Strangers on a plane
Charles aveva ancora l'odore pungente dell'acqua di colonia di
quell'uomo, lo sapeva; se la sentiva addosso, sulla camicia chiara, sui
capelli, sulla pelle. Era una sensazione invasiva e particolare, ma per
nulla spiacevole.
Prendendo posto accanto al finestrino, ripensò brevemente
alla nottata trascorsa. Fin da ragazzino aveva amato flirtare e
pavoneggiarsi con chiunque lo stesse a sentire, ma in realtà
non era solito andare a letto con perfetti sconosciuti. Aveva bisogno
di intesa mentale, prima di arrivare a certi livelli di
intimità, di sapere che la persona con cui avrebbe condiviso
le lenzuola capisse le parti più profonde di sé,
altrimenti - purtroppo o per fortuna - proprio non funzionava.
Quella notte, però, era stato tutto diverso ed eccitante al
tempo stesso.
Estrasse il tablet dalla valigetta ventiquattr'ore, che
posizionò con cautela sul vano sopra il sedile, e
tornò a sedersi, lo sguardo fisso verso il finestrino. Il
cielo era plumbeo, e non prometteva nulla di buono. Era abituato fin da
bambino a prendere un aereo, e non bastava certo un'intemperia ad
agitarlo; era tuttavia una persona molto sensibile, quasi empatica, e
si faceva influenzare facilmente dai sentimenti chi gli stava attorno.
Avere compagni di volo ansiosi significava zero possibilità
di dormire durante il volo.
Sbuffando, si preparò mentalmente ad una lunghissima
traversata, e per rilassarsi ripensò all'uomo della notte
precedente.
Ecco, con lui non aveva avuto bisogno di settimane di corteggiamento,
appuntamenti sontuosi, domeniche mattine passate in famiglia; lui ed
Erik (se quello era il suo vero nome, poi) si erano rivolti un paio di
parole, e subito qualcosa
fra loro era scattato, una scintilla che,
nel giro di un'ora scarsa, aveva spinto Charles a sbattere Erik contro
la prima parete isolata disponibile per togliergli di dosso il
fastidioso ingombro del maglione scuro.
Charles non credeva nell'amore a prima vista, ma quella sera aveva
sentito sulla propria pelle cosa volesse dire avere una connessione
speciale, una persona che capisce al volo qualsiasi cosa tu stia
pensando. Non gli piaceva il termine 'anima gemella', perché
era cliché e romantico, ma era sicuramente quanto di
più riuscisse ad avvicinarsi a quello che aveva provato.
Erik era un uomo speciale, di quelli che si trovano una sola volta
nella vita, e Charles, dopo la notte di sesso migliore della sua vita,
se l'era lasciato sfuggire stupidamente.
"Sono un idiota." Borbottò fra sé e
sé, infastidito.
"Mi dispiace interrompere il suo interessante monologo, ma-" Oddio,
Charles avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Alzò di
scatto lo sguardo e incontrò un paio di iridi chiare fin
troppo conosciute. Era lui,
Erik, e sembrava veramente non fare una
piega "preferirei stare vicino al finestrino. Le dispiace se cambiamo
posti?"
"Lei-" Charles deglutì, ancora troppo sconvolto per proferir
parola "il suo posto- è questo?" Gesticolò
brevemente verso il sedile accanto al suo.
"Secondo il biglietto, sì."
Charles si alzò di scatto, e Erik prese il suo posto, veloce
e a suo agio, come se nulla di quanto accaduto la notte precedente
fosse successo realmente. Charles avrebbe voluto baciarlo, solo per
sentire se aveva ancora quel profumo così sensuale, ma prese
posto accanto a lui e rimase in silenzio. Finse di concentrarsi nella
lettura, osservando di sott'occhi il suo compagno di volo.
"Non so lei," disse improvvisamente Erik, il tono di voce casuale "ma
io non sono ancora entrato nel Mile High Club."
Charles provò a nascondere il rossore dietro il tablet, ma
ogni suo sforzo fu probabilmente vano, perché Erik
sogghignò.
"Uh. Neanche io. Però," coraggio, Charles, glielo hai
succhiato neanche dodici ore fa, sii uomo "posso aiutarla.
Se vuole,
ovviamente."
Erik lanciò una breve occhiata dietro e davanti a
sé, poi allungò una mano dal palmo ampio e le
dita lunghe e sottili sui suoi pantaloni. La lasciò
lì, disegnando piccoli cerchi concentrici sull'interno
coscia, i movimenti lenti e studiati, e Charles soffocò un
gemito e cacciò la testa all'indietro sullo schienale. Mille
immagini si sovrapponevano nella sua mente, una più
indecente dell'altra, e la cosa non gli dispiacque affatto.
|