All right now
All right now
Twelve ricordava
ancora il calore del suo corpo che si infiltrava attraverso i vestiti. La forza
di quegli abbracci che aveva imparato di nuovo a condividere con lei. Non
conosceva quale grana avesse la sua pelle nascosta agli strati di tessuto, non
conosceva il sapore della sua bocca o il suono della sua voce negli attimi di
estasi. Però ricordava la morbidezza della sua mano, la sua stretta delicata ma
salda e quanto amore vi fosse nei loro sguardi, nei loro sorrisi e nei loro
abbracci. Un amore ed un legame che andava ben oltre il semplice sesso, che mai
nessuno nell’Universo avrebbe capito ma che era solo loro, il loro Universo
privato. Impossibile, come lo erano loro due.
Ricordava il profilo di Clara nella penombra della biblioteca, rannicchiata su
una poltroncina a sfogliare pagine di volumi alieni che il TARDIS traduceva per
lei; ancora la vedeva sfiorare le ampolle impolverate nelle quali le antiche
storie Gallifreyane erano conservate, racconti che le sue passate rigenerazioni
avevano rinchiuso all’interno, contribuendo ad aumentarne il carico storico. E
ricordava Clara aprirle solo per sentire le sue voci, echi passati di lui misti
ad echi passati di lei, ricordi di vita e di morte e di amore scolpito,
impresso nel tempo.
***
Twelve
ricorda ancora il suo profumo, il sapore del tè che Clara sceglieva per lui a
colazione. Ricorda il suono della sua risata che ancora riecheggia tra le
fredde pareti del TARDIS e si chiede se non sia la sua nave a riprodurla,
sentendone la mancanza, torturando entrambi e strappando tre cuori in una volta
sola. Il suo e quelli del Dottore.
Twelve
vede continuamente il fantasma di Clara saltellare attorno alla console, come
la sua passata rigenerazione le aveva insegnato. Perché Clara era una maniaca
del controllo che si era fatta però influenzare, che rideva, saltava ed
abbracciava. E con un sorriso sulle labbra, Twelve capisce che anche lui si era
lasciato influenzare: meno scontroso, meno maleducato; e gli abbracci non lo
spaventavano più.
Ma
Clara poi era sparita. Ed i suoi cuori facevano male mentre il peso di una
nuova e devastante solitudine lo schiacciava.
Non
aveva più un corpo da stringere tra le braccia a fine giornata, non aveva un
corpo da seppellire, una tomba sulla quale posare un fiore e piangere. Clara
era come scomparsa, mai esistita se non nei suoi ricordi, quei ricordi
incancellabili nella memoria di un Signore del Tempo che il tempo lo domava, lo
comandava.
E
quando il petto faceva male, quando il corpo sembrava dilaniato dal dolore, l’amore
diventava odio, l’amore diventava vendetta. C’era luce ed oscurità nel suo
Universo, un Universo fatto di guerra, di nascita e distruzione; di luce e buio
che si alternavano, di conflitti che guidavano la sua mente verso il delirio
più profondo. Col corpo che si contorceva sul pavimento, sudato, rannicchiato
su se stesso e tremante alle prese con una crisi d’astinenza dalla sua droga
preferita.
Erano
quelli i momenti in cui il TARDIS ronzava, le luci intermittenti a richiamare
un’attenzione che non le veniva prestata, le urla di un uomo distrutto che
soffocavano ogni altro suono.
E
poi c’erano i momenti di lucidità. Quelli in cui Twelve era consapevole dei
danni, quelli in cui la luce risplendeva nella sua anima ed il senso di colpa
lo opprimeva. Ed erano quelli i momenti in cui la voce di Clara tornava, gli
diceva di andare avanti, di salvare l’Universo. Quella voce che continuava a
ripetere incessantemente le parole che ogni sua Eco aveva sempre pronunciato.
Quelle parole che lo facevano arrabbiare, maledire e prendere a pugni la
console. Il TARDIS che piangeva e Twelve insieme a lei mentre l’oscurità lo
avvolgeva di nuovo.
***
Ed
infine, c’è quel bussare alla porta, quella strana sensazione di speranza che
fa battere nuovamente i suoi cuori e gli mozza il respiro. Come l’ultimo
Natale, come quell’uomo vestito di rosso giunto in un sogno a dargli una
seconda possibilità.
Infine c’è il cigolio delle porte del TARDIS che
si aprono senza un suo comando e quel passo familiare che rimbomba nelle
orecchie. C’è lo sguardo sconvolto di Twelve, le sue labbra dischiuse da una
sorpresa inaspettata. Ci sono i suoi cuori che impazziscono e le lacrime invisibili
che vogliono sgorgare dai suoi occhi troppo secchi e troppo stanchi.
Il
dubbio che una proiezione del TARDIS gli stia giocando un brutto scherzo sparisce
nel momento in cui il TARDIS stesso ronza il suo ‘Bentornata!’, il rumore dei
passi di lei sul pavimento ed il suo profumo che permea l’aria intorno. Ed
infine c’è quella voce. Indimenticabile e tanto cara. Quella che non avrebbe
mai e poi mai dimenticato:
“Ciao,
dolcezza… Buon Natale.”
Infine
c’è la speranza che lo riporta nuovamente nella luce. La speranza che un amore perduto
può tornare, che anche l’impossibile a volte diventa possibile.
La
speranza che se River è tornata dopo il loro ultimo addio, anche la sua Clara,
forse, un giorno, potrebbe tornare.
Ed
il sorriso torna sulle labbra del Dottore mentre sospira a sua moglie e chiede:
“A
che punto siamo?”
E
poi c’è River che apre il suo diario, ne sfoglia qualche pagina per poi
chiedere:
“Le
Olimpiadi della Galassia di Keprax le abbiamo fatte?”
“No.”
Poi
lei gli sorride realizzando:
“E’
la prima volta che mi vedi in questa rigenerazione, vero?”
Twelve
annuisce.
“Bene,
cominciamo da questo, allora.” River gli prende la mano: “Bel taglio di capelli,
Dottore.”
E
la luce torna nel suo Universo. E sa che tutto andrà bene, da ora in poi. -----------------------------------
Nota: Primo
tentativo di addio Twelve/Clara per un nuovo Twelve/River, anche se
solo accennato xD Non so come sia venuto, l'ho scritto in mezz'ora
questa mattina e.... lascio a voi giudicare xD Diciamo che la
news sul ritorno di River per lo speciale di Natale mi ha un pò
ispirata, anche se per me dire addio a Clara è un pò traumatico visto
che la adoro.... spero comunque che la storia sia stata di vostro
gradimento ^^ Per eventuali suggerimenti e correzioni per renderla
migliore sono a completa disposizione :D Grazie!
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