1. Buio
Demons
1. Buio
La prima cosa che vidi al mio risveglio fu
oscurità: fitta, densa, impenetrabile,
permeata
dallo spaesamento. Spaesamento dovuto al fatto di trovarmi seduta
scompostamente all’interno di qualcosa; un qualcosa in
movimento, a sentire il rumore che produceva. Meccanicamente iniziai a
tastare la superficie intorno a me nel tentativo di carpire qualche
segno che aprisse uno spiraglio di conoscenza, ma sentendo sotto le
dita nient’altro che metallo freddo e graffiato
dall’uso.
Lottando contro quella
strana stanchezza che continuava ad avvolgere le mie membra, e
proseguendo nel sondare lo spazio circostante, mi sforzai di pensare:
Dov’ero? Cosa
mi era successo? Che cosa avevo fatto prima di addormentarmi? Chi ero?
Nessuna di queste
domande trovò risposta nei miei ricordi, mi sentivo come una
lavagna appena cancellata; le scritte si vedono ancora, ma pian piano
scompaiono ad ogni passata. L’oscurità, pareva
così aver inghiottito anche ogni mio ricordo.
Il terrore
iniziò ad assalirmi, lambendo la mia ragione con nuove
ondate di panico che crebbero quando le mie dita sfiorarono qualcosa
che non era più di metallo, bensì di carne: un
braccio.
Con un grido mi
addossai contro quella che ormai era chiaro essere una specie di
scatola, o ascensore, o gabbia, o un’infinità di
altre cose che tanto non avrebbero avuto alcun senso per me.
-
Fatemi uscire!! - urlai con tutto il fiato che avevo, sentendo la testa
farsi di nuovo pesante, il bisogno impellente di dormire, di chiudere
gli occhi.
Le mie parole furono
ascoltate e con uno stridio di cardini male oliati, il tetto della
scatola si aprì. Venni investita da un’inondazione
di luce, che mi fece lacrimare gli occhi mentre mi riparavo dietro
l’avambraccio. Sulle prime ci fu silenzio, poi un coro di
voci concitate mi accolse, seguito da un tonfo secco di qualcosa che si
era gettato all’interno della mia prigione. Atterrita e
ancora accecata scivolai su di un fianco, finendo per sdraiarmi sul
pavimento freddo. Non riuscivo più a stare sveglia.
Qualsiasi cosa fosse, poteva avermi. All’improvviso, un paio
di scarpe da ginnastica solide ma piuttosto vissute, comparì
davanti ai miei occhi. Con fatica alzai il viso fino a far rientrare
nel mio campo visivo, non un mostro, un alieno o un pazzo assassino, ma
un semplice ragazzo.
Occhi scuri, capelli
biondi, un bel viso… per dirla tutta, un viso famigliare.
Il ragazzo si
chinò verso di me mettendomi una mano calda sulla spalla.
-
Ehi, tutto bene? -
La sua voce me lo rese
ancora più conosciuto…
Alzai un braccio
tremante e appoggiai il palmo della mano sulla sua guancia.
Un’immagine
si era formata nella mia mente, troppo sfocata perché
riuscissi a decifrarla, troppo sfuggente perché la potessi
afferrare. Ma d’altronde, si possono afferrare i sogni?
-
Tu… - esalai prima di svenire definitivamente.
E il buio
l’ebbe vinta ancora una volta.
La
stanza delle mappe:
Giorno a todos!
Per non farvi scappare
tutti al primo capitolo, sarò breve ^^" (Dannazione... sono
una frana con le presentazioni...)
Questa fan fiction
è nata mentre leggevo il terzo volume della saga de "Il
labirinto" (sì, perchè io l'ho letta quando
ancora non si chiamava "Maze runner"), il resto è semplice:
la mia fantasia ha messo insieme i pezzi e questo è il
risultato.
E' una storia d'amore
con protagonista Newt, palesemente voluta, per cui prendetela come
viene ^^" anche se sarà mia premura non diventare troppo
sdolcinata in modo da mantenermi nel contesto. Il titolo è
preso dalla omonima canzone degli Imagine Dragons "Demons" appunto, la
scelta è dovuta sia dal fatto che ascoltavo questa canzone
mentre ho scritto il primo capitolo sia perchè
secondo me in alcuni passaggi rispecchia Newt.
Vi avverto, i capitoli
saranno di lunghezza variabile, per questo motivo ho preferito
inserirla come raccolta. Non ripercorrerò infatti tutto
l'arco narrativo, ma estrapolerò solo determinate scene
riadattandole secondo le mie esigenze.
Per ultimo
seguirò prettamente la trama dei libri, solo in alcuni punti
prenderò spunto dal film.
Spero davvero possa
piacervi quindi ^^
Ora vado a cercare di
farmi venire in mente un nome per la protagonista...
Alla
prossima,
Marta
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