Il titolo è quello di una raccolta di scritti di Bruce Chatwin.
L’irrequietezza è il tratto dominante di
Sisifo a parer mio, ma è qualcosa di molto forte anche in Manigoldo,
seppur
meglio celato.
Altre cose verranno spiegate durante
lo svolgimento.
Mi farebbe piacere qualche parere, di
qualsiasi tipo, se vorrete concedermene anche solo uno.
Grazie in anticipo e buona lettura
(spero).
ANATOMIA
DELL’IRREQUIETEZZA
1
Dalla
Quarta Casa, Manigoldo alzò
indolentemente lo sguardo verso l’alto.
Il sole abbacinante di giugno allagava
il Santuario con violenza; non c’era una nuvola in cielo, come se ormai
l’estate non avesse più dubbi ad arrivare, a dispetto della primavera
stentata
che avevano avuto.
Dalla
Nona Casa un bagliore dorato –
Sisifo era di guardia e il sole lo benediceva.
Manigoldo strinse le palpebre per
indovinarne meglio la figura: le ali erano distese e Sagittarius
guardava verso
il basso. Il mantello sulle sue spalle era immobile come un sudario
scolpito
nel marmo.
Manigoldo immaginò un’aquila di pietra. Potrebbero
impagliarlo, pensò,
incattivito dalla noia; sbadigliò.
Sisifo non gli era mai andato a genio,
aveva troppe certezze, per i suoi gusti. Troppa fierezza e serietà
addosso.
La
vita è un’onda, il Cancro lo sa
perché è un segno che viene dal mare.
La vita è acqua che si schianta, acqua
che può distruggere e tornare al mare o rimanere sulla roccia ed
evaporare via.
Un fluido che sale e scende, senza certezze e senza requie.
Come può saperlo il Fuoco, che brucia
come se non ci fosse un domani, per poi spegnersi senza rumore?
Sisifo
non vede le anime,
pensò; se le vedesse, scapperebbe. Non è lui il migliore
di noi.
È
solo il più fedele – e rimarrà fregato.
Manigoldo
guardò allora il mare e chiuse
gli occhi, il suo mantello oscillava lieve ad una brezza leggera e
intristita.
Che lui lo avesse voluto o no, la vita
lo aveva condotto fin lassù.
Davvero
è un’onda, pensò.
Quando
il caldo fu insopportabile,
Sisifo decise di rientrare nel tempio.
Guardò un’ultima volta verso Atene, come
se in quell’istante fosse potuto succedere qualcosa di terribile, ma
vide solo
un banco di nubi farsi vivo sull’orizzonte.
Si sentì irrequieto, d’improvviso avrebbe
voluto piangere perché tutta la sua vita era stata una nuvola
all’orizzonte.
Pregò che un vento lontano, là sul mare,
le portasse via.
***
Fu
una convocazione inaspettata con un
esito altrettanto inusuale.
l Gran Sacerdote aveva camminato
nervosamente davanti a loro durante la spiegazione della missione.
“Occhi
che guardino lontano, più in alto
di tutti – Sage guardò Sisifo per poi rivolgersi al suo allievo - e
qualcuno
che sia tutto proiettato nel presente. Non è ammesso idealismo, come
non lo è
nessuna forma di eroismo.
Siamo alle soglie di una guerra,
signori, ricordatelo. Non si scherza.”
Nell’ultima
frase Sisifo aveva scorto
una punta di provocazione; il Gran Sacerdote aveva pungolato Manigoldo
con lo
sguardo, ma non era potuta mancare una punta di affetto nostalgico.
Sagittarius
percepì una piccola invidia corroderlo da dentro, silenziosa e
inspiegabile.
Sage e Manigoldo erano ancora maestro e
allievo, si conoscevano bene, erano l’uno fiero dell’altro – complici,
il gatto
e la volpe, pensò il biondo; Cancer sorrise birbante e si piegò
nell’inchino
rituale.
Sisifo
seguì il compagno uscendo dalla
grande sala, le spalle di Manigoldo erano più larghe delle sue,
malgrado la
minore altezza; il suo incedere era quello di chi non si fa troppe
domande e
resiste bene alla nostalgia.
Sisifo pensò a Sasha – no, Athena – e ad
Ilias, il grande assente.
All’orizzonte nessun vento era giunto a
spostare le nuvole, c’era solo una brezza che scompigliava i capelli di
Manigoldo, come un campo di grano nero.