What's going on?

di Alex96_
(/viewuser.php?uid=137908)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Wolfgang aveva esalato un sospiro di sollievo nel sentire l’animo teso di Kala rilassarsi ancora una volta. Sapeva di essere una delle cause del suo dolore e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa: avrebbe dovuto evitarla dal primo istante che l’aveva sentita. Avrebbe dovuto riconoscere dall’inizio che non sarebbe stato in grado di levarsi dalla mente una donna così eccezionalmente bella e straordinaria come lei.
Ed era stato così. Dal momento in cui aveva desiderato avidamente cibo indiano e l’aveva vista in quel ristorante, splendida nel suo abito, era stato condannato. L’aveva bramata da quel primissimo incontro, quella splendida sconosciuta che aveva risvegliato in lui sentimenti da lungo assopiti.
Conoscerla meglio era servito soltanto a far accrescere il suo affetto e il suo desiderio di incontrarla realmente, poterla toccare e appropriarsi del suo corpo come non aveva mai fatto nessuno. Ma lui non la meritava. Era il tipo di persona che uccideva un uomo e lo bruciava nella sua macchina. Colui che bombardava suo cugino e sparava a suo zio senza provare rimorso. Non sarebbe mai stato in grado di meritare una persona come Kala.

“Sei anche la stessa persona che ha fatto di tutto per tenere al sicuro un suo amico e che ha aiutato me a salvare una persona innocente. Per non menzionare Will e Riley.”

Aveva voltato il viso in direzione di Lito che con un sorriso sulle labbra se ne stava appoggiato allo stipite della porta della stanza d’ospedale dov’era ricoverato Felix.

“Prevale l’assassino.”

Lito aveva scrollato le spalle e con la sua presenza scenica si era impadronito della stanza come se fosse il suo personale palcoscenico misurando con precisione ogni passo e movimento.

“Possibile. Eppure non sei neanche il mostro che immagini di essere o la dolce pulzella non ti avrebbe minimamente considerato. Lei è sicuramente migliore di te nello stesso modo in cui lo è Hernando, ma questo significa solo che siamo due persone fottutamente fortunate.”

Wolfgang non aveva represso la sua indignazione: ciò che il messicano suggeriva era una delle idiozie più assurde che avesse mai sentito. Lui era tutt’altro che fortunato; nella sua vita non lo era mai stato e non avrebbe certamente iniziato ad esserlo ora. Kala era soltanto inciampata nel suo percorso ed essendo la splendida persona che era l’aveva aiutato nonostante lui non lo meritasse. Ma certamente non meritava di stare con uno come lui e non poteva assolutamente esserne innamorata.

“E se invece lo fosse? Non hai mai neanche considerato che qualcuno possa amarti? Felix lo fa e anche tutti noi, a modo nostro.”

L’aveva sorpreso l’arrivo di Nomi: loro due non avevano mai avuto grandi occasioni per parlare – ricordava perfettamente però la prima volta che l’aveva vista, nuda come tutti gli altri – anche se, con le loro capacità e l’aiuto degli altri, avevano salvato il destino della loro Cerchia. Temporaneamente almeno perché non avevano trovato ancora una soluzione permanente che potesse aiutare Will.

“Ci sono cose più importanti adesso. Devo trovarmi un altro posto insieme a Felix, questo posto non è sicuro. Mio zio potrebbe avere ancora persone che gli sono fedeli e non posso correre ulteriori rischi. Inoltre dobbiamo trovare un modo per avvicinarci tutti quanti: saremo prede più facili da catturare, ma anche più forti per aiutare Will insieme.”

Lito e Nomi avevano annuito di comune accordo ed era stato l’attore a prendere la parola per primo.

“Beh appena Felix può muoversi potete venire entrambi a Città del Messico, sembra un tipo a cui potrebbe piacere.”

Wolfgang aveva sorriso perché riusciva ad immaginare perfettamente il suo amico in Messico alla ricerca di splendide donne e alcol a buon prezzo baciato dal sole della città. Sì, gli sarebbe decisamente piaciuta la loro prossima meta.

“Per quanto riguarda Will dobbiamo cercare aiuto esterno, capire di più sulle nostre origini e su come si manifestano questi poteri. Io e Amanita ce ne stiamo occupando. Ma restano ancora un paio di situazioni da risolvere.”

Wolfgang, dopo un rapido sguardo ai segni vitali del suo migliore amico, aveva rivolto la sua attenzione a Nomi liberando la mente da ogni altro pensiero indesiderato. Poteva sentire la presenza di Kala provare ad entrare nel suo mondo, ma l’aveva respinta con tutta la capacità che possedeva. Non poteva avere a che fare con lei ora.

“Dobbiamo trovare un modo per scagionare Sun e liberarla. Non è giusto che si trovi in prigione ed è a rischio in quel posto nonostante sappia badare a se stessa.”

Aveva annuito concordando perfettamente con lei: Sun poteva essere molto più utile fuori dalle sbarre e non potevano permettere che venisse catturata da Whispers, avevano bisogno di averla con loro.

“Qual è l’altra situazione?”

Il suo tono era neutrale e distaccato, completamente efficiente e in controllo delle sue emozioni ma era bastata una sola frase pronunciata da Lito per distruggere completamente la sua facciata.

“Tu e Kala. Dovete davvero risolvere le cose amico. È chiaro che vi amate e questo può essere una vostra forza o una debolezza, ma non puoi continuare a respingerla ed evitarla. Non possiamo avere questo tipo di divisioni nella Cerchia. Quello è egoismo vero e proprio.”

Wolfgang si era alzato di scatto dal suo posto affianco al letto di Felix e aveva iniziato a spostare lo sguardo, erratico, su ogni asettico spazio della stanza. Non poteva davvero permettersi di pensare a queste cose. Non ora. Non quando era così agitato e con i problemi che avevano o si sarebbe ritrovato a Mumbai contro il suo volere a baciarla fino a levarle il respiro. Eppure allo stesso tempo c’era una piccola parte di lui che poteva percepirla, sbirciare nella sua vita e vederla intenta a guardare qualcosa al microscopio con concentrazione senza sapere di essere osservata, che gli faceva gonfiare il cuore.
Kala era così dannatamente bella proprio perché era inconsapevole di cosa accadeva agli uomini quando l’avevano accanto. Era tremendamente buona e altruista e così incredibilmente speranzosa e ottimista da dargli quasi il voltastomaco. Lei credeva nella sua fede e nel suo Dio in un modo così estraneo a lui che non credeva in niente ed era piena di fiducia nel prossimo. Era piena di luce e lui temeva così tanto che sarebbe stato l’artefice della sua discesa nelle tenebre. Sapeva che sarebbe stato negativo e nocivo per lei, eppure riusciva immaginarseli insieme per le strade di Città del Messico sotto al sole cocente mano nella mano. Poteva vederli sorseggiare qualcosa in un bar, lei che rideva a una delle sue sciocche battute e il vento che le smuoveva i capelli e le faceva svolazzare il vestito estivo quel tanto che bastava per immaginarseli a rotolarsi tutta la notte in un vortice di travolgente passione.

“Potrebbe essere vero Wolfgang.”

Aveva dilatato gli occhi dallo stupore nel trovarsela lì di fronte a lui, ancora con il suo camice da lavoro e un completo semplice ed elegante sotto. I suoi pensieri dovevano essere stati talmente intensi da averla trascinata a Berlino da lui, nonostante non volesse affrontarla. Eppure eccola lì, splendida come sempre con i suoi occhioni pieni di speranza ad aspettare una sua risposta.
Era riuscito a vedere Nomi sollevare i pollici all’insù per incoraggiarlo e Lito strizzargli un occhio e sussurrargli che poteva farcela. C’era una parte di lui che voleva davvero credere a tutto questo: lui e Kala, felici e insieme. Ma non era qualcosa che le persone come lui riuscivano ad avere. La felicità era un concetto astratto che non riusciva a immaginare. Come avrebbe potuto renderla contenta quando non aveva niente da offrirle? Non era ricco, si trascinava un bagaglio personale troppo imponente e non aveva mai avuto una relazione duratura senza mandarla a puttane.

“Io mi fido di te. Rajan è un uomo eccezionale ma non è di lui che sono innamorata e non penso che potrebbe mai rendermi completamente felice. Non come lo sarei
con te Wolfgang.”

Una scossa gli aveva attraversato tutto il corpo quando aveva sentito quella mani così piccole e delicate stringere le sue con forza e se l’era portate al volto, avvicinando le loro fronti l’una all’altra. Doveva far in modo che lei capisse, voleva che capisse ma, allo stesso modo, aveva bisogno di averla vicina e di respirare il suo odore intossicante e potersi specchiare nei suoi occhi magnetici.

“Se passerai altro tempo con me finirò per rovinarti. Mi hai già aiutato costruendo una bomba, riuscirò solo a spingerti al limite finché non ne potrai più.”

Kala non si era lasciata intimorire e aveva sostenuto il suo sguardo tormentato diffondendo un calore in tutto il suo corpo.

“Stai dicendo che non mi vuoi?”

Aveva riso, un po’ senza fiato per la sua vicinanza e un po’ perché era ridicola l’ipotesi che non potesse volere Kala, e per dimostrarglielo aveva ridotto ancora di più la distanza tra i loro corpi. Aveva portato una mano ad accarezzarle il fianco morbido e con l’altra le aveva sfiorato lo zigomo prima di posare le labbra sulle sue. C’era qualcosa di magnetico nel modo in cui lei lo baciava. Era al tempo stesso inesperta ed insicura e completamente travolta dal sentimento. Muoveva le labbra contro le sue con decisione e delicatezza mentre gli accarezzava la mascella.  Sembrava che il legame che scorreva tra di loro attraverso il psychellium li stesse inondando di elettricità, perché non riusciva a spiegare in altro modo l’attrazione che lo spingeva ad avere sempre più bisogno di Kala. Non era mai abbastanza vicina, aveva bisogno di sentire la curva della sua schiena e la morbidezza dei suoi seni; voleva poter essere completamente nudo insieme a lei senza l’inutile barriera creata dai vestiti.
Wolfgang, che aveva smesso di sognare e desiderare qualcosa per sé da tanto tempo, ora bramava avere più tempo insieme a lei, poterla conoscere meglio e vivere con lei le più piccole e grandi emozioni. E sembrava volerlo anche lei perché gli si era premuta addosso con più forza facendo aderire i loro corpi e aveva schiuso la bocca sospirando il suo nome.
Sarebbe stato così facile infilare la lingua nella sua bocca e portare le cose a un livello di intimità maggiore, ma lei non era realmente lì tanto quanto lui non era nel suo laboratorio a Mumbai e non poteva permettersi di poter essere interrotto in qualsiasi momento dal mondo esterno. Era insaziabile e voleva tutto di lei, non gli bastava averla parzialmente attraverso il loro legame.
Così si era distanziato abbastanza da poterle parlare ma non da lasciare spazio tra i loro corpi.

“Vieni con me a Città del Messico.”

Quelle iridi scure si erano dilatate e l’aveva sentita districarsi dal suo abbraccio ancor prima di vederla: sapeva che aveva bisogno di spazio fisico e mentale per processare la sua richiesta a giudicare dal suo sguardo esterrefatto.

“Città del Messico? Stai andando da Lito e vuoi che io venga con te? Sono a Mumbai e dovrei sposarmi in meno di una settimana. Sei per caso impazzito Wolfgang?”

E improvvisamente non riusciva a far altro che ridere perché era vero: era completamente fuori di testa. Fino a poche decine di minuti prima era determinato a tenerla a distanza, ma gli era bastato poterla baciare nuovamente e averla accanto a sé per chiederle di iniziare una vita insieme. Ma non poteva farci niente. Quello era l’effetto che lei gli faceva. Appena veniva circondato dal suo candore e dalla sua purezza iniziava a desiderare di essere un uomo migliore, la persona adatta per stare al suo fianco.

Kala doveva aver percepito i suoi pensieri perché gli si era nuovamente avvicinata, una mano stabile sul suo cuore e un’altra a carezzargli il viso e gli aveva dedicato uno dei suoi splendidi sorrisi.

“Oh Wolfgang, io non vorrei cambiare niente di te.”

“Verrai a Città del Messico quindi?”

Kala aveva sorriso nuovamente e si era presa il labbro inferiore tra i denti, un gesto che gli aveva fatto bollire il sangue nelle vene e l’aveva affascinato al punto tale da non essere in grado di distogliere lo sguardo da quella bocca perfetta.

“Devo prima sistemare alcune faccende ma sì, verrò.”

Questa volta erano state le sue labbra ad incurvarsi in un sorriso e non si era trattenuto dal baciarla nuovamente. Era stato meno esigente e più delicato, come nei loro baci precedenti, ma non gli importava perché presto sarebbero stati insieme e questo era più che abbastanza per tenere a freno il demone che voleva chiuderla in una camera da letto per almeno una settimana senza possibilità di uscire. Aveva poggiato la fronte dalla sua, condividendo la stessa aria, e aveva sorriso ancora e ancora perché averla lì tra le sue braccia e poter guardare l’effetto che la sua vicinanza le faceva, il modo in cui il suo petto si alzava e abbassava più velocemente, come le sue labbra erano più rosse e gonfie e i suoi capelli più spettinati, era la cosa più vicina alla felicità che avesse mai provato.





Note autrice:

Ed ecco la seconda parte che conclude questa mia follia Kalagang :3 Potete trovarmi su FB (Pagina Autrice) e (Profilo) e potete spulciare il mio Profilo EFP se voleste leggere qualcos'altro di mio.
Grazie a chiunque ha letto, se voleste lasciarmi una recensina piccina picciò giuro che non mordo!




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3236644