Amore Criminale

di Lukeys_Smile
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CAPITOLO 2

 
- Non possiamo farlo –

Luke scosse la testa, passandosi le dita tra i capelli biondi. Nello schermo davanti a lui aveva visualizzato tutto ciò che era necessario sapere a proposito di Tim Evans, l’uomo a cui uno dei tre ragazzi doveva togliere la vita con una sola pallottola. Fin dall’inizio, il ragazzo si era sempre dimostrato contrario a commettere quell’omicidio. Si era sempre dimostrato contrario al mondo in cui viveva, in verità: non era stata manco una scelta sua entrare in un circolo criminale, era stato costretto. Costretto dal padre che, non riuscendo a pagare un immenso debito al signor Peters, aveva deciso di salvarsi la pelle donando l’unico figlio a tutto ciò a cui aveva sempre tentato di tenerlo alla larga. Era da tre anni che oramai Luke non gli rivolgeva la parola e lo evitava, non sapeva quasi più nulla di lui. Il padre si era ormai rassegnato da tempo al tentativo di rimettersi in contatto con lui. La madre, invece, lo chiamava sovente: era sempre in lacrime, lo supplicava di tornare a casa. Era caduta in depressione da quando lo aveva visto andarsene. Purtroppo, però, il ragazzo non poteva concedersi una fuga del genere, non la poteva mettere in pericolo, quindi crollava a piangere, e tra i singhiozzi le diceva: - Mi manchi tanto, mamma -.
Luke Hemmings aveva 19 anni e detestava tutto ciò che il signor Peters gli imponeva di eseguire: spaccio di droga, furti, corruzione, usura, irruzioni anomale negli archivi informatici delle più grandi aziende al mondo. Nonostante tutto, però, obbediva e basta, per il suo bene e per quello della madre, ma davanti ad un omicidio non sapeva veramente se starsene zitto e mangiare la foglia, come aveva sempre fatto. Insomma, uccidere significava dannare la propria vita in eterno, provocare un lutto, una mancanza nelle vite di altri, privare una persona della cosa più bella che possedeva. Luke Hemmings si sarebbe ritirato da quell’incarico, fosse solo stato semplice.

- Lo so, Luke, ma dobbiamo farlo. Altrimenti quelli a cui arriva la pistola alla tempia siamo noi, lo hai sentito – disse Tracy.

- D’altronde, non sarai manco tu a sparare, sappiamo che non te la senti – sospirò Calum.

Calum e Tracy non erano come Luke. Sì, lo sconforto di quella situazione lo sentivano anche loro, ma riuscivano a mascherarlo. In particolare, Calum pareva quasi impassibile davanti a tutto ciò: se ne stava seduto accanto a Luke, mentre studiava minuziosamente la pistola che aveva tra le mani. Era finito lì con loro per la stessa motivazione di Luke, ma aveva sangue freddo ed eseguiva gli ordini come se fossero stati dei compiti scolastici. Non aveva mai proferito apertamente la propria opinione su quella vita sporca e illegale, ma anche lui voleva solo privarsene, scappare da essa. Così come Tracy, condannata ad un’eterna vita di crimini poiché figlia del signor Peters, che il padre però non aveva mai fatto. L’aveva lasciata crescere con la madre, per poi presentarsi a casa il giorno del suo sedicesimo giorno e portarla via. La donna che l’aveva data al mondo era poi scappata in un dove ignoto, persino sconosciuto al padre. Tracy era una ragazza terribilmente infelice.

Luke sospirò. – Colpiremo alle 6 di questa sera, davanti allo studio fotografico qua vicino. Il signor Evans starà aspettando la figlia al di fuori di esso. A noi basterà trovare un luogo in cui appostarci, applicare un silenziatore alla pistola e premere il grilletto. E poi sarà tutto finito. – disse, quasi bisbigliando.

Gli altri due ragazzi furono costretti ad annuire.
 
 
 
 
 

 




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