Mare

di Daleko
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Annaspo.
Lo sento, la sento; l'acqua mi circonda, è ovunque, è dentro di me, mi fa male, mi ferisce. Muovo le braccia nel tentativo disperato di liberarmene, di allontanarmi abbastanza per poter tornare a respirare, di allontanarmi abbastanza per non sentirla più premere contro la mia pelle. Ho gli occhi aperti che bruciano in questo mondo azzurro e dinamico; è mutevole e temo di mutare con esso, di sentire il mio corpo sciogliersi e venire trasportato dalle onde. Piango, forse piango, come posso esserne sicuro?; gli occhi bruciano e sono colmi d'acqua, è lo stesso, fa male comunque.
Giro, mi ritrovo a osservare l'abisso. Dov'è la luce? Dov'è la luce? Forse non è mai esistita nessuna luce, forse il mio mondo è composto solo da oceani...
I polmoni sono ceppi infuocati, sto per esalare l'anima o forse no, non lo so, forse è tutta la vita che vivo così, non me lo ricordo più...

Annaspo.
Ho l'asma, inghiotto fiotti di morte senza poter far nulla mentre le mie braccia mulinano intorno al mio corpo ma non c'è via di scampo, non c'è via di scampo, l'acqua è melassa che mi blocca e pietra che mi spinge verso l'oscurità. Lancio un grido senza bolle: sono acqua, essa è me, non c'è più un confine tra noi.
Sono così stanco.
Così stanco.





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