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James Potter, Lily Evans | James/Lily Warnings: Slices of life, Fluff, Hurt, Het Dove la Rana dice cose: Due anni. Sono passati due anni dall'ultima
volta che ho scritto di James e Lily, dei miei adorabili cretini. Un tempo
ingiustamente lungo, dove ho preferito andare avanti sperimentando,
lasciandoli indietro. E ho sperimentato tanto, scritto tanto, ma alla fine
torno puntualmente qua, da loro. O forse sono loro che tornano, non l'ho
capito bene, ancora. Va bene, basta con lo spargimento di zucchero e
sentimentalismi. Un doverosissimo grazie alla mia Soulmate che mi ha permesso di
ricalcare - seppure parzialmente - la struttura della sua Disastro
(che se non avete mai letto è il momento buono per farlo; incredibile come
Sirius riesca a stare in cento parole); questa cosina è anche un po' sua,
perché così deve essere. [Loro] E a voi che sceglierete di leggere, grazie anticipatamente. [PS: Per amor di correttezza, ho preferito usare i nomi originali. Perciò,
Piton è Snape, Lumacorno è Slughorn e Pix è Peeves] La vostra amichevole Rana di quartiere.
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James, grazie a Lily, ha avuto modo di
aggiungere diverse parole al suo vocabolario. Una all'anno, precise e puntuali come un orologio.
Disapprovazione.
Quella che c'era nei tuoi occhi verdi - verdiverdiverdi - ogni volta che Sirius e io correvamo lungo i corridoi,
passando volutamente tra te e Snape per rovesciare i vostri libri sul
pavimento. Quella che c'era nei tuoi occhi verdi quando mi fermavo, mi
voltavo e ti fissavo con l'aria compiaciuta di chi ha appena reso un
servigio all'umanità. Non credo di aver mai incontrato tanta bruciante
disapprovazione.
(Ma era l'unico modo che conoscevo perché tu mi
guardassi)
Malmostoso.
Il tuo atteggiamento quando Slughorn ti ha detto di
trascinare le tue cose fino al mio banco e fare coppia con me. Quando mi hai
scoccato un'occhiata in tralice - non valevo nemmeno la pena di un'occhiata
diretta - e hai provato a ribellarti in quel modo educato e pacato che non
hai mai voluto sacrificare all'altare dell'arroganza, nemmeno quando al
petto avresti portato un distintivo che ti avrebbe permesso di farlo.
(Penso di aver iniziato ad amarti quel giorno,
proprio durante quell'ora di Pozioni, proprio per questo motivo)
Luminescente.
Come i tuoi capelli ogni volta che eri troppo vicina
al fuoco perché non c'era abbastanza luce per i tuoi occhi affamati di carta
e inchiostro. Era stupido da parte mia, ma trattenevo sempre un po' il
fiato, sai, ogni volta che ti piegavi indietro e sollevavi il libro,
offrendo le spalle e i capelli alle fiamme dietro di te. Ma forse lo
trattenevo anche perché, in quel modo, sembravi figlia di quel fuoco, con i
lunghi capelli che ricadevano sulle spalle e sulle braccia, circondandoti di
un alone rossastro.
(Eri così bella, Lily)
Disarticolato.
Come il battito del mio cuore quando, al quarto
anno, un manipolo di Serpeverde ti ha scagliato contro un paio di
maledizioni. Hai schivato la prima, ma hai avuto meno successo con la
seconda. Ricordo ancora con macabra precisione fotografica la pelle del tuo
collo lacerarsi e il sangue schizzare le piastrelle porose del corridoio. E tu, Lily, non hai versato una lacrima che fosse una.
(Il mio cuore batteva anche più forte)
Insulto.
Quello che Snape ha articolato con quella bocca
sporca di Arti Oscure. Quello che ti ha ferito perché era tuo amico.
Quello che non sono riuscito a cancellare dal tuo viso perché ero tuo nemico. Non mi hai rivolto la parola per tutto il sesto anno, te lo ricordi? Era
peggio di tutto il resto; le tue urla, il tuo disprezzo, i tuoi occhi
infuriati, tutto mi andava bene, perché, in qualche modo miserevole, mi
consideravi. In qualche modo miserevole, ai tuoi occhi, esistevo. Ho
scoperto, a mie spese, che quello che dicevano dell'indifferenza era vero.
(Non ho mai più aggredito nessuno, dopo quel giorno)
Equilibrista.
Cioè qualcuno che sta in equilibrio, sospeso sul
vuoto, pronto a cadere, scaraventarsi, morire. Ero io al sesto anno, Lily.
Ero io quando mi passavi accanto e non mi toccavi neppure, ma era in quei
momenti che l'equilibrio veniva meno e dovevo distogliere lo sguardo da te
per non cadere. E, sebbene non fosse lo stesso, la mano di Sirius era sempre tesa per non
lasciarmi andare.
(Penso di aver capito che ti amavo proprio quel
giorno, proprio in quel corridoio, mentre mi superavi e andavi via)
Teoria.
Quella che abbiamo confermato al settimo anno,
quando, dopo aver riso dei miei capelli resi verdi dall'ennesima fattura
vendicativa di Sirius, ti ho detto di piantarla, perché non eri affatto
divertente. E tu hai riso ancora più forte, perché l'espressione sulla mia
faccia rasentava la mortificazione (non avevo ancora scoperto la
controfattura ed era terribile andarsene in giro con in testa quel colore
assurdo). Ricordo di aver tirato fuori la bacchetta e aver reso i tuoi
capelli rossi di un blu elettrico, ridendo della tua espressione
scandalizzata. E poi mi hai baciato, mi hai detto che ero un idiota, mi hai
baciato ancora, hai restituito ad entrambi i nostri capelli e mi hai baciato
un'altra volta.
(Gli opposti si attraggono. Ci si ama come se si fosse sul ciglio della fine del mondo)
Promesso.
Voce del verbo come mandare fuori di testa un
James Potter qualsiasi. E che importa che avevamo solo diciannove anni,
che fuori c'era la guerra e che nessuno, a parte le nostre famiglie e i
nostri amici, sarebbe venuto? Che m'importava dello shock sul viso di mia
madre o della perplessità su quello della tua? Che ci importava,
Lily?
(«Per l'amor di Dio, James, va bene, ti sposerò!
Adesso puoi dire al tuo Boccino di non molestarmi più, per favore?».
Però ridevamo)
Sconvolgente.
Il pianto di un neonato rosso e sgualcito. Il peso
di un involto di coperte che vuole sgusciare via dalle mia braccia a tutti i
costi. Lo sguardo appiccicoso di lacrime e sonno, appannato di azzurro ma
che speravo diventasse verde. L'espressione sul tuo viso quando mi hai visto
varcare la soglia e la necessità che hai provato di nasconderti la faccia
tra le mani. Il sorriso di Remus. Il sorriso di Sirius. Il trentuno
luglio del millenovecentottanta.
(Lo abbiamo chiamato Harry, come tuo padre)
Impossibile.
Il mio futuro con te, il mio futuro con voi. L'ipotesi di una vita bella che possa sopravvivere a questa notte. Il
desiderio di andare avanti con voi, che così tanto stona con il
dovere di restare indietro per voi. E credo di non potervi amare di più mentre vacillo sul ciglio della fine del
mondo.
(Cado)
James, grazie a Lily, ha avuto modo di
aggiungere diverse parole al suo vocabolario. Quando l'orologio si è fermato, le ha portate tutte via con sé.
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