Titolo:
Over the Garden Wall
Titolo
capitolo:
Danger in the woods
Fandom:
One
Piece
Personaggi:
Jewelry Bonney/X-Drake
Rating: SAFE/SFW
Generi: nonsense,
soprannaturale, creepy as
fuck
Warning:
Over the garden wall!AU, Cappuccetto rosso!AU, UST
Parole: 1260
Prompt: Bonney/Drake,
cappuccetto rosso!AU
Note: /NON
BETATA NON RILETTA/ allora,
prima di partire con la storia vorrei dire due cose, non so esattamente
cosa io
abbia scritto. Kuruccha mi aveva lasciato questo prompt bellissimo che
potevo
stravolgere in ogni modo, alla fine, mentre scrivevo, è
uscita una AU di Over
the garden wall, un cartone per bambini in dieci episodi che ho visto
di
recente e amato tantissimo. Quindi, credo che a) questo sarà
il primo capitolo
di una long b) la storia vedrà capitoli scollegati (non del
tutto) tra loro,
che potranno anche essere letti come One Shot, tranne
l’ultimo che li
collegherà tutti c) ci saranno spoiler di Over the garden
wall (non in questo
capitolo però) d) i personaggi, warnings e balle varie
cambieranno di capitolo
in capitolo.
L’aggiornamento
sarà tutto meno che regolare, btw.
Over
the Garden Wall
1.
Danger in the woods
Non
ama molto gli esseri umani, puzzano, parlano troppo e si preoccupano di
cose
che agli occhi di un lupo non sono che il frutto della
superficialità arrogante
di una razza che si crede superiore. Tuttavia, quando vede per la prima
volta
la creatura con il cappuccio rosso, i suoi sensi di lupo rimangono
così tanto
colpiti da sbilanciare il suo equilibrio perfetto; non sa se sia
l’aspetto o
l’odore a scatenare quel brivido lungo la sua spina dorsale,
ma sa che deve
parlarci, almeno una volta.
La
storia del lupo che mangia la nonna la conosce fin troppo bene e sa
perfettamente come va a finire di solito, quindi sceglie di evitare
– anche
perché non sarebbe una gran presentazione «Ciao,
ho mangiato tua nonna ed era
strabuona!» - e segue la figura fino a una radura nel bosco.
Quando
il lupo emerge alle sue spalle, il cappuccio scivola oltre le spalle,
rivelando
una massa di folti capelli rossicci; Drake le getta appena
un’occhiata, prima
di domandare, con tono perplesso: «Hai intenzione di
mangiarmi?»
«Stica,
ma che schifo di domanda» sbotta, mentre il suo fisico si
trasforma in quello
di una donna «Non sono mica una specie di barbaro, che tu li
mangi mica gli
esseri umani? Non sarai tipo, chessò io,
cannibale?»
Drake
rimane a fissarla, interdetto; credeva che gli Okami fossero tutti
creature
sagge e venerabili, soprattutto degne di rispetto, ma la donna lupo che
si
trova di fronte in questo momento va oltre qualsiasi sua aspettativa.
«Io…
No, certo che no. Era una domanda, credevo fossi un lupo vero, sai
l’animale»
cerca di schernirsi.
La
donna agita mollemente la coda, e gli si avvicina, apparentemente
incurante di
essere nuda; soffici orecchie da lupo emergono dai suoi capelli, e
Drake
rabbrividisce nel sentire le unghie della donna sfiorargli la pelle.
«Si
può sapere perché hai delle unghie
così lunghe?» borbotta senza pensare.
«Oh,
mi piace lasciare il segno» ridacchia graffiandogli
leggermente l’avanbraccio
«Certo che fai domande strane, non dovresti chiedermi prima
come chiamo o dire
cose tipo “Che orecchie grandi hai”, “Che
denti grandi hai”. Comunque sono
Bonney, tanto piacere».
«Non
te l’ho chiesto» geme l’uomo, che
incomincia a pentirsi di essersi fatto
fermare da uno spirito della foresta «E non so bene
perché tu mi abbia
scambiato per cappuccetto rosso, questa è solo una cerata da
pesca, da pesca!»
Bonney
non lo ascolta nemmeno, lo fissa per qualche secondo e, dal nulla, gli
tira un
calcetto dietro la gamba, sbilanciandolo e facendolo cadere a sedere a
terra.
«Sei
deficiente?!»
«Allora?»
domanda il demone lupo, continuando a ignorarlo, girandogli attorno e
appoggiandogli il capo su una spalla.
«Non
posso crederci» sibila l’uomo «Che
orecchie grandi che hai!»
«È
per sentirti meglio, bello mio».
«Ma
se tanto non mi ascolti! Che denti grandi che hai!» continua
roteando gli occhi
verso il cielo.
«Oh,
oh, questi, che poi volendo potrei rimpicciolirli, eh, ma mi piace tipo
troppo
lasciare i segni di morsi sulla gente quando faccio sesso e-»
«Scusa
cosa?» Drake si gira di botto, privando l’okami del
sostegno a cui era
appoggiata e facendola precipitare a terra «Ok, basta. Io me
ne vado. E per
l’amor del cielo! Ti vuoi mettere qualcosa addosso?»
Bonney
si massaggia la testa e sorride sorniona, sollevando lo sguardo verso
di lui e
deliziandosi del rossore imbarazzato che gli colora le guance: gli
umani sono
così divertenti. Allunga una mano verso di lui e domanda,
lasciandosi tirare in
piedi: «E dove pensi di andare quando è evidente
che tu ti sia perso nella
foresta?»
«Io
non mi sono perso» risponde l’uomo, ma ad ogni
parola la sicurezza nella sua
voce fa perdendosi sempre di più.
È
davvero sicuro di sapere da che parte sia arrivato? Soprattutto
è sicuro di
ricordare dove stava andando? Dove stava andando, esattamente? Ah,
già a
pescare. Si guarda le mani vuote e si domanda come sia possibile che un
uomo
della sua età si diriga a pescare senza portare con
sé l’attrezzatura. Drake
aggrotta le sopracciglia e si passa una mano sugli occhi, cercando di
ricordare
come sia entrato nella foresta – anche se la vera domanda non
è come, ma quando
e lì il tempo è così relativo
– e a irritarlo maggiormente non è tanto
l’accorgersi di non saperlo, quanto più il
realizzare che la scoperta non lo
turba minimamente.
Solleva
il viso, per dire qualcosa a Bonney, ma di fronte a lui non
c’è nessuno, c’è
mai stato davvero qualcuno?
Digrigna
i denti e si incammina nella foresta, stringendo i pugni, ben attento a
non
graffiarsi con quelle unghie troppo lunghe; la coda ciondola pigramente
a
destra e sinistra e le orecchie arancioni che spuntano sul su capo
vibrano
leggermente, pronte a cogliere qualsiasi rumore.
Questa
volta è la figura con il cappuccio rosso ad avvicinarsi al
lupo, lo fa senza timore,
senza esitazione, con quella nota di curiosità spensierata
tipica di chi non ha
paura di niente; adesso forse non lo ricordano, probabilmente non lo
ricorderanno mai, ma è sempre Bonney la prima ad
avvicinarsi, quella che ad
ogni incontro gli si fa più vicina e si sporge di
più e lo seduce sempre più in
profondità, portando via con sé, ogni volta, un
pezzettino del suo cuore.
«Mi
sembrava di aver sentito qualcuno» ridacchia, giocando con il
lembo di una
gonna troppo corta.
«Tua
madre non ti ha mai detto di non dare confidenza agli
sconosciuti?»
«Tecnicamente
non sei nemmeno umano» gli fa notare la ragazza,
avvicinandosi a lui fino a
sfiorargli la coda con le dita sottili.
«Che
buffa coda, signor Lupo, sei sicuro di non essere una volpe?»
«Sì,
e piantala di toccarla. Insomma, non ti turba nemmeno un po’?
Trovarti di
fronte a un lupo?»
Bonney
solleva le spalle, in un gesto di indifferenza.
«Non
sei di certo la creatura più pericolosa che abita questi
boschi, sai?»
«Oh»
mormora l’uomo, ricordandosi di qualcosa che pareva essergli
sfuggito di mente
«La Bestia».
«La
Bestia? Certo che no, parlavo di me, ovviamente» ride la
ragazza, aggrappandosi
senza tante cerimonie al suo braccio.
«Ti
avrei catalogato più come una seccatura, ma come
preferisci».
«Dici
così» mormora la ragazza sollevandosi sulle punte
dei piedi e avvicinandosi al
suo viso fino a sfiorargli la guancia con la propria
«Sappiamo entrambi che se
hai delle mani così grandi è per afferrarmi meno,
e che se hai delle orecchie
così grandi è per udirmi meglio quando gemo e
se-»
«Cristo
santo!» esclama l’uomo facendo un salto
all’indietro e scrollandosela di dosso
«Queste sono molestie, ne sei consapevole?»
«Te
l’ho detto, sono pericolosa anche io» scoppia a
ridere Bonney, senza lasciarsi
intimorire dall’uomo – dal lupo – che
pare ancora respingerla.
Un
passo in avanti, due passi indietro, ma è certa che prima o
poi riuscirà a
raggiungerlo, a prenderlo per mano e uscire da lì, o almeno
così pensa mentre i
pensieri cominciano ad appannarsi e venire avvolti da una nebbia densa.
Drake
la fissa per qualche istante, domandandosi dove possa averla
già vista – perché
è sicuro di averla già vista, di avere
già sentito quelle avances impudenti, ma
poi lascia perdere, in quella foresta tutto si confonde e non ha senso
cercare
di venirne a capo. Non ha né capo, né coda,
né entrata, né uscita e una volta
che ti perdi al suo interno, sei perduto per sempre.
Chiude
gli occhi un istante, è questione di un battito di ciglia, e
quando li riapre è
di nuovo solo, no, no, si sta sbagliando, è sempre stato
solo. Si tira il
cappuccio rosso della cerata sul capo e riprende a camminare.
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