Folie à Deux
“See?
This is all I have ever wanted for you, Will. For both of us”
Abbasso
involontariamente lo sguardo quando penso che ho sempre voluto tutto questo per
entrambi, io e te Will, solo noi contro il mondo che fa poco altro oltre a
giudicare e catalogare. Quasi mi imbarazza desiderare ancora una follia
condivisa da entrambi, une folie à deux. E potremmo esserlo, insieme,
solo se tu lo vuoi. A questo strano sentimento che volentieri mi sarei strappato
via dal petto a sangue freddo prima di conoscerti, ora permetto di parlare al
posto mio senza far mistero alcuno di ciò che sento per te, Will. Ancora una
volta attendo un rifiuto, attendo di vedere le tue spalle allontanarsi da me, di
percepire il tuo cuore ostinatamente chiudersi, avvolto da una spirale di spine.
Invece, con mia sorpresa e meraviglia, dalle spine sbocciano belle rose rosso
vermiglio, e liberano il cuore che si apre nel tuo sorriso - le tue labbra
deliziosamente dischiuse - quando pronunci quella parola che riecheggia nella mia
testa.
“It’s
beautiful.”
Ti
guardo, Will: il tuo viso disegnato a matita numerose volte dalla mia mano è
decorato di sangue nero alla luce della luna; ti guardo, come fossi il più bel
dipinto su cui io abbia mai posato i miei occhi affamati, senza più parole in
grado di uscire dalla mia bocca: proprio io, che di parole mi nutro, che con
parole mi difendo, che con le parole apprezzo, che con parole gioco e provoco,
ometto e mi diverto. Riesco a malapena a credere a ciò che il mio udito vuol
farmi credere che io abbia sentito; non penso di esser riuscito a trovare una
definizione alle potenti sensazioni che provo nel momento in cui sei tu a
iniziare un contatto tra di noi, quando sei tu ad appoggiare la tua testa su di
me, esitante stavolta di forzare un contatto.
Oramai
dalle nostre bocche escono solo sospiri affannosi, la mente ha abbassato
arrendevolmente le barriere e ceduto il controllo al cuore, e la maschera
d’impassibile compostezza che di solito si confonde col mio viso è volata via
trasportata dalla leggera brezza marina che ci accarezza la pelle e fa bruciare
le ferite aperte. In questo momento ci sono solo le nostre anime scoperte in
cerca di calore, e tutto il resto non conta più. Suppongo sia questo quello che
chiamano zweisamkeit: quello stato paradisiaco in cui due anime si
ritrovano, formando un alone di solitudine tra loro, isolandosi dal mondo e
bastando a se stesse. I nostri battiti hanno preso il posto delle parole, sono
musica dentro di noi, scrivono il finale alla nostra storia che si scriveva da
sola dal primo momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati. Ricordo come
ho rincorso con brama i tuoi occhi; tu fuggisti dai miei con riluttanza, poi li
hai cercati mistificando le tue intenzioni e io te li negai col cuore spezzato;
poi me li hai concessi sinceramente e io mi innamorai perdutamente. Mi accorgo
di starmi innamorando ancora di più, e come potrebbe essere diversamente,
avendoti, finalmente, tra le mie braccia? L’agnello è divenuto Leone, e ha
trovato nutrimento, piacere e soddisfazione nella sua natura. Ecco cosa ho
sempre desiderato.
Siamo
parte della Creazione tutta, Will. Ed il Creatore di questa meraviglia è anche
il nostro: ha dato la vita all’agnello, Will, ma ha anche dato la vita alla
tigre. Non esiste la luce senza l’oscurità, non esiste quello che tu chiami bene
senza quello che tu pensi sia il male, come non ci sei tu se non ci sono io. Il
nostro destino è stato marchiato a fuoco nei nostri cuori, la nostra attrazione
divenuta troppo forte per essere adeguatamente ignorata, il richiamo troppo
assordante tra le stanze delle nostre menti. Oh Will, senti anche tu questo
amore che brucia nelle vene, questo orrore dilettevole che mozza il respiro come
farebbe la vista del sublime tramonto del sole dardeggiante, all'orizzonte della
placida distesa dell’oceano deserto?
Vedi?
Finalmente l’amore ti fa vedere la bellezza in quello che ti posso offrire,
finalmente accetti chi sei, accetti chi siamo, e non provi più a scappare
dall’inevitabile. Stavolta invece abbandoni la tua fronte sulla mia spalla, la
tua guancia poggi sul mio petto, le nostre mani stropicciano la stoffa degli
indumenti sporchi che indossiamo, mentre assaporiamo, in questo turbinio di
sensazioni, l’intimità che i nostri corpi sperimentano toccandosi perché lo
vogliono entrambi allo stesso momento.
Sono
in totale balìa di te, di quello che mi hai detto e di quello che mi fai
provare, e senza opporre resistenza alcuna ti lascio trascinarci giù, nel vuoto,
in questa notte testimone del sugello di un amore completamente accolto dai
nostri cuori che battono in un modo del tutto differente dagli altri. Penso,
mentre ci libriamo nel vento, con le ali invisibili che l’angelo caduto dal
cielo non ha aperto per lungo tempo, prima di incontrare l’acqua fredda del mare,
che il pinnacolo della beatitudine è confinante con l’orrore, la deformità, la
follia: un culmine che fa smarrir la mente di chi non sa guardar oltre.
[1]
[1]
affermazione scritta in un saggio di estetica del 1785.
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