wannabet?
Wanna bet?
Prompt di Chiara, che ringrazio tantissimo:
"-Apollo, guarda che
non sei il maestro dell'arco e della freccia!- "
" - Vuoi
scommettere?-"
Apollo non riusciva a ricordare per quale assurdo motivo si fosse
risvegliato in un letto d'ospedale.
Tutto quello che sapeva era che doveva aver qualcosa di veramente
stupido – cosa assolutamente nella norma – per
ritrovarsi con un braccio rotto all'improvviso.
La testa gli doleva davvero molto per cui tentò per quanto
possibile di trovare una posizione confortevole sul quel maledetto
letto dal materasso duro come la pietra.
Stava ancora lottando con il cuscino – aveva scoperto quanto
fosse estremamente complicato dover fare tutto con un braccio solo
– quando una voce conosciuta lo interruppe.
« Alla buon'ora, finalmente hai deciso che era ora di
degnarci della tua presenza. »
Il ragazzo si girò verso la porta della stanza e non
riuscì a trattenere una risata allegra.
« Sempre il solito simpaticone, eh Dioniso? »
« Che ci vuoi fare? E' un dono, il mio! »
Un giovane dai capelli ricci e lo sguardo divertito si andò
a buttare su l'unica sedia presente.
« Allora amico mio, si può sapere che avevi
intenzione di fare ieri? Voglio dire, per ridurti in questo modo dovevi
avere dei motivi ben validi. »
Apollo sospirò e si portò teatralmente la mano
del braccio sano sul petto.
« Oh caro compagno, se tu sapessi il perchè di
tutto questo non ne comprenderesti l'importanza. »
« Ho capito, non ricordi assolutamente niente. »
rise l'altro « Per tua immensa fortuna però,
è presente una persona che forse potrebbe illuminare il tuo
cervello. »
« Davvero? E chi sarebbe mai? » domandò
curioso come un bambino.
« Io, idiota. »
Un brivido corse lungo la schiena del ragazzo.
Lanciò uno sguardo verso la porta dove, appoggiata allo
stipite, si trovava una ragazza.
Era decisamente carina con lunghi capelli neri e mossi che cadevano in
modo scomposto sopra alla giacchetta di jeans che indossava e che
contrastavano con la pelle bianca.
Aveva un'aria famigliare – decisamente troppo per i suoi
gusti.
« Artemide! Quale insperato piacere vederti qui. Immagino che
tu sia super preoccupata per me e quindi tu sia voluta venire ad
offrirmi un po' di conforto. »
« Immagini sbagliato, come sempre d'altronde. Non ho
intenzione di fare da crocerossina ad un maschio da strapazzo del tuo
calibro. »
Si spostò leggermente da lì con passo fiero e gli
lanciò un'occhiata che sembrava essere di disgusto
– ma Apollo sapeva che in realtà erano tutte
manifestazioni del suo immenso amore per lui.
« Sono qui semplicemente perchè Arianna mi ha
pregato di farlo. Immagino che il suo fidanzato non avesse il fegato di
chiedermelo. »
Dioniso fece un'espressione offesa a quell'affermazione ma Artemide non
si scompose minimamente.
« Inoltre, avevano bisogno che qualcuno raccontasse ai
dottori come diavolo ti sei fatto tutto questo dato che eri
addormentato ed io purtroppo ero l'unica presente. »
« Voglio tutti i dettagli Artemide! So che non puoi
negarmelo! » la pregò il riccio, zittito subito da
un'occhiataccia della ragazza in sua direzione –
un'occhiataccia che, Apollo lo sapeva bene, significava pugno in aria
se non si taceva entro trenta secondi.
« Ho capito, sto zitto. Anzi, me ne vado così vi
lascio un po' da soli! » ridacchiò Dioniso facendo
l'occhiolino in direzione dell'amico che lo stava ringraziando in tutte
le lingue del mondo.
« Un giorno o l'altro, giuro che lo infilzo con una delle mie
frecce. » sbottò la ragazza appoggiandosi al muro.
« Comunque sappi che tu hai un debito con me. »
Apollo cadde beatamente dalle nuvole: « Di quale debito
parli, scusa? »
« Comincio a pensare seriamente che tutte le lampade che ti
fai ti facciamo diventare ancora più scemo di quello che
già sei. Sei salvo grazie a me, molti al posto mio non
avrebbero chiamato l'ambulanza. »
« Grazie carissima, è bello sapere che esista
qualcuno che mi ama! »
Il ragazzo si drizzò ancora un po' sul letto e, appoggiando
una guancia sulla mano libera, le chiese semplicemente: «
Potresti gentilmente spiegarmi per quale motivo mi trovo qui?
»
Artemide sospirò un attimo prima di iniziare a raccontare.
« E' così sei la campionessa del campus di tiro
con l'arco, eh? »
Apollo davvero non ce la faceva a lasciarla stare, eh?
Era una giornata così bella – luminosa, immersa
nella natura e nel silenzio del parco – quando quell'idiota
le era arrivato tra i piedi a rovinarla.
Artemide non sapeva davvero cosa fare – era meglio strozzarlo
in modo veloce e indolore o infilzarlo con una freccia su per la gola?
Davvero non sapeva decidersi!
« Così dicono le gare e le mie allieve. »
« Non per vantarmi ma anch'io sono un genio in questo sport!
Il migliore! »
Ma perchè doveva ronzarle sempre intorno?
Eppure le pareva di essere stata chiara in proposito – mai e
poi mai sarebbe uscita con lui.
« Apollo » sospirò senza speranze lei
« guarda che non sei il maestro dell'arco e della freccia!
»
Il biondo gonfiò il petto con fare orgoglioso, mentre si
sistemava i suoi amati Rayban sugli occhi.
« Sono sicuro che riesco a batterti ad occhi chiusi. Vuoi
scommettere? »
« Se vinco io ti levi dai piedi per sempre? »
Il ragazzo pensò con attenzione per qualche secondo a quella
proposta prima di annuire convinto – perchè in
fondo, era impossibile che lui perdesse! Era il grande Apollo, per Zeus!
« Ci sto, domani nel tuo adorato boschetto di allenamento
alle tre? »
« Puntuale, non ammetto ritardi. »
« Sarò un orologio svizzero! » promise
lui.
Erano le quattro passate ormai e di Apollo non c'era ancora nessuna
traccia.
Artemide stava seriamente pensando di andarsene e decretare la sfida
come conclusa a suo favore, quando dei passi la misero sull'attenti.
A giudicare dal rumore che producevano, dovevano appartenere ad una
persona fin troppo sicura di sé.
« Dì la verità, eri disperata
perchè pensavi che non mi fossi ricordato dell'appuntamento?
»
La ragazza lo squadrò per bene prima di pronunciare le
seguenti parole che aveva studiato con molta calma: «
Cercherò di esprimerlo in modo semplice e coinciso cosi che
tu possa capire nonostante il tuo cervello ridotto. Io – non
– sono – la – tua – fidanzata.
E soprattutto, mai lo sarò! »
Apollo con estrema nonchalance, la ignorò completamente.
« Vogliamo dare inizio alla sfida? C'è un bacio
che mi aspetto o sbaglio? »
« Io non ti devo alcun bacio! » borbottò
lei sconvolta.
« Sarà il mio premio per averti
battuta.» spiegò lui tranquillamente.
Artemide si stava davvero trattenendo per l'ennesima volta e per
tranquillizzarsi decise di sistemare l'arco, in modo da far terminare
il tutto il prima possibile.
« Allora, è tutto molto elementare. Vedi
quell'albero laggiù? »
Il ragazzo tirò su gli occhiali da sole sulla fronte.
« Certamente, non sono mica cieco. »
« Strano, avrei giurato il contrario. Comunque, il tuo
obiettivo è colpirlo. E' il mio record personale, se lo
batti hai vinto la scommessa. »
Apollo annuì e le prese l'arco dalle mani.
« Un gioco da ragazzi insomma. Che sarà mai
arrivare lì? »
Si concentrò per un po' prima di mirare.
Dopo qualche secondo di concentrazione, scoccò la freccia
sicuro.
« Non ci posso credere..»
« Cosa c'è, ho colpito il bersaglio? »
« Meno male che non eri cieco eh! Certo che si,
perchè mai te lo starei dicendo altrimenti?! »
Il ragazzo sentì una scarica di euforia invadergli il petto.
« Quindi qualcuno mi deve un bacio! »
« Piano Romeo, te lo dò solo se riesci a tirare
giù la freccia da là in cima.»
Ancora prima che la ragazza avesse finito di parlare, Apollo corse
verso l'oggetto del desiderio il più velocemente possibile e
iniziò ad arrampicarsi per prenderla.
Rischiò di cadere un paio di volte ma, in poche mosse,
riuscì a portarsi all'altezza giusta e a staccare la
freccia, mostrandola trionfante ad Artemide che sembrava essere in
preda ad un attacco di disperazione.
Preso dall'orgoglio del momento, si rizzò in piedi sul ramo
per darsi quell'aria spavalda che era sicuro le piacesse tanto
– questo almeno era quello che credeva lui.
Il povero ragazzo si era però scordato del suo scarso senso
dell'equilibrio e prima di rendersene conto, la sua testa aveva
sbattuto a terra seguita dal corpo.
Una strana luce avvolse il suo sguardo per qualche secondo.
Poi il niente.
« E questa è la storia del perchè tu
ora sei incollato in questo letto di ospedale. »
Apollo si toccò la testa fasciata, inorridendo al pensiero
di aver davvero avuto un tale incidente – che diamine, poteva
rovinare il suo meraviglioso volto. Doveva stare più attento
la prossima volta.
Osservò Artemide, immobile contro il muro, le braccia
incrociate al petto che le conferivano un'aria da regina.
Sorrise malizioso per qualche istante prima di pronunciare le fatidiche
parole.
« Sbaglio o qualcuno mi deve ancora un bacio? »
Hebe's Corner:
Ciao a tutti e benvenuti in questa mia ennesima oneshot sulla mitologia
greca, tutta dedicata alla mia OTP suprema.
So che non molti li shippano ma io li adoro con tutto il cuore e
scriverei su di loro sempre se solo avessi sempre il tempo.
Questa cosetta (una modern!AU, yeah!) era da un pò sul mio
PC perchè l'avevo scritta ancora ad agosto per il
Drabbleweekend di We
are out for prompt, (quello appunto di fine luglio/inizio
agosto!), ma non l'avevo ancora pubblicato perchè volevo
sistemarla per bene.
Ora mi convince abbastanza e spero davvero che vi piaccia: sia la
storia che la mia interpretazioni di questi due patati (che spero
essere abbastanza IC insomma!).
Grazie a tutti coloro che sono arrivati in fondo!
Un bacio e a presto!
Hebe
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