No Surrender

di cryleshton
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Well, we made a promise, we swore we'd always remember
No retreat, baby, no surrender
Like soldiers in the winter's night
With a vow to defend
No retreat, baby, no surrender.

 

Apre gli occhi e gli sembra di essere cieco, il mondo è diverso, vicino e reale. Tutti gli anni vissuti come Fratello Zaccaria gli piombano addosso: un macigno enorme da sopportare; si sente soffocare. Si guarda intorno e la luce gli trafigge gli occhi neri, come quelli che aveva da bambino, prima della malattia, una spruzzata di fuoco nella sua anima. Lascia scivolare le mani sulle lenzuola bianche e morbide, sente il tessuto sotto i polpastrelli e il muro di vetro che lo teneva lontano dalla sua vita precedente si sfalda e crolla a terra, mille pezzi trasparenti ai suoi piedi. Improvvisamente, come un lampo nel buio, un’immagine prende forma nella sua mente, vivida e fiammeggiante, e le dita esili corrono alla base del collo; la runa è ancora lì, anche se sbiadita. Non lo lascerà mai. E neanche i ricordi lo faranno, saranno sempre dentro di lui a riportare in superficie il viso del suo parabatai, l’unico che abbia mai conosciuto ogni sfumatura della sua anima.

William Owen Herondale.

Chiude istintivamente gli occhi e si posa una mano sul cuore, lo sente battere all’impazzata, il petto gli fa male e il respiro viene meno. Come una diapositiva, il loro primo incontro gli si incastra tra le palpebre e non riesce a scacciarlo. Era appena arrivato all’Istituto di Londra, si sentiva perso – quella non era casa sua – e poi aveva incrociato gli occhi azzurri e spaventati quanto i suoi di Will. Gli erano entrati dentro e l’avevano reso forte, invincibile, nonostante la malattia, in meno di un secondo. L’aveva capito che doveva sfidarlo quel ragazzino, che aveva bisogno di una scrollata di spalle. E gliel’aveva data, Jem. Con uno sguardo aveva fatto intendere che con lui un comportamento rude e poco gentile non funzionava, che per mandarlo via ci voleva ben altro. E poi Will aveva sorriso, un leggero sollevamento degli angoli della bocca che per James valeva il mondo. Aveva amato il modo in cui l’altro si sforzava di non farsi vedere divertito, aveva amato la sfacciataggine di chi fa di tutto per allontanare gli altri, aveva amato la sincerità racchiusa in quelle iridi blu che lo guardavano da sotto le ciglia nere. E aveva apprezzato anche la naturalezza con cui aveva trattato la sua malattia una volta conosciuta, come se fosse solo un piccolo difetto in mezzo ad un miliardo di altri pregi. Tutto in quel ragazzino dai capelli corvini e le spalle dritte lo rendeva vivo – vivo come mai in dodici anni. Il momento più emozionante, però, per Jem, era stato il dopo. Quando erano rimasti nella sala delle esercitazioni, solo lui e Will, ad allenarsi e scoprirsi. Ad ogni lancio del coltello, la corazza fatta di malumore e scontrosità cadeva sul pavimento per lasciare spazio ad un cuore gentile e amorevole. Un’anima ricca di passione e sensibilità che nessuno, prima di James, era riuscito a tirare fuori. Un’anima dai mille colori che nessuno, oltre a James, avrebbe mai visto fino in fondo.

«Wo men shi jie bai xiong di.»
«Siamo più che fratelli.




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