ARTEMISY

di Jeanger
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Ciao a tutti! Mi chiamo Valeria, scrivo da tempo su questo sito, ma per un periodo mi sono fermata. Ora però sono tornata, e ho intenzione di completare al più presto questa storia. Spero che mi sosterrete, lascerete commenti e mi seguiate.
Se volete ho un account su wattpad, mi chiamo jeanjervs. Sarei felice di seguirvi. Bene, ora bando alle parole, buona lettura.
 
Prologo – Sogni
-Corri!-
-Non… non ci riesco-
Caddi rovinosamente a terra. Dietro di me il rumore di passi che si avvicinavano di corsa. Il ragazzo che mi precedeva si fermò, tornò in dietro e si abbassò preoccupato alla mia altezza, mi prese per le ascelle, rimettendomi in piedi, poi mi prese la mano e continuammo a correre.
-Ci stanno raggiungendo- respirava affannosamente per la corsa.
-Ho paura-piagnucolai io.
-Anche io. Ma ne avrai molta di più se ti prendono. Presto-
Mi voltai.
Delle guardie vestite con pesanti armature di metallo e grossi elmi con le corna ci rincorrevano.
L’adrenalina mi fece mettere le ali ai piedi, riuscii a tenere il passo del ragazzo e aumentammo l’andatura.
-Li stiamo distanziando- disse lui.
Voltammo per un vicolo. Corremmo fino alla fine.
-E’ un vicolo cieco!- dissi io, posando le mani sul muro.
Il ragazzo si abbassò, aprì un tombino.
-Presto, qui dentro-
-Come…-
-Scendi, a dopo le domande-
Mi ci infilai senza pensarci due volte, lui fece lo stesso e se lo richiuse alle spalle prima che le guardie ci raggiungessero.
Eravamo in una fogna puzzolente, un tunnel di pietra, l’acqua fetida ci lambiva le caviglie.
-Di qua- disse.
Lo seguii, non potevo fare altrimenti.
-Dove stiamo andando?-
Lui non rispose.
Si fermò, appoggiò una mano alla parete e tastò le pietre.
-Dovrebbe essere questa-
Guardai la parete.
-Non vedo nulla-
-E’ questa qui, ne sono sicuro- guardò meglio, poi spalancò gli occhi. -Ecco qui-
Spinse contro una pietra leggermente più sporgente delle altri e una parte di muro si illuminò.
Una porta nascosta si aprì rivelando una stanza illuminata da candele dalla inquietante luce blu.
Il ragazzo si guardò alle spalle, poi entrò.
-Dove siamo?-
Al centro della stanza c’era una specie di grande vasca di cristallo blu riempita di acqua nera.
-Cos’è?- ero intimorita.
-Va tutto bene- mi prese per mano e mi trascinò verso la vasca.
-No! Cos’è? Non mi piace questo posto-
Il ragazzo mi portò vicino la vasca e si fermò. Si girò verso di me, mi mise le mani sulle spalle e si abbassò alla mia altezza.
-Ascoltami, devi entrare in quella vasca-
-Cosa?-
-Lo so che ti fa paura, ma credimi, è l’unico modo-
-Per fare cosa?-
-Non posso spiegartelo ora, ma devi farlo-prese la collana che aveva al collo, un cilindro di pietra azzurra. Mi mise la collana al collo e mi posò una mano sul petto, proprio sopra al cuore.
-Non la perdere. Questo è un varco. Dove andrai sarai al sicuro-
-Cosa mi succederà? Verrai con me?-
Lui mi guardò con un misto di apprensione e tristezza.
-Non posso...-
-Vuoi che vada da sola?-
-Devo restare qui. Ti prometto che verrò a prenderti-
-Quando?-
-Quando sarò il momento-
Sentimmo il rumore delle armatura che si avvicinavano.
-Stanno arrivando- disse lui alzandosi. -Entra-
Guardai la vasca e feci segno di no con la testa.
Per tutta risposta lui mi sollevò e mi buttò dentro la vasca di peso. Prese una candela e la buttò dentro. L’acqua, come se fosse petrolio, prese fuoco.
Urlai in presa al panico.
-Eccoli qui!- le guardie ci avevano trovato e  ora stavano davanti la porta e ci guardavano in cagnesco.
Il fuoco verde mi lambì il corpo, urlai, pensando di bruciare, ma non provavo dolore.
Guardai quel ragazzo che teneva ora in mano un piccolo spadino.
-E’ troppo tardi ormai- disse sorridendo ferino alle guardie.
Guardai le mie mani che scomparivano mano a mano che il fuoco bruciava il mio corpo.
Senti le gambe cedere sotto il mio peso. Mi appoggiai alla parete della vasca e guardai il ragazzo che combatteva contro le guardie.
-No…-
Volevo aiutarlo, ma non riuscivo più a muovermi. Provai ad allungare le mani. Non c’erano più, come il resto del mio corpo. Nell’ultimo sprazzo di luce, vidi il ragazzo cadere a terra di peso, una grossa spada trapassargli il corpo.
 




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