Nightmare

di Glaudrung
(/viewuser.php?uid=798768)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


X
 


Mattina.
Il sole illuminava tutto, gli uccelli cinguettavano, tutto era allegro e spensierato. Pareva che ogni cosa lì, in quella campagna di Birmingham, volesse sorridere e mostrare la propria allegria a tutto il mondo, compreso il piccolo Peter Powell, che fino a quel giorno sembrava essere diventato un demonio, ma che ora si sentiva leggero come una piuma, libero dal peso dell'Incubo che fino a quel giorno gravava sulle sue spalle.
Quando quella mattina si svegliò col pigolare degli uccellini, notò che effettivamente dento di lui adesso mancava qualcosa, mancava l'incubo, e di conseguenza il suo amore verso l'incubo era scomparso. Era diverso, forse ora era finalmente tornato un bambino di 6 anni.
In ogni caso, si accorse anche che la stanza era tornata bella, infantile, pulita, dolce come una volta.
Sembrava che tutto fosse cambiato, magari anche l'umore del padre quindi, pensando ciò, il piccolo Peter andò a vedere se la sua stanza fosse ancora chiusa col catenaccio che il giorno prima suo padre aveva messo, e invece era stato tolto.
 Aprì la porta e andò verso la cucina, dove sentiva dei rumori, e vide una cosa che non si aspettava di vedere: la madre Alice, viva e vegeta.
Che cosa ci faceva la madre lì se era morta qualche mese prima?
Appena Alice vide suo figlio che la guardava a bocca aperta, lo prese in braccio e disse a lui: << Di cosa sei sorpreso? >>.
Il figlio in un primo momento non rispose, sbalordito dalla sua presenza, poi disse: << Mamma, tu sei morta, come fai a essere viva? >>.
La madre rispose: << Sono resuscitata >>.
Lui allora chiese: << Cosa vuol dire resuscitare? >>.
<< Ritornare in vita >>, rispose Alice.
<< E potremo finalmente tornare alla vita di una volta, tornare alla vita in cui tu mi amavi, eh? Che ne dici? >>.
<< Sì >>, rispose incerto il piccolo Peter, che ancora sconcertato di ciò che stava vedendo.
C'era evidentemente qualcosa che non quadrava.
Allora spuntò il padre, allegro e arzillo come mai, il quale non appena vide il figlio lo abbraccio e gli disse: << Ciao Peter, perdonami per il comportamento che ho avuto nei tuoi confronti ieri, sono stato molto sgarbato >>.
<< Il latte è pronto >>, disse Alice interromprendo il marito.
<< Ti ho fatto del latte caldo, Peter, è ti ho anche preparato dei biscotti alla vaniglia, eh? Come ti sembrano? >>, chiese lei, mostrando la teglia con i biscotti appena infornati.
<< Sembrano buonissimi >>, disse felice il bambino, il quale non riusciva ancora a credere a tutto quello che vedeva.
Dopo il bambino fece colazione con i biscotti e il latte, assime al padre e alla madre, i quali, stringendosi le mani a vicenda, osservavano felici il figlio, che incominciava a indispettirsi.
Quando mangiò tutti i dolci fatti dalla madre e quando bevette tutto il latte, Alice ritornò a parlare: << Peter, c'è un'altra cose che dobbiamo dirti: oggi il dottor Wilson vuole vederti >>.
<< Perché vuole vedermi? >>, chiese il bambino, << Adesso si è risolto il problema degli incubi, non ne potrò fare più e…>>.
<< Infatti vuole solo salutarti >>, precisò il padre.
<< Ah! >>, esclamò il piccolo Peter, << E perché vuoe salutarmi? >>.
<< Perché è felice >>, disse la madre, << Oggi tutti sono felici, oggi tutti resuscitano…oggi tutti sono Vivi, oggi tutti Vivono nel vero senso della parola >>.
<< Quando ti sei svegliato non hai sentito gli uccelli cantare? >>, chiese il padre Peter. << non hai sentito il grande ridere del mondo? Non hai sentito il ridere dell'Allegria? Oggi la felicità raggiunge l'apice >>.
<< Cos'è l'apice? >>, chese allora il fanciullo.
<< Il culmine >>, rispose Peter senior.
Allora la madre riprese a parlare : << Vuoi rivedere lo psicologo Wilson? >>.
<< Sì >>, rispose insicuro il bambino.
<< Allora adesso ti devi lavare e vestire, e dopo andremo a Tamworth dallo psicologo, d'accordo? >>, disse infine Alice.
Il figlio allora fece come i genitori gli dissero, e poi partirono.
 
Durante il tragitto il piccolo Peter levava lo sguardo dalla madre al padre, dal padre alla madre, dalla madre al padre, e non poteva non notare questo fare gaudioso e pimpante che non aveva mai riscontrato nei loro animi fino a quel momento. Sembravano infatti persone completamente diverse da quelle che conosceva. Soprattutto era ancora sconcertato dal vedere la madre lì, presente, assieme a lui, e non riusciva a crederci, perché l'aveva vista accoltellarsi di fronte a lui, l'aveva vista esangue, e ora sembrava voler danzare come una scimmia impazzita.
"Meglio così" pensò il piccolo Peter, dacché vederla felice era molto meglio di vederla triste.
In ogni caso, qualcosa non quadrava: Di punto in bianco tutto diventa felice, all'improvviso si passa dall'atmosfera spossante e depressiva a quella corroborante ed entusiasmante, così briosa da indurre lo psicologo a salutare il proprio paziente di sei anni.
Qualcosa non quadrava.
 
Dopo un po'di minuti arrivarono alla meta ed entrarono nella sala d'attesa dello studio dello psicologo.
Quando quest'ultimo li chiamò, Alice aprì lentamente la porta, e il piccolo Peter Powell capiì finalmente che decisamente qualcosa non quadrava: vide Jeremy Wilson, vestito con pantaloni di velluto e giacca e cravatta, ma con la testa da insetto.
<< Mamma, perché il dottor Wilson ha la testa da insetto? >>, chiese spaventato il piccolo Peter.
<< Peter, lui è vivo >>, rispose lei ermeticamente.
<< Vivo? >>.
Il bambino allora provò di scappare, ma la madre lo prese e lo mise sulla sedia davanti la cattedra dello psicologo-insetto.
In seguito la madre e il padre se ne andarono via e  rinchiusero il piccolo Peter in compagnia del dottor Wilson.
<< Ciao Peter >>, disse l'insetto.
Il bambino non salutò, non riusciva a credere neanche a questo, e tento per la seconda volta di scappare, ma fu vano, perché il mostro gli prese il braccio e disse: << Dove pensi di andare? >>,
<< Voglio scappare! >>, disse il bambino atterrito.
<< Tu non scappi, devi vedere anche mia moglie Ellen >>, rispose il mostro.
<< Ellen? >>.
Non appena il bimbo pronunciò queste parole, dalla porta dietro di luì spuntò un insetto ancora più grande, nero.
<< Mia moglie è una blatta, come puoi vedere >>.
Il piccolo Peter allora si allontanò dalla blatta "Ellen" e sbraitò: << Che sta succedendo? Cosa sono tutti questi insetti? Voglio andare via! Aiuto! >>.
<< E non hai ancora visto le mie figlie! >>, disse il dottor Wilson, il quale, appena disse queste parole, prese una scatola nera che era riposta nel primo cassetto della cattedra, la aprì ed uscirono migliaia di piccoli ragnetti.
<< Aiuto! >>, inveì terrificato il bambino.
Il piccolo Peter non aveva scampo: dietro di lui c'era la blatta Ellen, davanti l'insetto Wilson e sulla scrivania tanti piccoli ragnetti che di lì a poco sarebbero saltati sul bambino.
All'improvviso, però, la vetrata dietro lo psicologo si frantumò, e allora comparse un punto nero davanti il rosso.
Era arrivato Nightmare.
Il piccolo Peter dovette necessariamente chiudere gli occhi, allorché l'Ignoto di Nightmare era così potente da accecarlo.
<< Questo è il mio regno >>, disse lui.
<< Il mio regno sarà eterno >>, continuò Nightmare, << Per quelli come te, Peter Powell >>.
<< Benvenuto nella terra dell'Irrealtà, benvenuto nella Realtà dell'Incubo >>, disse infine.
<< Voglio andare via! Voglio scappare! >>, strepitò il bambino impaurito.
<< Hai scelto tu di vivere l'Incubo come Realtà >>, rispose Nightmare, << E ora la tua Realtà sarà Incubo >>.
Non appena disse ciò, i ragnetti saltarono sul bambino e incominciarono a correre come impazziti.
La blatta Ellen che era dietro, aprì la bocca del piccolo Peter forzatamente, facendo in modo che i ragni potessero percorrere anche la gola del bimbo.
<< L'Incubo entrerà in te e  ti divorerà >>, contiunuò Nightmare.
<< L'Incubo ti consumerà senza lasciare niente di sano…perché l'Incubo è Vivo! >>
Quando finì di parlare, i ragnetti intasarono tutta la gola del bambino fino a farlo soffocare, ma poi continuò: << Soffoca! Soffoca! Affinché tutto sia vivo e affinché l'Incubo possa vivere in maniera disinvolta e fausta all'interno di te >>.
<< Ti ripeto: Benvenuto nella terra dell'Irrealtà >>.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3242250