Stardust (seconda parte)
Pietro era molto incuriosito dal
Soldato d’Inverno e, una volta rotto il ghiaccio con il racconto del suo
salvataggio, pensò che fosse giunto il momento di fargli la domanda che si
teneva dentro fin dall’inizio.
“Da tanto tempo mi chiedevo… ecco,
non so se puoi rispondermi, ma mi chiedevo se sai perché l’Hydra ha compiuto
esperimenti su di te così come su di me e su mia sorella, ma con modalità tanto
diverse” chiese. “A me e Wanda non hanno fatto il lavaggio del cervello né ci
hanno mai ibernati, anche se ci tenevano prigionieri e ci impedivano di
uscire.”
Steve trasalì e guardò Bucky,
preoccupato che quella domanda potesse turbare il suo compagno; il giovane
Soldato, tuttavia, sembrava tranquillo e concentrato sulla risposta da dare.
“Penso che il motivo sia uno
solo” disse, dopo averci riflettuto per un po’, “tu e tua sorella vi siete
offerti volontari per quegli esperimenti, eravate d’accordo con gli obiettivi
dell’Hydra e, soprattutto, eravate insieme.”
Bucky lanciò uno sguardo di
sfuggita a Steve e poi si rivolse di nuovo a Maximoff.
“Von Strucker non aveva motivo di
condizionare la vostra mente né di ibernarvi per tenervi sotto controllo”
continuò. “Io, invece, ero stato catturato dall’Hydra dopo la mia caduta nel
crepaccio, non ero assolutamente dalla loro parte e, anzi, li avevo sempre
combattuti. Per ottenere la mia collaborazione dovevano per forza tenermi
totalmente sotto il loro controllo: infatti, se solo potevo sospendere la
crioterapia per qualche giorno in più, cominciavano a tornare i ricordi e il
mio primo istinto era quello di ribellarmi e scappare.”
Bucky abbassò lo sguardo e la
voce gli tremò.
“Tu avevi con te tua sorella, la
persona per te più cara al mondo, e lo stesso valeva per lei: tenervi uniti era
per l’Hydra un sistema infallibile per avervi dalla sua parte” concluse. “Se
solo io avessi ricordato, invece, avrei fatto qualunque cosa pur di… di
ritornare da Steve…”
“Bucky!” esclamò Rogers,
commosso. Prese tra le braccia il giovane e lo strinse forte a sé, come se non
volesse lasciarlo mai più. Quella era la prima volta che Bucky ammetteva
apertamente, per di più di fronte a persone che non conosceva, quanto Steve
fosse importante per lui.
Pietro rifletté per un attimo
sulle parole di Bucky.
“Sì, credo proprio che tu abbia ragione”
replicò poi. “Von Strucker non ha mai avuto bisogno di costringere me o Wanda a
fare qualcosa, gli bastava convincerci che quella era la cosa giusta da fare
per il bene del nostro Paese. Ci ingannava, ma noi credevamo a ciò che diceva.
Beh, per fortuna adesso è morto!”
Bucky fissò il ragazzo negli
occhi con una strana espressione.
“Guarda che ti sbagli: Von
Strucker non è affatto morto” dichiarò con voce gelida.
“Ma sì” ribatté Pietro, stupito.
“Ultron l’ha ucciso… è l’unica cosa buona che ha fatto, anche se immagino che
l’Hydra abbia già un nuovo capo.”
“Von Strucker non è affatto
morto” ripeté Barnes, con sguardo truce. “Non so come abbia fatto ad ingannare
Ultron, forse si è servito di un sosia, ma ti assicuro che io l’ho incontrato
personalmente un paio di mesi fa ed era vivo e vegeto. Ha organizzato un
attentato all’aeroporto Dulles di Washington per obbligarmi a uscire allo
scoperto e poi ha tentato di catturarmi. Io e Steve lo abbiamo affrontato e per
quella volta siamo riusciti ad avere la meglio su di lui e sui suoi uomini, ma
ritengo che non si sia arreso e che stia macchinando un nuovo piano per
riprendermi.”
“E’ vero, purtroppo” confermò
Steve. “Von Strucker è ancora vivo ed è tuttora a capo dell’Hydra.”
Pietro sgranò gli occhi.
“Se ha cercato di riprendere te
per riaverti al servizio dell’Hydra allora… allora forse vuole catturare
nuovamente anche me e Wanda!” esclamò.
A quelle parole Banner trasalì,
ma, per sua fortuna, solo Steve se ne accorse.
“Forse… o forse anche no” rispose
Bucky. “Tu e tua sorella siete due potenziati ed è probabile che l’Hydra abbia
già trovato altri giovani disposti a sottoporsi volontariamente agli
esperimenti. Ma il Soldato d’Inverno… beh, è stato un progetto più complesso,
iniziato negli anni Quaranta e che è servito ai loro scopi per decenni. Non
sarebbe possibile per l’Hydra crearne un altro uguale ed è per questo che
continuano a cercare me.”
Steve gli prese la mano e la
strinse forte tra le sue: questa era la sua paura più grande, che l’Hydra
potesse rimettere le mani sul suo Bucky. Lui non l’avrebbe mai permesso,
avrebbe fatto di tutto per fermarli ma… già una volta aveva fallito e Bucky ne
aveva pagato le conseguenze nel peggior modo possibile.
“Non succederà mai, Buck, te lo
prometto, l’Hydra non ti riavrà mai!” dichiarò Rogers, deciso.
“Certo che no” ribatté Bucky con
una strana luce negli occhi. “Sai già cosa farei, l’hai visto con i tuoi occhi
quando Von Strucker ha tentato di catturarmi in quel vicolo: piuttosto che
finire di nuovo nelle loro mani, mi sparerei in testa!”
“Bucky…” mormorò angosciato
Steve, stringendolo tra le braccia.
“Beh, speriamo che non si debba
mai arrivare a questo” intervenne Banner, ostentando una calma che non provava:
non gli piaceva per niente l’idea che l’Hydra potesse essere ancora sulle
tracce di Pietro. “Hai fatto bene a dirci che Von Strucker è ancora vivo,
Barnes. Ora non sei più solo e, assieme a Rogers, ci sono anche tutti gli
Avengers che combatteranno contro quei maledetti.”
“Sì, è davvero un bene che siamo
tutti uniti: se combatteremo insieme, l’Hydra non riuscirà mai a prevalere”
disse Steve, sempre tenendosi stretto Bucky. La consapevolezza di avere
finalmente degli amici che lottavano al suo fianco lo faceva sentire più sicuro
e per lui era quasi come tornare ai tempi dell’Howling Commandos. L’Hydra era
una minaccia terribile, adesso come allora, ma questa volta nessuno gli avrebbe
più strappato Bucky…
Rogers si staccò dal compagno e
condusse Pietro fuori dal soggiorno, lasciando Bucky solo con il dottor Banner
che lo avrebbe visitato. Comprendeva che il giovane Soldato si vergognava della
cicatrice sulla spalla e che per lui era già un enorme sforzo permettere a
Banner di esaminarlo.
Banner controllò la spalla di
Bucky e la trovò migliorata: il giovane stava reagendo bene agli antibiotici e
in pochi giorni sarebbe guarito.
Steve, rientrando in soggiorno,
fu molto felice per queste notizie e, quando il dottore e Pietro Maximoff si
accomiatarono, li salutò con un grande sorriso soddisfatto, invitandoli a tornare
a trovarli ogni volta che avessero voluto. Poi, ritornando da Bucky, gli si
rivolse scherzosamente.
“Ti sei addirittura preso
un’infezione pur di non andare allo Smithsonian, eh? Ma non mi scappi” gli
disse in tono affettuoso, “non appena sarai guarito, faremo una bella gita a
Washington e, allo Smithsonian, potrò finalmente annunciare a tutti che il
sergente Barnes è vivo ed è tornato!”
Bucky scrollò il capo, ma era
intenerito dalla dolce insistenza di Steve.
“Sei proprio uno stupido
fissato…”
“E tu sei un cretino!” replicò
Steve, ridendo e abbracciandolo teneramente.
Quegli affettuosi battibecchi
erano un felice ricordo del loro abituale modo di fare di settant’anni prima e
ad entrambi sembrava un sogno poterli rivivere dopo tutto ciò che avevano
dovuto affrontare…
Se Steve era rasserenato, Banner
appariva preoccupato mentre aspettava l’ascensore con Pietro. Bucky si era
dichiarato sicuro che Von Strucker fosse in cerca del Soldato d’Inverno e di
nessun altro, ma Bruce non ne era affatto sicuro: in fondo era stato il Barone
a eseguire gli esperimenti sui Maximoff, i gemelli erano sue creature e lui
temeva che, in realtà, sarebbe stato ben felice di rimettere le mani anche su
Pietro e Wanda.
E, in quel caso, che ne sarebbe
stato di loro?
“Doc, sei preoccupato, si vede
lontano un miglio! Cosa c’è?” lo riscosse Pietro.
Banner trasalì e tentò di
minimizzare.
“Stavo solo pensando a quello che
ha detto Barnes” rispose. “Dovrò riferirlo a Fury, anche lui è convinto che Von
Strucker sia morto…”
“Tu sei preoccupato che possa
tornare a cercare me, vero?” ribatté
il ragazzo, con un sorrisetto intenerito. “Sei trasparente, Doc, ti si legge in
faccia quello che pensi!”
Bruce Banner arrossì e dedicò
tutta la sua attenzione alle porte chiuse dell’ascensore.
“Ma… quanto ci mette quest’affare
ad arrivare?” disse, per cambiare discorso.
Pietro scoppiò a ridere.
“Hai ragione, è davvero troppo
lento, ma possiamo fare molto più in fretta per le scale” replicò.
“Per le scale? Siamo al quindicesimo
piano!”
“E che problema c’è?”
“Per te no, lo so, ma io ci
metterei un sacco di tempo a scendere quindici piani di scale a piedi” obiettò
il dottore.
Senza tanti complimenti, Pietro
lo strinse forte alla vita con un braccio.
“Allacciati le cinture, Doc!”
disse allegramente, prima di precipitarsi con lui per le scale, percorrendole
in un lampo.
In pochi secondi furono davanti
al portone d’ingresso. Pietro riprese fiato, tra le risate, guardando Bruce che
aveva la faccia di uno che è appena stato sulle Montagne Russe per la prima
volta nella sua vita…
“Lo sai che ho appena lasciato
dieci anni di vita per quelle rampe di scale?” gli disse, ancora sconvolto.
“Non ho più l’età per certe cose, io!”
Pietro scrollò il capo,
ridacchiando.
“Vuoi smetterla una buona volta
di sottolineare in ogni momento la differenza di età che c’è tra noi due? Tu mi
piaci proprio così come sei” ribatté, avvicinandosi a lui.
Gli prese il viso tra le mani e
lo baciò… e questa volta si prese tutto il tempo necessario per farlo, di modo
che Banner non poté fingere che non fosse
successo niente! Sbalordito e sconvolto, il dottore non trovò nulla da dire
e così Maximoff riprese a parlare, divertito.
“Tu hai paura che Von Strucker
torni a cercarmi” gli disse affettuosamente, “io invece non sono per nulla
preoccupato, perché so una cosa…”
Gli si avvicinò ancora di più,
fissando gli occhi in quelli dell’imbarazzatissimo Bruce.
“So che, finché ci sarai tu con
me, non mi accadrà nulla di male” affermò sicuro. “Tu mi proteggerai da
qualunque pericolo e in qualunque modo, come
hai già fatto una volta.”
Banner trasalì.
“Posso assicurarti che farò tutto
quello che riesco a fare per tenerti al sicuro, ma non riporre fiducia in quell’altro, io non controllo le sue reazioni” obiettò. Era sempre teso
quando si riferiva a Hulk.
Pietro scosse il capo e sorrise.
“Invece io so che puoi
controllarlo, quando lo vuoi veramente. E’ stato Hulk a saltare sul quinjet e a
buttare di sotto Ultron mentre cercava di spararmi e, poi, tu sei stato in
grado di imporre la tua volontà e di ritornare te stesso quando hai capito che
ero ferito e avevo bisogno del dottor Banner” dichiarò convinto. “Io so per certo che accanto a te non ho niente
da temere, Doc.”
“Beh… vorrei avere la tua stessa
sicurezza” disse Banner, a disagio. Si sentiva sempre così strano quando il
ragazzo gli era vicino… “Spero solo che tu abbia ragione!”
“Io ho sempre ragione” scherzò
Pietro, poi mise un braccio attorno alle spalle del dottore. “Ora torniamo al
Quartier Generale degli Avengers, Doc, e stai tranquillo, non mi succederà
nulla di male finché starò vicino a te.”
“Allora dovrai imparare a
rallentare un po’, altrimenti io non riesco a starti dietro!” replicò Banner,
tentando di fare una battuta che stemperasse un po’ il turbamento che provava.
Mentre uscivano dalla Stark
Tower, Bruce continuava a domandarsi perché mai dovesse sentirsi dentro
quell’imbarazzo che si faceva sempre più intenso…
La vera ragione non l’avrebbe mai
ammessa neanche con se stesso!
FINE