Some wrongs can never be forgiven

di MarcoG
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nydrali, sono felice che ti siano piaciuti anche quest'ultimi capitoli :) sto cercando di "spingere" un po' di più sul lato dell'azione, spero di non incasinare tutto ehehe



Seduto ad un tavolo del night club Dupert Queen, Joey era il primo cliente della serata.
Con John Roukis si era ripromesso di agire in maniera differente rispetto a Kirk Webb: questa volta lo avrebbe ucciso subito ed in fretta, senza lasciargli la possibilità di scappare. E visto che il Dupert Queen era l'unico posto che Roukis frequentava da quando la polizia americana lo cercava per quello che aveva fatto in Francia, Joey si ritrovò controvoglia a doverci passare la serata. Sperò intensamente che Roukis arrivasse appena aperto il locale, ma suo malgrado le speranze furono vane.
L'attesa gli fece tornare in mente la serata prima: fra scottature e botte di vario genere, era tornato in albergo parecchio malconcio. Dopo essersi fatto una veloce doccia aveva riempito la vasca di acqua fredda e ci si era immerso, riuscendo finalmente ad avere un po' di sollievo dal dolore delle scottature. Tutto sommato, però, era riuscito a procurarsi un bel po' di armi e munizioni, che lo avrebbero sicuramente aiutato con Steven e Ivan. In cuor suo, effettivamente, prima di riuscire a mettere le mani su tutto quell'equipaggiamento non aveva la minima idea di come avrebbe fatto ad entrare nella controllatissima villa di Steven.
Quando ormai era arrivato alla quinta birra e il locale aveva iniziato a riempirsi, finalmente vide entrare Roukis con un paio di persone al seguito. Sembrava sorridente e rideva di tanto in tanto al sentire quello che gli diceva il suo interlocutore al cellulare, poi pose fine alla chiamata e andò al bancone per ordinare da bere.
Joey studiò i due uomini che erano entrati assieme a lui: uno non aveva per nulla il fisico da malvivente, visto che era talmente grasso da riuscire a fatica a stare sullo sgabello, l'altro invece aveva uno sguardo spento, come qualcuno che si era appena fatto una dose.
Bevve l'ultimo sorso per finire la birra, poi si avvicinò lentamente al bancone dove i tre si erano seduti. A Roukis squillò nuovamente il cellulare e Joey notò l'orrenda suoneria che aveva abbinato alle chiamate.
Si appoggiò lentamente al suo fianco, poi estrasse il coltello a serramanico che aveva in tasca e lo puntò a fianco del suo bicchiere. Roukis si voltò immediatamente.
- Ciao John, forse è il caso che interrompi la chiamata, che dici? -
Roukis impallidì immediatamente, mantenne quel colorito per qualche secondo poi iniziò a sorridere nervosamente.
- Ti richiamo fra dieci secondi, c'è un problema. - disse prima di appoggiare il cellulare al bancone.
- Temo che non lo richiamerai più, stronzo - gli fece notare Joey guardandolo male.
I due uomini notarono il coltello e si alzarono immediatamente in piedi allarmati.
- Voi due state giù se non volete lasciarci la pelle - grugnì Joey nella loro direzione.
- Fermiamoci tutti un momento, va bene? - disse Roukis ancora con la voce tremante.
- Fermo un cazzo - Joey strinse ancora di più il manico del suo pugnale. - Muoviti, usciamo da qua. - aggiunse indicando con la testa l'uscita del locale.
Roukis si alzò e si avviò dove indicato, seguito dai suoi uomini. Appena usciti, i tre si affiancarono l'uno all'altro, cercando di assumere un'espressione seria.
- Dagger, lo sapevo che saresti arrivato, però prima devo dirti una cosa... -
Joey fece sparire il coltello ed estrasse la sua 610 da una tasca del suo giubbotto. Tre ragazzi   stavano per entrare nel locale ma si fermarono immediatamente alla vista del revolver.
- Ehy Dagger, perchè hai tirato fuori quella? Io devo dirti... -
Ma Joey, che stava pensando a tutto fuorchè ad ascoltare cosa Roukis stava dicendo, alzò lo pistola e piantò un proiettile in mezzo agli occhi al ciccione che stava alla sua destra.
I tre ragazzi urlarono terrorizzati e scapparono velocemente nella stessa direzione in cui erano venuti.
Roukis, che era affianco all'uomo grasso, fu schizzato del suo sangue al momento dello sparo.
- Ma che cazzo hai fatto! Che cazzo hai fatto!! - urlò Roukis portandosi una mano all'orecchio e controllando quanto sangue gli era finito addosso.
Poi Joey spostò la pistola sul tipo alto e magro, e appena quello capì quella che sarebbe stata la sua fine gli sparò un colpo in fronte, in modo tale che le sue preoccupazioni cessassero subito.
- Ma porca puttana! Fermati cazzo, fermati! - urlò Roukis impazzito.
Dal locale uscirono un paio di persone attratte dagli spari, ma non appena videro i due corpi a terra urlarono e rientrarono immediatamente sbattendosi la porta alle spalle.
Nel frattempo, Joey aveva spostato la pistola su Roukis. - Addio stronzo - gli disse con il suo solito tono freddo.
- Ok figlio di puttana! Mi vuoi ammazzare! Ok ammazzami! Ma prima prenditi questo brutto pezzo di merda! - e così dicendo gli lanciò il cellulare, con lo stesso semi-sorriso nevrotico che aveva prima quando era entrato nel locale.
- Che cazzo è questo? - chiese Joey afferrandolo al volo.
- Già! Chiedimi cos'è! Dai, chiedimelo! - rispose Roukis, sempre più in preda a un attacco immotivato di euforia.
Joey come risposta allungò ulteriormente il braccio avvicinando la canna della sua S&W alla testa di Roukis.
- Dai, uccidimi! - urlò, - così crepano anche la negretta e la biondina! - e Joey, che aveva già portato il dito sul grilletto, lo allontanò immediatamente.
- Cosa? -
Roukis scoppiò a ridere, poi gli indicò ancora il cellulare. - Sai cos'ho detto a Deckard, l'uomo con cui parlavo prima? Che avevo un problema e che lo richiamavo subito! E sai cosa significa se gli dico così e poi non richiamo? Che c'è qualcosa che non va! E se c'è qualcosa che non va, Deckard fa saltare il cervello alle due puttane! Che dici Dagger, ti piace il piano? -
A Joey non battè così velocemente il cuore da quando trovò Lily morente sulle scale di casa. Roukis approfittò del suo silenzio per ricominciare ad urlare. - Allora? Perchè non mi spari? Perchè ci tieni a quelle due troiette, eh? - e ricominciò a ridere sguaitamente.
La mano di Joey tremò leggermente.
Come avevano fatto a trovare le due ragazze? Erano rimaste ancora a casa dei genitori di Samantha?
- Posa quell'arma immediatamente Dagger, e ti prometto che le lascio andare! -
Ma Joey non la posò, al contrario si avvicinò ancora di un passo.
- Che...che cosa fai? - chiese Roukis perdendo il suo sorriso.
- Ti ammazzo, ecco cosa faccio. - rispose Joey guardandolo dritto negli occhi.
- Come mi ammazzi? E le due troiette? -
- Sai che cazzo me ne frega - disse alzando le spalle. - Hai idea di quante ragazze e donne io abbia ammazzato in vita mia? Queste due a momenti neanche le conosco. Se pensavi di salvarti la vita con questo, sei fottuto John. Addio - aggiunse armando il cane.
Roukis tornò ad assumere lo sguardo spaventato che aveva prima, poi semplicemente sorrise.
- Cazzo, avrei dovuto immaginarlo che avresti reagito...così...d'altra parte ho sentito parlare di te e della tua pazzia fin da quando avevo dieci anni...un motivo ci doveva pur essere. Probabilmente oltre a essere un grandissimo figlio di puttana non hai neppure un cuore... -
Joey lo guardò per  un momento, stranito dal sentirlo parlare in quel modo. Poi rispose - Tutto giusto, Roukis, tutto giusto... -
- Già...però questa volta avevi fatto centro, stronzo. Lo sai cosa mi ha detto Deckard prima al telefono? Quando la negretta ha sentito che mi stava chiamando e ha capito che eravamo uomini di suo padre ha detto "Tanto Hawk è già sulle tracce del tuo compare! Anzi probabilmente l'ha anche già ucciso! E anche tu farai quella fine, magari ancora prima di riuscire a farci del male!". Commovente no? -
Questa volta Roukis non potè non notare il tremolio della mano armata di Joey. L'uomo che aveva davanti a se aveva perso di colpo il proprio sguardo insensibile e si era fermato ad ascoltarlo come incantato.
Joey si era ripromesso che niente al mondo lo avrebbe fermato dal vendicare sua moglie, ma quest'ultima cosa che gli aveva riferito Roukis gli riportò alla mente ciò che aveva detto Steven a proposito di Black Dog. "Ve lo dico dov'è Lily, tanto ora sta con Hawk, non riuscirete mai a farle del male!"...queste pare che furono le sue ultime parole.
E ora erano le stesse pronunciate da Neira.
Parole dette con convinzione, con fiducia sul fatto che James Hawk protegge ciò che ha di più caro, anche se nel suo caso si riduceva a una sola persona, sua moglie. E ora Neira aveva usato le stesse parole, la stessa fiducia nei suoi confronti.
E lui l'aveva già tradita una volta, quella fiducia. Non poteva farlo ancora, semplicemente non poteva. Cosa ne sarebbe stato di lui se non si fosse fermato davanti a quelle parole? Una volta terminata la propria vendetta per Lily, avrebbe avuto un altro peso sulla coscienza oltre a quello di sua moglie.
No, era impensabile vivere d'ora in poi con quei pensieri nella mente.
Abbassò lentamente l'arma.
- Perchè non mi spari? - fu la pronta domanda di Roukis, che ormai era già convinto che da lì a poco sarebbe passato all'altro mondo. Joey come risposta gli rilanciò il cellulare.
- Avanti, chiama quel  Deckard. Digli di lasciarle andare. -
- Co...cosa? Non mi spari più? -
- Muoviti! - gli ordinò Joey, riuscendo a scuoterlo dal suo momento di confusione.
Roukis lo guardò per qualche secondo, poi tornò a sorridere nervosamente.
- Certo, io lo chiamo e poi tu mi ammazzi! No Dagger, adesso tu vieni con me...e poi lo chiamo! -
- Avevi detto che avresti dovuto richiamarlo subito! -
- Ci mettiamo solo un attimo, vieni dai! - disse indicandogli una macchina parcheggiata poco lontano.
Si allontanarono come se nulla fosse dai due uomini morti distesi davanti al locale e si fermarono davanti alla macchina di Roukis.
- Entra - gli disse, iniziando a riprendere lentamente il controllo di sè.
Una volta entrati entrambi, Roukis infilò una mano sotto il sedile, rovistò per qualche secondo bestemmiando dopodichè ne tirò fuori un paio di manette.
- Ecco, tu mettiti queste e io lo chiamo! -
- Non ci penso nemmeno - fu la risposta secca di Joey.
- Ehy, stronzo! Io non ti porto da Kimberlin sulla fiducia nel fatto che non mi farai niente, ok? O ti metti queste oppure io non chiamo! -
Al sentire quelle parole, Joey allungò tristemente le braccia.
- Col cazzo! Non davanti, girati e mettiti le mani dietro la schiena! -
Anche questa volta Joey fu accondiscendente e si rese veramente conto del guaio in cui si era messo nel momento in cui sentì il "clack" di chiusura delle manette.
- Ecco, adesso posso chiamare! - disse prendendo in mano il cellulare. Compose un numero, dopodichè aspetto qualche secondo. - Come non detto Deckard, tutto a posto. Non ci crederai mai se ti dico chi ho qui! Dagger! Sì, proprio lui in persona! Pensa che si è fatto vedere neanche cinque minuti dopo che mi hai chiamato! Se mi avessi avvisato solo qualche minuto più tardi quello era capace di uccidermi! Invece fortunatamente ora è qua tranquillo e ammanettato! Comunque, mettiamoci d'accordo...dunque...tu prendi le due ragazze e ci incontriamo fra la 7th e la 9th, così li portiamo tutti e tre da Kimberlin, ok? - poi rise forte, riprendendo a parlare solo quando si era ripreso - cazzo sì, ci puoi scommettere! Il vecchio ci darà tanti di quei soldi che potremo dire addio a questo cesso di città! Ok, a fra poco! - e così dicendo spense il cellulare.
Poi si voltò verso Joey col volto estremamente sorridente. - Dunque, tre cose Dagger! La prima è questa... - aprì il finestrino e buttò fuori la chiave delle manette. - Sia mai che tu riesca a prendermele in qualche modo! Poi la seconda... -
- Aspetta! Avevi detto che le lasciavi andare se venivo con te da Kimberlin! -
- Beh, si vede che ho mentito! Dicevamo della seconda cosa da fare... - disse sporgendosi verso di lui e prendendogli la 610 dalla tasca interna del giubbotto. - Questa diventa mia ora. Poi la terza e ultima cosa... - e lo colpì con un pugno in pieno volto, così forte da fargli sbattere violentemente la testa contro il finestrino. Poi colpì di nuovo, e di nuovo ancora, fino a quanto a Joey non iniziò a sanguinare la tempia.
- Cazzo, sto pestando Dagger! Ma chi l'avrebbe mai detto? - si domandò euforico, colpendo Joey un'altra volta. - Vecchio figlio di puttana! Beh dai, mettila così: se proprio dovevi crepare, almeno lo stai facendo grazie a un duro come me! Metti caso che ti facevi fregare da un pirla qualsiasi! - e riprese a ridere senza controllo.
L'arrivo di una volante della polizia però lo fece smettere subito, accese la macchina e si allontanò dal Dupert Queen cercando di non dare troppo nell'occhio.
Rimase in silenzio giusto per cinque minuti, poi riprese a ridere e a parlare da solo.
- Ma sai che quando avevo dieci anni tu eri il mio mito? Cazzo, eri un vero duro! Anche io stavo nella contea di Jefferson, mi ricordo benissimo delle puttanate che facevi! -
Joey alzò gli occhi su di lui; Roukis sembrava veramente eccitato, non faceva finta giusto per farsi coraggio.
- Per esempio, ti ricordi di quando hai preso quell'escavatore cingolato e sei entrato direttamente dentro la casa del reverendo Wright? Cazzo, è stato magnifico! Il giorno dopo io e tutti i miei amichetti siamo andati a vedere cosa avevi combinato e abbiamo trovato tutta l'entrata della casa completamente distrutta! E un sacco di polizia che aveva messo il nastro giallo attorno alla casa! -
Si mise a ridere divertito, dopodichè riprese. - Ma come ti è venuto in mente di prendere un escavatore da 19000 Kg e di distruggere la casa del reverendo? -
Joey lo guardò di sbieco. - Credi veramente che Wright fosse un reverendo? -
Roukis rise. - No, non lo era, certo! Però immaginati la scena: il buon religioso sta mangiando tranquillamente la sua cena insieme alla sua perpetua, nel silenzio del suo soggiorno...poi tutto d'un tratto inizia a sentire un rumore fortissimo avvicinarsi, non fa neanche in tempo ad alzarsi che sente un fracasso allucinante: apre la porta e si trova una ruspa gigantesca in entrata. Cazzo, sei stato grande! Neanche il pazzo più pazzo del mondo avrebbe mai pensato una cosa del genere! Si può sapere dove l'avevi trovata una bestia del genere? -
Joey alzò le spalle. - C'era un cantiere a neanche mezzo miglio da lì -
- E tu sei passato di lì, l'hai visto, c'hai pensato su un attimo...e poi l'hai preso e ti sei diretto verso la casa di Wright? -
- Già - rispose Joey girando la faccia per guardare fuori dal finestrino.
Roukis rise ancora più forte di prima. - Dio santo, Dagger! Tu eri completamente pazzo, non c'è altro da dire! -
Joey non sembrò avere voglia di rispondere. In realtà, stava iniziando a pensare a un modo per tirarsi fuori da quella brutta situazione.
- Lo sai che di figli di puttana come te non ce ne sono più? Quasi quasi mi dispiace portarti a farti ammazzare! Ormai se anche nasce uno come te, o diventa il cane a guinzaglio di qualcuno, oppure si mette a fare soldi ricoprendo qualche carica dello stato, apparentemente pulita e in regola. Tu invece facevi tutto da te, non seguivi gli ordini di nessuno... -
Calò il silenzio in macchina per circa un minuto, in cui ognuno dei due uomini si perse nei propri pensieri.
- E comunque quel foulard nero che porti al collo cos'è? Non sarà mica per tua moglie? - chiese infine Roukis.
- Esatto -
- Per la miseria, Dagger! Ma dimmi la verità: volevi ammazzarci tutti perchè ti sei indispettito che ti abbiamo ammazzato la moglie, oppure ti è dispiaciuto veramente? Cioè cazzo...io non ti ci vedo proprio a lavare i piatti o a cambiare il pannolino a un mocciosetto di qualche mese! -
Joey stava per rispondere, ma poi vide che erano entrati nella via in cui Roukis aveva dato appuntamento a Deckard ed evitò di rispondere.
Roukis ridusse la velocità guardandosi a destra e a sinistra, poi quando vide una macchina dall'altro lato della strada mostrargli gli abbaglianti fece inversione e gli si parcheggiò dietro.
- Dunque Dagger, io ora scendo e vado a vedere se il mio socio non ha fatto troppo male alle due troiette, ti posso lasciare da solo per un momento senza che ti inventi qualcosa? O ti devo far uscire e venire con me? -
- Vaffanculo - rispose Joey e Roukis ridendo si slacciò la cintura e uscì.
Lo vide dirigersi con passo tranquillo verso la macchina nera parcheggiata di fronte e iniziò a guardarsi velocemente attorno. Se c'era un qualsiasi modo di uscire da lì, quello era il momento giusto per scoprirlo.
Passò lo sguardo su ogni centimetro della macchina, ma non trovò niente in grado di aiutarlo nella sua fuga. Diede una ginocchiata al cassettino che aveva davanti, procurandone l'apertura. Indagò velocemente sul suo contenuto: c'era una busta strapiena di carte, forse i documenti della macchina, poi c'era una pistola semiautomatica senza caricatore, una siringa con un laccio emostatico e quello che sembrava un cavatappi a forma di pagliaccio del mcdonald's. Si abbassò leggermente per riuscire a vederne il fondo e scovò un sacchetto strapieno di bulloni legato da un laccio metallico.
A catturare la sua attenzione non fu tanto il sacchetto o i bulloni, quanto il laccio che lo teneva chiuso.
Alzò lo sguardo verso Roukis; si era avvicinato al finestrino del lato guidatore e aveva iniziato a ridere parlando verso Deckard.
"O la va, o la spacca" pensò fra sè e sè. Abbassò velocemente il volto fino a infilare quanto gli era più possibile la faccia nel cassetto, agguantando con i denti come un cane il sacchetto di bulloni e portandolo fuori. Lo fece cadere sul freno a mano, in modo tale che potesse prenderlo con le mani ancora ammanettate e portarselo dietro la schiena.
Roukis si voltò per un momento verso di lui per guardare se stava combinando qualcosa, poi visto che Joey si dimostrò immobile aprì lo sportello posteriore e si infilò nella macchina. Dalla sua posizione, Joey poteva vedere le due teste delle ragazze ora accompagnate da Roukis. La sua figura si avvicinò a una delle due, forse Samantha, e tentò di baciarla.
In ogni modo, ora doveva concentrarsi su se stesso. Slegò il sacchetto dal filo metallico, dopodichè se lo fece passare sui polpastrelli delle dita per testarne la durezza e la lunghezza.
"Sì, potrebbe funzionare" pensò. Non aveva mai fatto nulla del genere con le mani legate dietro la schiena, ma doveva provare, non c'era altra scelta.
Toccò una delle due estremità, iniziando a piegarne l'ultimo mezzo centimetro in modo tale da formare una sorta di L. Cercò poi di raggiungere il cilindro della piccola serratura con l'ultima parte piegata, dopodichè una volta che sentì che era riuscito a inserirla piegò anche l'altra estremità del filo alla stessa maniera. Infilò anche quella nella serratura, iniziando a spingerla con il pollice in direzione opposta all'altra estremità.
Non sentì alcun clack, quindi sempre con l'aiuto del pollice e dell'indice ruotò entrambe le punte di qualche millimetro, dopodichè le spinse nuovamente verso l'esterno. Ancora nessun clack.
La macchina davanti a lui iniziò a squotersi e intravide la sagoma di Roukis schiacciarsi su quella di Samantha. "Chissà cosa le sta facendo..." pensò, ma in quel momento si augurò che continuasse il più a lungo possibile, visto che aveva bisogno di tempo.
Ruotò nuovamente le due estremità del filo ma ancora una volta la serratura non si sbloccò. Ormai era solo una questione di fortuna, doveva trovare la giusta posizione di entrambe per far scattare la parte meccanica della serratura.
Solo dopo altri due tentativi, fra i quali vide la macchina di Deckard smettere di agitarsi, riuscì finalmente a farla scattare.
Si liberò finalmente i polsi, ributtò dentro il cassettino il filo e il sacchetto di bulloni e lo chiuse il più velocemente possibile. Poi si riportò le mani dietro la schiena: l'importante ora era trovare il momento giusto di agire senza commettere errori, e uccidere Roukis appena fosse rientrato in macchina lo era sicuramente. Doveva inventarsi un modo per farlo fuori senza allarmare Deckard, altrimenti quello avrebbe prima ucciso le due ragazze e poi sarebbe venuto a controllare cos'era successo.
Roukis uscì dalla macchina pochi istanti dopo, passandosi il dorso della mano sulle labbra. Tirò piano un pugno sul finestrino del lato guidatore, dopodichè tornò verso Joey.
Entrò e neanche lo guardò in faccia.
- Che stronza la biondina, ha tentato pure di respingermi! - disse avviando il motore. - Se il capo non la farà fuori gli chiederò di darla a me, così prima le faccio capire come ci si comporta e poi  l'ammazzo. -
La macchina davanti a loro mise la freccia e iniziò a muoversi e loro fecero lo stesso.
Joey rimase in silenzio per tutto il tragitto e Roukis ne approfittò per descrivergli il modo in cui aveva infilato la lingua in bocca alla bionda, descrivendogli la sensazione che aveva provato mentre la palpava dappertutto.
Poi, dopo aver girato l'ennesimo incrocio e percorso l'ennesima via, si avvicinarono diminuendo la velocità a un'enorme villa con un grande giardino di fronte.
- E questa sarebbe la casa di Kimberlin? - chiese Joey stupito.
- Sì, ma di Steven però. Stasera Ivan è qua, quindi portandoti dal figlioletto vi do in mano ad entrambi. -
Il fatto che ci fossero sia il padre che il figlio significava una cosa sola: doppio numero di guardie. "No, non va bene" pensò Joey. "Se entriamo non ne usciaremo più vivi, devo trovare un modo di farla finita qui e subito."
Si guardò attorno per trovare qualsiasi cosa che gli potesse dare una mano ad iniziare la sua azione, ma l'aiuto che cercava gli venne da solo quando Roukis girò nella stretta stradina che conduceva al parcheggio laterale di casa Kimberlin. Un furgoncino nero, proprio davanti a loro, era fermo in mezzo alla stradina con le quattro luci accese.
- E che cazzo ci fa questo qui? - chiese Roukis che dovette frenare di colpo fermando completamente l'auto.
Un uomo con addosso una tuta di una marca di azienda che fornisce energia elettrica gli fece un gesto, come a scusarsi, poi entrò nel furgoncino che riportava sulla fiancata il nome della stessa azienda. Pochi secondi dopo, Roukis e Joey videro accendersi le luci di retromarcia, e il furgoncino iniziò a muoversi verso di loro.
- Ma che cazzo fa? Non vorrà mica che indietreggi io vero? - chiese Roukis sempre ad alta voce.
Joey guardò oltre il furgoncino verso il parcheggio e vide che la strada finiva.
- Lui non può andare oltre, con il parcheggio la strada si chiude. -
- Lo so benissimo, stronzo! - gli rispose urlando Roukis. - Ma non capisco perchè devo andare indietro io anzichè girare lui più avanti! -
- Perchè tu sei appena entrato in questa via, lui invece dovrebbe procedere fino al parcheggio e poi svoltare - rispose Joey calmo.
- Ehy, vaffanculo ok? Che cazzo sei, il loro avvocato? - Buttò l'occhio a destra e a sinistra, nel tentativo di vedere se riusciva a superarlo per procedere oltre, ma semplicemente non c'era spazio. Suo malgrado, inserì anche lui la retromarcia e si girò per guardare dietro mettendo il braccio destro sul sedile di Joey.
A vedere il collo di Roukis avvicinarsi a lui, teso per lo sforzo di voltarsi a vedere se anche Deckard iniziava la sua retromarcia, Joey ebbe il sentore che quello era il momento giusto. Nel giro di un attimo anche Deckard si sarebbe girato per guardare dietro, questo significava una cosa: qualsiasi cosa avesse fatto Joey, Deckard non lo avrebbe visto.
Appena sentì che anche l'auto dietro di loro iniziava la propria retromarcia, portò velocemente la mano destra all'interno dello stivale dove teneva il secondo dei quattro coltelli con i quali andava in giro e se lo passò altrettanto velocemente sulla mano sinistra. Poi, con uno scatto rapidissimo, tagliò di netto la gola a Roukis. Fece cadere subito dopo il coltello, rimettendosi le mani dietro la schiena.
L'uomo non si era quasi neanche accorto di cosa gli era successo. Alzò immediatamente il piede dall'acceleratore, portandosi instintivamente le mani alla gola, poi cercò di dire qualcosa ma con la carotide squarciata non era facile parlare. Il furgoncino che era davanti a loro continuò ad indietreggiare, fino a sbattere contro il muso della loro auto che si era fermata.
Il botto attirò l'attenzione di Deckard che si voltò immediatamente per vedere cos'era successo. Vide Roukis allungare le mani verso Joey, ma dalla sua posizione poteva vedere che il suo prigioniero aveva ancora le mani dietro la schiena esattamente come prima.
- Che fa quell'idiota? - chiese ad alta voce Deckard all'interno della macchina, attirando l'attenzione di Samanatha e Neira che erano rannicchiate nei sedili posteriori.
Roukis portò entrambe le mani sul collo di Joey cercando di strozzarlo, sempre tentando di dire qualcosa senza riuscirci, ma sporgendosi verso di lui fece esattamente il suo gioco. Deckard infatti si convinse ancora di più che Roukis, il suo compare, per uno strano motivo stesse cercando di uccidere Dagger e fermò immediatamente la macchina per scendere ad andare a vedere il perchè di quel gesto.
Joey se ne accorse e si fece lentamente scivolare contro la portiera della macchina, simulando la sua morte. Roukis, che non aveva neanche ancora iniziato a stringere le proprie mani attorno al collo di Joey, lo guardò incredulo, poi cercò di voltarsi per chiedere aiuto a Deckard ma il solo girare il collo gli procurò un ulteriore fitta atroce alla gola squarciata. Non riusciva neanche più a respirare e si mise a scuotere con le ultime forze che gli rimanevano il corpo di Joey, nell'assurda speranza che lui gli potesse dare una mano.
Deckard, che nel frattempo era sceso dalla macchina e si era avvicinato a quella di Roukis, intravide la sua sagoma strattonare quella di Joey e rimase ancora più confuso dall'atteggiamento del suo compare.
Si fiondò dal lato del passeggiero ed aprì la porta. Joey fu abilissimo a fingersi morto, lasciandosi cadere fuori dall'abitacolo non appena non ebbe più il supporto della portiera per rimanere seduto.
Deckard lo guardò scivolare giù dall'auto, poi urlò - Ma si può sapere che cazzo è success... - ma si interruppe non appena infilò la testa nell'abitacolo e vide Roukis con la gola recisa perdere interi fiotti di sangue.
- Porca puttana! - urlò vedendolo in quelle condizioni. - Chi cazzo è stato? - si chiese buttando fuori dalla macchina le gambe di Joey che credeva morto e sedendosi al suo posto.
- Cazzo, non so cosa bisogna fare in questi casi! Che devo fare? - chiese Deckard in pieno panico. Roukis indicò con il dito dietro di lui, visto che ormai oltre a non riuscire più a parlare gli mancava anche l'aria, ma Deckard non capì.
Solo al terzo o quarto gesto si decise a voltarsi, trovando Joey in piedi davanti allo sportello aperto.
- Non sei morto? - gli domandò Deckard, e quella fu anche l'ultima cosa che disse prima che Joey gli infilasse il coltello nel cuore.
L'uomo che prima aveva fatto il gesto di scuse a Roukis scese dal furgoncino e si mise ad urlare.
- Si può sapere perchè diavolo vi siete fermati? - poi, non appena posato l'occhio nell'abitacolo della macchina e visto i due uomini morti, sgranò gli occhi terrorizzato. Joey raccolse velocemente la Beretta che aveva lasciato cadere Deckard e gli sparò all'istante, centrandolo con un solo colpo in piena fronte.
Poi si avvicinò rapidamente verso il lato guidatore, ma l'autista del furgoncino aveva sentito il colpo ed era già sceso e aveva iniziato a correre in direzione opposta alla sua.
Joey si fermò per un attimo concedendosi un secondo per prendere la mira, poi sparò e l'autista cadde per terra, morto.
"Finiti" pensò Joey, lasciando cadere a terra la Beretta.
Si voltò lentamente, come se non avesse più forze, e si incamminanò a passi lenti verso la macchina di Deckard superando quella di Roukis. Intravide le due sagome di Samantha e Neira al suo interno, quindi sempre con passi lenti si avvicinò all'auto e infilò la testa dentro al finestrino. Le due ragazze indossavano solo un pigiama ed erano scalze, ma sembravano stare bene. Samantha aveva una guancia più rossa dell'altra, ma nessuna delle due aveva ferite da taglio.
Le guardò a lungo senza dire niente, incrociando il suo sguardo con il loro. Tremavano ancora come foglie, strette l'una all'altra con tutta la forza che avevano.
- Quando ti dicevo che quella casa non era sicura, principessa... - disse poi dopo un altro attimo di silenzio, - lo dicevo proprio per evitare tutto questo. - ma Neira non capì la battuta, e neanche Samantha, quindi ci pensò Joey a sorridere per tutti e tre.
- State qui, ancora un attimo e ce ne andiamo - disse ritirando la testa e incamminandosi verso l'auto di Roukis. Lanciò anche una rapida occhiata alla casa di Steven; la possibilità di fare irruzione e ucciderli tutti e due in un colpo solo era allettante, ma lui era stanco ed era stato picchiato fino a pochi minuti fa, e questo non faceva di lui un uomo particolarmente sveglio.
Si limitò ad estrarre dall'auto il corpo di Roukis e a sbatterlo sul cofano. Ci salì subito dopo anche lui, prendendogli un braccio e tagliandogli una vena del polso indirizzando il sangue che ne uscì sul parabrezza.
Poi, quando ormai ne era scesa una buona quantità, iniziò a scriverci sopra lasciandoci due parole.
Quindi scese dal cofano, frugò tra le tasche del corpo di Deckard per trovare la chiave della sua macchina e riprese la propria S&W modello 610 che nella collutazione era caduta nell'abitacolo della macchina di Roukis.
Si avviò lentamente verso Samantha e Neira, entrò in macchina e la accese, finendo la retromarcia che Deckard aveva iniziando e sgommando si allontanò dalla tenuta di Steven.
Sul parabrezza dell'auto si poteva vedere una scritta fatta col sangue di Roukis: "Meno due".




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