Mani

di pamina71
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Mani

 

La mano grande e callosa, con tagli che segnavano come tatuaggi di fatiche arcane il palmo ruvido, si posò con delicatezza sulla mano piccola che a stento riusciva a tirare la fune rigida ed intrisa d'acqua.

- Va bene così, André, finisco io.

Il bambino alzò gli occhi verso quelli del padre, così simili e di un colore tanto particolarmente intenso.

- Ho provato a stringere di più, ma è duro. E brucia le mani.

Il padre sorrise di fronte a quelle manine arrossate.

- E' per questo che si chiamano scotte1, lo sapevi?

Una "O" stupefatta arrotondò le labbra piene ed arrossate dal vento del figlio, ammirato dalla quantità di cose che sapeva il suo papà.

Gli piaceva moltissimo quando, nelle domeniche estive, dopo la messa del mattino, lo portava sulla minuscola barca che possedeva, due vele appena, quindici, sedici piedi di lunghezza, e gli insegnava a tesare e lascare le vele rammendate, a fare i nodi, a riconoscere il vento, a muoversi senza ricevere un colpo di boma sulla fronte.

Erano piccoli momenti solo per loro, un tesoro preziosi di apprendimenti per lui e di momenti di pace rubati ad un'esistenza indaffarata per il mastro d'ascia Christophe Grandier.

Un paio d'ore, senza allontanarsi troppo dalla riva, nulla più. Poi rientravano con alcuni pesci che mamma Madeleine avrebbe cucinato per il pasto festivo, un piccolo lusso nella loro esistenza attenta alle spese. Un momento dal quale tornavano bagnati, arruffati, che bruciava la pelle tenera del bambino e gli rendeva le gote rosse come mele. Ed al quale nessuno dei due avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

 

 

- Ti aiuto io!

Una mano infantile accorre in aiuto di altre due manine ancora più minute, che stanno cercando di annodare la cima con poco successo. La cima è dura e ruvida, graffia i palmi minuti e non si lascia piegare come il bambino vorrebbe. Nemmeno il fratello riesce a venirne a capo facilmente, tira con le braccine mentre punta un piede sul fasciame per fare maggior forza, ed arriccia il naso e le labbra per darsi maggior impeto.

Il padre li guarda tranquillo, non vuole intervenire, per ora, conosce l'ostinazione del più grande tra i suoi figli e sa che riproverà sino a che non sarò venuto a capo del problema. In fondo il mare è calmo, spira solo una brezza leggera, non ci saranno problemi se ci metteranno qualche minuto in più a drizzare la vela. Poi, è domenica, nessuno avrà da ridire per qualche momento di ritardo.

Nemmeno la mamma, rimasta a casa a godersi qualche minuto di pace. Non è il solo motivo, lei pensa che per i bambini quei momenti siano da trascorrere col padre, per costruire un ricordo duraturo, così come lui l'aveva costruito col proprio genitore. Le piace l'idea di questa tradizione.

L'uomo si passa una mano tra i capelli neri, per riportare un po' di ordine tra quei ciuffi irrimediabilmente spettinati dal vento. Poi si solleva cauto e si dirige verso i bambini.

- Guarda, papà! - Esordisce il più grande, tutto fiero, fissandolo impettito. - Ci sono riuscito! Tutto da solo! - E rimane ad attendere un complimento, fissandolo con gli occhietti verdi e vispi.

- Allora! Sono stato bravo?. - Continua, nel suo tipico staccato, allegretto con moto. Difficilmente la sua voce scende di volume, o lo si sente parlare in modo triste (per la verità, anche costringerlo ad un tono compito è estremamente difficile).

- Molto bravo, Christophe. Davvero molto bravo.

Poi si volge verso il minore dei due fratelli, più minuto, taciturno e meditativo.

Non si è offeso di essere stato aiutato e superato dall'altro, ma guarda fiducioso il padre con i suoi occhi azzurri, seminascosti dalla frangetta di un castano quasi biondo che la brezza gli schiaccia sulla fronte.

- Sei stato molto bravo anche tu, Antoine. Hai serrato i primi giri. Tra un paio d'anni, potrai fare tutto da solo. - Gli dice affettuosamente il genitore, poggiandogli una mano sul capo.

Poi si volge, controlla tutte le cime e controlla il timone. Possono partire, il momento più atteso, quando ai bambini pare di volare sulle onde fresche, e ancora il pensiero del rientro non guasta la gioia della giornata.

 

Il sole di mezzogiorno è alto nel cielo, quando fanno ritorno nel porticciolo. Il padre scende dalla piccola barca, ed inizia a disarmarla, per tenerla al riparo sino alla domenica successiva.

Lavora con calma, senza fretta, muovendosi armonioso tra le cime ed i legni.

I bambini sono già corsi via, per raccontare alla mamma le ultime avventure, che poi ripeteranno ampliate ed abbellite ai cuginetti nel pomeriggio.

Terminato il compito, si stira voluttuosamente, come un gatto. Sorride al panorama che lo circonda, soddisfatto della giornata e della propria vita. E mentre si avvia verso casa, con le mani in tasca, André Grandier pensa di avere esattamente tutto ciò che desidera.

1 Questo secondo l'etimologia di un maestro di vela conosciuto lo scorso anno, mentre secondo il dizionario deriverebbe da una termine delle lingue fiamminghe.





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