Apatia

di JessiClifford
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Jessica. Mi chiamo Jessica, solo Jessica, solo gli amici stretti e la mia famiglia può chiamarmi "diversamente", Je per la famiglia e qualche amico, stronza per il resto.
Sono una ragazza normale fisicamente, non alta ma nemmeno bassa, non magra ma non grassa, ho le mie forme, un po di pancia e un po di ciccia nelle cosce, ma niente di che. Ho capelli rossi, la carnagione bianca latte, della serie: "bianca come il latte, rossa come il sangue", ho gli occhi castani, oserei dire color cacca, il naso all'insù e le labbra fini, non ero un granché ma a molti ragazzi piaccio, anche perché so come gestire il mio corpo.
Oggi è il gran giorno, a scuola sono andata sempre bene, non studio molto, anzi, pochissimo ma basta per avere 8 in quasi tutte le materie, il preside collabora con una scuola australiana e quest'anno hanno deciso di fare degli scambi culturali, un ragazzo per ogni anno, e io sono stata scelta, la scuola è iniziata da 2 mesi, ma la notizia è arrivata solo 2 settimane fa, non avevo intenzione di accettarla, fino a due giorni fa...

"Chi era quello?"
"Un mio compagno, dovevamo fare un compito di fisica, geloso?" 
"Si, quante volte ti ho detto di stare lontana dai ragazzi?" lo senti strano, arrabbiato, come tutte le altre volte che mi picchiava
"Era per un compito" la mia voce tremava
un pugno nel fianco, un calcio nello stesso punto
"Non voglio una puttana come fidanzata, fottiti"
lo diceva tutte le volte, ma poi tornava sempre, stavamo insieme da un anno, i primi mesi andava benissimo, poi ha iniziato a cambiare, fino a diventare il mostro che è, lo odio, non lo amo più ma mi costringe a stare con lui, sono cambiata, ora sono stronza, apatica, mi fa schifo tutto, solo con i miei amici sono la vecchia me, non voglio più essere debole, non posso permettermelo.

"Quindi accetti di partire per questa nuova bellissima..."
"Si." lo bloccai da subito, non avevo voglia di ascoltare, starei partita io, senza nessuno, nessun amico, solo io, verso una nuova vita.
"Partirete dopodomani..."
continuò con tutti quei dettagli che neanche ascoltai, decisi di ricordare solo "alle sei in aeroporto, dovete prendere il primo aereo".
Finalmente mercoledì, due valigie pienissime, di scuola non c'era niente, ci avrebbero dato tutto la, c'eravamo solo noi ragazzi, insieme a me la ragazza di prima, mentre quelli della terza, quarta e quinta erano ragazzi, iniziai a parlare con Camilla, la ragazza di prima, mai vista prima di oggi, preciso, rimasi scioccata da quello che mi disse, dovevamo passare un giorno intero su un aereo, facendo scalo per Dubai, ringrazio il cielo di essermi portata le cuffiette e il caricabatterie portatile del telefono.




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