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di domjnjk
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Mi colpirono quel bagliore scarlatto, e quel fastidioso e continuo ronzio che martellava le mie orecchie sin da quando ero crollato in quel profondo, meritato e disturbato sonno.
Stessa visione delle volte precedenti, stessa sensazione di freddo pungente che attanagliava tutto il mio corpo come una trappola per orsi, e quella inquietante sensazione di star crollando nel più profondo e oscuro degli abissi.
Puntavo il mio sguardo verso quel paio di iridi color sangue, restando sospeso in aria, senza alcun peso.
E come se la mia mente stesse prepotentemente cercando di uscire dal mio cranio, un acuto e persistente dolore stava colpendo le mie tempie, mentre il paesaggio attorno a me mutava e il ronzio andava sparendo, così come quei pochi ma intensi attimi di agonia.
Ora stavo camminando, camminavo verso un qualcosa del medesimo colore, come una luce appesa ad un filo appena visibile color avorio.
Il mio corpo non reagiva, i miei movimenti non erano controllati, nonostante fossi completamente consapevole del fatto che quello era solo uno dei miei soliti strani sogni.
Seguivo quella luce, la seguivo adesso correndo come un pesce insegue un'esca, ma non la raggiungevo, era sempre più lontana.
Poi nel buio lei si fermò, e rallentai la mia corsa fino ad arrestarla a pochi metri da lei, indeciso sul da farsi ma impossibilitato dal muovere un muscolo.
Lentamente, avvicinai le mie dita alla luce, che si muoveva come sospesa, sempre di più, fin quasi a toccarla.. quando quei sanguigni occhi ruppero il velo di oscurità proprio sotto di essa, e prima che fossi capace di comprendere una fila di denti affilati e canini affondò nella mia carne, in profondità, destandomi da quell'incubo con un sussulto.
La fronte grondante e i pugni serrati sul lenzuolo, potevo sentire il mio respiro irregolare e il cuore che sembrava volermi uscire dal petto.
Era la quinta volta quella settimana, stessa identica creatura, che andava a svelare sempre più caratteristiche in ogni incubo. Stavolta, mi aveva rivelato di avere un'antenna munita di luce come un pesce abissale.

«Forse dovrei smetterla di disegnare fino a notte fonda

Sul letto, sparsi ovunque, vi erano matite di ogni genere e fogli scarabocchiati e accartocciati.
Scoccai un veloce sguardo alla sveglia luminosa sul comodino, sospirando pesantemente alla vista di un numero che si era presentato tante, troppe volte.
Erano le 03:56.
Sentendo riecheggiare già le urla di mia madre della mattina dopo, approfittai di quell'istante per afferrare un foglio e trasferirmi sulla scrivania accanto al letto, altrettanto in disordine, e accesi la debole luce mia fedele compagna.

«Antenna luminosa, occhi felini, denti affilati

La mia mano si muoveva veloce sul foglio già pasticciato da un lato, quasi a seguire gli ordini che io stesso dettavo a bassa voce.

«Artigli rossi, pelliccia...»

Sotto i miei occhi si stava creando una figura dal corpo animale non definito, con una testa canina priva di orecchie. Nessuna coda, solo un ammasso di peli scuri come la pece, sembrava un incrocio tra un gatto, un lupoide e qualcosa di indefinito.
La creatura iniziava a prendere una forma, e per un attimo l'idea di reincontrarla in un altro sogno balenò nella mia mente, disegnando un piccolo sorriso indeciso sul mio volto.
Fortunatamente, ci ripensai. Insomma, non ero così masochista.

«Prima o poi scoprirò cosa sei

Rivolsi un secondo sorriso a ciò che avevo disegnato, prima di mollare carta e matita e alzarmi barcollante e distrutto dal sonno.
Le ore che passavo dormendo erano addirittura meno delle ore che passavo a studiare, e la cosa era abbastanza preoccupante, dato che stavo ripetendo per la seconda volta il quinto superiore.
Ero capitato in una classe completamente estranea all'arte, al disegno, e non erano rare le volte che avevano strappato un mio disegno o mandato nel cestino un nuovo personaggio.
Avendoci fatto l'abitudine, non me la prendevo ormai più di tanto, anche se non capivo cosa esattamente mi fermava dal non prendere a craniate quei loro nasi che ficcavano ovunque.
Pervaso momentaneamente dalla rabbia di quei ricordi, che spesso e volentieri cercavo di seppellire, afferrai il mio cuscino e lo lasciai per terra, per poi sistemarmi sul pavimento, lasciandomi avvolgere da quel piacevole fresco dopo il caldo e asfissiante tempo estivo.
Velocemente, quasi impercettibilmente, venni accolto nuovamente dal buio.





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