Era notte fonda e le luci della città si specchiavano sulla superficie dell'acqua leggermente stagnante del fiume Sumida.
Non c'era anima viva, e gli unici rumori che si potevano udire erano lo sfrecciare delle macchine ad alta velocità una volta ogni tanto, e il passo felpato di qualche gatto randagio che cercava rifugio per la notte.
I loro due respiri, prima chiari e distinti, quasi si fondevano in uno solo,
e i loro occhi non potevano fare a meno di rimanere così - gli uni negli altri - incatenati.
Se qualcuno avesse osservato quel momento, avrebbe sicuramente pensato che non poteva essere reale. Eppure loro erano proprio lì.
I due amanti sembravano i protagonisti di un quadro. Sullo sfondo di una Tokyo alle due di notte, essi non pronunciavano nemmeno una parola, perché a volte il silenzio urla e un bacio vale qualsiasi dichiarazione.
Preferivano infatti custodire il loro amore come un segreto, perché sapevano che altrimenti la gente lo avrebbe sporcato con chiacchiere vane e giudizi indesiderati, ed erano consapevoli che soltanto loro potevano capire fino in fondo la grandezza e l'unicità di quel legame che li univa indissolubilmente
e che li avrebbe, in un certo qualmodo, uniti per l'eternità.
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