altra un foglio A4 che la donna guardò per un attimo
scuotendo poi la testa. Kimberlin probabilmente aveva iniziato a
sguinzagliare i suoi uomini nel momento stesso in cui era terminata la
chiamata con Joey e ora parecchi hotel si ritrovavano a subire le
visite di questi balordi in cerca del loro uomo.
La scelta più sensata ricadde quindi su un hotel di lusso;
ora Joey se lo poteva permettere grazie ai soldi di Bill Nighy e
contemporaneamente poteva avere la certezza che, per lo meno per quella
serata, nessuno degli albergatori di hotel di quel calibro avesse
veramente preso in considerazione le parole di uomini come quelli che
Kimberlin mandava in giro. Anzi, probabilmente molti di loro sarebbero
stati fermati ancora prima di poter entrare, visto l'abbigliamento di
scarsa eleganza con il quale andavano in giro.
Si prese quindi una stanza da 200 dollari a notte e cercò di
prendere sonno il prima possibile, in modo tale da svegliarsi presto il
giorno dopo e potersi rimettere in strada allontanandosi da Ashville.
Alle sette del mattino infatti era già in piedi,
pagò la stanza e prese l'Audi per tornare nella contea di
Jefferson che si sarebbe rivelata sicuramente più tranquilla
di St.Claire.
Appena tornato a Birmingham, parcheggiò l'auto e
mandò un sms a Neira.
Principessa, ieri notte ho intravisto un paio di uomini di tuo padre in
giro per gli hotel di Ashville, questo vuol dire che ha già
iniziato a cercarci. Forse è meglio che ve ne andate da
quella casa, il rischio che provino a cercavi là dentro si
fa ogni giorno più alto.
Pensò poi a Kirk Webb: Nighy aveva detto che il vaso era in
mostra ai visitatori per tutto il giorno, ma per chi voleva saperne di
più avrebbe potuto ascoltarlo parlare sia alle 11 che alle
15 per circa un quarto d'ora. Joey optò per l'appuntamento
delle 15, visto che in quel periodo dell'anno il buio arrivava presto e
dopo averlo ucciso avrebbe potuto usufruirne per scappare dal museo
senza essere visto.
Utilizzò il resto della giornata per fare acquisti:
entrò in un negozio di abbigliamento e si cambiò
completamente d'abito, scegliendo il nero come colore dominante per
qualsiasi capo. A mezzo giorno circa ricevette l'sms di risposta di Neira.
Ok, tu ricordati quello che ti ho detto a proposito di Steven, mi
raccomando. Ciao.
Il fatto che gli avesse risposto a quell'ora non gli piaceva: se aveva
risposto appena visto il suo sms voleva dire che si erano svegliate da
poco, e questo significava che se la stavano prendendo molto comoda. Se
fosse rimasto con loro sarebbe stato più tranquillo,
però dopo quello che era successo con Bill Nighy Samantha lo
guardava come un mostro e anche Neira sembrava non aver digerito troppo
bene ciò che aveva visto.
In ogni modo, fra pochi giorni si sarebbero rincontrati.
Quando mancò circa un'ora al secondo e ultimo appuntamento
della giornata con Webb, Joey prese l'auto e si diresse verso il
Churcill Museum. Trovò fortunatamente parcheggio proprio
lì davanti e si incamminò a passo svelto verso
l'entrata. All'interno trovò però una sorpresa;
mentre era in coda per fare il biglietto vide che poco prima della
scala che portava al primo piano c'erano due agenti della polizia con
una sorta di telecomando nero in mano. Aguzzò la vista, per
cercare di capire meglio cos'era quell'affare, e il piccolo display
sopra i due led colorati di rosso e verde chiarì il brutto
presentimento: era un metal detector.
Arrivato il suo turno di comprare il biglietto, si riferì
alla ragazza dietro al bancone con la massima gentilezza di cui era
capace.
- Buonasera, un biglietto intero, per favore. -
La ragazza rispose con il prezzo e non accennò neanche ad
alzare il volto, quindi Joey dovette suo malgrado dimostrarsi
interessato ai due poliziotti.
- Mi scusi, ma ho visto che quei due agenti hanno un oggetto in mano,
cos'è? -
- Umhf - rispose la ragazza, alzando la faccia per la prima volta. - E'
per alcune opere di valore che abbiamo in questi giorni nel museo, ci
serve per sicurezza, sa, è un metal detector. -
- Ho capito...beh, allora sarà il caso che vada a posare la
mia cintura prima di entrare, per evitare che suoni appena mi avvicini!
- rispose con un largo sorriso.
Pagò il biglietto ed uscì. Joey non aveva nessuna
cintura da posare, aveva però una Smith & Wesson
calibro 10 che sicuramente non avrebbe superato il controllo dei due
agenti.
"Cazzo!" pensò fra sè e sè. "E come
faccio ora?"
Cercò di pensare velocemente a una soluzione alternativa.
"Anzichè ucciderlo durante il suo discorso potrei aspettarlo
fuori una volta finito..." Rimase per qualche secondo davanti alla sua
Audi, poi prese la sua decisione. Entrò, posò la
610 nel cruscotto ed uscì tornando verso il museo. "Non
posso ucciderlo come un poveraccio qualsiasi, di notte in un parcheggio
mentre cerca di riprendere la macchina. No...deve morire in modo
appariscente, in modo tale che nessuno di loro osi pensare che scelga
il momento più comodo a me per ucciderli. Li
affronterò lealmente, quando sono al pieno delle loro forze
esattamente come me. Niente trucchetti di alcun genere, questa volta
non mi abbasserò a quei livelli."
Ripetendosi in continuazione queste parole, varcò l'ingresso
e si fece controllare dai due poliziotti, passò oltre e
cercò la stanza in cui Webb avrebbe parlato. Non fece molto
caso alle altre opere esposte, continuò a cambiare stanza
salendo al piano superiore fino a quando non trovò quella
che era stata preparata per il discorso.
La stanza conteneva una trentina di sedie, tutte rivolte verso una
specie di cattedra che aveva alle spalle un grosso schermo luminoso,
probabilmente per le diapositive. Due uomini stavano parlottando fra
loro vicino alla cattedra, uno aveva parecchi fogli in mano e
gesticolava particolarmente, l'altro rimaneva in silenzio ad
ascoltarlo. Secondo la descrizione che gli aveva fornito Bill Nighy,
Kirk Webb doveva essere quello che stava parlando. Piuttosto alto, con
una barba incolta da chissà quanti giorni, era vestito
piuttosto male, indossando capi tutti di colori diversi. A vederlo
così, non sembrava per nulla uno studioso d'arte.
Visto che mancavano solo dieci minuti alla sua presentazione e c'erano
già un paio di persone sedute, anche Joey prese posto nel
fondo della sala, sull'ultima fila di sedie disponibili.
Cercò di stare attento il più possibile a non
farsi notare, osservandolo solo quando era impegnato a parlottare con
il suo compare. Poi, lentamente, la sala iniziò a riempirsi
e alle 15 Webb fu puntuale a iniziare il suo discorso.
- Buonasera a tutti voi e grazie per esservi fermati per approfondire
con me la storia di questo bellissimo vaso che il nostro museo... -
Joey smise di ascoltarlo praticamente subito, lanciando solo
un'occhiata al vaso indios che aveva al suo fianco. Si
guardò intorno, contando le persone presenti in sala. Le
trenta sedie erano tutte occupate, più una decina di persone
che erano rimaste in piedi poichè erano arrivate quando Webb
aveva già iniziato a parlare. Qualcuno entrava, sentiva
qualche minuto e dopo usciva. Arrivati a circa metà del
discorso, le luci della stanza si spensero e iniziarono a proiettare le
diapositive.
- Come potete vedere dalle forme disegnate su questo esempio, vi
è una forte somiglianza con il nostro che possiamo vedere in
sala... - disse indicando con una mano il vaso proiettato sullo schermo
e con l'altra quello presente al suo fianco.
Joey smise di ascoltare un'altra volta, guardandosi attorno
nervosamente. Ripensò velocemente alla strada che aveva
fatto per arrivare lì: non era molto lunga, correndo avrebbe
potuto percorrerla in un minuto circa, quello che lo preoccupava era
più che altro la presenza dei due poliziotti all'ingresso.
Non che fossero pesantemente armati, aveva notato solo una pistola per
uno, però lo avrebbe seccato ucciderli.
Si ritrovò ben presto a picchiettare nervosamente con il
piede per terra, guardando l'orologio a una distanza di tempo sempre
inferiore dalla volta precedente. Webb infatti parlò per
quasi dieci minuti in più rispetto a quanto c'era scritto
sul cartello fuori dal museo, finendo il suo discorso quasi alle tre e
mezza.
- ...e questo non fa che dimostrare ulteriormente il valore di questo
vaso. Vi ringrazio per essere stati qui e vi auguro una buona
continuazione della visita al resto del museo. -
Seguirono quasi immediatamente degli applausi e dai volti sorridenti
delle persone Joey potè capire che il discorso di Webb era
stato particolarmente gradito. Gli sembrava sempre più
strano che un uomo del genere potesse essere un sadico assassino.
I presenti in sala iniziarono lentamente ad uscire e questo fu
sufficiente per far svanire tutti i suoi pensieri e tornare a pensare a
come agire. Aspettò ancora qualche secondo, ma una decina di
persone rimasero in sala non accennando ad uscire e Joey decise di
muoversi ugualmente.
Iniziò ad applaudire forte ma lentamente, richiamando
l'attenzione di Webb che aveva appena ricominciato a parlottare con lo
stesso uomo di prima del discorso.
- Bravo, bravo! - disse alzandosi in piedi e non smettendo di
applaudire. - Sei proprio bravo Kirk Webb! Un bel discorso! -
L'uomo, che aveva immediatamente posato gli occhi su di lui, mantenne
la sua espressione di marmo e si limitò a fissarlo.
- Per un attimo ho quasi pensato che ucciderti fosse una perdita per la
società - aggiunse mostrando un sorriso ironico - ma poi
c'ho subito ripensato.
Webb posò il foglio che aveva in mano e iniziò a
parlare.
- Sei James Hawk, vero? -
Joey rimase stupito. Lo aveva capito subito, e cosa ancora peggiore non
ne sembrava per niente impaurito.
- Ieri notte Steven Kimberlin mi ha informato che hanno ritrovato il
suo avvocato in periferia, senza vestiti e con alcuni denti strappati.
"Ha blaterato qualcosa riguardo al fatto che vi ammazzerà
tutti", ha aggiunto poi. E' così, James Hawk? Sei qua per
"ucciderci tutti"? -
Quella sua tranquillità non gli piaceva, ma non
potè fare altro che rispondergli.
- Sì, e stasera incomincerò da te. -
A quel punto Webb incominciò a ridere. L'uomo al suo fianco
lo seguì subito dopo e furono imitati dai restanti in sala.
- Sei così ingenuo, Hawk. - disse appena riuscì a
contenere le risate. - Pensi veramente che io non mi sia preparato a un
tuo arrivo? Era più che logico che avresti scelto questa
occasione per venire da me, si può quasi dire che ti stavo
aspettando. -
Fece un gesto con la mano e le persone che erano ancora sedute si
alzarono in piedi girandosi verso di lui. Sette uomini, più
Webb e l'individuo che era al suo fianco. Joey passò lo
sguardo su ognuno di loro e sull'ultimo ci rimase per qualche secondo.
- Biondino... - esclamò lentamente.
L'uomo che lo aveva accompagnato al Red Monkey era proprio
lì, in mezzo alle persone rimaste, con un enorme cerotto
bianco sul naso. Joey trattenne a stento una risata.
- Che ti hanno fatto al naso, biondo? Sei forse caduto dalle scale? -
- E' lui! - urlò quello girandosi verso Webb. - E' lui, ti
confermo che è lui! -
- Bene, allora si fa così - rispose senza agitazione nelle
sue parole. - Voi ora lo sistemate per bene e io intanto scendo ad
avvisare le guardie. Poi torniamo su e se lo avrete lasciato ancora
vivo lo portiamo via, altrimenti siete tutti testimoni che questo pazzo
a me sconosciuto ha iniziato ad aggredirmi e voi mi avete difeso. -
Fissò per un momento Joey, poi concluse - Finisce qui tutta
la tua storia di vendetta, Hawk. Avresti dovuto scappare da qualche
parte nel resto del mondo anzichè tornare in America, sei
stato piuttosto sciocco. In ogni modo, addio. -
Si chinò a prendere la sua valigetta, scese dalla cattedra e
iniziò a incamminarsi verso l'uscita della stanza. Joey si
fiondò immediatamente a fermarlo, ma i sette uomini furono
altrettanto veloci e si misero davanti a lui.
- Ehy, vecchietto! Non hai sentito quello che ha detto Webb? Tu devi
giocare con noi adesso! -
Gli altri uomini iniziarono a disporsi a cerchio attorno a lui. Joey
potè vedere dietro di loro Webb scomparire dalla porta
d'uscita e iniziare ad incamminarsi verso le scale.
Non poteva farlo scappare, altrimenti non lo avrebbe più
ritrovato. Oppure lo avrebbe trovato dopo tanto di quel tempo che nel
frattempo gli sarebbero arrivati altri problemi, e questo non doveva
accadere.
- Levatevi immediatamente tutti dai coglioni - ringhiò Joey.
- O giuro che vi ammazzo uno ad uno -
Il suo tono riuscì a catturare l'attenzione di ognuno di
loro, facendo perdere il sorriso alle loro bocche.
- Ehy vecchietto, un tempo sarai anche stato un gran figlio di puttana,
ma ormai hai l'età di mio nonno, non dimenticartelo. Mi
sentivo quasi in colpa di dover picchiare uno della tua età,
ma visto che fai così lo stronzo mi tolgo ogni peso dalla
coscienza e provvedo subito a fare quello che Webb vuole. -
Si avvicinò a Joey a passi rapidi, poi quando gli fu vicino
sferrò con un pugno col destro.
"Tutto sbagliato" pensò Joey guardandolo colpire.
Non era ben bilanciato sui piedi, il pugno era partito troppo presto e
non si era curato di chiudere la guardia per colpirlo. Tanto che
riuscì a evitarlo senza alcuna fatica, mandando il suo pugno
a vuoto.
Approfittò del fatto che fosse sbilanciato per il colpo
mancato e lo toccò con forza con la punta delle dita appena
sotto la base del collo, vicino alla clavicola. L'uomo
lanciò un orlo di dolore e cadde a terra portandosi una mano
sulla zona appena colpita.
I rimanenti sei lo guardarono spaventati mentre lui, rimasto a terra,
continuava a lamentarsi per il dolore.
- Lo sapete perchè sente così tanto male? -
chiese Joey evitando di guardarlo. - Perchè l'ho colpito in
un punto così detto "proibito", uno di quelli studiati dagli
antichi maestri cinesi di stili di combattimento quasi settecento anni
fa. -
Anche l'uomo a terra aveva diminuito le sue lamentele per ascoltare
quello che Joey diceva.
- E di punti come quelli nel corpo umano ce ne sono oltre cento, e io
ne conosco almeno la metà. Quindi, e ve lo dico per l'ultima
volta, spostatevi e non vi farò niente. Viceversa, fra poco
sarete tutti a terra come lui, con la sola differenza che a voi
vorrò fare male sul serio. -
I sei uomini rimasti lo guardarono con lo sguardo stralunato, indecisi
fra il credere a quello che diceva oppure convincersi che era un pazzo
che neanche sapeva quello che stava dicendo. L'uomo che parlottava
prima con Webb fece un passo indietro e poi corse via urlando ai
poliziotti nel piano inferiore di venire su immediatamente.
"Ci mancavano anche loro" si ritrovò a pensare Joey. -
Allora, voi altri! Vi spostate o devo farmi avanti io? -
urlò nella loro direzione, ma il sentire che le due guardie
stavano arrivando fece loro tornare un po' di coraggio e nessuno
indietreggiò. Al contrario, due di loro si mossero
contemporaneamente per colpirlo.
Li evitò entrambi, alzando le braccia per parare i loro
attacchi e facendo un piccolo salto indietro. "Se solo avessi potuto
portare la mia 610..." pensò fra sè e
sè. I due uomini cercarono di colpirlo nuovamente, ma anche
questa volta Joey anticipò i loro movimenti e spostandosi
ancora più indietro li evitò.
- Cazzo! - urlò uno di loro. Joey sentì
chiaramente il rumore dei passi dei poliziotti avvicinarsi alla scala,
e decise di agire il più velocemente possibile. Si
lanciò contro quello più vicino dei due,
abbassandosi leggermente e colpendo con le punta delle dita sul collo
poco sotto il pomo d'adamo. L'uomo sbarrò gli occhi e si
portò immediatamente le mani alla gola, cadendo per terra
non riuscendo più a respirare. Prima che il secondo uomo
potesse fare qualsiasi cosa, Joey si mosse velocemente verso di lui
colpendolo con due falangi sugli occhi, buttandolo a terra.
Alzò gli occhi sui quattro rimasti. Il biondo aveva
già cambiato faccia, preferendo allontanarsi piano piano
dagli altri tre rimasti. Il rumore dei passi dei poliziotti sulle scale
spinse Joey a farsi sotto sui rimanenti tre. Appena si
avvicinò ognuno di loro cercò di proteggersi
alzando le mani come fanno i pugili, ma per l'ennesima volta Joey fu
più veloce e riuscì a colpire il primo a
sinistra. Puntando sulla zona della milza, affondò appena
più sù con il pugno sinistro chiuso, mentre con
il gomito destro si spostava di lato per colpire l'altro uomo in
faccia. Il primo cadde immediatamente toccandosi il fianco, il secondo
barcollò un po' per la botta presa e Joey lo finì
con un calcio al volto. Poi, prima che l'ultimo dei tre facesse in
tempo a rendersi conto di essere rimasto l'unico in piedi, si
avvicinò anche a lui e lo colpì appena sotto le
orecchie usando il solo dito medio di entrambe le mani, facendolo
cadere privo di sensi.
Infine guardò il biondo, che si paralizzò
all'istante.
- Non...non doveva andare così! - balbettò.
- Ah biondo, biondo...cosa devo fare con te? - gli chiese Joey
avvicinandosi minacciosamente. Sentì però che i
due poliziotti erano arrivati sul loro piano e si stavano avvicinando
alla stanza, quindi non ebbe il tempo di pensare a una mossa speciale,
ma si limitò nuovamente a colpirlo al naso, rompendoglielo
un'altra volta.
Quando i due poliziotti arrivarono nella sala, non trovarono altro che
sette uomini sdraiati a terra doloranti e sanguinanti.
- Ma che cazzo è successo qua dentro? - chiese il primo.
- Chi è stato a combinare tutto questo casino? - si chiese
il secondo, estraendo la pistola.
Joey aspettò che si fossero chinati per accertarsi della
salute di ognuno degli uomini a terra, dopodichè scese
velocemente le scale passandogli alle spalle e corse fuori dal museo.
Entrò in macchina, la accese e iniziò a
bestemmiare.
- Cazzo! - urlò sbattendo i pugni contro il volante. - E
adesso dove cazzo sarò andato quello stronzo! -
Si mise in strada e si spostò dal museo, senza avere un'idea
precisa di dove andare. "Sarà scappato da Steven"
pensò. "E' la cosa più naturale che possa fare. E
se è così, vorrà dire che quando
arriverò da lui troverò entrambi" rimase per un
attimo ancora a riflettere, poi bestemmiò un'altra volta. Le
cose non stavano decisamente andando come aveva immaginato, quindi
appena si fu un po' allontanato dal museo fermò la macchina
e si mise nuovamente a pensare.
"Potrei andare a casa sua e frugare un po' fra le sue cose, magari
trovo qualcosa per poterlo ricattare e farlo uscire allo scoperto. Se
trovo qualcosa che non vuole che arrivi alla polizia, posso barattarlo
con un nostro incontro."
Ci pensò ancora un po' sù, poi decise che era
l'unica cosa da fare. Bill Nighy gli aveva fornito l'indirizzo di
ognuno di loro, quindi Joey sapeva perfettamente dove andare.
Appena entrò nella sua via, notò che qualche casa
era già abbellita con le luci di Natale.
"Caspita", pensò, "siamo solo al 2 di Dicembre..."
Riportò la sua attenzione sulla strada, guardando a destra e
a sinistra per trovare quella di Webb.
Quando finalmente la individuò, rallentò la
velocità e cominciò a slacciarsi la cintura, ma
un breve riflesso proveniente da una finestra della casa
catturò la sua attenzione. Era una finestra al piano terra
che si apriva, e piegandosi leggermente in avanti per cercare di vedere
meglio Joey si accorse che quello che aveva provacato il riflesso era
una canna di fucile.
- Porca puttana! -
Abbassò immediatamente la testa, un secondo prima di udire
uno sparo e sentirsi arrivare il proiettile a un millimetro dal suo
orecchio. Il rumore dell'esplosione fu assordate e il poggiatesta che
colpì si spaccò in due, esattamente dove lui
aveva la testa solo un secondo prima.
- Cazzo, altro che scappato! Quello stronzo mi spara addosso! - si
ritrovò a urlare da solo in macchina, cercando di passare
sul sedile passeggero senza alzare troppo la testa.
Udì un secondo sparo un attimo dopo, ma non era indirizzato
a lui. "Dove ha sparato?" si chiese Joey, aprendo la porta lato
passeggero e buttandosi fuori dalla macchina.
Arrivò immediatamente anche il terzo sparo e finalmente
capì il significato del secondo, visto che la sua Audi R8
saltò in aria in un boato assordante.
Joey fu investito dall'aria rovente provocata dall'esplosione che lo
fece rotolare al di là della strada, fermandosi a fine
carreggiata quasi privo di sensi.
Tutto ciò che rimaneva della sua auto era una carcassa in
fiamme a pochi metri da lui.
Quando dopo qualche secondo le orecchie iniziarono a fischiargli meno e
la vista gli tornò chiara, realizzò cos'era
successo. Il secondo sparo probabilmente era mirato a colpire il
serbatoio, in modo tale che un terzo colpo lo avesse fatto esplodere.
Questo gli fece tornare immediatamente in mente che Webb lo teneva
ancora sotto tiro, nonostante per ora la carcassa in fiamme dell'Audi
gli fornisse copertura.
"Che stupito che sono stato, che stupido! Sono stato prevedibile ad
andare al museo e lo sono stato altrettanto a venire qui a casa sua!"
pensò fra e sè e sè, mentre si
controllava il fianco destro.
L'ondata di calore gli aveva quasi fuso i pantaloni scuri alla pelle,
mentre il giubbotto e la felpa avevano un po' attutito i danni al
busto. In realtà si sentiva bruciare terribilmente, come se
lo avessero inondato di olio bollente.
Si sforzò ugualmente di guardarsi intorno in cerca di un
riparo più sicuro e fece una corsa zoppicante fino alla casa
che aveva davanti a sè, girando attorno all'angolo e
sedendosi appoggiando la schiena a un muro.
Sentì parecchie voci alzarsi e vide che in un paio di case
la luce si accese; i vicini avevano sentito l'esplosione e
probabilmente qualcuno stava per avvisare la polizia.
- Merda! - si ritrovò a parlare da solo un'altra
volta, questa volta sussurrando. - Calma James, calma! Ragiona! A che
distanza è la casa di quel fottuto bastardo? - Sporse
leggermente la testa dall'angolo in cui era seduto e guardò
nuovamente verso la finestra dove prima aveva visto la canna di un
fucile. - Saranno circa 80, 90 metri - Riportò indietro la
testa in modo tale da non farsi vedere e iniziò a pensare a
un modo per raggiungerla. Purtroppo i lampioni presenti sulla strada
erano già accesi e questo unito al fatto che il sole era
calato da poco faceva sì che non ci fossero posti bui da
dove passare. "E adesso come cazzo ci arrivo là senza che
quello mi faccia saltare la testa?"
Mentre cercava di pensare il più rapidamente possibile a una
soluzione, la porta della casa che aveva di fronte si aprì e
ne uscì un uomo in vestaglia.
- Che diavolo è successo qui? - disse guardando impaurito la
carcassa dell'Audi in fiamme.
Joey inspirò per prepararsi a urlargli di mettersi al riparo
immediatamente, ma non fece neanche in tempo a dire una parola che
sentì uno sparo. L'uomo in vestaglia cadde all'istante, con
un fiotto di sangue che gli usciva dal centro della testa.
"Cazzo! Ma quello deve avere un fucile di precisione dotato di mirino,
non è possibile che centri a questa distanza particolari
così piccoli!"
Questo complicava ulteriormente le cose. Che fucile poteva avere? La
testa di quell'uomo, seppur bucata, era ancora attaccata al collo,
questo escludeva immediatamente un fucile di grosso calibro come l'M82.
"Peccato che di fucili di precisione ce ne sono a dozzine! Cazzo!"
Joey iniziò a sudare, e non solo per la parte ustionata del
suo corpo. Era nei guai, in grossi guai. Da lì a poco
sarebbe arrivata la polizia, lui era ferito e Kirk Webb respirava
ancora. Peggio di così non poteva andare.
"E pensare che quello stronzo fa il critico d'arte! Come si
è procurato un fucile come quello?" Si fermò un
attimo a pensare alla domanda che si era fatto, visto che gli era
venuta in mente una risposta. "Se è un'arma improvvisata,
sicuramente non deve essere niente di modificato. Anzi, dovrebbe essere
un modello molto comune, visto che uno come lui sicuramente non
è un appassionato di armi." Il cerchio si stringeva, ma un
altro evento interruppe il suo pensiero. Da un'altra casa si
aprì una porta, questa volta ne uscì una donna
con un telefono in mano.
- Gesù! - esclamò, poi voltandosi a guardarsi
attorno vide il corpo dell'uomo con il buco in testa, ed
urlò.
Joey si portò velocemente le mani alle orecchie per
proteggerle dello sparo che a breve avrebbe sentito, ma incredibilmente
non udì nulla. Solo la donna che continuava ad urlare con il
telefono in mano, ma dopo poco smise anche lei rientrando in casa con
la stessa velocità con cui era uscita.
"Non le ha sparato?" si chiese Joey. "Come mai?" Sporse ancora la testa
per cercare di capire se era ancora lì al suo posto e gli
parve che la finestra fosse ancora aperta. "Se è ancora
lì, perchè non le ha sparato?" Con il cuore che
gli batteva forte e il dolore della scottatura non gli era facile
pensare, si ritrovò anche a scherzare fra sè e
sè "forse si è risparmiato il colpo per me".
Sorrise, ma poi tornò immediatamente serio.
"Risparmiare...quanti proiettili ha già usato?"
Li ripassò tutti a mente, cercando di ricordarseli .
Il primo mirato alla sua testa quando era ancora in macchina.
Il secondo mirato a bucare il serbatoio.
Il terzo a far esplodere la macchina.
Il quarto sull'uomo in vestaglia.
"Cazzo, sono quattro! Non ha sparato perchè il caricatore di
quel fucile ne avrà solo cinque, ecco perchè!" Si
sporse un'altra volta, come se potesse avere conferma di quello che
aveva pensato dal punto in cui si trovava.
"Che fucili di precisione hanno cinque proiettili e sono abbastanza
comuni?" Ci pensò un attimo, poi un sorriso gli apparve sul
volto. "Gli M24, gli sniper della Remington! Sono fucili di precisione
standard dell'esercito americano, non gli sarà stato
difficile procurarsene uno!"
Con rinnovata speranza, si mise subito a pensare a come fare per
convincerlo a sparare anche il quinto colpo. Una volta fatto quello,
avrebbe dovuto ricaricare, il che gli avrebbe per lo meno dato la
possibilità di avvicinarsi e iniziare a fare fuoco con la
sua S&W che aveva fortunatamente infilato nel giubbotto nel
momento in cui era rientrato in macchina.
"Un sasso lanciato per attirare la sua attenzione? No, troppo banale,
non ci cascherebbe. Deve essere qualcosa di credibile..." allora si
tolse il giubbotto e la felpa, iniziando a pensare a come fare per
dargli una forma umana. Arrotolò la felpa dentro a un
braccio del giubbotto, in modo tale da farlo sembrare pieno. Ne fece
uscire anche venti centimetri, in modo tale da potergli infilare anche
un guanto per rendere il "finto braccio" il più credibile
possibile. Gli sarebbe bastato dargli un segno della sua presenza in un
posto qualsiasi per farlo sparare, visto che con l'M24 l'avrebbe preso
di sicuro.
"Dio, se esisti, questo è il momento di dimostrarmelo" si
disse fra sè e sè. Si alzò e fece il
giro della casa, dopodichè quando arrivò
all'angolo più esterno e più buio prese un bel
respiro e colpì con un pugno il recinto di legno che
perimetrava la casa. Ora che aveva la sua attenzione, sporse il
più possibile il finto braccio coperto dal guanto e
fortunatamente il suo piano funzionò. Un proiettile
arrivò dopo neanche un secondo, bucando sia il giubbotto che
la felpa arrotolata al suo interno.
Si alzò e uscì allo scoperto iniziando a correre
nella sua direzione.
Se aveva sbagliato i suoi calcoli e quello non era un M24, era morto.
Un colpo gli sarebbe arrivato da lì a pochi secondi e fine
della storia, ma incredibilmente non ne arrivò alcuno.
"Cazzo, avevo ragione! Sta ricaricando!" pensò esultando e
correndo a perdi fiato verso la sua abitazione. "Quanto ci si mette a
ricaricare quello sniper? Se ha il caricatore lì a portata
di mano, tre, forse quattro secondi."
Il primo secondo lo passò ad alzarsi e a correre
raggiungendo la strada al cui centro c'era ancora la carcassa
infiammata dell'Audi.
Il secondo lo utilizzò per percorrere la strada e
attraversarla.
Nel terzo secondo corse il più velocemente possibile verso
il suo obiettivo, aspettò con il cuore in gola di fare
almeno altri due o tre metri e poi alzò la sua 610 in
direzione della finestra e iniziò a fare fuoco. Se era
ancora lì intento a ricaricare l'arma, lo avrebbe preso.
Sparò, una volta, due volte, tre volte. Non sentì
alcun rumore se non il vetro della finestra infrangersi.
Sparò gli ultimi tre colpi rimasti, dopodichè
estrasse il tamburo dalla sua posizione standard, espulse con
l'apposita levetta i bossoli vuoti e ricaricò l'arma il
più velocemente possibile riniziando a fare fuoco.
Correndo con tutto il fiato che aveva in corpo, arrivò
davanti alla casa, ancora tutto intero. Webb non aveva più
sparato un colpo, il che voleva dire solo due cose. O era morto, oppure
non era ancora riuscito a ricaricare l'M24, ma a questo punto non gli
sarebbe più servito.
Joey si presentò davanti alla finestra e ci vide appoggiato
proprio un M24. Saltò dentro e sentì una porta
chiudersi molto lentamente nella stanza adiacente a questa, quindi si
mosse piano e trattenne il fiato.
Nascosto in modo tale che nessuno lo potesse vedere, si
ritrovò davanti Webb che camminava lentamente con un nuovo
caricatore in mano in direzione del suo fucile.
- Ormai non ti serve più, sono già qui - disse
Joey ad alta voce.
Webb si girò spaventato e fu colpito da uno sparo a una
spalla, urlando di dolore.
- Ahhh! Brutto stronzo! -
Joey gettò la pistola a terra e lo colpì
violentemente proprio dove gli aveva appena sparato, mandandolo a
sbattere contro la finestra e facendo di fatto cadere fuori da casa
l'M24.
- Mi hai fatto proprio penare, sai? E pensare che immaginavo di
ammazzarti al museo dopo il tuo discorso.... -
- A...aspetta Dagger,
possiamo parlare no? - cercò di dire Webb, mentre si
sforzava di alzarsi in piedi fra i cocci della finestra rotta.
- Parlare? Tu vuoi parlare con me? - gli tirò un calcio in
piena pancia, facendolo tossire convulsamente. - Sai cosa non riesco a
togliermi dalla mente? Quel fottuto video che avete fatto tu e Roukis,
in particolare la faccia che aveva mia moglie quando hai finito il
tuo... - la voce gli si spezzò in gola, stupendo addirittura
se stesso del magone che gli stava crescendo. - ...lavoretto. E tu ora
vuoi parlare con me? No Webb, tu non parlerai con me. Dimmi piuttosto
dove trovo la cucina in questa merda di casa. -
- La...cucina? - chiese tremante.
- Sì cazzo, la cucina - rispose Joey afferrandolo per la
spalla dove gli aveva sparato e tirandolo in piedi. Webb
urlò di dolore, dopodichè gli indicò
la stanza in fondo al corridoio.
Fu trascinato a peso morto fino a dove accennato, dopodichè
fu spinto brutalmente per terra. Joey cercò il tagliere dei
coltelli che c'è in ogni brava cucina americana e difatti lo
trovò. Ne estrasse il coltello più grande,
dopodichè si chinò sulla schiena di Webb. - Hai
usato queste mani per toccare Lily vero? - gli chiese alzando il
coltello in aria.
Webb, che aveva già capito cosa gli sarebbe successo,
urlò cercando di dimenarsi, ma non riuscì a fare
nulla.
Joey abbassò velocemente la mano armata affondandola con
forza sul polso della mano destra di Webb, amputandogliela quasi
completamente. Urlò ancora, ma Joey lo colpì
un'altra volta, riuscendo questa volta a staccargli l'arto
già precedentemente tagliato.
- Mi dovrò comprare un'altra volta un vestito nuovo, voi
stronzi con tutto il vostro sangue mi macchiate sempre tutto - disse
Joey senza alcun trasporto.
Fra le urla e i lamenti di Webb, riuscì a tagliargli anche
l'altra mano, lasciandolo quasi incosciente sul pavimento della sua
stessa cucina in un mare di sangue.
- Ora con te è stata fatta giustizia... - mormorò
Joey, guardando il corpo di Webb immobile.
- Non credo che ti dispiacerà se prendo la tua macchina,
visto che la mia l'hai fatta saltare in aria. - si guardò
attorno, cercando un qualsiasi contenitore dove poterci mettere dentro
i suoi orridi trofei appena tagliati.
Dopodichè si girò e uscì lasciandosi
Webb alle spalle, mormorando fra sè e sè "Meno
uno."
Entrò in garage e si diresse verso una vecchia Ford nera
parcheggiata al suo interno, ma qualcosa attirò la sua
attenzione. Alla fine del garage c'erano alcuni gradini che scendevano
a un piano inferiore, chiuso da una porta blindata con un tastierino
numerico affianco.
Joey scese quei pochi gradini e la osservò cercando di
aprirla, ma ovviamente era chiusa. Probabilmente c'era bisogno di
sapere la combinazione, ma sotto al tastierino numerico vide anche
quello che sembrava essere un rivelatore di impronte.
Sorrise, estraendo dal sacchetto una mano di Webb e passandola sopra al
rivelatore, che fece aprire la porta con uno scatto.
- Grazie Kirk - esclamò beffardo. Oltrepassata la porta
scese ancora qualche gradino e si ritrovò all'interno di una
stanza piuttosto piccola, ma incredibilmente piena di armi.
Il colpo d'occhio fu notevole: sulle mura erano state
installate tantissime forcelle porta armi, tutte piene di ogni genere
di fucili. Sui tavoli invece c'erano una moltitudine di scatolette di
varie dimensioni e grandezza, probabilmente contenenti le munizioni
delle armi.
- Porca puttana...e chi se lo sarebbe mai aspettato! -
esclamò Joey iniziando a guardarsi attorno.
La sua attenzione fu catturata da un fucile in particolare, che
provvedè subito a rimuovere dalle forcelle e a prendere in
mano.
- L'M4 super 90 della Benelli...per la miseria, il fucile
semiautomatico adottato dai reparti SWAT! Ma di chi è tutta
questa roba, tua? - chiese ad alta voce alzando lo sguardo verso casa.
- Beh, tua o no, io ne approfitto per fare rifornimento. - Si mise l'M4
in spalla e incominciò a cercarne le munizioni,
dopodichè trovò una scatola di granate e prese
qualcuna anche di quelle. Si sentiva come un bambino in un negozio di
dolci, qualsiasi cosa vedeva l'avrebbe voluta prendere.
Mentre si impegnava nel difficile compito dello scegliere se prendere
MP5 o un M249, sentì in lontananza l'eco delle sirene.
"La polizia, cazzo! Me ne ero dimenticato!" posò l'MP5 e
prese l'M249, dopodichè uscendo prese anche un M24. "Cosa se
ne sarà fatto di due sniper del genere in casa lo sa solo
lui, comunque ora serve a me".
Entrò in macchina, depositò sui sedili dietro
tutte le armi e le granate e mise in moto.
Uscì sgommando dal garage e riuscì ad
allontanarsi in tempo prima che le auto a sirena accesa riuscissero a
vederlo scappare via.
Quella sera, Steven ricevette un pacco sigillato proprio davanti
all'enorme cancello della sua villa.
Quando lo aprì, ci trovò dentro le due mani di
Webb, con un bigliettino che riportava la scritta "Meno uno".
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