CAP. 1: LABIRINTO
"Lei è il
signor Sebastian Ereth, giusto?" chiese l'ufficiale di
sicurezza.
Il matematico trentenne
scosse la testa affermativamente.
"Molto bene. Per
favore, mi segua senza fare domande."
Sebastian, nella breve
passeggiata che la guardia senza nome gli propinò, osservò
il luogo ove era stato portato: il percorso che stavano seguendo era
contraddistinto da alti roseti con la funzione di mura; sotto di loro
un tappetto erboso "piastrellava" il pavimento.
Alzando la testa un
soffitto celeste, tipico del cielo del primo pomeriggio, li osservava
dall'alto.
Dopo pochi minuti in quel
corridoio naturale i due viandanti sopraggiunsero ad un'ampia
scalinata che portava ad un bianco gazebo; quest'ultimo, come notò
il signor Ereth guardandosi attorno, si ergeva su di un enorme e
vastissimo labirinto di cui non si vedeva la fine in nessuna nelle
direzioni ove si posava lo sguardo.
Chilometri di viottoli,
strade e stradine, metri e metri di mura di rose, pungitopo e
biancospino... Sebastian si chiese quanto tempo ci avrebbe messo se
avesse dovuto percorrere quella trappola fino all'uscita ma si rese
conto di non riuscire a trovare una risposta; sicuramente troppo.
Un colpo di tosse lo fece
tornare alla realtà.
Si accorse di non essere
solo: attorno a lui, con le rispettive guardie, c'erano altri cinque
individui: la prima che notò fu sicuramente la lasciva ragazza
sui venti-venticinque anni che guardava la sua guardia con un misto
di paura e adorazione tipica degli adolescenti che non hanno ancora
deciso cosa ammirare; Sebastian su questa osservazione aggiustò
l'età probabilistica: diciassette - ventitré anni.
La seconda persona che
notò, un po' perché pareva fuori luogo e un po' perché
indossava vestiti non tipici per quel luogo, fu un prete cattolico
dalla figura slanciata: uno di quei giovani seminaristi che, ancora
all'apice della loro fede, credevano senza mezzi termini.
In coppia un uomo "giacca
e cravatta", forse un bancario a giudicare dalla sua
ventiquattrore che si portava appresso, e una signora avvenente,
occhiali squadrati e sguardo fiero, sedevano in disparte,
visibilmente infastiditi dall'esperienza a cui probabilmente erano
stati costretti controvoglia.
L'ultimo individuo era un
ragazzino di meno di dieci anni; l'aveva notato per ultimo perché
il giovane, visibilmente spaventato, si era nascosto dietro ad una
delle gambe della sua guardia. Si vedeva che teneva a stento le
lacrime.
-Forse lo hanno appena
strappato dalle mani dei genitori- pensò fra se e se il
matematico: -O magari quei due tizi eleganti sono...-
"Dovreste esserci
tutti: siete esattamente sei come prescritto dall'Esecutorio."
disse l'ufficiale che teneva in custodia la donna.
-Evidentemente lui è
il capo delle guardie- pensò Sebastian -Buono a sapersi-
"L'Esecutorio?!? E'
stato veramente lui a sceglier...?" esclamò a voce più
alta, perdendo il proprio contegno, la donna dalla sguardo fiero; non
riuscì a concludere la frase perché la spada sguainata
dal suo controllore la persuasero al silenzio.
-Era ovvio che fosse
stato l'Esecutorio a sceglierci. Nessun altro avrebbe potuto generare
un simile labirinto.- continuò il suo pensiero Sebastian: -Che
sciocca domanda.-
"Ora vi chiamerò
per nome enunciando anche il vostro titolo attuale. Vi invito a fare
un passo avanti quando vi sentirete chiamati."
Tutti i presenti, benché
esitanti, diedero un segno d'assenso.
"Don Oral Marek,
missionario della spada di San Giorgio"
Il prete fece un passo
avanti: una delle guardie gli porse una borsa color oro.
"Jannick Evermont,
quadro della European Union Reserve"
L'uomo con la
ventiquattrore fece un passo avanti: -Come supposto. Un bancario.-
pensò il matematico.
La medesima guardia di
prima gli consegnò uno zaino completamente nero.
"Elisa Saresi,
magistrata della corte Superiore di Marian."
La donna dal fiero
sguardo fece un passo avanti; borsa violacea.
"Yili Lesin,
studentessa del liceo scientifico Leonardo da Vinci"
"ARRIVO!!!"
gridò festosa la ragazzina facendo un passo avanti; borsa
rosa.
"Che bello, mi piace
il rosa!" squittì Yili sotto lo sguardo teso e
semi-allibito dei presenti.
"Sebastian Ereth,
ricercatore alla facoltà di matematica dell'Università
di Darsirbona."
-Oh, finalmente il mio
turno-, fece un passo avanti; borsa rossa: -Peccato, avrei preferito
quella verde, che ad esclusione andrà a...-
"Enrick Marlack,
studente delle elementari Shakespeare."
Il bambino esitò,
emise un sospiro profondo, come probabilmente gli avevano consigliato
di fare in situazione di estremo nervosismo, e, infine, fece anche
lui il passo avanti: borsa verde.
"Le borse che vi
abbiamo consegnato contengono alcuni viveri, i vostri beni personali
e alcuni oggetti di cui volevamo foste disposti." sentenziò
una delle guardie.
"Ma cosa dovremmo
fare?" chiese la magistrata.
"Questo sta a voi
deciderlo." rispose il capo-guardia.
Dopodiché le sei
guardie rimisero le loro spade nel loro fodero ed iniziarono a
scendere la scalinata.
"Ehy! Aspettate un
momento, dove state andando?" gridò Jannick.
I soldati, come se non
avessero udito la domanda, penetrarono nel labirinto.
"Maledizione!
Comunque se li seguiremo riusciremo ad uscire dal labirinto."
detto questo il bancario scese rapidamente le scale ma, girato
l'angolo, ove i soldati si erano diretti, si accorse che erano tutti
e sei scomparsi. |