A Lydia, il
buio non era mai piaciuto.
Difficile
additare una causa precisa per questo, ma la donna del Nord aveva avuto
da
sempre questa certezza su di sé: laddove le tenebre si posavano, lei
preferiva
schivarle. Crescendo, quell'infantile terrore era divenuto più remoto,
un
generico disagio, ma da cui non era mai davvero riuscita a liberarsi:
vale la
pena riflettere però, se i bambini non siano più saggi degli adulti a
temere ciò
che non riescono a vedere. E allo stesso tempo, forse dovrebbero essere
gli adulti
a temere di più le tenebre: in fondo, essi meglio conoscono i nomi di
coloro e
di ciò che il buio davvero nasconde.
Ogni Nord di
Skyrim sa bene che dopo il tramontare del sole giunge il tempo dei
sabba di
streghe, dei sacrifici compiuti con coltelli madidi di rosso, delle
litanie dei
nomi di principi dell'Oblivion, ripetuti in coro da adepti
incappucciati...
La notte è anche
il momento delle streghe e dei lupi mannari, il tempo della caccia dei
vampiri.
È il tempo in cui i morti sussurrano e scalpitano nelle loro tombe,
grattando i
coperchi dei sepolcri per avventurarsi nei corridoi dimenticati delle
loro catacombe.
La notte e il buio sono gli alleati di ladri ed assassini, di congiure
e
complotti, di veleni versati in bicchieri, di pugnali su cui scintilla
la luce
delle lune e delle stelle: è il tempo questo, di atti inconcepibili e
impronunciabili sotto la luce del sole.
E pensare
che la sua mente era stata così piena di ardore quella mattina, quando
assieme
al suo Thane avevano lasciato Whiterun a cavallo: come potevano le cose
cambiare così tanto in meno di un giorno?
Lydia non
credeva fosse solo per la distanza percorsa: doveva essere la sorte a
perseguitarli.
"Lydia..."
soffiò Coda Spezzata, vera agonia percepibile nella sua voce quieta e
roca.
"Mio Thane..."
"...Il
mio braccio deve essere tagliato." le disse, tossendo duramente.
L'oscurità è
davvero il tempo di atti inconcepibili e riprovevoli: di tragedie da
cui non si
può fuggire.
"Mio
Thane..."
"È
necessario." aggiunse, pulendosi il suo sangue dall'angolo della bocca:
"... O sarà peggio. Dopo."
Quella notte
era appena cominciata.
***
La fredda
alba che li aveva accolti quando erano usciti dalle mura di Whiterun,
aveva
segnato il quinto giorno da quel loro primo stupefacente incontro, in
cui Lydia
aveva calpestato, per la prima volta nella sua vita, l'ombra di un
Argoniano.
Molte cose la giovane Nord aveva imparato in quei giorni al fianco del
suo
nuovo Thane, non necessariamente solo su di lui, e possedeva ora un
nuovo
rispetto per l'uomo rettile che il destino le aveva dato da seguire.
Forse però,
contribuivano a questo soprattutto le armi e armature con cui li aveva
equipaggiati entrambi, frutto del lavoro delle due forge della città...
e anche
di magia, almeno per quanto riguardava lo scudo che riposava sulla
schiena di
Lydia: grandiose armature e spade, di cui nemmeno lo Jarl Balgruuf
poteva dire
di possedere l'uguale.
Nonostante
la forza che aveva dimostrato in quei giorni di lavoro alla forgia, a
martellare e lavorare il metallo, il suo Thane sembrava preferire il
viaggiare
leggero a ciò che il buon senso dei Nord avrebbe suggerito. Faceva
comunque
molta impressione: la sua grande spada con un solo filo da cinque piedi
ad una
mano e mezza, sottile come il braccio di Lydia, ma nera come le scaglie
del
guerriero per cui era stata forgiata, riposava infoderata sulla sua
schiena
naturalmente, come se fosse stata lì da sempre. Il suo Thane non era un
uomo o
un elfo, e quindi alcune stranezze erano da aspettarsi, tuttavia il
modo in cui
Coda Spezzata portava infoderata sulla schiena la sua spada da 22
libbre di
quel minerale che qualcuno chiamava ancora "Il nero sangue degli
dei", era parso davvero strano anche a Lydia: troppo per non farsi
domande
a proposito. Certamente non era casuale, poco o forse niente di quello
che Coda
Spezzata faceva era casuale, ma la donna del Nord non aveva mai sentito
di
nessuna scuola di scherma che estraesse la spada da quella posizione:
filo
verso l'alto, in obliquo sulla schiena, ma con l'impugnatura che
puntava verso
terra, invece che il cielo, come invece si usava a Skyrim. Per
brandirla, il
suo Thane avrebbe dovuto impugnare la spada con la destra, facendo
passare la
mano tra il suo gomito sinistro e il torso, sfoderandola in obliquo di
fronte a
lui. Quella stranezza non aveva davvero avuto senso per Lydia, almeno
fino a
quando non le erano state ricordate tre cose a proposito di Coda
Spezzata e
degli Argoniani in generale: i Saxhleel, il popolo della radice, erano
più
forti e agili di uomini ed elfi. Estrarre con una mano da quella
posizione, era
nelle capacità del suo Thane.
La giovane
donna del Nord, avendo già osservato direttamente la forza
dell'Argoniano in
quei giorni, aveva chiesto allora quanto agili fossero gli abitanti
della
Palude Nera: il suo Thane aveva ponderato quella domanda, rispondendo
alla fine
con parole incredibili.
"Abbastanza
da catturare con una mano un falco in volo." le aveva detto.
Poi, Coda
Spezzata l'aveva fatta riflettere sul modo in cui avrebbe estratto
quella sua spada
contro nemici immaginari: sfoderando in obliquo, tutti coloro che
avessero
alzato le mani per impugnare sopra la spalla le loro grandi spade,
sarebbero
stati nella posizione perfetta per essere sventrati dall'Argoniano;
mentre
coloro che, come Lydia, avessero portato spada a destra e scudo a
sinistra, si
sarebbero trovati inevitabilmente il polso troncato mentre estraevano a
loro
volta.
Era un
metodo di estrazione quello, così le aveva raccontato il suo Thane, che
aveva
concepito da solo, usando come base la più diffusa scuola di scherma
dunmer:
una volta sfoderata la spada però, Lydia avrebbe osservato che il suo
stile di
combattimento ricordava più quello dei Nord, con fendenti rapidi e
forti in
attacchi brutali e rischiosi, piuttosto che le eleganti ad agili
movenze degli
elfi scuri. Quel suo stile di combattimento però, le aveva poi spiegato
il suo
Thane, non era perfetto, ma aveva due naturali nemesi: la lancia,
contro cui la
sua obliqua estrazione poteva ben poco, e gli spazi ristretti, dove
l'estrazione
doveva essere fatta con la sinistra, indietreggiando e poi cambiando
presa
sull'elsa. Ecco perché il suo Thane era solito portare due daghe con
sé, per
quanto la lancia non fosse un'arma che i Nord favorissero: era sempre
meglio
essere pronti a d ogni evenienza, le aveva detto.
Poi Lydia
aveva chiesto ingenuamente al suo Thane cosa avrebbe potuto fare quel
suo stile
strano contro uno stregone o un arciere: con pazienza, l'Argoniano le
aveva di
nuovo mostrato la sua posizione d'estrazione. Lydia aveva dovuto
rendersi conto
che quel suo modo di curvare li braccio lo poneva quasi profilo,
riducendo la
sua grandezza come bersaglio e allo stesso tempo, veniva naturale
rivolgere il
palmo sinistro verso l'avanti a proteggere il volto: per una spada
stregata
come era lui, capace di brandire magia e lama in battaglia, anche un
palmo
vuoto era un'arma.
Con tutto
quello davanti agli occhi, Lydia aveva dovuto accettare molte cose: che
il
mondo era molto più grande di quanto pensasse ad esempio, o che non era
solo
Skyrim ad ospitare i guerrieri più forti... e che da quel momento in
poi,
sarebbe stato meglio per lei impugnare prima lo scudo, piuttosto che la
spada,
cosa che anche il suo Thane le aveva raccomandato. Come se questo non
bastasse,
Lydia aveva dovuto riconoscere inoltre, che il suo Thane faceva davvero
impressione in quella sua nuova corazza di metallo elfico, che grazie
all'aiuto
di Adrianne Avenicci era riuscito a finire in soli tre giorni, usando
il quarto
per forgiare lo scudo che Lydia portava ora sulla schiena: una rapidità
quella,
dovuta anche al fatto che Coda Spezzata non avesse bisogno di stivali,
ma solo
di schinieri. Gli artigli che il suo Thane portava alla fine dei piedi
erano
rimasti infatti snudati, un'arma in più al già vasto arsenale
dell'Argoniano:
ricevere un calcio da lui avrebbe potuto essere più doloroso e dannoso
che
essere infilzati con un forcone.
A parte
questo, dalle caviglie al collo, Coda Spezzata indossava quasi con
eleganza la
sua nuova corazza di metallo elfico, sporcata con la cenere per
nascondere il
riverbero del sole sulla lega color dell'ottone. Era stato però quasi
comico
per Lydia scoprire cosa il suo Thane avrebbe indossato al di sotto: una
veste
di candido cotone selvatico, del genere che le fanciulle del Nord
usavano per i
loro abiti più belli. Una scelta obbligata, aveva rimbeccato il suo
Thane,
perché foderi di pelliccia, per quanto più caldi, sarebbero stati anche
più
combustibili e pesanti, mentre un mantello l'avrebbe infastidito non
poco nella
sua tecnica d'estrazione: il suo Thane preferiva davvero viaggiare
leggero. A
parte la sua spada e la sua corazza infatti, Coda Spezzata portava poco
con sé,
forse meno dell'indispensabile: una bisaccia in vita piena per un
terzo, che
conteneva solo un libriccino vuoto nel quale tenere traccia delle loro
spedizioni,
inchiostro, ma non penne, e una generica mappa di Skyrim. Oltre a
questo, Coda
Spezzata aveva acquistato da Adrianne due ampie borse da sella in
pelle, che
contenevano per il momento solo qualche elisir e pozione, pochi
strumenti per
praticare l'alchimia, come un minuto pestello, e qualche septim d'oro.
A parte
questo, l'Argoniano non portava niente altro con sé: sembrava convinto
di
potersi procurare cibo e provviste lungo il cammino, e di avere nelle
due daghe
alla cintura le uniche lame di cui avesse bisogno per spellare delle
prede.
Nemmeno arco e frecce erano una necessità per lui, perché dove una
freccia
arrivava, così allo stesso modo poteva giungere una palla di fuoco o un
fulmine.
Viaggiando
con lui, Lydia avrebbe dovuto accettare che il suo Thane non solo
sapeva quello
che stava facendo, e che quel poco era davvero tutto ciò di cui
abbisognava, ma
anche che l'Argoniano era persona da riportare alla loro casa di
Breezehome più
di quello con cui fosse partito: collezionare ingredienti alchemici o
ricchezze
sarebbe diventata la norma durante i loro viaggi. Al contrario, quel
mattino
Lydia si era presentata con lui alle stalle di Whiterun preparata a
tutto,
comprese alcune provviste nascoste nella saccoccia: non che non si
fidasse
dell'opinione del suo Thane, o non la rispettasse, ma da sempre a
Skyrim la
testardaggine vinceva sui saggi consigli.
Lydia
comunque si era sentita pronta a sfidare quasi qualunque cosa quella
mattina:
la corazza che portava era qualcosa che chiunque in città le aveva
invidiato. Il
suo elmo a testa d'orso e il pesante acciaio a piastre incise che
formava la
sua corazza, era un peso che rassicurava la Nord, mentre gli inserti di
pelle e
pelliccia d'orso nero l'avrebbero tenuta calda e protetta anche in
mezzo alle
più gelide bufere di neve. La spada al suo fianco da 12 libbre, sempre
di
ebano, era più pesante di ciò a cui era abituata, ma era un peso che le
sarebbe
diventato confortevole: il pezzo più prezioso del suo equipaggiamento
però, era
senza dubbio il suo scudo sulla schiena, di cui Lydia stringeva
distrattamente
l'orlo di tanto in tanto, per assicurarsi che fosse ancora al suo
posto. Per il
suo Thane, quei suoi gesti rendevano Lydia simile ad un wamasus con il
suo
ultimo cucciolo, un paragone che la donna del Nord non aveva compreso a
fondo
dato che Skyrim era terra di orsi, lupi e tigri di pianura dai lunghi
denti, ma
che aveva trovato comunque immeritato.
Quell'oggetto
infatti, era stato incantato personalmente dall'Argoniano, usando i
mezzi forniti
dal mago di corte del feudo, e a giudicare dalle esclamazioni
stupefatte di
Farengar mentre con lei assisteva all'incantamento, Coda Spezzata aveva
compiuto un prodigio di un prodigio: un'attività che a Lydia era
sembrata solo
breve e inconsistente, ma che aveva avuto invece un senso ed uno scopo.
Con
amorevole cura, il suo Thane aveva preso quello scudo, l'ultimo figlio
della
mano di Ulfberth, e l'aveva posato su quello strano tavolo che già una
volta
Lydia aveva notato nello studio del mago, quello con dieci candele e il
teschio
con tre orbite, ornato di strani glifi. Un cristallo latteo era stato
aggiunto
fra le corna del teschio, e per un attimo, tutto era sembrato
rallentare,
mentre l'Argoniano posava entrambe le mani sul tavolo, canalizzando il
suo mana
attraverso quello strano marchingegno. Era occorso un attimo a Lydia
per capire
il prodigio: il cristallo era sparito, improvvisamente, tanto che
avrebbe
potuto non esserci stato fin dall'inizio, mentre invece lo scudo aveva
iniziato
a brillare lievemente di una luce fatua. Poi era finito tutto, senza
scoppi o
strani ulteriori prodigi. Chiedendo un aiuto per verificarne
l'efficacia a
Farengar, una dimostrazione che Lydia aveva capito solo dopo essere
stato fatta
solo per lei, il mago di corte aveva bersagliato Coda Spezzata con una
palla di
fuoco che aveva preso forma tra le sue mani in un istante: la fiamma
aveva
impattato sul metallo dello scudo senza provocare alcun danno
apparente...
tranne per le poche scintille che avevano bruciato lievemente il
tappeto dello
studio dello stregone.
C'era stata
molta forza nel sortilegio di Farengar, ma quando l'Argoniano le aveva
chiesto
di mettere la mano sullo scudo, Lydia aveva obbedito: aveva scoperto
che il
metallo era rimasto freddo ed intatto. Allo stesso modo, l'aveva
assicurata
Farengar, dopo aver domato il principio d'incendio nel suo studio, il
sortilegio con cui l'Argoniano aveva stregato lo scudo l'avrebbe
protetta da
fulmine e gelo allo stesso modo. Quell'incantesimo, molto raro a dire
di
Farengar, riduceva o nullificava la magia: per l'esattezza, non erano
in molti
a conoscere un simile incantamento. Con la gioia di un bambino che ha
scoperto
qualcosa di buono per la prima volta, Farengar aveva ammesso senza
vergogna,
quasi saltellando per l'eccitazione, di non conoscere
quell'incantamento. Una
confessione che aveva fatto guadagnare al nuovo Thane del feudo uno
sguardo
assai incuriosito da parte dei due Nord: un interesse che però era
rimasto
insoddisfatto, dato che Coda Spezzata non aveva offerto spiegazioni,
individuando un libro nella biblioteca personale del mago, La
Sfida dell'Armaiolo, stornando
abilmente l'attenzione di Farengar...
Lydia era
stata ancora più stupita quando il suo Thane le aveva consegnato il
racconto
appena comprato: solo aprendolo aveva compreso perché le fosse stato
dato, e su
quelle pagine, la giovane Nord aveva già speso diverse ore di veglia,
illuminata solo da luci di candela. Così avvincente e strana le era
apparsa
quella storia in effetti, che Lydia aveva deciso di portalo con sé
durante
quella loro prima spedizione assieme fuori da Whiterun: questo perché
era un
racconto che parlava anche di Argoniani e della loro astuzia:
"Cinque secoli or sono, quando Katariah
divenne Imperatrice, la prima e sola Dunmer a governare tutta Tamriel,
dovette
affrontare l'opposizione del Concilio Imperiale. Anche dopo averli
convinti che
lei sarebbe stata la miglior reggente per governare l'impero però,
mentre si
cercava per suo marito Pelagius una cura alla pazzia che lo affliggeva,
lo scontento
restava. In particolare il Duca di Vengheto, Thane Minglumire, provava
una speciale
delizia nel dimostrare la mancanza di conoscenza pratica
dell'Imperatrice.
In una particolare occasione, Katariah e il
Concilio stavano discutendo le rivolte nella Palude Nera e il massacro
di
truppe Imperiali fuori dal villaggio di Armanias. Le umide paludi e il
loro clima
soffocante, specie d'estate, avrebbero messo in pericolo le truppe, se
avessero
indossato le loro consuete armature.
"Conosco un armaiolo molto astuto."
disse Katariah: "Il suo nome è Hazadir, un Argoniano che conosce il
territorio che la nostra armata affronterà. Lo conobbi a Vivec, dove
era uno
schiavo del locale mastro armaiolo, prima che migrasse nella Città
Imperiale
come un liberto. Dovremmo dare a lui il compito di disegnare armi e
corazze per
la campagna."
Minglumire rispose con una breve, secca
risata: "Vuole dare ad uno schiavo il compito di progettare armi e
corazze
per le nostre truppe! Sirollus Saccus è il più abile armaiolo nella
Città
Imperiale. Tutti lo sanno."
Dopo molti dibattiti, fu deciso alla fine di
avere entrambi gli armaioli contendere per la commissione. Il Concilio
elesse
inoltre due campioni di eguale forza ed abilità, Nandor Beraid e
Raphalas Eul,
per combattere usando le armi e gli armamenti dei veri contendenti
nella lotta.
Quale campione avesse vinto, l'armaiolo ad averlo armato avrebbe
guadagnato la
commissione Imperiale. Venne deciso che Beraid sarebbe stato armato da
Hazadir,
e Eul da Saccus.
Il combattimento fu fissato da lì a sette
giorni.
Sirollus Saccus iniziò immediatamente il
lavoro. Avrebbe preferito più tempo, ma aveva compreso la vera natura
della
sfida: la situazione in Armanias era urgente. L'impero doveva scegliere
il loro
armaiolo rapidamente, e una volta scelto, il fabbro designato doveva
agire
sveltamente e produrre le migliori armi e armature per l'armata
Imperiale nella
Palude Nera. Non era semplicemente il miglior armaiolo che stavano
cercando.
Era il più efficiente.
Saccus aveva però solo iniziato a scaldare
le strisce da mezzo pollice di quercia nera vergine da piegare in doghe
per le
flange delle giunture dell'armatura, quando ci fu un bussare alla sua
porta. Il
suo aiutante Phandius accolse all'interno il visitatore, un alto
rettile di
aspetto comune, un cappuccio bordato di uno spento verde, luminosi
occhi neri e
un anonimo mantello nero. Era Hazadir, l'armaiolo preferito da Katariah.
"Desideravo augurarti buona fortuna per
la - è quello ebano?"
E in effetti lo era. Non appena aveva saputo
della sfida, Saccus si era procurato l'ebano migliore che fosse
possibile
ottenere nella Città Imperiale e aveva iniziato il processo di
fonderlo.
Normalmente raffinare il minerale era una procedura che richiedeva sei
mesi per
essere completata, ma sperava che con un grande forno a convezione,
attizzato
da bianche fiamme alimentate da magicka, avrebbe accorciato
l'operazione a tre
giorni. Saccus orgogliosamente indicò gli altri progressi nella sua
armeria. Le
vasche di calce acida per affilare la lama della dai-Katana ad un
inimmaginabile livello di affilatura. La forgia Akaviri e le pinze che
avrebbe
usato per piegare l'ebano avanti e indietro su sé stesso...
Hazadir rise:
"Sei mai stato alla mia armeria? Sono
due piccole stanze fumose. L'ingresso è una bottega. Il retro è pieno
di
armature rotte, alcuni martelli, e una forgia. Tutto qui. Questo è il
tuo
avversario per i milioni di pezzi d'oro in commissione Imperiale."
"Sono certo che l'Imperatrice ha le sue
ragioni per affidare a te il rifornimento delle sue truppe." disse
Sirrollus Saccus, gentilmente.
Egli aveva, dopo tutto, visto il negozio e
sapeva che ciò che Hazadir aveva detto era vero. Era una patetica
bottega nei
bassifondi, adatta solo per riparare daghe di ferro e corazze ai più
miseri
avventurieri. Saccus aveva deciso però di offrire comunque la miglior
qualità,
senza riguardo per l'inferiorità del suo rivale. Era il suo stile e il
modo in
cui era diventato il miglior armaiolo nella Città Imperiale.
Per gentilezza, e con un certo orgoglio,
Saccus mostrò ad Hazadir come, per contrasto, le cose dovrebbero essere
fatte
in una armeria professionale: l'Argoniano funse da apprendista a
Saccus,
aiutandolo a raffinare il minerale d'ebano, e a batterlo quando si
raffreddò.
Nei giorni seguenti, lavorarono assieme per creare una magnifica
dai-Katana,
con una lama così affilata da poter tagliare le sopracciglia di un
moscerino,
incantata con fiamme lungo la sua lunghezza da uno dei Maghi Guerrieri,
assieme
ad un set di corazza di legno piegato, pelle, argento e ebano perché
resistesse
ai venti dell'Oblivion.
Nel giorno del duello, Saccus, Hazadir e
Phandius finirono di lucidare l'armatura e chiamarono Raphalas Eul per
aggiustarla sulla sua taglia. Solo allora Hazadir se ne andò,
realizzando che
Nandor Beraid sarebbe stato alla sua bottega in breve per essere
equipaggiato.
I due guerrieri si incontrarono di fronte
all'Imperatrice e al Concilio Imperiale nell'arena, che era stata
lievemente
allagata per simulare le paludose condizioni della Palude Nera. Nel
momento in
cui Saccus vide Eul nella sua corazza di pesante ebano e fiammeggiante
dai-Katana, e Beraid nella sua collezione di polverose e arrugginite
scaglie,
assieme ad una lancia dalla bottega di Hazadir, seppe chi avrebbe
vinto. E
aveva ragione.
Il primo affondo della dai-Katana si
incastrò nel soffice scudo dei Beraid, poiché non c'era alcuna finitura
di
metallo per respingerla. Prima che Eul potesse tirare via la sua spada,
Beraid
abbandonò il suo scudo, ora in fiamme, con ancora la spada incastrata,
e colpì con
la sua lancia le giunture dell'armatura di ebano di Eul. Solo allora
Eul
recuperò la sua spada dallo scudo rovinato e compì un affondo verso
Beraid, ma
la sua armatura leggera era tutta scaglie e angoli, e l'attacco scivolò
via
nell'acqua, spegnendo le fiamme della dai-Katana. E quando Beraid colpì
i piedi
di Eul, egli cadde nel fango traditore e divenne incapace di muoversi.
L'Imperatrice, per pietà, dichiarò allora il
vincitore.
Hazadir ricevette la commissione e, grazie
alla sua conoscenza delle tattiche di combattimento e delle armi
Argoniane e
come meglio combatterle, disegnò equipaggiamento da guerra che pose
fine all'insurrezione
in Armanias. Katariah vinse il rispetto del Concilio, e perfino,
amaramente,
quello del Thane Minglumire. Sirollus Saccus viaggiò a Morrowind per
imparare
ciò che Hazadir aveva appreso laggiù, e di lui non si ebbe mai più
notizia."
Una storia
che certamente offriva molti spunti di riflessione ad una Nord come
lei, ma che
comunque non l'aveva persuasa a ridurre il suo bagaglio per la loro
prima
spedizione assieme.
Così
equipaggiati e preparati, si erano presentati all'alba alle stalle di
Whiterun,
dove il suo Thane aveva chiesto al proprietario, Skulvar Elsa di
Zibellino, di
acquistare due monte, per lui e il suo huscarlo. Avendo la fama del
nuovo Thane
già raggiunto ogni angolo della città, e forse del feudo, Skulvar si
era
affrettato a soddisfare quella richiesta, presentando due giumente
castane già
sellate: Allie, la più dolce e mansueta, era stata consegnata nelle
mani di Lydia,
e la giovane donna del Nord aveva segretamente esultato. Possedere un
cavallo
era stato, per una semplice guardia cittadina come lei, un sogno
irraggiungibile fino a quel momento: il suo Thane era stato
completamente nel
giusto quando le aveva spiegato che più di ogni altra cosa, l'Alchimia
serviva
a diventare ricchi in fretta, e forse solo per quello Lydia avrebbe
iniziato a
studiarla...
La docile
cavalla dai dolci occhi e Lydia si erano subito trovate, e la Nord le
era
montata in groppa di un balzo, senza incontrare particolare resistenza
per il
suo peso o quello dei suoi bagagli: erano, probabilmente, spiriti
affini.
Il nuovo
Thane del feudo invece aveva preso per sé come cavalcatura la sorella
di Allie,
Karinda, più ombrosa e scostante li aveva avvisati Skulvar, ma quel suo
brutto
carattere era stato subito domato dall'Argoniano con una semplice
occhiata:
Lydia comprendeva benissimo cosa dovesse aver provato la giumenta,
quando era
stata fissata da quegli occhi da rettile così intensi.
Infine, pagati
i 200 septim d'oro a Skulvar per i loro nuovi cavalli, Lydia e Coda
Spezzata si
erano lasciati Whiterun alle spalle.
Poiché il
destino chiamava l'Argoniano alla sommità della Gola del Mondo per
incontrare i
Barba Grigia, e poiché la scalata della più alta montagna di Tamriel,
situata
ad ovest, sud ovest, rispetto a Whiterun, era un pericoloso
pellegrinaggio che
solamente i più ardimentosi dei Nord compivano, Coda Spezzata aveva
condotto
Karinda con decisione verso est, deciso a conoscere meglio il
territorio del
feudo di cui era ora Thane, e di risolvere quanti più problemi
possibile in
esso, prima di cominciare la scalata della solitaria montagna,
possibile solo
sul versante occidentale.
Le obiezioni
di Lydia a proposito di quella scelta erano state ascoltate e risposte
con
logica inoppugnabile: potevano essere ben equipaggiati in quel momento,
ma la
superbia che questo comportava doveva essere estinta al più presto,
altrimenti
affrontare i 7000 gradini per la cima della montagna si sarebbe
trasformato sicuramente
in un viaggio di sola andata. Sfidare con arroganza il punto più
impervio di
tutta Skyrim era una facile via per l'aldilà e questo solo a causa
degli
elementi avversi, a cui andavano aggiunte le bestie selvatiche che
ponevano
agguati ai pellegrini lungo la salita. Loro due inoltre, che non
avevano mai
combattuto assieme, né si erano mai guardati le spalle a vicenda, erano
al
massimo un curioso duo, piuttosto che compagni di battaglia: la
prudenza
comandava che trovassero il loro ritmo nella lotta, prima di affrontare
la Gola
del Mondo.
I
Barbagrigia inoltre dovevano sapere che la loro voce era stata udita in
tutta
Skyrim: il Sangue di Drago che avevano chiamato sarebbe sicuramente
giunto a
loro. Solo, non ancora.
Lydia era
stata costretta ad accettare la fondatezza di quelle ragioni, per
quanto
controvoglia: la giovane Nord aveva quindi seguito il suo Thane verso
ovest,
invece che l'est.
Coda
Spezzata inoltre, aveva già una missione e un itinerario in mente: il
feudo di
Whiterun era il più ricco di Skyrim, assieme a quello dell'Haafingar e
del
Reach, ed essendo quella di Lydia una città di commerci e di pianure,
predoni e
briganti di strada abbondavano. Allo stesso modo, ricche taglie erano
promesse
a coloro in grado di ridurre il loro numero e riportare prova delle
loro
imprese, un degno incarico per un nuovo Thane, per quanto Lydia, e a
loro volta
poi lo Jarl Balgruuf e Proventus, avrebbero avuto da... essere
vagamente
ripulsi dal tipo di pegno presentato dal Thane Coda Spezzata: un sacco
colmo di
teste mozzate.
Non dai
banditi però, l'Argoniano aveva deciso di cominciare: la sua prima
impresa per
il feudo di Whiterun, la notte stessa del suo arrivo in città, era
stata
l'uccisone di un gigante che aveva sconfinato, al fianco dei Compagni
di
Jorrvaskr, e proprio dai giganti l'Argoniano aveva deciso di iniziare,
per
capire se Whiterun fosse destinata a subire un altro attacco in futuro,
e in
quel caso prevenirlo, o almeno comprendere cosa avesse portato un
gigante fino
alle porte della città.
Andare a caccia
di giganti era molto più ardimentoso di quanto Lydia avesse ritenuto
possibile
come primo incarico, per loro due soli almeno, e le sue precedenti
obiezioni
alla loro direzione erano scomparse definitivamente di fronte a quella
notizia.
Era risaputo che nelle pianure ad est di Whiterun esistevano vari
accampamenti
di giganti, al Bacio di Secunda e alla pozza di Bleakwind per esempio,
e le
tracce del gigante che aveva attaccato la città cinque giorni addietro,
erano
ancora perfettamente riconoscibili sul terreno lievemente imbiancato
dalla
brina e ghiacciato, costituendo una pista facile da seguire. Una pista
che
aveva puntato decisamente verso est, molto più lontano di quanto Lydia
avesse
creduto possibile: era strano che un gigante puntasse con una simile
decisione
così tanti dei suoi passi in un unica direzione. I giganti di Skyrim
non erano
creature note per la loro intelligenza o tenacia...
In breve, fu
evidente fin quasi da subito, che avrebbero passato almeno quell'intera
giornata a cavallo: difficile che diventassero due comunque, perché
molto più
lontano, ma sempre in quella direzione, seguendo una tortuosa strada,
avrebbero
raggiunto Rorikstead, l'avamposto più orientale del feudo, una piccola
città di
agricoltori e stazione di commercio. Impossibile che il gigante che si
era
avvicinato a Whiterun venisse da così lontano, e in effetti,
consultando la
mappa, i ricordi di guardia del feudo fecero tornare alla mente di
Lydia un
altro accampamento di giganti, situato alla giusta distanza, un luogo
strano,
che la Nord aveva sentito nominare e mai visitato, ma che verso il
quale la
pista che seguivano sembrava indirizzarli. Era chiamato il campo
dell'Albero
Dormiente riferì, un nome che incuriosì moltissimo Coda Spezzata: con
quella
meta in mente, tagliarono attraverso la steppa per raggiungerlo più in
fretta, sostando
ogni tanto a piedi per far riposare le cavalle.
Fare
conversazione a cavallo era impossibile, ma Lydia ebbe la conferma fin
dalla
loro seconda sosta che il suo Thane non era una creatura
particolarmente
loquace, accontentandosi di raccogliere fiori e arbusti di tanto in
tanto,
mentre Karinda e Allie scavano con gli zoccoli alla ricerca di qualcosa
da
brucare, con magri risultati. La primavera non è ancora troppo lontana,
ma
sarebbe occorso ancora un po' prima di vedere i rivi della fertile
pianura
sgombrarsi dal ghiaccio: passare la notte all'addiaccio nelle pianure
nevose
che compongono il feudo di Whiterun poteva ancora costare arti o dita a
causa
del freddo... o la vita
Nonostante
questo, ascoltare le due cavalle per tutta la giornata era un pensiero
fin
troppo noioso da concepire per la Nord, che non amava il silenzio della
natura
fino a quel punto... o forse, più semplicemente stava accompagnando
qualcosa in
grado di incoraggiare la sua curiosità in modo irresistibile. Avevano
parlato
un poco nei giorni che avevano passato a Whiterun: Coda Spezzata le
aveva
perfino raccontato parte della sua vita. Non tutta ovviamente, ma
alcune delle
parti più importanti: non semplici confidenze, ma piuttosto conoscenze
donate
liberamente, su di lui e sulla sua gente, il popolo della radice. E
anche di
quando non avevano parlato, durante le giornate passate alla forgia,
Lydia
conservava il sospetto che avesse comunque cercato di insegnarle... o
che confidasse
che lei potesse imparare da sola.
Non gli
aveva detto tutto in quei giorni, e forse nemmeno molto, tutto
considerato, ma
aveva di certo acceso la curiosità della giovane donna, specie su di
lui e il
suo popolo...
"...Mio
Thane?" lo chiama, prendendo il coraggio a due mani durante l'ennesima
sosta,
guardandolo sgranchirsi le gambe e la coda e assorbire il calore del
pallido
sole sulle sue nere sceglie.
L'Argoniano
non ha mai tremato per gli elementi, né ha mai aperto bocca per
lamentarsi di
essi... tuttavia non le risponde, limitandosi solo ad un lieve sospiro,
rimanendo ad occhi chiusi.
"Mio
Thane?" prova ancora, ma di nuovo, Coda Spezzata non le risponde,
ripetendo quello strano sospiro rumoroso.
Poi Lydia
capisce cosa voglia da lei: la giovane donna del Nord però, non è
ancora sicura
di poterglielo dare.
Allo stesso
tempo tuttavia, sa che il suo Thane è pronto a opporre alla
testardaggine dei
Nord la sua, che per quanto magari non così passionale, è altrettanto
profonda,
e forse perfino più forte:
"...Coda
Spezzata?" chiede titubante, e quelle sillabe strane rotolano sulla sua
lingua con una familiarità che Lydia non dovrebbe avere.
Solo
sentendo il suo nome uscire dalle labbra di Lydia, l'Argoniano che il
destino
le ha dato come Thane apre gli occhi per guardarla: è così nero in ogni
sua
scaglia, che se si allontanasse nella notte non riuscirebbe a seguirlo.
Pare davvero
fatto di tenebra:
"Lydia?"
come sempre, e ancora, la giovane donna del Nord non può fare a meno di
stupirsi ascoltando il suo nome pronunciato da quelle fauci.
La sua
voce... come sabbia che scorre sulle rocce, o la mola che accarezza una
spada:
metallica, ma non sgradevole.
"...Posso
fare un domanda?"
Ancora una
volta, l'Argoniano sospira, in quel suo modo sempre uguale, ma che
nasconde
significati sempre diversi:
"Sempre."
risponde, roco e quieto: "...Ma non tutte sono dotate di risposte."
"Hai
già... combattuto dei giganti? Oltre a quello che hai ucciso di fronte
alle
porte della città?" gli chiede.
"Quel
gigante fu ucciso dai Compagni: come è stato detto, ho prestato loro
solo un
paio di frecce. Ma no. Allora, fu il primo."
"...Eppure
non sembri essere spaventato dall'idea di andare a cacciarne altri,
nella loro
dimora."
"Dovrei?"
"Sono
giganti... mio Thane."
"E possono
essere uccisi come ogni altra cosa. Così come anche noi."
"È così
semplice per te?"
"È
differente per Lydia?"
La Nord
annui:
"Sembra
quasi che tu non provi emozioni... mio Thane." di nuovo, quello strano
divertito sospiro: Lydia cominciava a credere che fosse una vera parola
nella
lingua degli Argoniani.
Sorprendentemente,
avrebbe scoperto di non essere poi così lontana dalla verità: il suo
errore
però, risiedeva nel considerare quel suono sempre la stessa parola.
"La
ragione non può affermarsi senza emozione, Lydia. Ma nei Saxhleel, esse
riposano sotto le scaglie, non nella lingua o nel braccio. I volti del
popolo
della radice sono stati fatti per sopravvivere: non per comunicare. È
sufficiente una lingua per farlo: il Jel."
"Non
era... mia intenzione offendere."
"Né sei
stata in grado di farlo, Lydia... " rispose bonariamente Coda Spezzata:
"...E si deve aggiungere a proposito, che raramente è possibile trovare
tra voi, camminatori di terra asciutta, qualcuno che sappia farlo.
Chiamare un
Argoniano stivali, o lucertola, ha altrettanta presa sul popolo della
radice,
che chiamare bisaccia un uomo. Si
direbbe quasi che non siate mai stati istruiti ad offendere..."
"Sul...
serio?"
Coda
Spezzata annuì:
"Si
trovi un Bosmer, se si desidera essere veramente offesi: le lingue
degli elfi
dei boschi si possono usare per affilare coltelli... specialmente
quando
ubriachi."
"E gli
Argoniani?" Lydia non aveva ancora osato provare a pronunciare Saxhleel, per lo strano suono di quella
parola: per paura di cadere in fallo, di sbagliare la sua pronuncia, si
affidava ai termini appresi da altri.
"...Imprecare
in Jel è... diverso." rispose semplicemente
Coda Spezzata.
Lydia però,
ora che aveva trovato il modo di farlo parlare della sua gente e della
sua
cultura, per quanto di una parte piuttosto triviale, non era pronta a
rinunciare alla sua curiosità:
"In che
modo?"
"...A
questo non è possibile rispondere in un modo che capiresti, temo. È
difficile
spiegare ciò che in questa lingua non possiede forma, né parole, per
essere
detto."
"Vorrei
che ci provassi comunque... Coda Spezzata."
Il suo Thane
sembrò osservarla molto a lungo, prima di avvicinarsi a lei, battendo
dolcemente il palmo sul collo di Karinda. Le rivolse poi una ben strana
domanda:
"Se
Lydia fosse nata con orecchie a punta, la sua pelle come oro, i suoi
occhi come
soli e i suoi capelli come luce di stelle... sarebbe ancora Lydia?"
"...No?"
fu una richiesta di conferma, più che un domanda, quella della Nord.
"E
questo è due volte più vero per il popolo della radice, Lydia. Non
esiste il
vostro concetto del sé." Coda Spezzata si interruppe un momento,
cercando
le parole più giuste per spiegare in quella lingua qualcosa che nella
sua era
scontato e banale al punto da non dover essere insegnato.
"Fra i
Saxhleel si crede che ogni individuo accada... come il frutto delle
proprie
circostanze. Se Lydia, con i suoi capelli neri e la sua pelle chiara
fosse ad
Hammerfell o a Morrowind, sarebbe sempre la stessa Lydia. Lo stesso
però non è
vero per il popolo della radice. Dalle circostanze è formato ciò che da
voi
camminatori di terre asciutte è chiamato sé... ma fra i Saxhleel, si è
anche
figli del cielo che scorre sopra la testa e delle orme che si sono
lasciate
alle spalle. Ciò che dagli uomini è concepito come identità... per i
Saxhleel è
mutevole. Anche il nome, non diversamente che se fosse cambiato il
colore delle
proprie scaglie."
"Coda
Spezzata non è dunque il tuo nome?" di nuovo l'Argoniano sospirò: era
così...
difficile per lui rispondere a quella domanda.
"È il
nome con cui sono noto ad uomini ed elfi... ma non la mia identità: una
persona
non può essere racchiusa in qualche lettera. Un nome mi è stato dato
dalla mia
madre adottiva..." una Lamia, ricordò Lydia: "... E un altro è stato
adottato quando fui catturato e venduto come schiavo a Mournhold. Un
nome che è
cambiato a Cyrodill, dove sono stato Kaiman. La mia vita era stata
cambiata, e
dunque anche il nome doveva esserlo. Allo stesso modo, qui, a Skyrim,
rispondo
al nome di Coda Spezzata, o Haraan, lo stesso concetto in Jel."
"È...
molto strano, mio Thane." come se... l'Argoniano che avesse di fronte
non
esistesse davvero, o facesse parte del panorama non diversamente da
alberi e
montagne, libero di venire nominato da chiunque a proprio piacimento.
Fu più
vicina in quel momento alla verità, di quanto Lydia stessa sospettasse:
"Lo
stesso può dirsi su uomini ed elfi. Per quanto cammini in mezzo a voi
da gran
parte della mia vita, ancora non si può dire che io comprenda. Al pesce
non dovrebbe
importare il nome del fiume in cui nuota: solo le sue correnti. E le
vostre
lingue... a volte così strane."
"Eppure
le parli molto bene, mio Thane..."
"Pratica."
"La
lingua degli Argoniani è diversa?"
Coda
Spezzata annuì:
"Estremamente.
Il tempo è un illusione, per i Saxhleel. Per un popolo che vive senza
identità
personale, il tempo è il bisogno di porre un'ancora nel fiume degli
eventi:
inutile, quando si decide di fluire con essi, invece di provare a
resistere. Il
senso di identità, è solo il grido con cui si afferma: Io
sono qui. Nel Jel, non esiste passato. Non esiste futuro. Esiste
solo il presente. Nessun soggetto... solo il pensiero e gli eventi. Le
parole
che sono usate per dare voce alla lingua della Palude Nera, sono solo
l'ultimo
ostacolo alla comprensione: le nostre genti non parlano solo in modo
diverso,
ma pensano anche in modo diverso. I nostri desideri non sono sempre
uguali...
ma possono essere simili. E grazie a questo, è possibile trovare punti
comuni."
Il che
spiegava molto sugli Argoniani, rifletté Lydia, più di quanto molti
altri avessero
forse mai capito su di loro: la giovane donna del Nord non era rimasta
con le
mani in mano nei giorni spesi a Whiterun. Approfittando di una delle
frequenti
commissioni che faceva per il suo Thane al Calderone di Arcadia,
sembrava quasi
che gli ingredienti alchemici comprati dalla farmacista non bastassero
mai all'Argoniano,
la giovane donna del Nord aveva chiesto consiglio all'anziana Imperiale
su come
meglio comprendere quello strano uomo rettile che il destino aveva
portato a
Skyrim. La copia un po' sdrucita che le era stata regalata della Guida tascabile all'Impero, terza edizione/
Argonia, era stata una cornucopia di scoperte per Lydia, al punto
che la
giovane Nord la custodiva gelosamente nella sua stanza di Breezehome.
In quel testo,
lo storico Brendan il Persistente aveva già riassunto in poche parole
quello
che Lydia stava scoprendo giorno dopo giorno:
Il popolo di Argonia è stato, attraverso
tutta la storia di Tamriel, forse il più incompreso, insultato e
oltraggiato di
tutte le razze dotate di senno. E tuttavia, coloro che si sono presi il
tempo
di sperimentare la cultura argoniana, hanno guadagnato una più grande
riconoscenza per questo nobile e stupendo popolo.
Il fatto che
alla fine Brendan il Persistente fosse scomparso durante una sua
spedizione in
Argonia, era forse però da imputare alle innumerevoli creature velenose
e
portatrici di malattie che abbondavano nella Palude Nera, piuttosto che
per
colpa dei suoi abitanti: in alcune zone di essa infatti, pareva
possibile
contrarre ancora la terribile febbre Knahaten, un morbo emorragico che
per 43
anni aveva flagellato la quasi totalità di Tamriel durante la seconda
era e da
cui gli Argoniani erano risultati immuni. Se questo fosse stato vero,
se cioè
focolai della febbre di Knahaten ancora sopravvivevano nella Palude
Nera,
questo avrebbe reso quel morbo terribile il più longevo mai comparso
nella
storia di Tamriel, anche se solo il secondo più terribile, dato che
quel triste
primato apparteneva di diritto alla piaga Thrassiana, uno dei primi
avvenimenti
registrati storicamente nella prima era, e definitivamente debellata
dopo
quattro secoli.
Di fronte a
queste notizie ed altre simili, specie sul tipo di creature che
prosperavano ad
Argonia, Lydia sospettava che un uomo o un elfo sarebbero stati al
massimo una
fastidiosa curiosità per i residenti della Palude Nera: i forestieri
non
sopravvivevano a lungo in Argonia, e chi esplora deliberatamente una
terra
velenosa o peggio, può essere giustamente considerato sciocco dai
Saxhleel. Per
Talos! Li avrebbe considerati sciocchi lei stessa, specie poiché i
Saxhleel non
sopravvivano poi più a lungo nelle loro terre rispetto ai forestieri:
solo un po' di più. Lydia non aveva trovato un
bestiario completo della Palude Nera nella sua Guida
Tascabile, e difficilmente poteva esistere, ma se solo metà
di quello che c'era scritto era vero, la Nord sapeva che non avrebbe
mai voluto
mettere piede sotto le sue fronde: c'erano ragni che venivano descritti
grandi
abbastanza da produrre sufficiente seta da vestire un clan...
"Ora
comprendo meglio ciò che intendevi mio Thane... ma ancora mi sembra
molto
strano."
"Lo
stesso può dirsi per me... Ma per tornare alla tua domanda originale,
imprecare
in Jel è certamente possibile, ma non insultare qualcuno. Non esistendo
un concetto
di sé, non si può rivolgere a qualcuno degli insulti... E no, non ho
intenzione
di istruire Lydia su come imprecare in Jel. Si direbbe che sono un
cattivo
Thane."
"Veramente
mio Thane, la mia curiosità originale era se avessi già affrontato dei
giganti..."
"Davvero?"
chiese l'Argoniano, fingendo una smemoratezza che certamente non
soffriva:
Lydia lo aveva visto assorbire in pochi istanti ogni particolare di una
stanza
e ricordarli perfettamente a distanza di giorni.
"...Se
può essere di conforto comunque, molte altre grandi creature sono
cadute sotto
la mia spada. Sia a Morrowind che Cyrodiil: imprevisti del mestiere di
mercenario." aggiunse a voce più bassa.
"Grandi
quanto un gigante?"
Coda
Spezzata scosse la testa:
"Non
così alte. Ma più larghe."
"Per
esempio?" lo incalzò ancora Lydia.
"...Il
drago alla torre ovest di Whiterun non basta? O devono essere fornite
altre
storie?"
La Nord arrossì:
anche se la pazienza dell'Argoniano sembrava inesauribile, Lydia non
poté
evitare di comprendere quanto potesse averlo offeso. Doveva temperare
la sua
curiosità con il giudizio: Coda Spezzata non era un viaggiatore, o un
esotico esemplare
di una terra lontana. Lui era il suo Thane, e Lydia doveva tributargli
il
rispetto che gli era dovuto, che lui lo volesse o meno: specie quando
lui
visitava per la prima volta il feudo che lo aveva accolto. I suoi
antenati
dovevano di certo rivoltarsi nei loro sepolcri dalla vergogna:
"Non
desideravo offendere, mio Thane. Ma mi accorgo di averlo fatto... Sono
mortificata."
Invece di
offrirle consolazione, l'Argoniano si limitò a sospirare, o sussurrare
in Jel,
Lydia non sapeva cogliere la differenza, rimontare sul dorso di Karinda
e dirle
con la sua strana voce:
"...Non
c'è bisogno di dispiacersi, Lydia. Dopotutto, la mia covata sarà
nutrita con la
tua carne." e detto questo, lanciò la sua cavalla al galoppo,
lasciandola
indietro: con i suoi piedi, l'Argoniano non aveva bisogno di speroni.
Lydia
dovette capire che stava scherzando, prima di decidersi a seguirlo.
E così, dopo
quasi un giorno a cavallo attraverso la steppa pianeggiante del feudo
di
Whiterun, sotto un sole che cominciava di nuovo a calare per
abbracciare
l'orizzonte, Lydia e il suo Thane arrivarono finalmente al campo
dell'Albero
Dormiente. Una conca fra rocce argillose, in grado di offrire riparo
dai venti
grazie alla loro particolare conformazione, e alcune grotte in cui
ripararsi:
al centro di tutto questo, ma ancora invisibile dalla posizione da cui
osservavano, riposava la fonte sorgiva che permetteva all'albero che
dava il
nome al campo di sopravvivere. La luce di enormi falò illuminava due
soli
giganti, uno impegnato a guardare a vista uno scarno mammuth macilento,
e
l'altro a riscaldarsi più vicino al fuoco. Entrambe le creature
portavano con
loro lunghe clave fatte di femore di mammuth e sembravano più...
agitati di
quanto Lydia fosse abituata ad osservare di loro.
La
convivenza con i giganti era possibile a Skyrim: si trattava di
raggiungere una
condizione di vivi e lascia vivere, non disturbare i giganti nei loro
campi e,
per chi credeva a queste superstizioni, fare loro un'offerta annuale.
Uno
spreco, secondo Lydia, dato che i giganti non sembravano in grado di
ricordare
niente per più di qualche giorno... eppure qualcuno fra i Nord ancora
donava
mucche ai giganti...
"Cosa
sembra a Lydia?" le chiese al suo fianco Coda Spezzata, prono come lei
sulle neve, un dosso del terreno a nasconderli quasi completamente alla
vista
dei giganti.
"Sembrano...
nervosi mio Thane. Qualcosa deve averli disturbati recentemente."
"Abbastanza
da motivare la spedizione verso Whiterun di un solitario gigante."
annuì
Coda Spezzata: "...Può essere bastato a soddisfarli?"
Lydia scosse la testa:
"I
giganti non sono particolarmente intelligenti... né ricordano a lungo
le
cose." come a voler sottolineare le parole di Lydia, il pastore di
mammut
scelse quel momento per grattarsi le chiappe con la sua clava, con un
basso
grugnito di soddisfazione.
"...Ma
quando hanno qualcosa in mente, è difficile distoglierli."
"Quindi
Whiterun sarà attaccata ancora."
"È
possibile. Inoltre..."
"Inoltre?"
" A
volte, i giganti si ritrovano vicino Whiterun... a nord della città,
più o meno
ai confini col feudo del Pale, c'è un cimitero di mammut. Ogni tanto i
giganti
organizzano dei ritrovi laggiù."
"E
dunque, è possibile che il problema si moltiplichi... Una terra davvero
generosa questa: sono stato accolto in ceppi, e ora mi sono state date
città da
proteggere e giganti da abbattere." sospirò l'Argoniano.
"Mio
Thane?"
Coda
Spezzata scosse la testa, armeggiando nella sua bisaccia ed estraendo
una fiala
panciuta:
"La tua
spada, Lydia. E lascia lo scudo: non può difenderti da una clava come
quella."
La giovane
Nord fece come gli era stato detto, sganciando lo scudo ed estraendo la
sua
lama d'ebano, sulla quale il suo Thane versò l'interezza della fiala:
un denso
liquido oleoso color palude, dall'aspro odore.
"Un potete agente paralizzante,
ottenuto da radice di Canis e quei funghi a bolla che abbondano a
Skyrim solo
per non essere commestibili. La magia non ha quasi effetto sui
giganti."
spiegò l'Argoniano: "Pungilo, se la sua attenzione sarà su di me. Poi
il
pastore e il suo mammuth."
"Non faremmo meglio a
dividerci? Uno di noi potrebbe attirare l'attenzione dell'altro..."
"E raddoppiare le nostre
possibilità di essere uccisi, assieme ai cavalli? No Lydia. Uccidere
due
giganti in due, appare sufficientemente glorioso ai miei occhi."
"...Come desideri, mio
Thane."
"...Pronta?"
Si alzarono in piedi assieme,
correndo verso il gigante ad armi già sguainate: forse fu il clangore
dell'armature di Lydia ad avvisarlo, ma il gigante li vide arrivare
prima che
fossero alla giusta distanza per attaccarlo.
Ma Coda Spezzata correva, e molto
più velocemente di quanto Lydia credesse possibile con una spada da 22
libbre
tra le mani, artigliando il terreno per avere più presa: essendo il più
vicino,
il gigante si concentrò su di lui, specie dopo che una delle daghe che
l'Argoniano teneva alla cintura si infisse con violenza nel suo occhio.
Lydia
ebbe finalmente un assaggio di cosa dovesse essere stato combattere
contro il
suo Thane durante il suo impiego come guardia e mercenario a Cyrodiil:
la
giovane Nord sperò che non arrivasse mai per lei il tempo di
affrontarlo sul
serio.
Con un basso grido, il gigante
si schiacciò l'orbita offesa per il dolore, ottenendo solo l'effetto di
spingersi la daga angora più in profondità: la clava calò quasi per
riflesso,
ciò che l'Argoniano stava davvero aspettando. Coda Spezzata, spada
impugnata
saldamente fra due mani, schivò quel tanto che bastava ad avere la
clava ad un
passo... e poi ci saltò sopra, rampando da essa al gigante,
sostenendosi grazie
alle velocità e ai suoi artigli, che lasciavano tre segni paralleli
sulla pelle
del gigante ogni volta che compiva un passo in quella vertiginosa
scalata.
Lydia lo stava ancora raggiungendo, ma capì che non gli sarebbe stato
d'aiuto:
giunto al bicipite, il suo Thane saltò verso l'alto, vibrando la sua
grande
spada.
Ci fu un'incredibile resistenza
offerta dalla carne del gigante, ma quando finì la sua scalata, Coda
Spezzata
si trovò sulla sua spalla, in piedi e illeso, mentre il suo trespolo di
carne, ora
in ginocchio, perdeva un fiume di sangue dal collo, tentando di
arginarlo
inutilmente. Coda Spezzata pose fine alle sue sofferenze ruotando come
un
turbine, e questa volta la spada nera da 22 libbre calò dal cielo,
trovando il
morbido spazio di cartilagine tra le vertebre del collo, che ora il
gigante
esponeva. La testa cadde a terra come un macigno, assieme al suo
pollice, ma
Coda Spezzata era già in marcia, puntando all'altro gigante e al suo
mammut, in
rapido avvicinamento per vendicare il loro compagno.
L'Argoniano, nella sua figura
nera e di cupo oro, aveva l'attenzione di tutti: per questo Lydia
riuscì ad
avvicinarsi abbastanza al secondo gigante e ad infilzare il suo
polpaccio fino
all'elsa della sua spada.
Esitò un attimo, colta da
esaltazione e orgoglio, sopravvalutando la pozione con cui era stata
avvelenata
la sua spada: il dorso della mano del gigante la colpì in pieno, ma
Lydia era
una vera Nord. Non lasciò la presa della sua spada, e la lama lacerò
muscoli e
carne del gigante, mentre Lydia compiva un volo di meteora lontano.
La sorte però non l'aveva
abbandonata: il suo Thane le avrebbe detto che anche la fortuna fa
parte delle
proprie capacità. I rami dell'Albero Dormiente l'avevano afferrata al
volo,
frenando la sua caduta con le sue fronde ancora spoglie. Troppo
stordita per
cercare di liberarsi e raggiungere il suo Thane, e aiutarlo, Lydia
potette solo
assistere al resto dello scontro, di cui aveva una visuale perfetta.
Radice di Canis e funghi a
bolla? Per Lydia, ormai c'era la certezza che qualunque fosse il
prodotto
dell'alchimia, erano portenti in forma liquida: a chiunque l'avesse
denigrata
in futuro, Lydia avrebbe raccontato del paiolo da 12'000 septim e della
vista
che le si parò dalla cima dell'albero dormiente.
Il gigante che l'aveva colpita
era a terra, la faccia nel terreno, e non si sarebbe più rialzato:
questo
perché la sua testa era piuttosto distante dal resto del corpo.
Sarebbe stato un'interessante
argomento di conversazione, alcune settimane nel futuro, scoprire il
perché la
decapitazione era lo stile d'esecuzione favorito dall'Argoniano, e del
perché
della magia di distruzione, avesse deciso di esercitarsi in quella del
fulmine... così come della sua ammirazione per i wamasus della sua
terra.
E tuttavia,
la volontà di ridurre in fretta il numero di opponenti era costato a
Coda
Spezzata l'iniziativa di quello scontro: mentre era occupato a finire
il
gigante che Lydia aveva ferito, il mammut aveva a sua volta attaccato
l'Argoniano, travolgendolo con la sua carica. Come fosse riuscito a non
farsi
schiacciare era già di per sé un miracolo e nonostante questo, Coda
Spezzata brandiva
ancora la sua spada, seppure in una sola mano: l'altro braccio lo
stringeva invece
al petto, certamente rotto.
Lydia,
ancora preda della vertigine del suo volo, poté solo assistere mentre
il mammut
si girava, per tornare a colpire l'Argoniano.
Coda
Spezzata non era inerme però: ciò che la giovane Nord gli vide
compiere, fu soprattutto
una prova di coraggio. Il mammuth era una creatura massiccia, con un
folto
pelo: niente, a parte un gigante o un drago avrebbe potuto fermarlo...
o almeno
così avrebbe dovuto essere.
Perché
quando il mammut stava per travolgere il suo Thane, per la steppa
riverberò una
sola parola, che fece tremare le rocce, l'albero e perfino il cielo:
"FUS!"
Il mammut
venne colpito in pieno da quell'Urlo, da quella singola parola: Lydia
ricordava
le leggende sulla Voce di Tempesta. Una magia antica più del mondo è
più
potente di qualunque altra magia: il respiro con cui Kyne, la signora
del vento
e madre degli Uomini, aveva infuso la vita a Skyrim. L'impeto di quella
parola
non la raggiunse direttamente, ma l'eco fu comunque più forte di
qualunque altro
rumore Lydia avesse mai sentito in vita sua: più di una valanga, più di
un
tuono. Fu più simile ad un'esplosione, e come un'esplosione, quella
parola non
aveva solo suono, ma anche un onda d'urto: quando arrivò fino a lei,
Lydia suo
malgrado poté solamente proteggersi, mentre il vento la faceva cadere
dai rami
del suo rifugio, dritta nella polla che alimentava l'Albero Dormiente.
Sotto il
sottile strato di ghiaccio, l'acqua per fortuna non le arrivava al
ginocchio, e
la giovane Nord non perse tempo a uscire da quell'acqua gelida, che
l'aveva
riscossa: un poco di essa le finì in bocca, non più che un ditale, ma
quel
sapore stranamente dolce non riuscì a registrarsi nella sua mente in
quel
momento.
Di nuovo,
appoggiandosi al tronco legnoso dell'albero, Lydia poté solo assistere,
mentre
osservava il mammut: la bestia aveva ricevuto in pieno ciò di cui la
giovane
Nord aveva semplicemente udito l'eco. La sua gigantesca mole
ondeggiava,
assordata e probabilmente accecata da quella voce: Lydia poteva vedere
il sangue
che dalle orecchie ne macchiava la pelliccia.
Coda
Spezzata era ancora al suo posto, nonostante fosse stato l'origine di
quel Urlo:
straordinario, considerando cosa avesse appena liberato. Un suono
simile, una
distruzione simile, non dovrebbe lasciare niente dal punto di origine:
eppure,
non sembrava aver riportato danni. Al punto che, senza fretta, tenendo
la spada
con una sola mano, e l'altro braccio stretto al corpo, l'Argoniano si
spostò
sul lato del mammut, infilzando il suo fianco con la spada, affondando
fino a
quando solo un terzo della lunghezza della lama nera rimase fuori
dall'animale.
Il mammut
comprese ciò che stava succedendo solo nel momento in cui la spada gli
forò il
cuore: Lydia poté solo guardarlo dissanguarsi rapidamente, mentre il
suo Thane
si avvicinava a lei tenendo la spada insanguinata appoggiata sulla
spalle.
Il sole era
a metà sull'orizzonte in quel momento: eppure, la vista di Lydia si
stava già
tingendo di porpora.
"Lydia..."
soffiò Coda Spezzata, vera agonia percepibile nella sua voce quieta e
roca:
forse quell'Urlo non l'aveva poi lasciato così incolume come credeva.
"Mio
Thane..." c'era qualcosa di sbagliato in lei: una vertigine frutto di
ebbrezza, la sensazione di essere piena di energia, e il desiderio di
correre
lontano.
"...Il
mio braccio deve essere tagliato." le disse, tossendo duramente: la sua
voce aveva sempre avuto quegli echi?
"Mio
Thane..." voleva avvertirlo, voleva dirgli che tutto quello che vedeva
stava diventando porpora: anche la tenebra delle sue scaglie, sfumando
all'angolo dei suoi occhi.
"È
necessario." aggiunse, pulendosi il suo sangue dall'angolo della bocca
con
la mano buona: "... O sarà peggio. Dopo."
Lydia cadde
in avanti senza poterselo impedire: quella notte era appena cominciata.
Si risvegliò...
più tardi, senza sapere quanto fosse rimasta incosciente.
Lydia si scoprì
sdraiata, sotto una pesante e puzzolente pelliccia: gambali, stivali,
guanti ed
elmo le erano stati tolti, lasciandola in una confortevole via di mezzo
tra la
nudità e la pesantezza della corazza. Sopra ed attorno a lei, pareti
argillose formavano
una camera circolare, alta abbastanza da suggerire che si trovasse
nella grotta
in cui i giganti avevano posto i loro giacigli.
La fonte di
luce nella stanza era data da un unico falò, che fiammeggiava
orgoglioso,
confinando le tenebre negli angoli più lontani di quella camera: ci
mise un po'
a trovarlo. Nel chiaroscuro, il colore delle sue scaglie lo faceva
apparire
come parte dell'ambiente, al punto che trovò per prime le cavalle,
occupate a
brucare un po' di paglia: probabilmente, la parte più fresca dei
giacigli dei
giganti. C'era odore di lavanda selvatica nell'aria, e Lydia vide dei
rametti
purpurei bruciare scontenti nel fuoco:
"Sveglia,
finalmente."
Dall'altra
parte del falò, quello che credeva fosse stata una roccia pronunciò
quelle
parole con una voce che Lydia conosceva:
"Mio
Thane." gli disse mezza spaventata, facendosi cadere di dosso la
coperta.
Ancora di
più, fu lo scoprire che il suo Thane era a torso nudo: Lydia aveva
visto dei
Nord, ma ancora una volta, dovette accettare che Coda Spezzata non era
un uomo.
Aveva la struttura di un uomo, ma questo era quanto: scaglie nere come
la notte
gli coprivano il petto e il ventre, che per quanto offrissero linee
simili a
quelle degli uomini, mancavano delle stesse strutture. Era solo questo
Coda
Spezzata: ossa, carne e muscoli coperti da nere scaglie: nemmeno al
buio, Lydia
poteva scambiarlo per uno di loro, specie per quel suo volto da
lucertola con
grandi corna.
"...Come
ti senti?"
Lydia si
prese un momento per considerare la domanda:
"Bene,
tutto considerato. Quanto...?"
"Sei
ore circa. Le lune sono ormai allo zenit nel cielo."
"Cosa..."
cominciò Lydia, ma senza sapere esattamente cosa chiedere.
"Cosa...?"
le fece eco l'Argoniano.
"Non so
cosa mi sia successo... è stato come se la mia mente... non mi
appartenesse per
un momento. E l'ultimo ricordo che ho... era la tua richiesta di
tagliarti il
braccio... un'allucinazione?"
"Sì. E
no." le rispose il suo Thane avvicinandosi al fuoco.
Quando si
risedette, Lydia non poté impedirsi di inalare rumorosamente: metà del
suo
avambraccio, e la mano, mancava. Ancora più spaventoso fu che quella
ferita
sembrava vecchia di giorni, eppure, Coda Spezzata non l'aveva fasciata:
inutile
in fin dei conti, perché nemmeno sanguinava. Allo stesso modo, Lydia
osservò
quelle che sembravano schegge carnose infisse nel moncherino: le
occorse più di
un momento per capire che erano le prime falangi di ogni dito.
"Ah."
disse semplicemente Coda Spezzata accorgendosi di dove lo sguardo di
Lydia stesse
puntando: con lentezza, la sua mano coprì quello spettacolo.
Fu un gesto
pieno di delicatezza, ma anche inutile in fondo: ormai Lydia aveva
visto tutto
quello che c'era da vedere.
"...Prude
un poco. Ma per il mattino sarà a posto." la rassicurò: "...Non è la
prima volta in cui accade."
Le
implicazioni di quello che aveva visto però, non piacquero affatto alla
Nord:
"...Hai
mentito."
"Insulti,
Lydia? Perché?"
"Hai
detto di non essere un taumaturgo capace quanto i guaritori del
tempio."
rispose Lydia indicandolo: "...Far ricrescere un braccio è qualcosa che
nemmeno i sacerdoti di Kynareth sono in grado di fare!"
"Nessuna
menzogna, Lydia." rispose sospirando l'Argoniano: "...Non è solo la
taumaturgia a poter rigenerare. E allo stesso modo, non solo cura è la
taumaturgia. Come spiegarlo..." lamentò Coda Spezzata, prendendosi un
momento per pensare in due lingue:
"...È
difficile, Lydia, raggiungere la concentrazione necessaria a lanciare
un
incantesimo, quando le proprie viscere sono strette in una mano. E allo
stesso
modo, non sempre è possibile avere accesso ad elisir curativi. Ma anche
se è
difficile nelle terre di uomini ed elfi non avere accesso ad almeno una
delle
due, nella Palude Nera invece, ciò accade ogni giorno, ogni istante.
L'attitudine alla sopravvivenza del popolo della radice germoglia e
prospera
naturalmente nelle sue terre, dove da molti essi sono considerati cibo.
Per
questo, dagli Hist a volte è donata una... benedizione. Non troppo
diversamente
da come i Nord abbiano attitudine per la battaglia, così tutti i
Saxhleel
posseggono attitudine alla sopravvivenza."
Coda
Spezzata rivelò di nuovo il moncherino, e Lydia poté osservare
liberamente quella
mutilazione:
"...Dai
Saxhleel è chiamata pelle di Hist: in
me, nonostante le mie origini, quella benedizioni è molto forte. Forte
al punto
che rinnovare e più semplice che ricomporre. Si perde molto tempo a far
aggiustare le ossa: a ricrescere un arto intero invece, molto meno. E
questo è
il motivo per cui per me, essere sfregiato da delle cicatrici è quasi
impossibile, nonostante gli anni passati in battaglia."
E in
effetti, nemmeno un segno interrompeva il nero mare delle sue squame:
"Per i
Nord: vivere nella gloria. Per i Saxhleel: gloria nel vivere." affermò
Coda Spezzata: "...E come è stato detto, in me questo dono è molto
forte. Fin
troppo forse... La benedizione di una madre che non è mai stata
conosciuta."
Dalla storia che le aveva
raccontato e da ciò che le esperienze della giovane Nord suggerivano,
Lydia era
giunta alla conclusione che il suo Thane fosse stato il figlio di uno
stupro, o
almeno di una relazione illecita: perché altrimenti il suo uovo sarebbe
stato
abbandonato sul fiume? Ma le vie degli Argoniani non erano quelle degli
Uomini,
e dunque non poteva esserne sicura... e francamente parlando poi,
importava
davvero la sua origine? E lo sminuiva il fatto che fosse sopravvissuto
alla
schiavitù delle piantagioni a Morrowind abbastanza da vincere la sua
libertà, o
invece lo elevava, per quanto era riuscito a compiere e ad imparare,
nonostante
una così misera origine? Quanto era da ammirare qualcuno che sapeva
guadagnarsi
da vivere in modo onesto senza aver bisogno di una spada, ma che
nonostante
questo, sapeva usarla così bene, assieme alla magia?
"...Ho studiato la
taumaturgia per comprendere questo mio dono. E per cercare una ragione
a questo
mio prosperare."
Lydia non resistette oltre: la
giovane Nord si alzò dal suo posto, andando a cercare conforto nella
sua
vicinanza. Perché diceva sempre cose così offensive? Perché la sua
mente era
così pronta ad esprimere giudizi? Coda Spezzata era paziente... era
quieto...
perché allora continuava a cercare di ferirlo?
"...Le mie scuse più
profonde, mio Thane. Sono stata... crudele. Accetterò una punizione
adeguata
alla mia... grettezza."
"È sufficiente che si
impari da questo... Ma l'occasione può essere colta: sotto il nuovo
sole, sarà
Lydia ad occuparsi di raccogliere e preparare gli ingredienti alchemici
dai
giganti."
Prima o poi, Lydia si sarebbe
stancata della sua curiosità, ma mai il suo Thane:
"...I giganti contengono
ingredienti alchemici?"
Coda Spezzata annuì deciso,
continuando a fissare il fuoco, forse lieto di cambiare discorso almeno
quanto
lei:
"Sono state le mie prime
letture su di loro: alluci, pollici e molari sono i più importanti. Il
sangue
anche, ma quello ora infradicia la terra. Lydia ispezionerà anche le
loro
ascelle, alla ricerca di funghi che crescono a volte in esse... Strana
domanda comunque,
considerato il nostro primo giorno assieme."
"Intendi
dire che...?" quella carne brunastra e spugnosa...
"Credevo
che l'odore fosse stato sufficientemente rivelatore." rispose
l'Argoniano
abbracciando la caverna con lo sguardo.
"Il
pollice del gigante che hai...?"
"Alluce."
la corresse l'Argoniano: "...Privo di pelle, ossa, unghie, vene,
sangue. Infine,
tritato nella sua interezza."
L'espressione
che la donna fece dovette dire più del suo silenzio:
"L'alchimia
non è mai pulita, Lydia. Ma ci si fa l'abitudine. O è forse troppo per
te?"
"No,
mio Thane." rispose subito Lydia: avrebbe potuto andarle molto peggio.
Un Thane
Nord avrebbe mal sopportato la sua ingenuità e la sua curiosità... e
forse era
anche a causa del fatto che Coda Spezzata non era un Nord che
continuava ad
offenderlo e fargli domande.
"Bene.
Raccolti gli ingredienti, ripartiremo. La ragione per cui i giganti si
sono
spinti fino a Whiterun era poca cosa. E ora non si ripeterà."
"...Dovrei
esserne informata?"
Coda
Spezzata dondolò la testa:
"Il
contrabbando della linfa dell'albero che dà il nome al campo non è
illegale. E
l'agente mandato a raccoglierla ha pagato con la vita il suo sconfinare
in un
campo di giganti. Sarà sufficiente bloccare l'origine dell'interesse, e
nessun
altro gigante si avvicinerà di nuovo alla città."
E Lydia non
invidiava di certo colui che si fosse trovato di fronte Coda Spezzata:
la sua
passata esperienza con Belethor, suggeriva che l'Argoniano sapesse
essere molto
persuasivo quando così desiderava, mentre lo Jarl avrebbe pagato una
ricca
taglia per l'abbattimento di due giganti problematici.
"A proposito, è questo ciò
che è accaduto a Lydia: hai ingerito la sua linfa, che dalle sue radici
si era
sciolta nella polla. Ciò che hai provato, è stato causato da questo.
Albero
Dormiente... un nome quanto mai appropriato."
Se Lydia avesse chiesto altro a
proposito, avrebbe avuto molte altre interessanti rivelazioni: come ad
esempio,
che l'Albero Dormiente era un Hist, giunto in modo assai particolare a
Skyrim,
e che per lungo tempo, mentre lei era svenuta, il suo Thane aveva
discorso con
l'albero, in un modo segreto e particolare che solo gli Argoniani
conoscono.
Ma Lydia era una Nord e le sue
domande erano domande da donna di Skyrim:
"Quindi... puoi
sopravvivere a qualunque ferita, mio Thane?"
Coda Spezzata
sospirò, in quel modo strano che gli era così consueto:
"...A
questo mondo, l'unica vera ricchezza è la vita, Lydia. Se la si
conserva, si è
ricchi. Sono sopravvissuto a molte ferite nel mio passato. Il mio corpo
è stato
fatto a pezzi, ma è sempre guarito. Coda, gambe, braccia... organi. Non
mi è
stato mai strappato il cuore, né la testa tagliata però: non credo sia
possibile per qualcuno sopravvivere a qualcosa di simile. La
taumaturgia è
stata d'aiuto. Eppure, con essa, molto rimane ancora possibile fare."
"Per
esempio?"
Invece di
rispondere a parole, Coda Spezzata spazzò il terreno libero davanti a
loro con
la coda, sgombrando la superficie argillosa dai detriti. Poi si chinò
in
avanti, tracciando un simbolo con l'indice del suo braccio buono, una
sorta di
T a cui mancava però metà del trattino orizzontale.
"Lya, runa
dell'Oblivion. Un cerchio taumaturgico con questa runa come centro,
genera una
potente sentinella, e una morte dolorosa a chiunque la calpesti."
"Come
può la taumaturgia uccidere, mio Thane?"
"Da voi
uomini ed elfi, e perfino dai Khajiit, la taumaturgia è apprezzata. Ma
sottovalutata. Una scuola minore, utile per riparare la carne quando si
rompe.
Uno strumento, da usare e poi posare. Da pochi è affilato. Da ancor
meno è
brandito."
"Per
gli Argoniani è diverso?"
"Lo è
per me." rispose Coda Spezzata: "...Il vero valore di ciò che è
chiamato taumaturgia può essere più dell'utile strumento che è.
Padronanza."
"Padronanza?"
"...Nessuna
parola mi è nota in questa lingua che più si avvicini al significato.
Convertire magicka in carne e sangue... la taumaturgia è l'unica parte
della
magia a poterlo fare." fu la prima volta in cui Lydia sentì... qualcosa
nella voce del suo Thane: un'emozione... l'eco di essa, per essere
precisi,
racchiuso nel desiderio di conoscenza.
L'uomo
rettile che aveva davanti era come sempre raccolto e indefinibile: non
imprecava, non alzava la voce... eppure quello che diceva non si poteva
ignorare.
"Ciò
che è usato dai preti nei templi non è che una piccola parte della
taumaturgia.
Come l'alchimia, anche la capacità di dare ristoro possiede due volti.
Dare e
ricevere. Curare e..."
"...Avvelenare."
completò per lui Lydia.
Il suo Thane
annuì:
"L'eccesso
di qualcosa non è forse pericoloso quanto la sua carenza? Non si può
vivere
senza acqua... eppure si può essere affogati in essa."
"...Ma
non tu, mio Thane: tu non puoi essere affogato." replicò Lydia senza
che
potesse impedirselo: uno dei vantaggi dell'essere Argoniano e
dell'avere
branchie sul collo...
Di nuovo,
Coda Spezzata sbuffò lieve:
"Meno
letteralmente, Lydia. Una metafora."
"Oh."
"...E
ancora molto può essere fatto con la taumaturgia." aggiunse Coda
Spezzata:
con la coda, attirò a sé uno dei rami nel fuoco, con un lato ancora
verde, ma
l'altro invece nero di cenere e fumo.
Impugnatolo,
e soffiandoci sopra, ottenne quanto di più simile avessero ad un calamo
gigante: cominciò tracciando un triangolo uguale nei suoi lati, piccolo
e posto
in alto, vicino al fuoco.
"La
magia è stata divisa in scuole, per facilitarne l'apprendimento.
Distruzione:
fuoco, ghiaccio e fulmine nelle loro mortali manifestazioni.
Alterazione: la
manipolazione temporanea della sostanza del mondo." un nuovo glifo si
aggiunse al primo, un uomo stilizzato con un ala su un lato e le fronde
di un
albero sull'altro.
"...Evocazione,
l'abilità di fendere l'Oblivion e richiamarne le forze." la runa oht
venne
tracciata sul terreno: " Incantamento, infondere proprietà pagando un
tributo. Illusione: la manipolazione della mente e dei sensi.
Taumaturgia e
Alchimia." davanti a loro, si erano aggiunti altri simboli: una spada a
fendere il simbolo dell'infinito, tre cerchi tracciati con un un'unica
linea,
un uccello ad ali spiegate ed una fiala.
Sette
simboli, che Coda Spezzata riunì in un unica figura, con un glifo in
ognuno dei
suoi vertici:
"Queste
sono le scuole della magia, ma non si deve dimenticare che esse sono
solo parti
di un tutto." un cerchio racchiuse il disegno precedente, collegando
ogni
glifo sulla circonferenza:
"Così
come ogni eptagono non è un cerchio, così anche la taumaturgia non è
semplice
cura e ristoro. Con essa, è possibile trasformare il proprio mana in
vigore e
forza, non solo curare ferite. È possibile imporre barriere sulle quali
i
sortilegi altrui si infrangono, cosa che mi ha permesso di sopravvivere
al mio
primo drago. Ed è perfino possibile uccidere alcune creature con la
taumaturgia."
"Quali,
mio Thane?" come poteva un'arte che alleviava il dolore essere usata
come
un'arma?
"Strano
che tu lo chieda Lydia: in questa terra, i morti non sono forse sepolti
come...
onorate salme? E a volte non accade che alcuni di essi... riscoprano
moto e
pulsione nelle loro membra? Feroci non viventi, che sono da voi
chiamati..."
"Draugr."
finì per lui Lydia e l'Argoniano annuì.
Nelle tombe
più antiche, nei sepolcri più maestosi.. a volte succedeva che i morti
tornassero a camminare. C'erano molte superstizioni a riguardo, ma
nessuno modo
certo per prevenire il loro manifestarsi: in una terra di storia antica
e
sotterranea magia come Skyrim, a volte accadeva. Ecco perché i preti di
Arkay,
il Dio dei morti, erano figure così riverite ed ogni città di Skyrim
aveva la
sua Sala dei Morti, in cui il potere della fede e gli esorcismi
tenevano i
deceduti al loro riposo. Non era impossibile che perfino scheletri,
animati da
chissà quale brama ultraterrena, sorgessero di nuovo dai loro
giacigli...
Non tutti i
sepolcri però erano guardati da un prete di Arkay: nelle rovine più
antiche, o
semplicemente, da tombe mal scavate per nascondere un cadavere, un non
morto
poteva sempre sorgere... più prima che poi, considerando le spregevoli
pratiche
di negromanzia che culti e sette praticavano lontano dagli occhi della
civiltà,
al riparo di vecchie, fredde e umide pietre.
A Skyrim
c'erano più salme sepolte che vivi: un pensiero... spaventoso a volte
da
concepire, ma non di meno vero. Non che comunque in altre terre fosse
necessariamente meglio: anche a Morrowind, dove la cremazione era da
secoli
pratica accettata, i resti dei morti non lasciavano sempre i vivi in
pace. Una
delle conseguenze di vivere in un mondo come Tamriel, dove la magia non
era mai
davvero al di fuori della portata di qualcuno. E cosa facessero gli
Argoniani
dei loro morti, Lydia non osò chiedere, ma quegli innaturali non
viventi erano
forse una delle ragioni per cui i Nord non apprezzassero la magia, o
perché la
donna non amasse particolarmente il buio: la notte non era il tempo dei
vivi...
"Applicare
la taumaturgia ai Draugr, è più efficace del fuoco." disse l'Argoniano:
"...Dopo aver fatto in modo che non sia possibile per loro nuocere
ancora,
ovvio." aggiunse dopo un momento.
"Sul
serio?" e Coda Spezzata annuì:
"Ma
ancora così tanto resta da fare. O riscoprire. Remoti prodigi di cui si
è persa
memoria se non in volumi polverosi, narrati o scritti da mani antiche
di proprio
pugno ai margini di volumi ancora più antichi..."
"Si
direbbe mio Thane, che tu abbia la mente fissa su un obbiettivo assai
concreto..."
L'Argoniano
si produsse in una corta risata prima di rispondere:
"...Sì.
E no. Poco più che una leggenda, tramandata come nota ai piedi di un
tomo così
antico, che sono stato costretto ad impararne prima la lingua. Un
prodigio che
risale alla Prima Era: la nemesi della taumaturgia. Trasformare sangue
e carne
di nuovo in mana: un incantesimo noto come Equilibrium. Impugnando
entrambi,
Equilibrium e Taumaturgia, si avrebbe un ciclo infinito, la padronanza
completa
del proprio corpo, allo stesso tempo mana e carne, al servizio della
volontà.
Essere, come corpo, fonte della propria magia. Così strano a
ripensarci..."
"Che
cosa?"
"Che
questo incantesimo, questo sogno da cui sembri essere così tanto
spaventata..." Lydia non poté negare quella frase: era follia da
stregone
e ambizione da mago, anelare l'infinito: "...sia stato concepito da un
uomo di una razza che ora rifiuta così tanto la magia: la tua."
Questo
lasciò interdetta Lydia, tanto che Coda Spezzata spiegò ancora:
"Shalidor,
il cui nome sarà stato udito perfino dalle tue orecchie."
Lydia annuì
lievemente: un nome potente, forse quello del più grande stregone mai
vissuto.
Le leggende su di lui erano le uniche che si tramandassero a Skyrim a
proposito
di un mago, ma per buone ragioni: si diceva avesse scoperto il segreto
della
vita eterna, rubandolo ad Akatosh in persona, e che avesse eretto la
città di
Winterhold, il feudo dove si ergeva il Collegio di Magia e Stregoneria
da lui
stesso fondato, con il sussurro di un solo incantesimo. Perfino Lydia
aveva la
sua storia preferita su Shalidor: quella in cui il potente stregone, da
solo,
aveva affrontato e vinto le legioni del clan Rourken, nomadi Dwemer,
durante il
loro passaggio attraverso Skyrim.
"La
magia può essere terribile Lydia. Tuttavia non scompare solo perché da
essa
viene distolto lo sguardo. E si può imparare. Anche da Nord testardi."
"Parli
per esperienza personale, mio Thane?"
"È
quello che so. Non crederei nell'esperienza sul campo altrimenti. E
Lydia non
sarebbe la prima a cui insegno quel poco che conosco..."
"...Cosa
dovrei fare?"
"Il
primo passo, è sempre il più difficile. E dovrai essere tu a compierlo.
Letteralmente.
Con questa mano, non posso fare molto." gli occhi con cui la stava
guardando dissero tutto quello che rimaneva da sapere a Lydia: doveva
essere
lei a decidere se fosse pronta a fare quel passo.
O forse, era
l'unica a poterlo sapere: Lydia si fidava del suo Thane, ma non era
certa di
fidarsi di sé stessa per la sua iniziazione alla magia.
"Credo...
credo che mi piacerebbe provare." disse infine.
"C'è
bisogno delle più favorevoli condizioni possibili, allora. E come
sempre, l'Alchimia
può aiutarti. Prendi dalla mia borsa una pianta di fiori rossi di
montagna,
altrettanto di cotone selvatico e gli strumenti. O, e una bottiglia di
quel
sidro che hai nascosto fra i tuoi bagagli."
Lydia
obbedì, raggiungendo la cavalla del suo Thane, che non si disturbò
nemmeno ad
alzare la testa dal suo brucare: dai bagagli appoggiati lì vicino, la
Nord
prese gli ingredienti necessari, il pestello, l'orcio e il piccolo asse
di
legno, non più lungo di un palmo.
Con la
bottiglia sotto braccio, Lydia tornò obbediente dal suo Thane:
"Si
deve afferrare la radice di ogni foglia di fiore rosso tra pollice e
indice, e
liberarle dal loro stelo." la istruì Coda Spezzata e la Nord le obbedì,
impilando mezza dozzina di quelle foglie ellittiche sul ginocchio.
"Lo
stesso si deve fare con i fiori di cotone selvatico." le disse quando
Lydia ebbe finito: ci volle un poco più di tempo per sfrondare i fiori
a
pettine dai loro steli, ma alla fine la Nord li ebbe pronti entrambi.
Estraendo
dal suo stivale la daga elfica, Coda Spezzata gliela passò, indicando
il
piccolo asse.
"Tritare
assieme fino a quando non sarà possibile distinguere le une dagli
altri."
le disse.
Lydia sapeva
cucinare: una necessità, per l'infanzia che aveva avuto, e quello che
stava facendo
non era poi molto diverso da quello che aveva già fatto, in un passato
che
sembrava ormai così remoto...
Coda
Spezzata la lasciò fare per diversi minuti, fino a quando il risultato
non fu
soddisfacente: i fiori di cotone selvatico erano fibrosi, e avevano
assorbito facilmente
il liquido contenuto nelle foglie. Il risultato era simile ad una pasta
morbida, di colore verde chiaro, costellata dai singoli filamenti del
cotone.
"Accettabile."
giudicò Coda Spezzata, fermandola.
"...E
ora?" Lydia non l'avrebbe mai ammesso, ma si stava quasi divertendo:
come
se stesse facendo qualcosa di proibito.
"Ora,
tutto nella bottiglia di sidro."
Lydia si
affrettò ad obbedire, cercando di usare la punta della daga come un
cucchiaio,
e mettendo la pasta che aveva creato dentro la bottiglia.
"Non mi
hai ancora detto cosa dovrebbe fare, mio Thane..."
"Questo
è un filtro di mana., per quanto... rozzo. Le risorse che Lydia ha
cercato di
nascondere per tutta la vita, quelle che non si credono di possedere, e
che
ancora non si conoscono, saranno ampliate al massimo. Per il resto,
obbligherò
la magia a prendere forma in un modo sicuro, con una Luce di candela.
Impossibile
avere incidenti con essa... Ma prima, è necessaria ancora una cosa."
"Che
cosa mio Thane?" passando la bottiglia di sidro ed ingredienti
all'Argoniano.
"Che
Lydia metta via tutto quello che ha usato: la cura dei propri strumenti
è la
prima regola che ogni Alchimista deve imparare. Specie quando in
prestito."
E su questo,
Lydia non ebbe niente da obbiettare, mettendosi a sfregare asse e daga
con la
neve fino a quando non furono di nuovo in pristine condizioni e
riponendo tutto
nella borsa del suo Thane, assieme a quanto rimaneva degli ingredienti
usati.
Non valeva la pena sprecare qualcosa, le disse Coda Spezzata.
Nel
frattempo, l'Argoniano era rimasto accanto al fuoco con la bottiglia in
mano,
ruotando il polso in modo da sciogliere gli ingredienti del sidro,
guardando
con fissità la luce del falò: impossibile sapere a cosa stesse
pensando, ma
quando per un attimo le sue squame sembrano brillare, Lydia seppe che,
ancora una
volta, era avvenuto.
Quando le
rimase in mano la bottiglia, Lydia non chiese istruzioni: la svuotò per
un
terzo, in un unico grande sorso.
Il sapore
dell'idromele era scomparso, diventando quasi... elettrico e frizzante:
come se
avesse appena inghiottito un sorso di tempesta.
"...E
ora?"
"Serra
gli occhi e la bocca. Riporta alla mente quando ti ho mostrato la luce
la
nostra prima notte a Whiterun e tieni le orecchie aperte." Lydia fece
come
le era stato detto, mettendosi a gambe incrociate.
Al suo fianco,
l'Argoniano si mise a sussurrare i nomi di precise rune dell'Oblivion,
in una
cantilena che era impossibile da ignorare, pervasiva:
"Hehfed Oht Roht Geth Ekem
Doht Ayem Roht Koth
Iya Neht
Lyr Iya Geth Hekem Tayem."
Ripetuto
ancora e ancora, ossessivamente, fino a quando quelle sillabe
penetrarono la
mente di Lydia, fino a quando provò a ripeterle, raggiungendo un luogo
che
aveva sempre atteso parole come quelle...
Non fu una
sensazione che fosse possibile descrivere: ad un certo punto però,
Lydia
sentì... qualcosa. Come se parte delle sue viscere avessero
all'improvviso
scoperto una nuova posizione, mentre dalla sua mente, quel liquido
effervescente diventava qualcosa d'altro, mutando e scorrendole
attraverso la sua
carne, come la prima radice di un seme che si fa strada nel terreno.
Una
sensazione che nella sua anomalia la stupì al punto, che Lydia
dimenticò per un
attimo tutto il resto: tanto che non si accorse che l'Argoniano al suo
fianco
aveva smesso di salmodiare.
"...Mio
Thane?"
Ma
l'Argoniano non le rispose. Lydia ci mise un attimo a ricordare cosa
voleva da
lei:
"Coda
Spezzata? Posso... posso aprire gli occhi?"
"Puoi."
fu la roca risposta.
E quando
Lydia lo fece, scoprì che sopra la sua testa levitava un piccolo,
pallido fuoco
fatuo. La sua luce si rifletteva negli occhi di Lydia, che a sua volta
lo
fissava preda di emozioni che non riusciva del tutto a comprendere:
"...Il
difficile è stato fatto: ora sai che ti è possibile farlo. Sarà
necessario solo
esercitarsi fino a quando potrà essere fatto a comando e senza alcun
aiuto.
Vedremo se riuscirai ad accenderlo da sola prima dell'alba, o se
l'unica fonte
di luce in questo luogo, rimarrà il falò."
"Coda
Spezzata?" gli chiese Lydia, gli occhi ancora fissi in ciò che aveva
appena fatto: parte della Nord che era stata fino a quel momento era
stata
bandita da quella fioca luce verde chiaro.
"Sì,
Lydia?"
"...Hai
paura del buio?"
"Non è
necessario temere il buio." le rispose l'Argoniano: "...La notte è
più pura del giorno. È migliore per pensare, amare e sognare. Di notte,
tutto è
più intenso... più vero. Di notte, l'eco di parole che sono state dette
durante
il giorno assume nuovi e più profondi significati."
Il fuoco
fatuo di Lydia scelse quel momento per spegnersi, all'improvviso, come
se non
fosse mai esistito:
"...È più
triste non saper distinguere tra notte e giorno. O dire cose di notte
che dovrebbero
solo essere dette di giorno. Prova ancora." la spronò Coda Spezzata,
questa volta senza iniziare a salmodiare.
Solo col
sorgere del sole, Lydia riuscì a farlo, e per un attimo, tre luci
illuminarono
l'interno della grotta.
Ormai però,
un nuovo giorno era cominciato, e altri compiti li chiamavano a Skyrim:
primo
fra tutti, l'istruzione alchemica di Lydia sui giganti.
Quando però
lasciarono quel luogo, dirigendosi verso nord, nord ovest, alla ricerca
del
covo di banditi segnalati non troppo distanti, Lydia seppe che quel
luogo, e
quella notte, sarebbero rimaste con lei per sempre.
Ben arrivati alla fine di questo... testo.
Esito a definirlo capitolo, perchè in realtà Saraan Sul doveva essere
una One Shot, ma a quanto pare si sentiva sola, dato che mi ha chiamato
con tanta insistenza per avere una compagna.
Questa "Giorno e Notte" voleva essere in qualche modo l'opposto della
prima, in cui Lydia ha un'assaggio di cultura Argoniana ( che ho
tracciato a partire dal lore e offrendo qualche spunto che spero
abbiate trovato interessante).
Per quanto riguarda l'agilità degli Argoniani, prendere un uccello al
volo a mani nude non è impossibile per noi (non chiedete xD)... di
conseguenza, ho cercato di rendere gli Argoniani all'altezza di quello
che si dice di loro. Infine, per quanto riguarda il canto delle rune, è
qualcosa che ho ripreso da Morrowind, dove una lanterna portava
inscritta in rune daedriche "FORGE DARNKESS INTO LIGHT". Coda Spezzata
semplicemente ne recita una versione accorciata "FORGE DARK IN LIGHT".
E con questo, spero che anche questo pezzo vi sia piaciuto. :)
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