9/11

di _hell_inside_
(/viewuser.php?uid=787252)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


9/11

(Dedicata a tutte le donne e a tutti gli uomini morti durante l'attentato alle Torri Gemelle, a quelli e a quelle che sono invece morti in seguito e a tutti coloro rimasti shoccati da quel giorno. Che il vostro ricordo possa mai spegnersi e che troviate la pace che meritate)
 

 
Gerard si sveglia di soprassalto, con il cuore che batte come se stesse facendo una maratona. Sente le goccioline di sudore impregnargli il corpo e la fronte e si chiede quando quel incubo smetterà di perseguitarlo.
Guarda la moglie dormire tranquillamente accanto a lui, con le coperte tirate su fino al naso, anche se a settembre la temperatura a Los Angeles è parecchio gradevole. Si ributta sui cuscini e chiude gli occhi, sperando che il sonno arrivi al più presto. Ma, come al solito, appena il suo mondo diventa nero, inizia a vedere il fumo e la cenere, come un pesante mantello, che lo imprigiona. Inizia a mancargli l’aria e, con un gesto stizzito, si scopre dal lenzuolo e si alza.
Entra in camera di Bandit, che sembra essere placidamente abbandonata tra le braccia di Morfeo. La osserva un attimo, stupendosi ancora una volta di quando sia bella e quanto assomigli alla madre. Le accarezza i capelli biondi per poi dirigersi verso il terrazzo per poter fumare tranquillamente, nella speranza che il silenzio favorisca il sonno.
Stranamente, non sente nemmeno una macchina passare, e si gode la vista di quel cielo così scuro, senza stelle. Sospira passandosi una mano tra i capelli tinti di rosso, che dovrebbe sistemare a breve, data la pessima ricrescita nera che sta incominciando a spuntare. Si porta la sigaretta alle labbra e aspira, pensando a quel sogno… lo ha fatto tante volte, ma il risultato è sempre peggio di una pugnalata alla schiena. Pensava di averlo debellato, dato che ormai erano due o tre anni che sognava quel giorno solo una volta durante la seconda settimana di settembre. Socchiude gli occhi e rivede le torre sbriciolarsi davanti a lui, e con esse si sbriciolano duemilasettecentonovantaquattro vite. 2794 persone che non sono tornate a casa. Uomini e donne, che erano lì semplicemente per fare il loro lavoro, in degli uffici, dove dovrebbero essere al sicuro. Magari qualcuno era felice, magari qualcuno era incazzato o aveva litigato con chi amava. Magari stava aspettando notizie di un figlio che viveva all’estero o di un genitore che stava male. Magari aveva dei sogni e delle aspirazioni, magari aveva già raggiunto il suo scopo nella vita. Tutto arso nel fuoco, in pochi minuti.
Gerard scaccia una lacrima solitaria che ha iniziato a bagnargli il volto. Lui era lì. Quel sogno non era altro che ciò che aveva visto e sentito e lo aveva perseguitato nei giorni successivi alla tragedia. Si chiede, però, perché sia ricomparso solo quella notte. Accende il display del telefono. Dieci settembre duemilaquindici, ore undici e cinquantanove pm. Gerard spegne il mozzicone della sua Marlboro rossa nel posacenere e scatta il minuto.  Ore 00:00. Undici settembre duemilaquindici. Ora è tutto chiaro. E mentre le urla della gente e le sirene delle ambulanze e della polizia continuano a risuonare nella sua testa, come un eco protratto per quattordici anni, ecco che Gerard capisce. Quelle anima vogliono solo la pace.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3256579