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Capitolo XV.
Too late.
"C'era qualcosa in lei, qualcosa nel loro modo di rapportarsi che gli aveva fatto perdere la ragione.
In mancanza di una definizione migliore, poteva chiamarla una sensazione di gioia, di spontaneità, di quieto benessere."
●Nicholas Sparks●
Stare sotto alle coperte in quel letto comodo per Amy era come
essere in paradiso. Se avesse potuto sarebbe rimasta lì sotto
per tutto il giorno, o per tutta la vita. Guardò il display del
cellulare e l'improvvisa luce l'accecò per un paio di secondi
poi, con un occhio mezzo aperto, riuscì a leggere l'ora. Erano
solo le otto e mezza, ecco perché era ancora così stanca.
Tra l'ora tarda in cui rientrarono e la difficoltà con cui era
riuscita a prendere sonno probabilmente aveva dormito solo tre o
quattro ore. Si stropicciò entrambi gli occhi, ma invece di
scostare le coperte decise di tirarsele ancora più sopra la
testa e sistemare meglio il cuscino. Voleva riaddormentarsi e
svegliarsi nel pomeriggio. Tanto anche Penny non si sarebbe alzata
tanto presto.
Appena richiuse gli occhi
però immediatamente le venne in mente quello che era successo
con Sheldon soltanto poche ore prima. Aprì gli occhi di scatto
ricordandosi della sua dichiarazione, se così si poteva dire.
Come avrebbe dovuto agire adesso? Avrebbe potuto far finta di nulla
dato che quasi sicuramente non si sarebbe ricordato niente, ma se
invece si fosse ricordato? Se le avesse confermato che il "mi piaci"
veniva davvero da lui e non dall'alcol sarebbe stata pronta per
accettarlo?
Perché era questo che la preoccupava.
Perché se Sheldon si fosse
fatto avanti chiedendole addirittura di diventare la sua ragazza Amy
non avrebbe saputo cosa rispondere.
Da una parte era proprio quello che
voleva, voleva smettere di considerarlo un semplice amico e voleva che
lui facesse altrettanto. Voleva che Sheldon guardasse solo lei,
toccasse solo lei e baciasse solo lei.
Dall'altra parte però sapeva
che sarebbe stato molto difficile. Avrebbe dovuto fare i conti con una
persona insicura e difficile da capire nonostante tutte le maschere che
indossava per nasconderlo. C'era anche da tenere conto tutte le ragazze
avute prima, le sue gare in cui rischiava perennemente la vita e tutto
ciò che non aveva mai avuto il coraggio di rivelarle.
Perciò in definitiva, si fidava davvero di lui?
Sarebbe stato il ragazzo giusto per lei? L'avrebbe resa felice?
Non poteva saperlo, non finché non ci avrebbe provato.
Mentre era ancora immersa nei suoi
pensieri sentì dei passi strascicati muoversi dietro di lei,
l'aprirsi dell'anta del mobile e poi il rumore di un barattolo cadere
al suolo seguito da un'imprecazione detta a bassa voce.
Puntò i gomiti sul materasso
e si alzò quel tanto che bastava per vedere la scena di fronte a
lei. Penny si era appena accovacciata per raccogliere il barattolo e
quando diede un'occhiata all'interno lo appoggiò malamente sul
mobile facendo altro rumore. Penny si girò appena, con il viso
ancora imbronciato, e notò lo sguardo di Amy da dietro il
divano-letto.
« Oh, scusa, ti ho svegliata. » mormorò dispiaciuta allacciandosi meglio la vestaglia.
« No tranquilla, ero già sveglia. »
Penny annuì e si passò
due dita sugli occhi. « Ieri sera credo di aver bevuto un po'
troppo e adesso sono qui con un mal di testa pazzesco. La prossima
volta giuro che non bevo una sola goccia di vodka. »
« Come se ne fossi davvero
capace. » entrambe si guardarono per due secondi poi scoppiarono
a ridere. La bionda si sedette sul letto dopo che Amy si spostò
un po' per farle spazio.
« Dobbiamo parlare, Amy. C'è una cosa che devo dirti. »
L'amica seduta al suo fianco sospirò appena. « Anche io devo dirti una cosa. »
Penny la guardò leggermente sorpresa. « Oh, davvero? Che cosa? »
Amy passò una mano sulle
lenzuola cercando di prendere un po' di coraggio. Le era sempre stato
difficile confidarsi con qualcuno, anche se si trattava della sua
più cara amica. « Solo se inizi tu per prima. »
disse infine.
Penny incrociò le gambe e
portò entrambe le mani nello spazio che si era creato dove
iniziò a torturare la stoffa arancione che copriva il materasso.
« Ieri sera sono stata così bene con Leonard che alla fine, quando siamo tornati a casa, l'ho baciato. »
« Lo so vi ho visti. »
Penny abbozzò un sorriso.
« Giusto, me ne ero dimenticata. Comunque è
stato...è stato davvero bello anche se purtroppo non me lo
ricordo molto bene. Mi ricordo solo il modo in cui mi ha guardata
quando ci siamo lasciati e ti assicuro che nessuno mi aveva mai
guardata così. È stato uno degli sguardi più belli
che io abbia mai visto. » il sorriso invece di ingrandirsi si era
fatto sempre più ridotto fino a scomparire.
Amy aggrottò leggermente la
fronte davanti alla sua espressione. « Non capisco...vi siete
baciati e ti è piaciuto, perché allora hai quella faccia?
»
Penny girò la testa
dall'altra parte e si passò una mano dietro alla nuca. Quando
faceva così era perché era tesa per qualcosa, ormai la
conosceva bene. Solo non riusciva a capire cosa potesse renderla
così.
« È il fatto che mi sia
piaciuto che mi spaventa, Amy. Non so come dirlo...è come se
avessi paura di innamorarmi di nuovo. »
« Forse ho capito. » Amy
si avvicinò un po'. « Credo che tu abbia paura di soffrire
ancora come hai sofferto per gli altri ragazzi avuti prima. Hai paura
che anche Leonard possa ferirti. »
« Esatto. Credo sia questo il
motivo, ma ti assicuro che non penso assolutamente che Leonard possa
essere come gli altri. »
« Infatti non lo è.
» Amy sorrise cercando di essere confortante. « Sono
convinta che lui sia davvero innamorato di te e che farebbe di tutto
per renderti felice. »
« Questo lo so anche io.
Insomma, ogni volta che mangio da loro mi offre sempre la cena e ogni
tanto mi aiuta con le materie scientifiche. » Alzò lo
sguardo pensieroso. « Quest'idea deve averla presa da Sheldon.
»
« Senza contare quella volta che stava per inciampare dalle scale quando sei uscita con quel mini abito nero. »
Penny rise. « Hai ragione, ci è mancato davvero poco che rotolasse per tutti e quattro i piani! »
« Sheldon mi ha detto che solo
con te fa così. Non ha mai offerto la cena a nessuna né
si è mai soffermato così tanto a guardare una ragazza
come con te. In genere rivolge solo qualche sguardo superficiale e
nulla di più, come se nessuna fosse degna della sua attenzione.
»
« Davvero? » disse,
aggrottando le sopracciglia un po' sorpresa. Era così diverso il
Leonard che vedeva tutti i giorni rispetto a quello descritto da Amy.
Non si aspettava un atteggiamento tanto freddo e distaccato.
« Sta diventando un tenerone
grazie a me! » rise di nuovo Penny prendendo un cuscino e
appoggiandoselo sulla pancia. « Poi ci manca solo che mi porti al
Luna Park e che mi regali uno di quei mega orsi coccolosi e poi siamo
la classica coppia di liceali che si vedono nei film. »
« Stareste comunque benissimo
insieme. » disse sinceramente Amy addolcendo lo sguardo. Anche
Penny le rivolse un sorriso e le accarezzò il dorso della mano.
Dopo una decina di secondi si alzò e si diresse verso i fornelli
decisamente più di buon umore rispetto a quando si era appena
alzata.
« Tu invece che cosa volevi dirmi? »
Amy aprì e richiuse la bocca un paio di volte, colta alla sprovvista. Accidenti, pensava si sarebbe dimenticata.
« Niente di importante, lascia stare. » disse facendo un gesto evasivo con la mano e dandole la schiena.
Penny si appoggiò al tavolo
ed incrociò le braccia al petto. « Amy, tesoro, cosa
volevi dirmi? » disse severa senza lasciare alcuna
possibilità ad Amy di mantenere la propria privacy. Ma aveva
davvero bisogno del parere di qualcuno in questo momento. In più
Penny non gliel'avrebbe fatta passare liscia se l'avesse tenuta
all'oscuro questa volta. Per cui, con un gesto sovrumano, si
girò verso di lei, prese il cuscino che poi strinse al petto ed
iniziò a parlare.
« Ieri sera ho portato a casa
Sheldon dato che non era in grado nemmeno di reggersi in piedi e l'ho
portato in camera sua per metterlo a dormire...»
« Okay...» disse Penny
leggermente preoccupata per quello che stava per dire. Le parole alcol
e camera da letto di solito non portavano nulla di buono.
« Mi ha preso per i polsi e mi ha tirato verso di sé facendomi sdraiare sopra di lui e—»
« Oddio non mi dire che voi due...» disse portandosi una mano davanti alla bocca per lo shock.
« No no, non abbiamo fatto nulla. Però ha detto che gli piaccio da morire e poi...mi ha baciata. »
mormorò sentendo le guance
accaldate. Stava arrossendo al solo pensiero di quello che Sheldon le
aveva detto e di come l'aveva baciata.
Penny batté la mano sul
tavolo e le rivolse un sorriso entusiasta. « Visto?! Amy che cosa
ti avevo detto dal primo momento che vi siete visti? » Amy non
disse nulla per cui Penny rispose al posto suo. « Che Sheldon ti
aveva notata e che aveva subito mostrato dell'interesse per te. »
Amy sospirò non soddisfatta di quello che Penny le stava dicendo.
« A quanto pare
quell'interesse si è trasformato in una cotta, anzi in qualcosa
di molto meglio. » i suoi occhi brillavano per l'emozione, ma Amy
la guardò confusa.
« Si è innamorato di te. » concluse staccandosi dal tavolo per avvicinarsi a dove stava lei.
« Penny, era ubriaco. Avrebbe
anche potuto dire che la Terra è piatta ed esserne fermamente
convinto per quanto mi riguarda. Non lo pensava sul serio. »
Penny si passò entrambe le
mani nei capelli con un gesto esasperato. « Tesoro, lo hanno
capito anche i muri che vi piacete entrambi molto. Possibile che voi
due ancora non riusciate a capirlo? »
« Evidentemente i muri capiscono meglio i miei sentimenti. »
Penny ignorò la sua ultima
frase. « Quello che non capisci Amy è che non c'è
nulla di male se ti sei innamorata di Sheldon. »
Amy si bloccò a quelle
parole. Non era sbagliato innamorarsi di qualcuno, era sbagliato
innamorarsi della persona che non era giusta per sé.
« Io e lui siamo troppo
diversi. Non abbiamo niente in comune, come potrebbe anche solo
funzionare? » alzò la voce.
Penny scrollò le spalle con tranquillità. « Non potrai mai saperlo finché non ci provi. »
Touché. Era la stessa cosa che avrebbe voluto dirle riguardo a Leonard.
« Resta comunque il fatto che
Sheldon era ubriaco e che quello che ha detto potrebbe benissimo
esserselo inventato. »
« Quindi cosa intendi fare? »
« Farò finta che non
sia successo niente, che non mi abbia detto niente e che non mi abbia
baciato. Lascerò che le cose rimangano come prima. »
Penny si morse il labbro. «
Amy, se non ti fai avanti prima o poi arriverà qualcun'altra che
te lo porterà via e resterai per sempre con il rimpianto di non
essere tu la donna che gli rimarrà accanto. »
Amy avvertì un brivido lungo
la schiena. Penny sapeva come mettere in crisi qualcuno e sapeva anche
quali tasti toccare. Sapeva quanto rischiava a far passare troppo
tempo, ma non poteva rivelargli quello che provava per lui se ancora
non aveva nemmeno capito esattamente quali sentimenti provava nei suoi
confronti.
« Lascia stare Penny, dico davvero. »
Penny si arrese e tornata in cucina
si mise di nuovo alla ricerca del caffè nella dispensa. Ancora
non era riuscita a prepararselo ed era già passata un'ora. Si
innervosì parecchio. Aprì tutti gli armadietti ed i
mobiletti, ma non c'era alcuna traccia di caffè in casa.
« Ho finito il caffè.
Vado da Leonard a chiedergli se ne ha un po' da prestarmi. »
disse con un tono che lasciava capire tutto il fastidio che provava per
la situazione che si era appena venuta a creare, ovvero dover uscire
presto da casa ed andare in pigiama dai vicini solo per del
caffè.
Aprì la porta con un gesto
stizzito, ma invece di uscire si fermò sulla soglia e
lanciò un'occhiataccia ad Amy.
« Beh, cosa c'è? » disse quest'ultima non capendo il motivo di quello sguardo.
« Non vuoi venire a vedere come sta Sheldon? »
« Devo proprio? »
Penny sospirò. « Sì, devi proprio. Ora muoviti che ho un disperato bisogno di caffè. »
Lentamente si alzò dal letto
e raggiunse l'amica che intanto era già davanti alla porta
dell'appartamento di fronte al loro. Bussò un paio di volte, ma
non rispose nessuno così girò la maniglia e trovò
la aperta. Strano, Leonard era stato l'ultimo ad entrare ed era
abbastanza lucido da ricordarsi di chiudere a chiave. Evidentemente
qualcuno era già sveglio.
Quando entrarono videro il salotto e
la cucina immersa nel buio. Le pesanti tende tirate in modo da non far
passare neanche un filo di luce.
Penny cercò l'interruttore che accese illuminando la stanza.
« Ehi, spegni subito quella dannatissima luce! »
Penny sobbalzò spaventata e immediatamente vide uno Sheldon seduto al bancone della cucina che la guardava malissimo.
« Sheldon non ti avevo visto! Che spavento. » disse la bionda portandosi una mano sul petto.
« La luce. Spegnila. »
disse con tono grave indicando l'interruttore. Penny, anche se confusa,
obbedì. Ora che tornarono al buio riuscivano a distinguere a
malapena il suo profilo.
Ci volle un po' prima che gli occhi si abituassero all'oscurità.
« Va...va tutto bene? »
chiese Amy un po' titubante. A giudicare dal viso pallido e le occhiaie
profonde la risposta era piuttosto scontata.
« Ho una terribile emicrania
per questo vi ho detto di spegnere la luce. » mormorò
appena, passandosi entrambe le mani sugli occhi. La sbornia non era
ancora passata e chissà quanto ci sarebbe voluto ancora prima di
riprendersi completamente. Aveva davvero esagerato la sera prima se ne
rese conto, ma non aveva potuto farne a meno. Almeno per un paio d'ore
gli sembrava che tutto stesse andando bene. Aveva pure rivelato ad
Howard dettagli che avrebbe preferito tenere per sé e questo lo
faceva arrabbiare. Doveva imparare a controllarsi e smetterla di
rivelare tutto quello che provava o pensava non appena beveva un po'
più del solito. Non si ricordava esattamente quanto e cosa dei
pensieri che lo attanagliavano aveva confidato al suo amico, ma era
certo che riguardassero Amy. Chissà cosa gli aveva detto,
dannazione.
« Sono solo venuta per
chiederti se avevi del caffè da darmi, ma non importa ce ne
andiamo. » disse Penny frettolosamente pentendosi di averlo
disturbato la mattina presto. Promemoria per i giorni futuri: mai
andare da Sheldon il giorno dopo una pesante sbornia.
Sospirando Sheldon si alzò e
cercò nel mobiletto in alto se trovava quello che l'amica gli
aveva appena chiesto. Dopo aver fatto passare ad uno ad uno i barattoli
all'interno, riuscì a distinguere quello rosso contenente il
caffè.
« Non è che ne prepareresti un po' anche a me? » chiese porgendole l'oggetto.
Penny lo afferrò ed annuì. « Certo. »
Rigirò il barattolo tra le
mani per qualche secondo e si mordicchiò il labbro. «
Però non riesco a preparare nulla se stiamo al buio. »
Sheldon la guardò in
cagnesco. Questo voleva dire che c'era bisogno di luce e in questo
momento odiava la luce con tutto se stesso. Nonostante ciò si
fece forza con tutto se stesso ed andò verso la finestra
scostando così le tende e lasciando che la stanza si illuminasse
di luce naturale.
« Fottuto sole. »
borbottò allontanandosi e inciampando quasi nel gradino del
rialzo mentre cercava di raggiungere la cucina. Si accomodò di
nuovo sullo sgabello mentre con due dita si massaggiava le tempie per
far passare il mal di testa.
Dopo qualche minuto che la macchina
del caffè era accesa nell'aria si diffuse un piacevole profumo
di caffè che fece venire fame ad Amy mentre fece disgustare gli
altri due. Ecco perché non beveva mai tanto, perché non
voleva ridursi nello stesso stato pietoso in cui si trovavano Sheldon e
Penny in questo momento.
Amy si sostituì all'amica
dopo che quest'ultima si chiuse in bagno per della nausea improvvisa e
versò quanto più caffè possibile nelle tazze dei
due ragazzi e quello che avanzava in una tazza più piccola per
sé.
Sheldon mescolava lo zucchero con
aria pensierosa ed Amy lo fissava curiosa domandosi cosa gli stesse
passando per la mente. Forse stava cercando di ricostruire quello
accaduto la sera prima, chissà dove si fermavano i suoi ricordi.
Se al terzo Long Island al bar, dopo avergli preso le chiavi della
macchina o una volta arrivato a casa.
« Ieri sera, dopo che mi hai portato a casa e mi hai messo sul letto...»
Ad Amy quasi andò il
caffè di traverso sentendo quelle parole. Allora si ricordava
molto più di quanto immaginava.
« Ti ho...ti ho detto qualcosa
o...fatto qualcosa? » alzò lo sguardo e la fissò
intensamente mentre Amy sentiva lo stomaco contorcersi nella paura di
quello che avrebbe potuto dirgli.
Se rivelava le esatte parole che le
aveva detto c'era il rischio, anzi, la concreta possibilità che
si rimangiasse tutto affermando che la colpa era solo della birra e che
non lo pensava affatto. Avrebbe di nuovo avvertito quella stessa
delusione avuta per il quasi bacio sul tetto del locale, cosa che si
era ripromessa non sarebbe mai accaduta di nuovo.
Se mentiva però non avrebbe
mai saputo che cosa pensasse veramente di lei. Se invece avesse detto
che sì quelle cose le pensava davvero?
Non aveva idea di cosa fare.
Non sapeva cosa ascoltare, se il suo cervello o il suo cuore.
« Allora? » la spronò a dargli una risposta.
Amy scosse la testa. « No, non
hai detto né fatto nulla. Quando ti sei sdraiato ti sei
addormentato subito. » disse senza lasciar trasparire alcuna
emozione.
Sheldon non sembrava convinto di
quello che aveva detto ed Amy ebbe la sensazione che lui in
realtà sapesse, che si ricordasse e che stesse solo cercando di
avere una conferma da lei.
« D'accordo, meglio
così allora. » disse portandosi la tazza alle labbra e
sorseggiando lentamente la bevanda.
Amy abbassò gli occhi sul
tavolo pentendosi già della bugia che gli aveva detto.
Nascondere la verità non sarebbe servito a niente, lo sapeva
bene, ma la paura di un altro suo rifiuto fu più forte.
« Quando te lo dirò voglio essere sobrio. »
Amy appoggiò la tazzina sul
tavolo non sicura di quello che le aveva appena detto. Gli occhi fissi
nei suoi in cerca di una risposta che ovviamente non le avrebbe mai
dato, non ora per il momento.
« Cos'è...cos'è
che mi dirai? » disse in un sussurro. Sheldon piegò
leggermente gli angoli della bocca in una specie di sorriso e quando
schiuse la bocca per rispondere Penny entrò nuovamente in
salotto, pallida e con una mano appoggiata sullo stomaco.
« Io non mi sento tanto
bene...» disse guardando entrambi. « Credo che
rimarrò nel letto tutto il giorno. »
Amy annuì e Penny uscì
per tornarsene a casa sua. Dopo che chiuse la porta tornò a
guardare il ragazzo seduto di fronte a lei, ma lui si era già
alzato e aveva appoggiato la tazza mezza vuota nel lavandino. Fremeva
dalla curiosità di quello che stava per dirle.
« Vai da Penny adesso? »
Stava sviando il discorso, accidenti.
« Credo di sì, anche se avrei preferito tornamene al campus dato che sta male. »
« Potresti restare qui se vuoi e prenderti cura di me. » disse con un sorrisetto.
Amy incrociò le braccia al petto. « L'alcol deve aver bruciato l'unica parte sana del tuo cervello. »
« Dai, ti prego, fammi
compagnia! Non ho voglia di stare qui da solo. » disse
abbandonando il sorriso ed Amy pensò che fosse ancora più
carino con quello sguardo carico di supplica. Non sarebbe riuscita a
dirgli di no e, ovviamente, non aveva nessun motivo né
intenzione di rifiutare quell' invito.
« Va bene, ma fammi andare a cambiare almeno. » disse aprendo la porta.
« Perché? Sei
tremendamente affascinante anche con il pigiama. » ammiccò
con lo sguardo ed Amy alzò gli occhi al cielo.
« Sì, come no, nei tuoi
sogni forse. » una volta di spalle sorrise per quel complimento
anche se sembrava una mezza presa in giro.
« Ah, Pigeon...» Amy si voltò. « Per quella cosa dovrai aspettare. »
Amy stette tutta mattina e buona
parte del pomeriggio a casa con Sheldon. Gli preparò il
caffè cercando di farlo il più forte possibile per
tirarlo un po' su, lo costrinse a bere molta acqua per fargli smaltire
l'alcol che ancora aveva nel corpo e gli portava degli antidolorifici
quando si lamentava per il mal di testa. Si accorse che stargli vicino
e prendersi cura di lui non le dispiaceva affatto, ma sperò che
non si sarebbe mai più ridotto in quelle condizioni.
Avevano parlato a lungo, avevano
guardato un film, avevano anche giocato alla playstation. Sheldon si
riprese in fretta dalla sbornia e nel pomeriggio sembrava l'avesse
smaltita quasi del tutto.
Amy appoggiò il joystick sul tavolino e si alzò passandosi le mani sui pantaloni.
« Dove vai? » chiese il ragazzo con aria interrogativa.
« Ormai stai benissimo, posso
anche tornare al campus adesso. » disse con ovvietà
cercando poi la borsa che trovò dietro uno sgabello della cucina
e che si mise a tracolla.
« Allora ti accompagno. » affermò prendendo subito le chiavi della macchina.
« No, non ti preoccupare. Non ce n'è bisogno. »
« Sei sicura? »
« Certo...» disse non
del tutto convinta. Aveva solo bisogno di stare un momento da sola,
lontana da lui per mettere un po' in ordine i pensieri. Però al
tempo stesso voleva restare con lui il più possibile, come se
non ne avesse ancora abbastanza. « Forse è meglio se resti
qui e non usi la macchina. Sembra tu stia bene, ma non sono sicura che
ti sia ripreso del tutto. »
Sheldon sorrise appena. «
D'accordo, come vuoi. Se la mia infermiera personale dice che è
meglio se sto ancora a casa allora farò così. »
Rimase un po' sorpresa. Non si aspettava che l'ascoltasse e facesse quanto gli aveva detto.
« Allora ci vediamo in università? » continuò lui ed Amy annuì.
« Ti aspetto per pranzo domani. E non fare tardi come sempre. » lo rimproverò ridacchiando.
« Solo se non mi addormento durante le lezioni o vengo fermato da qualcuna nei corridoi. »
A quell'ultima affermazione Amy
indurì l'espressione del viso e Sheldon si accorse di quello che
aveva detto senza pensarci, tant'è che smise immediatamente di
ridere e si avvicinò a lei la quale però si limitò
a dargli le spalle.
« Beh, a domani. » lo
salutò freddamente uscendo dall'appartamento. Ovviamente doveva
sempre puntualizzare il suo successo tra il genere femminile
dell'università e questo suo modo di atteggiarsi la faceva
andare su tutte le furie. Cosa voleva ottenere continuando a rimarcare
quel punto restava un mistero.
Prima di tornare al campus
passò davanti al bar che si trovava solo a pochi metri dal
condominio in cui abitava la sua amica per prendersi un caffè.
Non c'era niente di meglio di un po' di caffeina quando era tesa e
nervosa per qualcosa.
Una volta entrata si sorprese nel
vedere Bernadette seduta al tavolo con una ragazza. Chissà chi
era, non l'aveva mai vista. Appena l'amica la vide ferma all'ingresso
che le guardava alzò un braccio nella sua direzione e con un
grande sorriso la invitò a sedersi con loro. Amy, un po'
titubante, accettò l'invito.
« Ciao Amy, che piacere
vederti! Se avessi saputo che eri liberi ti avrei invitata prima,
stiamo quasi per andare via noi. »
« A dire il vero sono rimasta
quasi tutto il giorno a casa con Sheldon. » Notò la
ragazza amica di Bernadette aggrottare la fronte e fissarla
attentamente.
« E come mai? » indagò Bernadette allungando la sedia con il piede per farla sedere.
« Ieri sera l'ho portato a
casa, ti ricordi in che condizioni si ritrovava no? Ecco, così
stamattina sono andata a vedere come stava e dato che Penny non si
sentiva bene e io non sapevo né come tornare al campus né
dove andare, Sheldon mi ha chiesto di rimanere lì e di passare
un po' di tempo con lui visto che si annoiava a stare da solo tutto il
giorno. » spiegò tranquillamente non accorgendosi che
qualcun altro avrebbe potuto trovare ambigue quelle parole. Con la coda
dell'occhio vide sempre la misteriosa ragazza squadrarla da capo a
piedi con un'espressione che sembrava leggermente infastidita. Ma cosa
aveva da guardarla così?
« Sei una delle sue nuove
amichette con cui piace divertirsi per qualche ora a letto per poi
scaricarle in malomodo il giorno dopo? » chiese la sconosciuta
dopo un lungo silenzio ed Amy rimase spiazzata da quella domanda detta
con così tanta tranquillità.
Amy ci mise qualche secondo prima di rispondere. « N-no, io non—»
Bernadette si intromise, salvandola. « Amy lei è Alex, Alex lei è Amy. »
Quindi quella ragazza mora, dagli
occhi azzurri e molto bella era Alex, la migliore amica di Sheldon. Ma
perché la stava guardando con astio e perché aveva
insinuato fosse una delle tante che Sheldon si portava a casa?
« Amy è amica di Penny,
la loro nuova vicina di casa. Ed è diventata anche molto amica
di Sheldon, ma non è quel genere di amica che intendi tu.
» spiegò tranquillamente Bernadette rivolta ad Alex e
quest'ultima abbandonò l'espressione tesa per assumerne una
decisamente più sollevata.
« Oh, scusa io non lo sapevo.
Quando hai detto che Sheldon ti aveva chiesto di rimanere perché
si annoiava, sai, ho subito pensato fossi una di quelle che non ci
pensava un secondo a finire nel letto con lui. »
Amy sorrise appena. « Non fa
niente, non preoccuparti. » Improvvisamente si ritrovò a
pensare a quante "amichette" avesse avuto nel corso degli anni, a
quante si erano fermate da lui o da quante lui si era fermato e
sentì accendersi ancora una volta la fiamma della gelosia.
« Stasera io e Howie andiamo a
vedere un concerto in un locale dato che il chitarrista è un suo
amico, perché non vieni anche tu? Possiamo dirlo anche ai
ragazzi. »
« A dire il vero sono
già impegnata con Sheldon stasera. Ci sono delle cose che
dobbiamo dirci. » rispose finendo di bere la sua cioccolata.
« Certo, immagino che dopo
cinque mesi avrete un sacco di cose da raccontarvi. Ma la prossima
volta non osare darmi buca, d'accordo? »
Alex rise. « D'accordo, te lo prometto. » Si alzarono entrambe e si abbracciarono a lungo.
« Ora devo andare, sono
piuttosto di fretta. È stato un piacere conoscerti, Amy. »
disse velocemente mentre prendeva borsa e giacca e si avviava verso la
cassa per pagare.
Al tavolo Bernadette si sporse un
po' verso Amy ed abbassò la voce. « Alex è sempre
stata molto protettiva nei confronti di Sheldon ecco perché ti
ha detto quelle cose, non l'ha fatto per cattiveria. »
« Certo, capisco...»
« Il fatto è che non ha
mai sopportato l'idea che Sheldon passasse da una donna all'altra con
così tanta frequenza. Sai quante volte hanno litigato all'inizio
per questa cosa? Alla fine Alex si è arresa e ha smesso di
ficcare il naso nelle sue faccende. »
« Non capisco però,
infondo a lei cosa importa di quello che lui fa o con chi esce? »
E neanche a lei avrebbe dovuto importare quello che lui faceva, si
ricordò.
« Credo sia perché non
vuole vedere un suo amico lasciarsi andare in questo modo. Forse ha
paura che comportandosi così si ritroverà in futuro a
soffrire. Oppure chissà, magari è solo gelosa delle altre
ragazze. » All'ultima frase Bernadette sorrise ed Amy
intuì che l'aveva detto solo per scherzo. E sperò fosse
così.
« Che ne dici se ci facciamo un giro? » continuò la bionda ed Amy, con un sorriso, accettò l'invito.
Leonard si recò
nell'appartamento di fronte al suo ed entrò senza nemmeno
bussare. Penny, seduta sul divano, lo guardò un po'
indispettita.
« Ma perché qui nessuno bussa mai? »
« Perché pensavo
dormissi e non volevo disturbarti. » disse tranquillamente mentre
cercava qualcosa da bere nel frigorifero, il tutto come se fosse stato
a casa sua.
« E se mi trovavi a dormire cosa avresti fatto? »
Leonard si portò alle labbra
la bottiglia di birra e si fece pensieroso. « Non lo so, avrei
guardato la tv probabilmente. »
Penny sospirò ed
iniziò a ridere. Quei due vicini di casa erano parecchio strani,
doveva ammetterlo. Eppure adorava il fatto che si comportassero in
questo modo.
« Fortuna che eri già sveglia altrimenti con il tuo russare non avrei sentito una sola parola. »
Penny aprì la bocca per lo
shock. « Leonard! » urlò lanciandogli un cuscino
addosso. « Io non russo! »
Lui ridacchiò e le
rilanciò il cuscino a sua volta. « Sì che russi.
Sheldon voleva persino registrarti e farlo sentire agli altri. »
Penny si sedette sul bracciolo del
divano e si passò una mano sulla fronte. « Dimmi che non
lo ha fatto davvero. »
« No, sono riuscito a convincerlo a non farlo. Per fortuna. »
« Grazie allora. Te ne
sarò per sempre grata. » disse ridendo, lasciando cadere
il cuscino per terra ed abbandonando il bracciolo per sedersi accanto a
lui.
Per diversi minuti restarono in silenzio, Penny teneva lo sguardo basso e Leonard sorseggiava la sua birra con estrema lentezza.
« Le cose si sono fatte strane
tra di noi, eh? » disse all'improvviso il ragazzo mentre teneva
lo sguardo fisso davanti a sé.
Penny non disse nulla. Si
limitò a torturare la pellicina del pollice confermando
mentalmente che aveva perfettamente ragione.
« Si è trattato solo di
un bacio tra ubriachi, nulla di più. » mormorò lei
dopo un lungo silenzio smettendo di tormentare il dito ed appoggiando
entrambe le mani sulle ginocchia.
« Il fatto è che io non
ero ubriaco, Penny. » disse con tono fermo girandosi quel tanto
che bastava per guardarla negli occhi. « Ero ben consapevole di
quello che facevo. Ma tu, invece, non lo eri. Per questo trovo tutto
strano, Penny, perché non ho idea di quello che tu stai pensando
o...provando. »
« Io...» si alzò
e camminò in tondo nella stanza. « Leonard, non voglio
prenderti in giro, ma il fatto è che non lo so. Non so cosa
penso né cosa provo in questo momento. Non riesco nemmeno a
capire se il bacio di ieri mi sia piaciuto o meno! »
« Capisco...» Leonard si
alzò a sua volta mettendosi di fronte alla bionda. «
Immagino che io ti sia servito soltanto per una pomiciata facile,
allora. A questo punto potevi chiedere a Sheldon, no? Lui è
esperto di queste cose. » disse duramente.
« Non sto dicendo questo, solo che—»
« E allora cosa? Qual è
il problema? » alzò la voce e Penny si sorprese nel
sentirlo usare quel tono con lei.
Non voleva dirgli che la sua paura
era quella di rimanere ancora delusa da qualcuno, non voleva ferirlo in
questo modo. Il suo silenzio portò Leonard ad emettere un lungo
sospiro.
« Senti, lascia stare. »
sbottò freddamente abbandonando la bottiglia mezza piena sul
tavolino ed uscendo da casa sua, sbattendo la porta.
Penny sprofondò sul divano e
si passò una mano sulla fronte chiedendosi perché doveva
sempre complicarsi tutto quanto.
Sheldon si presentò a casa di
Alex alle otto di sera. Bussò e dopo pochi secondi una ragazza
alta e dai vivaci occhi azzurri gli aprì la porta, mostrandogli
un sorriso.
« Ma guarda chi si vede. E in
perfetto orario aggiungerei. » disse squadrandolo dalla cima ai
piedi. Il solito sorrisetto strafottente, l'immancabile giubbino in
pelle e il suo fascino irresistibile. Non era cambiato affatto in quei
cinque mesi.
« Non potevo di certo perdermi questa serata. » affermò spostando il peso sull'altra gamba.
« Solo una birra? » disse indicando la bottiglia che aveva in mano. Sheldon fece spallucce.
« Mi dispiace, ma non ti farò compagnia questa volta. »
« Sei ancora sotto l'effetto
di una sbornia o hai paura di perdere ancora in una delle nostre sfide
a chi beve di più? »
« Diciamo che sto cercando di
smettere. » disse facendosi spazio per entrare. « E poi
perché solo l'odore mi fa venire da vomitare. »
Alex rise mentre si richiudeva la porta alle spalle. « Quando capirai che l'alcol non lo reggi? »
Sheldon la guardò torvo poi
appoggiò la birra sul tavolino e si sedette sul divano. Era da
tanto che non metteva più piede in quella grande casa. I
genitori di Alex erano gente benestante e lo si poteva capire dai
mobili pregiati e raffinati, dal parquet che rivestiva tutti i
pavimenti e dai quadri di qualche pittore famoso che il padre di Alex
amava mostrargli con orgoglio, ma che a lui non interessava affatto.
Alex lo raggiunse dopo poco e si
accomodo al suo fianco, appoggiando i piedi sul tavolino di cristallo.
Sheldon piegò l'angolo della bocca in un mezzo sorriso.
Nonostante tutto il lusso in cui era abituata a stare Alex non si era
mai vantata per questo, non aveva mai fatto sentire inferiore gli altri
solo perché possedeva qualcosa di pregiato.
« Ti prendo qualcosa da bere.
» disse la ragazza alzandosi improvvisamente e raggiungendo la
grande cucina dove iniziò a cercare nella dispensa mentre
Sheldon non le toglieva gli occhi di dosso.
Si conoscevano da un sacco di tempo
ormai, era stata la prima che avevano incontrato e con cui avevano
stretto amicizia una volta arrivati in città.
« Se non vuoi nulla di
alcolico allora dovrai fare senza. » disse chiudendo l'anta
dell'armadietto con un colpo secco e ritornando a sedersi accanto a lui.
« Fa niente. » tagliò corto.
Alex bevve dalla sua bottiglia
guardando un punto non ben definito davanti a sé con aria persa.
Sheldon si chiese a cosa fosse in realtà dovuta questa serata in
cui sarebbero rimasti solo loro. Era una cosa piuttosto strana
sopratutto se si considera quanto Alex amasse passare il tempo con gli
amici. Era sempre stata molto schietta e sfrontata, una ragazza dal
carattere forte e talvolta un po' autoritario e vederla ora, con
quell'aria apatica, a tratti malinconica faceva uno strano effetto.
Sembrava fosse stata prosciugata di tutte le sue energie, della sua
esuberanza ed ebbe come la sensazione che questo fosse legato a quanto
successo negli ultimi cinque mesi. Solo non aveva idea di cosa potesse
essere cambiato.
« Ti ricordi la prima volta
che ci siamo conosciuti? » iniziò lei senza distogliere lo
sguardo dal punto che stava fissando.
« Ovviamente, come potrei
dimenticarmelo? Ero al parco, di notte, quando ti ho sentito piangere
su una panchina. Quando mi sono avvicinato hai iniziato ad insultarmi
gridando di andarmene e di farmi gli affari miei perché non
erano cose che mi riguardavano...»
« E ovviamente da bravo
impiccione quale sei non solo non te ne sei andato, ma hai anche
insistito per riportarmi a casa. »
« Non potevo lasciarti da sola al parco di notte. Potevi imbatterti in un maniaco. »
Alex rise. « Il maniaco potevi
essere benissimo tu. Cristo, sono salita in macchina con te senza
nemmeno sapere come ti chiamavi. Hai idea di quanto sono stata stupida?
»
Sheldon le diede una pacca sul
ginocchio e ghignò divertito. « Ma così non mi
avresti mai conosciuto! Sai che vita noiosa e deprimenti avresti avuto
senza di me? »
Il sorriso che increspava le labbra
della ragazza si affievolì poco alla volta e dopo aver dato una
breve occhiata a Sheldon iniziò a fissare la bottiglia che
rigirava tra le mani.
« Ancora non mi hai detto cosa
ci facevi lì a quell'ora. » disse abbassando la voce.
Anche Sheldon divenne serio.
« Nemmeno tu se per questo. »
Alex appoggiò la bottiglia
sul tavolino, stanca di averla tra le mani. « Mio padre voleva
costringermi a tutti i costi a frequentare l'università di
Harvard. Io invece volevo continuare a suonare il basso nella mia band
e farci conoscere anche al di fuori della città. Avevamo
già pianificato praticamente tutto. »
Alex era la bassista di un gruppo
formatosi qualche anno fa, quando aveva appena iniziato a frequentare
le superiori. Era l'unica ragazza e per un paio di anni era stata anche
la fidanzata del cantante, Brian Barton, ragazzo con una grande
passione per il rock e fondatore vero e proprio della band. Si erano
lasciati perché lui non sopportava più l'idea di essere
vincolato in una relazione e preferiva essere una specie di "spirito
libero", in modo che potesse fare tutto quello che voleva.
« C'ero quasi riuscita, Sheldon, mi mancava pochissimo. »
La sua famiglia era sempre stata
soffocante, con il bisogno di chiuderla continuamente in una
immaginaria bolla protettiva e per questo l'idea di allontanarsi da
loro per inseguire il suo sogno era diventato, nel corso degli anni, un
bisogno impellente. E loro l'avevano ostacolata, come sempre.
« Ma mio padre non ha mai
accettato questa mia scelta, non voleva che sua figlia fosse
considerata una perdente, una nullità. Quella sera che ci siamo
conosciuti, la mattina stessa, mio padre mi dice che mi ha iscritta ad
Harvard, che avrei dovuto frequentarla a tutti i costi e che avrei
dovuto smettere di suonare il basso. Dovevo rinunciare al mio sogno
solo per uno suo capriccio. » alzò gli occhi con aria
mista tra il triste e il malinconico. « All'inizio pensavo di
andarmene lo stesso e fregarmi di quello che lui mi aveva detto, poi
però ho realizzato che questa è la mia vita e che avrei
dovuto accettarla per come era. Mio padre aveva deciso il mio futuro e
io dovevo semplicemente accettarlo. »
Sheldon serrò le labbra in
una linea dura. Aveva sempre pensato che fosse una ragazza forte, ma in
realtà non lo era affatto. Era una debole se aveva permesso a
qualcun altro di scegliere la sua vita.
« In più non avrei mai
potuto abbandonare il mio fratellino. Se me ne fossi andata non l'avrei
più rivisto e so quanto questo lo avrebbe fatto soffrire. »
Anche lui aveva lasciato sua sorella a casa, ma non si era mai chiesto quanto l'avesse fatta soffrire. Preferiva non saperlo.
Alex aveva iniziato a tormentarsi
nervosamente il tessuto dei pantaloni. Era una cosa che non aveva mai
rivelato a nessuno prima. Tutti erano convinti che avesse smesso di
suonare il basso solo perché si era semplicemente stancata come
spesso accade ad una passione adolescenziale.
« Eri molto brava me lo
ricordo. Credo di averti vista un paio di volte suonare insieme agli
altri in qualche locale. »
Alex gli mostrò un sorriso amaro. « Così brava che avevo perfino i miei fan. »
Sheldon appoggiò gli
avambracci sulle ginocchia e si fece pensieroso per qualche momento.
Voltò appena la testa verso di lei.
« Io avevo avuto una giornata
no. Non trovavamo un lavoro, non avevamo un soldo e Leonard aveva detto
che era tutta colpa mia se ci trovavamo in quel casino. In più
mia sorella mi aveva appena chiamato implorandomi di tornare e quando
le ho risposto di no mi ha detto che mi odiava. Sapevo che quella
sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei sentita e infatti così
è stato. »
Alex si morse il labbro. « Mi dispiace. » disse solo.
Alzò le spalle. « Le cose però sono migliorate, no? »
Alex annuì. Infondo non si
poteva di certo lamentare di come stavano le cose ora. Si era appena
laureata in medicina, anche se era riuscita a convincere suo padre a
farle frequentare un'università in città e non in un
altro Stato. Aveva svolto un tirocinio in un ospedale a Londra e, ora
che era tornata, poteva specializzarsi in chirurgia generale.
Esattamente come aveva fatto suo padre. E dato che anche lui era un
chirurgo famoso e molto rinomato non avrebbe avuto nessuna
difficoltà ad inserirsi in un ospedale e avere un posto di
rispetto.
Eppure nonostante i suoi successi
molto spesso si chiedeva cosa ne sarebbe stato di lei se avesse
continuato testardamente a seguire le proprie scelte invece di farsi
condizionare dagli altri. Sarebbe stata più felice? O sarebbe
stata una fallita?
Ovviamente non avrebbe mai potuto saperlo.
Restarono in silenzio per qualche
minuto. Un silenzio pesante, a cui non erano affatto abituati. Tra di
loro si rideva e scherzava, si litigava e ci si confidava. Non c'era
posto per il silenzio, ma a quanto pare quella sera era ciò di
cui avevano più bisogno entrambi.
« Gli altri non vedevano l'ora
di vederti. » ruppe il silenzio Sheldon tornando ad appoggiare la
schiena contro il divano. La fissava così intensamente che Alex
per la prima volta si sentì a disagio.
« Lo so, ma volevo che fossimo da soli. Dobbiamo parlare. »
Sheldon si chiese come mai fosse
diventata così improvvisamente tesa. Chissà di cosa
voleva parlare. Immediatamente un'espressione di stupore mista a
curiosità si dipinse sul suo volto.
« Non lo stiamo già facendo? »
Alex raccolse i capelli e se li mise
su una spalla. Gli occhi che con fatica incrociavano i suoi e i denti
che tormentavano il labbro inferiore.
« Alex c'è qualcosa che
non va? » chiese lui, abbassando la voce. Non gli piaceva questo
suo silenzio , quello sguardo teso e quel modo di mantenere le distanze
da lui.
Alex fece cenno di no con la testa,
poi increspò le labbra in un sorriso tirato. « Raccontami
cos'è successo in questi cinque mesi. Sbaglio o sono cambiate un
po' di cose, eh? » Alex era una ragazza intelligente dotata di un
ottimo spirito di osservazione e lo Sheldon che si era presentato
davanti alla porta anche se sembrava sempre lo stesso era in
realtà diverso dal ragazzo che aveva lasciato cinque mesi fa. Lo
leggeva negli occhi che qualcosa deve avergli scombussolato l'intera
esistenza.
Sheldon scrollò le spalle con
tranquillità. « Oh, beh, non è che sia successo poi
molto. Io sono sempre il solito ragazzo tremendamente affascinante da
cui le donne non riescono a stare lontane...» Alex, con le labbra
incollate alla bottiglia, rise. « Leonard si è preso una
cotta mostruosa per la nostra nuova vicina di casa e credo stia
diventando qualcosa di serio tra di loro da come Leonard mi ha
raccontato come si sono slinguati per dieci minuti fuori casa mia . Raj
si è appena lasciato con Lucy e Howard e Bernadette vanno avanti
come sempre. Direi che ho finito. »
Alex tracannò un generoso
sorso di birra poi agitò la bottiglia per vedere quanto liquido
fosse rimasto e, constatando che era appena finita, la
riappoggiò sul tavolino. « Quindi ti porti a letto una
donna diversa ogni volta? Ancora paura delle relazioni serie? »
Sheldon accavallò una gamba
sull'altra e smise di guardare la ragazza che aveva in parte a
sé. Appoggiò il gomito sul bracciolo del divano e con due
dita si passò il mento con aria pensierosa. Era un gesto che
faceva sempre quando era indeciso se rivelare o meno una determinata
cosa.
« A dire il vero è da
parecchio che non passo la notte con una donna rimorchiata da qualche
parte. » sussurrò accorgendosi troppo tardi di aver
rivelato una cosa che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Leonard.
Alex sgranò gli occhi
allibita da quello che aveva appena sentito. « Perché?
Cioè, insomma, è piuttosto strano. È successo
qualcosa? » Ad Alex brillarono gli occhi: forse c'era speranza
anche per lei, forse avrebbe potuto finalmente dirgli quello che
avrebbe dovuto dirgli molto tempo fa.
Sheldon inaspettatamente
iniziò a ridere. « Strano vero? Lo dico anche io, solo
che...» sospirò passandosi una mano nei capelli. «
Ti sembrerà ridicolo quello che sto per dirti, anzi mi prenderai
per idiota, ma il fatto è che non mi interessano più le
altre donne perché c'è soltanto una ragazza che vorrei
avere al mio fianco. » portò finalmente lo sguardo su di
lei e immediatamente i loro occhi si incrociarono. Alex avvertì
il cuore accelerare per quel contatto visivo. « Alex, credo di
essermi innamorato. » disse con un'evidente nota di
preoccupazione nella voce così come negli occhi.
La ragazza si portò una
ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrise imbarazzata.
Abbassò perfino lo sguardo e si sentì avvampare.
« Può capitare
quando...quando incontri la persona giusta. » abbassò la
voce e si avvicinò un po' di più a lui. Non poteva
credere a quello che aveva appena detto, non poteva credere che lui
avesse ammesso di essersi innamorato, e di lei per giunta. Non lo aveva
detto, ma il modo in cui la stava guardando non lasciava alcun dubbio.
Inoltre erano sempre stati molto legati e più di una volta li
avevano scambiati per una coppia.
Iniziò a giocare con la
bottiglia vuota che faceva passare da una mano all'altra per allentare
un po' la tensione. Sulle labbra si materializzò un grande
sorriso. Era felice, felice come non mai. Però non capiva come
mai non l'avesse ancora baciata, insomma le aveva appena detto
ciò che provava per lei, allora perché non farsi avanti?
Proprio quando Alex era intenzionata
finalmente a togliere quella distanza tra di loro Sheldon disse una
cosa che la lasciò completamente spiazzata.
« Dovresti conoscerla, è fantastica. »
La bottiglia che aveva in mano si
schiantò al suolo e il viso assunse un'espressione
indecifrabile. Tutto quello che aveva pensato fino a quel momento si
era rivelata solo un'illusione ed era crollato come se fosse stato un
castello di carte. Aveva creduto che fosse lei, aveva pensato che fosse
lei, era convinta che fosse lei e invece era un'altra. Si diede della
stupida mentalmente. Se Sheldon si fosse innamorato era ovvio che non
poteva essere lei. Si consideravano come fratelli ormai.
Facendosi forza per mostrarsi
indifferente si abbassò per raccogliere i pezzi di vetro sparsi
sul parquet sperando che non ci fosse nessun graffio a rovinare il
legno pregiato. Guardò una scheggia grande e un paio di righe
che segnavano il pavimento. Come se le fosse importato davvero qualcosa
di quello stupido parquet in quel momento.
« Aspetta ti aiuto. »
disse il ragazzo mettendosi sulle ginocchia e quando afferrò un
pezzo di vetro Alex glielo tolse malamente di mano.
« Lascia stare, faccio io.
» disse duramente. I capelli lunghi che le ricoprivano
metà volto nascondevano i suoi occhi lucidi.
Sheldon si sedette sul pavimento,
perplesso per la reazione della ragazza. Prima sorrideva serenamente
mentre ora era diventata improvvisamente cupa. La osservava in silenzio
mentre prendeva i pezzi della bottiglia e li appoggiava sopra il
tavolino.
« Va tutto bene? » chiese con voce grave.
« Benissimo, va tutto
benissimo! » sbottò spostandosi con un gesto secco i
capelli dalla faccia, dimenticandosi di rivelare così le
emozioni che si leggevano sul suo volto e che lei non voleva che lui
vedesse.
« A me non sembra invece!
C'è qualcosa che ti ha turbato. Cosa? » disse con tono
severo. Non poteva cambiare umore così all'improvviso e
sopratutto non per colpa sua. Non si sarebbe mai perdonato se avesse
fatto del male a quella ragazza.
Alex sospirò smettendo il
lavoro di pulizia. Si sedette sui polpacci e voltò il viso
dall'altra parte. « Anche se te lo dicessi non cambierebbe
nulla...» mormorò con un filo di voce cercando di
trattenere a stento il tremolio della voce.
« Cosa? Alex, cos'è che devi dirmi? »
La ragazza chiuse gli occhi e scosse
leggermente la testa. Aveva fatto male a farlo venire quella sera lo
sapeva bene, ma aveva davvero bisogno di lui. Solo che niente era
andato come aveva pianificato.
Vedendo che Alex tardava a parlare
Sheldon perse la pazienza. « Dimmelo dannazione! »
alzò la voce. « Perché devi essere sempre
così—»
« Sono innamorata di te, Sheldon. » disse tutto d'un fiato.
Sheldon boccheggiò incredulo
dalle sue parole. Si sarebbe aspettato qualsiasi cosa da lei, qualsiasi
tipo di rivelazione, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che quelle
parole sarebbero uscite proprio dalla sua bocca.
« C-cosa? »
« Hai capito benissimo. »
Sheldon deglutì sonoramente. « Da...da quando? »
Alex si passò una mano nei
capelli e si sedette sul divano lentamente, poi appoggiò
entrambe le mani sulle ginocchia che iniziò a stringere con
forza. « Non lo so, credo da un paio di anni...o forse dal primo
momento in cui ti ho visto. »
« Non me ne sono mai
accorto...» mormorò sedendosi anche lui e
appoggiandosi completamente al cuscino del divano.
Alex scrollò le spalle.
« Forse perché sei sempre stato troppo preso da tutte
quelle donne che ti giravano attorno per accorgerti di me. »
« Io ti ho sempre e solo considerato come un'amica, anzi come la mia migliore amica. »
« Io ho smesso di considerarti
un amico da un sacco di tempo. Ma se non ti ho mai detto nulla è
solo perché, beh, perché avevo paura di perdere la tua
amicizia. »
« Io non avrei mai—»
« So come avresti reagito.
» lo interruppe. « Avresti detto che non sarebbe cambiato
nulla, ma poi avresti iniziato a mostrarti sempre più
indifferente, mi avresti a poco a poco allontanata e non mi avresti
più trattata come mi hai sempre trattata. E io avevo troppa
paura di perderti così. » si morse il labbro e lo
guardò negli occhi anche se era difficilissimo farlo. «
Volevo dirti stasera ciò che provavo per te, finalmente mi ero
decisa e quando hai detto di esserti innamorato ero davvero, ma davvero
convinta che fossi io. E invece a quanto pare mi sbagliavo. » Due
lacrime sfuggirono al suo controllo rigandole le guance.
Sheldon si passò una mano
sulla fronte. « Perché deve sempre essere tutto
così complicato? » mormorò chiudendo gli occhi.
« Solo l'amore è complicato. »
Il silenzio piombò di
nuovo nella stanza. L'unico rumore era quello dei vetri gettati nella
spazzatura e del passo lento di Alex che si muoveva dalla cucina al
salotto.
« Lei lo sa? » domandò freddamente dandogli le spalle mentre gettava gli ultimi resti nell'immondizia.
Sheldon sospirò. « No. Non...non ho ancora avuto modo di dirglielo. »
« Oppure non hai avuto il coraggio, dico bene? »
Si mosse incerto sul posto. « Esatto. »
« Come si chiama? »
continuò addolcendo però il tono. Era pur sempre sua
amica e se lui era felice doveva esserlo anche lei.
« Amy. Io la chiamo sempre con
un nomignolo però perché all'inizio si ostinava a non
dirmi come si chiamava. È particolare, con quei cardigan assurdi
che solo lei indosserebbe senza vergognarsi e quel suo essere un po'
ingenua e infantile. Però è molto intelligente e sai una
cosa? Adora Neil Diamond. Cioè, chi lo ascolta alla sua
età? Penso sia l'unica. »
Alex vide con la coda dell'occhio il
suo sguardo illuminarsi non appena aveva iniziato a parlare di lei. Si
ricordava bene di questa ragazza incontrata al bar nel pomeriggio e
sorrise impercettibilmente pensando che mai e poi mai avrebbe creduto
fosse capace di innamorarsi, sopratutto di una ragazza così
diversa da lui.
« Allora dovrai darti una mossa oppure quando ti deciderai potrebbe essere troppo tardi. » disse apatica.
Sheldon sentiva quelle parole ripetersi nella mente come un eco.
Troppo tardi.
Aveva ragione, non poteva aspettare
inutilmente. Amy doveva sapere quello che provava per lei, doveva
conoscere i suoi sentimenti.
« È meglio se vai
adesso. » disse cercando di mostrarsi forte, come se non gli
importasse nulla, ma fallì miseramente non appena si mise di
fronte a lui.
Sheldon appoggiò entrambe le
mani sul divano e fece leva per alzarsi. « Hai ragione, è
meglio se torno a casa. »
« Sheldon non è colpa tua okay? È solo che voglio restare da sola adesso. »
« Va bene. » disse
semplicemente. Nessuno dei due mosse un passo, come se avessero paura
di rovinare per sempre la loro amicizia non appena uno dei due si
sarebbe voltato per andarsene. Ma forse ormai le cose non sarebbero
più state come prima.
Sheldon la strinse però in un
abbraccio. Si sentiva comunque in colpa per averla fatta soffrire,
anche se non aveva niente per cui incolparsi. Non poteva obbligare il
proprio cuore ad amare un'altra persona né poteva costringerlo
ad ignorare i sentimenti che provava per qualcuno.
Alex appoggiò la fronte sulla sua spalla.
« Sei una delle persone più importanti della mia vita, Alex. »
La ragazza chiuse gli occhi. « Così non sei d'aiuto. »
« Lo so, ma volevo dirtelo.
» Le prese le spalle e la allontanò leggermente dal suo
petto, poi le diede un bacio sulla guancia. Sospirò e si
allontanò da lei per raggiungere l'uscita. Prima che si
richiudesse la porta alle spalle sentì Alex chiamarlo un'ultima
volta.
« Se...se per caso te lo avessi detto prima che tu conoscessi questa Amy...»
« Forse ti avrei detto di sì. » la interruppe capendo cosa stesse per chiedergli.
Alex aprì la bocca un paio di volte prima di mormorare un flebile: « Capisco. »
Alex si girò dall'altra parte
e quando Sheldon chiuse la porta si sedette ai piedi del divano
portandosi le ginocchia al petto dove affondò la faccia mentre
le spalle avevano iniziato ad essere scosse per i singhiozzi.
Aveva aspettato troppo e ora l'aveva perso.
Sheldon riusciva a sentirla da
dietro la porta chiusa, anche se era piuttosto flebile. Gli dispiaceva
terribilmente per quello che stava provando Alex, ma non poteva farci
nulla. Era sicuro però che presto si sarebbe innamorata di un
ragazzo che l'avrebbe amata con tutto se stesso, rendendola felice come
mai lo era stata.
Iniziò a scendere le scale
mentre una leggera pioggerellina aveva iniziato a bagnarlo, ma lui non
se ne curò affatto.
Salì in macchina e mise in moto.
Ora sapeva cosa avrebbe dovuto fare con Amy, prima che fosse troppo tardi.
Come
promesso ho aggiornato in un tempo decisamente più accettabile,
rispetto alla pausa di 5 mesi con il capitolo precedente.
Sheldon a quanto
pare, della sera precedente, si ricorda molto più di quanto Amy
si fosse aspettata, ma nonostante questo lei fa finta di niente.
Dopo aver
parlato con Alex, Sheldon si accorge che non può far passare
troppo tempo o potrebbe essere tardi. Quindi come avrà
intenzione di agire? Presto lo scoprirete.
Leonard a quanto
pare non sopporta tutta questa indecisione da parte di Penny, ma lei
ancora non sa se può davvero fidarsi di lui.
Vi ringrazio come sempre, ora corro a rispondere alle vostre bellissime recensioni <3
A presto!
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