Vorrei
riportare, sempre secondo il mio parere, piccoli momenti delle infanzie
dei protagonisti di Yu-Gi-Oh!
Tutti hanno
avuto , chi più, chi meno, un’infanzia abbastanza
travagliata.
E’
una novità e spero di ricevere un po’ di sostegno,
mi farebbe piacere.
Childhood
significa appunto “infanzia”.
Rispondo alle
recensioni di: “The hope of a child”.
Masayachan:
Anche
questa è un po’ triste eh? Sorry, ma su questo
fandom trovo davvero
poco su cui scherzare perché è terribilmente
serio e terribilmente
vero, per cui sopporta cara XD Grazie sempre per i tuoi lunghissimi
commenti, sono interessanti e costruttivi da leggere^^
Un bacio,
ci sentiamo su msn e lasciami un commentino ( se commentino si
può chiamare XD) anche qui^^
Lust_lovesmariku:
Mi
fa piacere che ti sia piaciuta sorella ^^ e comunque era
d’obbligo
scrivertela! Poi se vuoi commentiamo questa da vicino, fammi sapere,
bacini^^
Valerya90:
Grazie
mille cara! Mi fa sempre piacere sentire che ne pensi.
Un bacio
anche a te.
Ringrazio
inoltre giaggia
,masayachan e
Lust_lovesmariku
per aver messo The Hope
of a child tra i preferiti e le prime due per aver messo Only with a
mirror tra i preferiti.
Grazie
sempre e baci.
Childhood Yugi
Era
una mattina d’autunno e il vento soffiava forte, contribuendo
a dare quel tocco gelido che preannunciava un inverno altrettanto
rigido.
I bambini
aspettavano che i genitori venissero a prenderli a scuola per
accompagnarli alle rispettive case dove attendeva loro un pranzo in
famiglia incorniciato da un clima gioioso e vivace.
Qualcuno
riusciva a convincere i genitori a comprare un giocattolo sulla via del
ritorno e tutti erano contenti.
No.
Non tutti.
Anzu quel
giorno non sarebbe tornata a casa con lui come facevano sempre e la
mamma gli aveva detto che avrebbe fatto tardi, impegnata nel lavoro,
perciò doveva tornare da solo.
E non
c’erano problemi per il piccolo Yugi.
Anzi non
c’erano mai.
Era un
bambino molto maturo per i suoi sette anni, con un visetto solare e
innocente.
Prese la
bicicletta che gli aveva regalato il nonno e iniziò a
pedalare velocemente, evitando con cura di osservare le famigliole
felici che tornavano sorridenti verso le proprie abitazioni.
Anche a lui
sarebbe piaciuto trovare la sua mamma e il suo papà ad
aspettarlo fuori scuola ma lui era sempre in viaggio, stando a quanto
gli raccontava la mamma, e lei aveva il lavoro che la teneva tanto
impegnata.
“Yugi,
tesoro, sei un ometto, puoi tornare a casa da solo, stai attento a
quando attraversi la strada e non parlare con gli
sconosciuti”.
Sempre la
stessa frase scoraggiante.
***
Faceva
piuttosto freddo per tornare a casa in bici e il bambino convenne che
procedendo così spedito si sarebbe preso un bel raffreddore.
E lui
odiava il raffreddore, la mamma poi lo costringeva a stare a letto e a
mangiare brodini.
Bruttissimi
brodini, meglio gli hamburger!
Decellerò
e proseguì a piedi, portando con sé il biciclo.
A un certo
punto un gruppo di ragazzini gli si parò davanti, dovevano
avere all’incirca dieci anni.
“
Yugi! Sempre solo soletto eh? Ma non c’è proprio
nessuno che ti vuole bene!” lo canzonò il
più grosso, suscitando le risate degli altri.
“Ouji-kun
sei cattivo! La mamma e il nonno…”
provò a spiegare Yugi ma fu solo interrotto da
altre risate.
“
La mamma che sta sempre a lavoro e quel vecchietto che pensa solo a
giocare con quei quattro aggeggi che vende! Sì, proprio una
bella famigliola! Povero bambinetto! Solo come un cane!” e
iniziarono altre risa di scherno, più feroci e taglienti
delle precedenti.
Gli occhi
del bambino che subiva stavano iniziando a bruciare, reclamando il
permesso di liberare qualche lacrima.
“Ca…cattivi!
La mamma e il nonno mi vogliono bene! E anche Anzu! Voi siete proprio
cattivi!” e cercò di oltrepassarli ma fu
bloccato da un bimbetto più alto di lui, con gli occhiali e
un visetto pieno di lentiggini.
Il
ragazzino chiamato Ouji si avvicinò e spinse Yugi per terra,
afferrando la sua bici.
Cadendo il
bambino si sbucciò un ginocchio e iniziò a
piangere.
Sembrava
che tutta la cattiveria del mondo si abbattesse su di lui, a volte.
“Ah…che
catorcio di bicicletta, è troppo piccola per me! Credo che
la darò al mio cagnolino!” e continuando a ridere
se la portò via, seguito dal resto della comitiva.
Yugi rimase
per terra a singhiozzare fin quando riprendendosi non si
incamminò di nuovo verso casa, dolorante per la sbucciatura.
<<
La bicicletta che la mamma mi aveva regalato per il
compleanno…come faccio a dirle che me l’hanno
rubata quei cattivi?>>.
“Yugi!
Bentornato figliolo! Com’è andata a
scuola?” gli domandò il nonno appena
sentì chiudere la porta di casa ma non ottenendo
risposta immaginò di essersi sbagliato.
Salendo
nella sua cameretta il piccolo gettò lo zainetto sul letto e
andò a prendere un po’ d’acqua e un
cerotto nel bagno, sperando che al suo ritorno la mamma non si
accorgesse di niente.
***
“Yugi!
Sono tornata! Ti ho comprato una bella cosa!”
dichiarò tutta contenta , una donna molto giovane
e sorridente, felice di tornare dal suo piccolo la sera.
“Un
hamburger!” esclamò Yugi, correndo verso di lei.
“Mi
spiace tesoro, i negozi erano chiusi, ti ho comprato una torta di mele,
ti piace lo stesso no?” commentò dispiaciuta,
poggiando la confezione della pasticceria sul tavolo della cameretta
del bambino.
“Mh…sì…”
mugugnò Yugi, deluso.
“Mamma,
resti a mangiarne una fetta con me e a giocare un po’?
L’ultimo puzzle che mi ha regalato il nonno l’ho
finito!” chiese successivamente tutto contento osservando la
madre tagliare una fetta della torta , versando l’aranciata
in un bicchiere con una cannuccia.
“Mi
spiace piccolo, ho alcune commissioni da sbrigare ma appena torno ti
leggo una favola e costruiamo un modellino” detto questo lo
baciò sulla fronte e se ne andò, chiudendo la
porta della stanzetta.
***
Passò
un anno e certe situazioni si ripeterono ma con meno frequenza.
Yugi per il
suo aspetto infantile veniva comunque preso in giro e deriso ma non
piangeva come il giorno in cui gli rubarono la bici.
Stava solo
maturando poco a poco una forza più grande che sarebbe
cominciata ad emergere il giorno in cui il nonno gli disse
questa frase:
“Yugi!
In negozio sono finiti i puzzle e i modellini! Vai in soffitta a
prendere quelli rimasti! Grazie!” .
Sbuffando,
il bambino frugò tra la polvere e i giocattoli, cercando
quanto gli era stato chiesto.
Trovato, si
avviò verso l’uscita della stanzetta ma cadde
goffamente su un paio di robot.
Alzandosi,
notò che qualcosa in un angolo luccicava , anche se era
pieno di polvere.
Avvicinandosi
rimase colpito dalla bellezza di quella piccola scatoletta che non
aveva osato aprire.
Correndo
dal nonno gli fu rivelato il segreto secondo il quale quello era un
antico manufatto egizio e che era un puzzle.
Yugi poteva
provare a rimontarlo dal momento che ormai era suo.
Quello sarà il passatempo preferito da Yugi per i prossimi
otto anni.
Quello
sarà un oggetto, ricco di oscurità e magia.
Quello
sarà il collegamento tra Yugi e la sua nuova vita, il punto
d’unione tra lui e il suo adorato alter-ego.
Quello
sarà il mezzo con il quale Yugi conoscerà il suo
primo, vero amico, con il quale vivrà tante
esperienze che accantoneranno l’infanzia desolante che aveva
vissuto fino a quel momento.
Quel puzzle
diventerà la sua cosa più preziosa, il suo tesoro
da custodire.
E gli
sarà sempre, eternamente grato, per tutto.
|