Intro editato:
inizialmente questa storia doveva essere di tre capitoli. Ma l'ispirazione è sempre più forte delle decisioni riflettute e misurate perciò mi trovo a dirvi che ho riaperto la ff e che la continuerò (qui, senza aprire un seguito a parte). Modificherò anche il rating ecc per allinearla ai nuovi sviluppi. Vi ringrazio anche perché, senza il vostro supporto ed entusiasmo, ciò non sarebbe accaduto.
Baci, Erin.
POLISUCCO e
altri inconvenienti
« Mosche Crisopa,
Sanguisughe, Lunaria, Centinodia... vediamo, Polvere di corno di
Bicorno, Pelle tritata di Girilacco, Formicaleoni e... Erba Fondente!
C'è tutto » riepilogai, osservando il liquido verdastro
che ribolliva nel calderone davanti a me.
« Io non la bevo di
nuovo quella cosa orrenda » storse il naso Ron quando un rivolo
di fumo intercettò le sue narici. Stava con le mani conserte,
sulla difensiva, e non aveva mai staccato gli occhi da me –
forse per paura che potessi fargliela tragugiare con la forza.
« Harry, diglielo tu »
feci spazientita, mescolando la quinta volta in senso orario. Mi
costrinsi a non stringere gli occhi e le labbra per non darla vinta a
Ronald; la Polisucco, però, puzzava terribilmente.
« Ron, dobbiamo farlo.
Ci servono quelle informazioni. Vuoi fare l'Auror sì o no? Ti
capiterà peggio di questo quando lascerai Hogwarts »
spiegò con pazienza Harry, appoggiato al muro dietro le sue
spalle, con le mani in tasca.
« Harry, mi pare
abbastanza evidente che in sei anni di scuola abbiamo rischiato la
morte parecchie volte e affrontato nemici e situazioni parecchio
incasinate... non penso possa andare peggio di così! »
disse con un tono di voce più acuto del solito.
Alzai le sopracciglia,
scuotendo la testa con disappunto. « Vigliacco »
sussurrai.
« Hermione, ti ho
sentito » borbottò.
« Be', io volevo che
tu sentissi » cantilenai senza guardarlo. Versai la pozione in
tre bicchieri ed in ognuno misi il capello corrispondente al
Serpeverde di cui dovevamo prendere le sembianze. La restante la
conservai in una bottiglia di vetro: poteva sempre tornare utile.
« In cosa ti
trasformerai questa volta? Un gufo? » mi prese in giro Ron.
Gli allungai malamente la
polisucco con la ciocca di Theodore Nott. « Ha-ha » risi
ironicamente. « Primo: i gufi hanno le piume. Secondo: avevo
dodici anni e poca esperienza quando feci la prima Polisucco. Ora
sono stata attentissima. »
« Per non dire
maniacale » aggiunse Harry, sorridendomi.
Gli sorrisi a mia volta; per
me era quasi un complimento.
« Che cosa andate a
fare nel dormitorio dei Serpeverde? » irruppe tra noi Mirtilla
Malcontenta, uscendo dal pavimento.
Feci un balzo indietro e per
poco non rovesciai il contenuto del mio bicchiere.
« Rischiamo la vita,
come sempre » sbuffò Ron, simulando poi un conato di
vomito.
« Mirtilla, è
un segreto, perdonaci » le dissi.
« Questo è il
mio bagno e io sento tutto ma non dico niente a nessuno » ci
tenne a precisare, occhieggiando nella direzione di Harry, verso il
quale fluttuò. « E tu in chi ti trasformi, caro Harry?
Sei così bello che è proprio un peccato... »
Harry arrossì e cercò
di divincolarsi dalle sue moine inconsistenti. « Blaise...
Zabini » disse, rimettendosi a posto gli occhiali che gli erano
scivolati sulla punta del naso.
Mirtilla guardò
improvvisamente me e prese a ridere. « Non ci sarà di
nuovo il pelo di un gatto nel tuo bicchiere? »
Mi accigliai ma non
risponsi; vidi Ron ridacchiare e lo sgomitai.
« Forza, beviamo tutto
d'un sorso. Abbiamo poco tempo » dissi con fare professionale.
« Herm diventerà
Astoria Greengrass. Una con le gambe alte quanto lei, praticamente »
ridacchiò ancora Ron.
Lo guardai malissimo.
Sfoderai la bacchetta e gliela puntai ai testicoli. « Bevi
immediatamente, Ronald Weasley. »
Non se lo fece ripetere
ancora. Avvicinammo contemporaneamente il bordo del bicchiere alle
labbra e, al mio tre, bevemmo senza nemmeno respirare. Restammo
qualche attimo a guardarci, la bocca impastata e l'espressione
disgustata. Ripulii il calderone e i bicchieri con un incanto e
nascosi tutto dietro un'apertuta segreta nel muro. Quando mi voltai,
trovai dinanzi a me Theodore Nott e Blaise Zabini. Mi girai verso lo
specchio e mi ritrovai bionda, alta e snob.
Con le divise Serpeverde già
indosso, lasciammo il bagno di Mirtilla; avevamo un'ora prima di
tornare normali e prima che i veri Theodore, Blaise e Astoria
tornassero coscienti. Dovevamo assolutamente capire se Draco Malfoy
era effettivamente diventato un Mangiamorte e quanto aveva detto ai
suoi più cari amici, che ci apprestavamo a impersonare.
Avevo osservato molto
Astoria negli ultimi mesi: era spesso accanto a Draco ma non ero
riuscita a capire fino a che punto fossero solo amici o se avessero
una relazione; in pubblico, Draco era sempre molto taciturno, poco
espansivo, troppo riservato. Nei panni di Astoria speravo di poter
ottenere qualche confessione, magari una confidenza; mi ero studiata
la sua gestualità e l'avevo osservata anche in aula. Insomma,
speravo di riuscire a recitare bene la mia parte senza far
insospettire Malfoy.
Harry e Ron avevano avuto lo
stesso compito, rispettivamente per Blaise e Theodore. Sapevo che
Harry prendeva le cose seriamente ed ero abbastanza tranquilla;
Ronald, invece, mi preoccupava. Era approsimativo e pauroso; sperai
intensamente che non ci facesse scoprire.
Imboccammo la strada che
portava ai dormitori nei sotterranei dove, in base alla
pianificazione che avevo fatto negli ultimi mesi, doveva esserci
Draco, appena tornato dagli allenamenti di Quidditch.
Per fare tutto quello che ci
eravamo proposti, avevo studiato anche molto Malfoy. Ero arrivata ad
imparare perfino i ritmi delle sue giornate: sapevo quando e quali
corsi seguiva, gli orari in cui studiava in biblioteca, i giorni e i
momenti in cui si allenava, quanto ci tempo impiegava in Sala Grande,
a pranzo o a cena; perfino cosa prendeva di solito da mangiare e in
che misura, per non parlare delle sue capatine al Club dei Duellanti
o ad Hogsmeade, per lo più con cadenza regolare. Insomma, il
fatto di conoscerlo così bene mi dava un leggero senso di
inquietudine e disagio.
« Sangue di Serpente »
pronunciai, imitando la voce di Astoria, quando fummo davanti al
punto esatto della parete.
Questa scivolò di
lato e ringraziai perché sapevo che, a parola d'ordine errata,
i due cobra di pietra si sarebbero animati e avrebbero cercato di
attaccare. E Ron avrebbe corso via come una femminuccia.
La sala comune dei
Serpeverde scendeva di qualche livello con un'ampia scalinata, si
apriva in una grande stanza circolare arredata di verde scuro,
argento e nero, decorata con uno stile gotico molto raffinato. Tutto
l'arredamento sembrava, comunque, molto più lussuoso del
nostro.
Draco Malfoy era seduto su
una poltrona di velluto scura, la nuca appoggiata alla sommità
dello schienale, i capelli gettati all'indietro e un libricino tra le
mani, intento a leggere. Le gambe erano incrociate, fasciate da un
pantalone nero dal taglio classico; i piedi nudi. Una maglietta di
cotone del medesimo colore lasciava scoperto solo il collo latteo.
Sollevò le iride
grigie dal bordo del libro appena ci vide. Avanzai per prima, perché
mi accorsi che Harry e Ron esitarono. Provai ad aprire la bocca per
salutarlo, ma Malfoy riportò gli occhi sulle righe del libro.
« Non sei venuta oggi
agli allenamenti » mormorò, voltando pagina con fare
noncurante. « Ragazzi » fece poi, a mo' di saluto.
Harry e Ron presero posto
sui divani, cercando di apparire più disinibiti possibile.
Mi ricordai di aver visto
spesso Astoria sugli splalti Serpeverde a guardare la squadra
allenarsi; ricordai anche che domani avevamo il compito di Pozioni e
lei non era una cima.
« Sì, scusami.
Studiavo in biblioteca, dovevo recuperare » gli dissi.
Lui annuì, poi chiuse
il libro e si raddrizzò, massangiandosi la nuca e facendo
roteare appena il collo, con gli occhi chiusi.
« Terribili, comunque.
Pensavo di morire alla quarta serie di addominali a fine allenamento.
Ma abbiamo la partita con i Grifondioti la settimana prossima
» fece spallucce, alzandosi in piedi e schioccandosi le dita.
Con la coda dell'occhio,
vidi Ron diventare paonazzo e digrignare i denti. Mi avvicinai a
Draco per distralo, sperando che non notasse le reazioni prive di
logica di Ronald Weasley.
« Verrò al
prossimo, però » gli sorrisi. Lui mi sorrise a sua
volta. Un sorriso quasi stanco, sereno, di quelli che mai gli avevo
visto fare; cambiò quasi i suoi lineamenti, generalmente
piegati dalla cattiveria e dal disprezzo.
Poi si sporse verso di me,
fece qualche passo e colmò la distranza tra noi. Lasciò
cadere la fronte sulla mia spalla; mi mossi istintivamente di un
mezzo passo indietro ma mi bloccai prima di concluderlo. Osservai
Harry che sgranò gli occhi ma mi disse "stai al gioco"
con il labiale.
Mi voltai davanti, sfiorando
con il naso i capelli di Malfoy. Profumavano di ambra e sandalo. Lui
profumava di ambra e sandalo; non l'avevo mai avuto così
vicino. Presi un bel respiro, ma a parlare fu lui.
« Speravo di parlarti
di quella cosa di cui abbiamo discusso ieri » lo sentii dire.
Deglutii. Non sapevo
assolutamente a cosa stesse alludendo. « Per me è acqua
passata » provai, stringendo gli occhi e guardando di nuovo
Harry oltre le spalle di Draco. Il mio migliore amico mi fece cenno
di andare avanti. Sapevo che questa inaspettata intimità tra
Astoria e Malfoy poteva tornarmi estremamente utile ma la situazione
mi rendeva agitata, non poco. La loro relazione era per me solo un
sospetto; non pensavo che, in privato, fossero così intimi.
« Per me no »
sollevò lo sguardo, puntandolo nel mio a pochi centimetri di
distanza. Sentivo il suo respiro di menta infrangersi sulla mia
pelle. Mi sentii arrossire.
« Draco, io- »
« Ragazzi, un po' di
privacy » fece d'un tratto Draco, voltandosi verso Harry e Ron.
Quest'ultimo, sempre più paonazzo, non riuscì a dire
niente di sensato. Harry si alzò, facendosi imitare da Ron,
grattandosi la testa con fare noncurante. « Sì, scusaci.
Andiamo in Sala Grande. Chiaritevi, eh » disse infine,
allusivo, guardando più me che lui.
Draco si accigliò
appena, poi annuì. Aspettò che i due varcassero la
porta del dormitorio, attimi in cui il mio cuore andò in
fibrillazione e pensai a tutto ciò che dovevo dire, come
dovevo comportarmi, cosa dovevo fare nel caso in cui... insomma,
sperai di non avere una faccia troppo spaventata.
« Draco, comunque è
meglio se parliamo un'altra volta della discussione di ieri. Magari
siamo ancora troppo caldi e
non ci farebbe bene. Ti vorrei chiedere una cosa, invece... »
« No » disse
severo, ma con una nota incredibilmente dolce nella voce. «
Voglio chiarire adesso. Non voglio passare un'altra notte in bianco a
pensare ai tuoi occhi lucidi » aggiunse.
Mi morsi il labbro
involontariamente, cosa che ad Astoria non avevo mai visto fare. Vidi
Malfoy scivolare con le iridi sulla mia bocca; feci un passo
indietro, poi un altro.
« Per me abbiamo fatto
pace » insistetti, compromettendo di molto la mia posizione. Se
ero fortunata, potevo chiarire completamente la faccenda, cosìcché
lui non tornasse più sull'argomento, nemmeno con la vera
Astoria. D'altro canto, rischiavo di creare una situazione in cui a
parlare voleva essere lei e Draco le avrebbe sicuramente detto che
ormai si erano chiariti, che non c'era più bisogno di parlare.
Un'altra opzione era quella di scappare via: mandare in frantumi il
piano, gettare al vento mesi e mesi che avevo speso per reperire gli
ingredienti e preparare la pozione, rimandare a data da destinarsi le
importanti informazioni che l'Ordine aspettava.
« Mi piaci »
disse, ignorando le mie parole. Sollevò le mani e le poggiò
ai lati del mio viso, facendo scorrere i suoi occhi nei miei. «
Ma non sono sicuro di poter fare il passo del fidanzamento. Insomma,
siamo amici da una vita e non so se sarebbe la cosa migliore. Dammi
tempo. »
Deglutii di nuovo. Mi parve
di rivedere, grazie a quelle parole, la storia complicata e –
di fatto – inesistente tra me e Ron. « Sono d'accordo »
mi limitai a dire, ma mi accorsi che stavo tremando.
Abbassai lo sguardo e misi
le mie mani su quelle di Draco, per accompagnarle dolcemente lontano
da me. Lui si fece guidare, lasciando il mio viso; ma intrecciò
le dita alle mie e me le portò dietro la vita, attirandomi a
sè.
Sussultai quando toccai con
il seno il suo petto. La sua figura era così virile, i suoi
gesti così fermi e sicuri, il suo profumo così carico e
inebriante... che mi ritrovai a desiderarlo.
« Ti sento diversa »
mi sussurrò sulle labbra, socchiudendo gli occhi.
Mi sentivo inebetita, come
drogata e stordita, tanto che non feci nulla quando mi baciò.
Mi rubò l'ultimo respiro, dischiudendomi la bocca e
penetrandomi con la lingua calda. Le sue mani si strinsero sulla mia
schiena, passando attraverso lo spazio delle mie dita; sul tessuto
sottile della camicia chiara le avvertii chiaramente sulla mia pelle.
Roventi.
Un bacio così intenso
non l'avevo mai ricevuto; quelli di Krum erano stati umidi e
impacciati. Draco invece era così... passionale. Mi imprigionò
i polsi con una mano e l'altra mi si infilò tra i capelli. Mi
baciò l'angolo della bocca, il bordo della mascella, il collo
e l'orecchio.
Il suo naso scivolò
lungo la mia pelle, passando per il mio zigomo, finché non si
affiancò al mio naso. Ci si strusciò contro. «
Ora abbiamo fatto pace » precisò.
Sorrisi. E mi maledissi per
questo. Mi sentivo così
bene che... ma non stava baciando davvero me. Stava baciando la sua
ragazza o qualcosa di simile,
stava baciando Astoria Greengrass e non Hermione Granger.
Gli poggiai le mani sul
petto e lo allontanai piano da me. « Comunque io sono
preoccupata per te. » Cercai di focalizzarmi di nuovo sul piano
che avevo elaborato, anche se tornare lucida e determinata era
piuttosto difficile.
Draco alzò un
sopracciglio.
« Ti vedo pensieroso,
spesso assente. Vorrei che ti confidassi con me, se qualcosa ti
turba. Se qualcosa ti spaventa... » lasciai cadere.
Draco contrasse la fronte,
alzando appena il mento. « Non mi hai mai detto queste cose.
Perché le noti ora? »
Sbattei le ciglia. Cazzo,
possibile che Astoria non avesse mai notato che Draco era l'ombra di
se stesso negli ultimi mesi? Non aveva mai visto il suo sguardo
spento, il suo isolarsi, i suoi dialoghi sussurrati con il professor
Piton? Non aveva notato che i suoi voti in Pozioni erano calati e che
io, Hermione Granger, ero riuscita a superarlo all'ultimo test? Non
si era accorta che l'espressione di Malfoy era passata da quella di
un superficiale bambino viziato a quella di un uomo con un macigno
sulle spalle, conscio di doverlo portare a destinazione?
« Io... non te l'ho
mai detto. Ma è da un po' che volevo » dissi quindi. Gli
poggiai una mano sulla spalla. « Ti fidi di me? »
Draco mi guardò a
lungo. « Credo di sì. »
« Io sono dalla tua
parte » lo incoraggiai.
Si passò una mano tra
i capelli, ciocche biondissime che gli ricaddero sulla tempia destra.
« Non è niente, Asti. Ho solo più preoccupazioni
di prima ora che mio padre rischia Azkaban, sai com'è. »
« Ti stai occupando di
tutto tu, lo capisco » me ne andai per un'idea.
«
Non solo. Devo anche... sostituirlo in
certe occasioni. Non è facile » mi disse allusivo.
Mi parve di capire
perfettamente, perciò insistetti. « Ma è quello
che vuoi, no? »
Draco sorrise amaramente. «
Credo di sì. »
Aggrottai le sopracciglia
con una muta domanda negli occhi. Lui la colse.
« Non so se questa
cosa faccia davvero per me. Io vorrei solo continuare a studiare
Pozioni » confessò.
Mi voltò le spalle e
andò a sedersi sul divano. Mi guardò. « Però
certe cose vanno fatte. C'è chi crede in me. »
« Io credo in te »
mi lasciai sfuggire, complice istintivamente dei sentimenti di
sconforto che Draco stava provando. Mi morsi di nuovo le labbra e
notai che lui me le fissò. « Insomma, so che prenderai
la decisione giusta » continuai.
Draco fece scivolare i piedi
scalzi sul tappeto. « Non mi avevi mai dato tutto questo
sostegno... »
« Io- »
« Grazie. »
Mi rilassai e gli sorrisi.
Guardai l'orologio a pendolo e mi accorsi che la mia ora stava per
scadere.
« Adesso devo andare.
Ma ne riparliamo » gli dissi, voltandomi e facendo per
andarmene.
Sentii i suoi passi
affrettarsi dietro di me ma finsi di non notarlo; mi afferrò
per la vita e mi girò, arrestando la mia camminata spedita. Mi
stavo cominciando ad agitare; mi morsi nuovamente il labbro inferiore
e lui me lo catturò a sua volta, succhiandolo appena. Poi,
ampliò il bacio.
« Penso che la
discussione di ieri sia servita. Ti vedo diversa » mi disse
ancora una volta. Sembrava felice. Una felicità che, mi resi
conto, non riuscivo a lasciare andare. Tornare ad essere me stessa,
con una pseudo-relazione come quella con Ron - che paragonato a Draco
era sentimentalmente un bambino con la sfera emotiva di un cucchiaino
– mi deprimeva. Mi resi conto che volevo far parte della vita
di qualcuno come Astoria faceva parte di quella di Draco. Volevo che
qualcuno mi facesse sentire così desiderata ogni giorno.
Invidiai Astoria, m'invaghii di Draco. Tutto successe in un attimo e
non me ne accorsi.
Mi allontanai rapida, varcai
la soglia del dormitorio e, appena si chiuse il muro alle mie spalle,
girai e sinistra e m'infilai in una strettoia. Continuai spedita,
cercando di calmare i battiti e i respiri, passandomi ripetutamente
le dita tremanti sulla bocca, calda e che sapeva ancora di lui.
Sentivo che stavo per tornare normale, perciò mi tolsi la
cravatta e l'appallottolai, stretta nel pugno destro.
Sulla lingua aveva ancora il
suo sapore, nelle narici ancora il suo profumo. Salii in uno
sgabuzzino, dove trovai Harry e Ron nella loro forma originaria,
intenti a slegare i tre Serperverde ancora in parte assopiti. Esitai
sulla figura di Astoria Greengrass; un morso di nervosismo mi prese
allo stomaco.
« Allora? » fece
Ron. Harry mi guardò.
« Niente di quello che
speravo. Però ho capito che sta prendendo il posto del padre,
che sta collaborando con i Mangiamorte. Ma nemmeno lui ne è
troppo convinto. Di voler seguire questa strada, intendo »
spiegai, dando intanto una mano a rimettere le cravatte ai colli di
Theodore e Blaise, mentre Ron la rimetteva ad Astoria.
Li portammo di peso al piano
inferiore, lasciandoli in posti diversi. Astoria su una panchina
dietro le serre, dove l'avevamo trovata – poteva magari pensare
di essersi appisolata, non ricordandosene. Theodore e Blaise in
biblioteca – passammo con il mantello dell'invisibilità
- chini e assopiti sui libri in un tavolo un po' appartato.
Ci ritirammo nel nostro
dormitorio prima di cena, così raccontai loro tutto. Quando
finii, rimasi a guardare il camino scoppiettante, persa nei miei
pensieri, giocherellando con il mio labbro inferiore e rimurginando.
« Com'è
stato... con te? » mi chiese d'un tratto Ron.
Mi voltai. « Cosa? »
riemersi dai miei ricordi.
« Malfoy... ti ha
toccata? »
« No. Abbiamo solo
parlato » mentii. Mi sorpresi di volermi tenere quelle
sensazioni per me, come un segreto importante.
« Meglio »
borbottò tra sè e sè, tornando a voltarsi verso
Harry.
A cena, in Sala Grande, mi
resi conto che spesso osservavo Malfoy. Il suo sguardo era così
diverso da quello che aveva avuto con me, da soli... o meglio, con
Astoria. In quel momento era freddo e tagliente; in privato era caldo
e sensuale.
Mi morsi il labbro inferiore
ripensando al suo sapore. E Draco, come se l'avessi chiamato,
intercettò il mio sguardo. Non riuscii subito a guardare
altrove; lui esitò sulla mia figura e mi parve che la sua
espressione mutasse verso un'inaspettata curiosità.
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