No One Had Won



 

La bomba era stata programmata molto bene, il Giappone doveva tremare ancora una volta quel giorno: obiettivo Tokyo Tower.
Nine ormai aveva concluso il suo lavoro con successo, nonostante il suo sudore sempre più presente. Quelle gocce gli rigavano il viso più volte, senza fermarsi, la concentrazione andava sempre più da un'altra parte, però Twelve si fidava di lui e sul suo lavoro: si vedeva dai suoi occhi.
I suoi occhi, sempre così limpidi e fintamente innocenti che il moro quasi non li sopportava.
Quella volta lo guardò determinato, voleva vederlo con occhi più neri, pieni di odio verso il codardo che risiedeva in tutte quelle maledette persone.
Iride contro iride, cornea contro cornea, pupilla contro pupilla, sguardo di ghiaccio contro sguardo di fuoco: erano perfetti, nessuno di loro provava un'emozione inferiore all'altro, si poteva ammirare dalle loro espressioni.
« Certo che i tuoi occhi sono il canto dei corvi: sempre più pieni di odio e di rumore fastidioso verso i deboli. » cominciò il castano, con quello sguardo ingannevole, ma innocente. La sua sinestesia gli faceva dire cose non comuni.
« Se non fosse per la mia pietà verso di te, li avrei già fatti esplodere. » ribatté Nine, provava odio verso quegli occhi, ma lui era il suo compagno.
Il moro si girò, mettendo fine allo scontro visivo.