48 Ricerca frenetica
49 Ricerca frenetica
Il Nano si muoveva rapidamente nella foresta intrisa di pioggia,
cercando allo stesso tempo di prestare attenzione agli eventuali segni
di presenza dei Goblin. Sapeva che dovevano essere sparsi per i boschi
alla sua ricerca, e che non avrebbero desistito facilmente ora che
l’avevano visto; se anche non avessero riconosciuto il
prigioniero che era loro sfuggito, non avrebbero certo lasciato
andare indisturbata una spia.
E Gwennis era sola. E se era vero che lui aveva cercato di trascinarli
ovunque tranne che verso il luogo dove l’aveva lasciata, non vi
era alcuna garanzia che i Goblin non la trovassero, specialmente se gli
avesse obbedito e si fosse mossa. La mezza giornata era passata da un
po’.
Come ho potuto lasciarla sola?
Il Nano imprecava tra sé: improvvisamente il suo comportamento
gli sembrava sconsiderato oltre misura, e per la prima volta stava
mettendo in discussione tutte le sue decisioni. Come aveva potuto
pensare di trascinare in un’avventura così pazzesca una
Nana assolutamene impreparata, appena in grado di sopportare un viaggio
in carovana? Perché non l’aveva accompagnata per un tratto
sulla Via, sulle tracce della sua gente? Avrebbe potuto metterla sulla
buona strada e tornare tranquillamene indietro, ed avrebbe ritrovato le
tracce dei Goblin senza difficoltà alcuna. E’ vero che in
quel momento non lo sapeva, e pensava di dover seguire gli Orchi verso
Gundabad; ma in ogni caso …
Gwennis l’aveva seguito adattandosi sorprendentemente bene a
situazioni di cui non aveva la minima esperienza. Non si era mai
lamentata, ed aveva preso con garbato umorismo anche le situazioni
più difficili; il Nano si era reso conto che era arrivato a
rispettarla, ed anche a stimarla molto.
E adesso lei era in pericolo, e non lo sapeva nemmeno. I Goblin
vagavano per la foresta alla ricerca di lui, ma se avessero trovato
lei… Maledizione! Come ho potuto pensare che sarebbe stata al sicuro? Avrei dovuto nasconderla, almeno. Il rimorso lo rodeva, e la paura gli attanagliava lo stomaco. Se le è successo qualcosa, non me lo perdonerò mai.
Scivolò su un cumulo di foglie bagnate e imprecò. Doveva
fare attenzione: se si fosse rotto una gamba sarebbe stata la fine per
entrambi.
Con maggiore cautela, riprese la marcia.
Ma questa pioggia non smette mai?
Gwennis rabbrividì sotto la sua mantella. Aveva radunato tutte
le sue cose e le aveva fissate alla soma del pony. Sapeva che
avrebbe dovuto muoversi, ma non riusciva a decidesi. E se lui avesse
avuto bisogno di aiuto? La mezza giornata era appena finita. Come
poteva andarsene e lasciarlo lì?
E poi: la faceva facile, lui! Vai ad est e verso il basso. Già, con tutta quella pioggia e quella nebbia non era più nemmeno tanto sicura di dove fosse, l’est!
Ma lui ha detto di andare, che mi avrebbe trovato. Devo fidarmi di lui. Raddrizzò le spalle e si fece coraggio: doveva farcela.
“E poi mi aiuterai, vero Billy?” Il pony le diede un colpetto con il muso. Intelligente, quell’animale.
Ancora qualche minuto, e mi muoverò.
Il Nano sbucò da una forra e si fermò, scrutando tutt’intorno. Dev’essere da queste parti.
Quello era il torrentello che aveva attraversato, e la pozza in cui era
quasi caduto. Alzò lo sguardo e gli parve di riconoscere il
retro della roccia a ridosso della quale si erano
accampati. Si avvicinò con cicospezione, rammentandosi
della padella che lo aveva quasi steso, e sussurrò a mezza
voce:
“Ehi! Gwennis! Sei lì?”
Gli rispose solo il silenzio. Se n’è andata. Ma dove?
Aggirò il roccione, con l’intenzione di trovare le tracce
della Nana, e si trovò davanti il ghigno di un Goblin.
“Preso, ratto dannato.”
Gwennis avanzava con circospezione, lungo la lieve pendenza,
trascinandosi dietro il pony per le redini. Il bosco si stava
infittendo, e davanti a lei si profilava la sagoma di una formazione
rocciosa, che avrebbe dovuto aggirare.
“Verso il basso e verso est, vero? Come se fosse facile,”
brontolò Gwennis. “Che ne dici, Billy? Verso il basso
sarà a destra o a sinistra?”
Dopo pochi metri fu evidente che non avrebbe potuto continuare in
linea retta, se non scalando la roccia, il che era fuori
questione. La Nana si femò e scrutò da entrambe le
parti, cercando di decidere quale percorso l’avrebbe portata meno
fuori strada.
A destra il terreno sembrava salire, ed il bosco si infittiva. A
sinistra… beh, non che fosse particolarmente invitante, ma se
non altro il cammino sembrava più agevole.
“ Va bene, Billy;” sospirò, “dicono di fare
attenzione a scegliere la via più facile, ma penso che
andrò a sinistra. Mi sembra più sensato, che ne
pensi?”
Il pony espresse la sua approvazione con un leggero colpo di muso sulla nuca della Nana.
Il Nano era diventato frenetico. Un singolo colpo di spada era stato
sufficiente per liberarsi del Goblin, la cui testa era rotolata lungo
il pendio, ma ora era sicuro che i Goblin avessero trovato Gwennis.
Era qui, quel maledetto! Mi
aspettava, deve averla trovata, chissà dov’è ora,
se l’hanno portata con loro, oppure…
Stava andando in iperventilazione. Smettila.
Si fermò e si sforzò di controllare il battito furioso
del cuore e di respirare normalmente. Rilassò i muscoli delle
braccia ed allentò la presa sulle spade, che stava artigliando
furiosamente.
Pensa. Cosa devi fare?
Cercare le tracce. Gwennis
aveva un pony, carico per giunta, ed il terreno era intriso di pioggia;
le tracce sarebbero state abbastanza facili da trovare, anche
perché la Nana non sapeva fare nulla per nasconderle. La vocina
fastidiosa che si ostinava ad essere pessimista gli disse che sarebbero
state facili da vedere anche per i Goblin, ma si sforzò di
ignorarla.
Una cosa per volta. Non facciamo ipotesi senza prove.
Così, avanzò fino al punto dove si erano accampati,
e trovò facilmente i segni della loro sosta; ma sopra i segni
della sosta risultavano anche evidenti le impronte del Goblin che gli
aveva teso l’agguato. E Gwennis?
Non ho visto tracce, finora, quindi non è venuta in questa direzione; del resto, est è dalla parte opposta. Proprio da dove provenivano le impronte del Goblin.
Le seguì, attento a non calpestarle ed a non mancare eventuali
tracce sottostanti, ma non era facile; i Nani non avevano il passo
leggero, ma di certo i Goblin lasciavano orme ben più evidenti,
con il loro peso e la tendenza a strascicare i piedi. Questo in
particolare oltre ai piedi strisciava a terra anche le armi,
così, quando le tracce del pony comparvero, per poco non le
mancò.
Provenivano dalla sua stessa direzione, ed erano evidentemente state
sepolte dal passaggio dei Goblin, che in quel punto le aveva
incrociate e si era avviato nella direzione da cui il Nano
proveniva.
Le tracce del pony erano state lasciate prima del passaggio dei Goblin,
e sembravano allontanarsi verso est, senza essere seguite da nessuno.
Il Nano si permise un piccolo pensiero ottimista: forse Gwennis se ne
era andata prima dell’arrivo dei nemici, che non l’avevano
notata. Procedette sui passi di lei con il cuore più leggero ed
accelerò il passo.
Devo trovarla alla svelta e poi non la perderò più di vista.
Il cuore di Gwennis batteva a grandi colpi. La Nana aveva percepito un
movimento poco lontano, alla sua destra, qualcuno che non faceva nulla
per essere cauto. Risuonò un richiamo, nella lingua aspra e
gutturale dei Goblin, e Gwennis si accucciò ancora meglio dietro
il cespuglio che la nascondeva alla vista, stringendosi al pony accanto
a lei. L’animale sembrava aver capito perfettamente la situazione
e restava immobile come una statua.
Mahal proteggimi! Fallo guardare da un’altra parte, tipregotipregotiprego…
Come se la sua preghiera fosse stata ascoltata, si levò un
altro richiamo, sempre alla sua destra, ma più debole, quindi
più lontano. Nei grugniti risuonava un’urgenza che
provocò un’immediata risposta dal Goblin più
vicino; e subito dopo, udì i rumori provocati da qualcuno che si
allontavana da lei, scagliandosi attraverso la boscaglia senza far
nulla per essere silenzioso.
Gwennis tirò un tale sospiro di sollievo che le cedettero le
ginocchia e si accasciò sul terreno. Nonostante facesse freddo,
era in un bagno di sudore. Respirò profondamente per calmarsi, e
decise di tornare sui suoi passi, almeno momentaneamente.
“Hai visto, Billy? Cosa dicevo riguardo alla strada più facile? D’ora in avanti non…”
La frase le rimase in gola, perché alzando gli occhi aveva notato qualcosa di fondamentale.
Il pony era sparito.
Si stupì da sola per l’imprecazione colorita che le era sfuggita.
Il Nano avanzava con cautela nella boscaglia, ringraziandoo Mahal e
tutti gli dèi che i Goblin non fossero specialisti nelle
imboscate. I loro richiami risuonavano per tutto il bosco,
consentendogli di correggere la sua direzione o di nascondersi se fosse
il caso, ma fino ad ora era riuscito a non perdere di vista le tracce
del pony. Ogni tanto si confondevano, o sparivano in caso di fondo
sassoso, ma per riapparire sempre poco più avanti. I Goblin
erano davvero degli idioti a non notarle, o forse Gwennis
era particolarmente fortunata.
Qui deve essere tornata sui suoi passi, pensò in un punto in cui le tracce si facevano particolarmente confuse; ma poi ecco, è andata in quella direzione.
Procedeva piano, a ridosso di una roccia, attento a non far rumore,
quando all’improvviso un colpo violento tra le scapole lo
sbattè di faccia contro la parete rocciosa. Era stato preso
completamente di sorpresa, tanto che gli cadde perfino la spada corta
che stringeva nella mano sinistra.
L’istinto fu quello di girarsi e cercare di raggiungere una delle
molte lame che portava addosso, ma non ebbe nemmeno il tempo di tirare
il fiato. Un corpo caldo, pesante e che mandava un odore tremendo gli
si abbattè sulla schiena, schiacciandolo contro la roccia come
una mosca spiaccicata e bloccandogli qualsiasi movimento.
Scosso e spaventato, oltre che nauseato dall’odore,
tentò freneticamente di liberarsi, cercando di far leva con le
braccia contro la roccia, ma come unico risultato una testa enorme e
pelosa, corredata da un alito mefitico, gli si
insinuò tra il collo e la spalla, inondandogli la guancia
di peli bagnati. Un violento conato di vomito lo colse, il
disgusto anche più forte della paura. Ma cosa diavolo…?
Stava tentando disperatamente di controllare lo stomaco – non aveva nemmeno lo spazio per vomitare, maledizione! – e allo stesso tempo di mettere insieme una specie di piano per liberarsi, quando si bloccò.
Il suo catturatore lo stava annusando.
“Stupido animale! Solo un idiota di un pony poteva convincersi di
essere un cane da fiuto! E d’altra parte cosa potevo aspettarmi
dalla tua padrona se non che avesse l’unico pony-segugio della
Terra di Mezzo? E spostati dannazione, hai un alito pestilenziale! Mai
pensato di far qualcosa?”
Con uno sforzo sovrumano, reso ancora più complicato dalla
risata che, nonostante tutto, gli gorgogliava in gola,
puntò le braccia contro la roccia e respinse il pony che
continuava allegramente a fiutarlo.
“ E smettila! Non sono una balla di avena!”
Scivolò dalla stretta e con un sospiro di sollievo si rassettò gli abiti.
“Allora, dov’è finita la tua…”
Non potè finire. Un altro corpo si abbattè contro il suo,
e si trovò la faccia avvolta da un’altra massa di
peli… o meglio capelli, mentre due braccia nervose si
avvinghiavano attorno al suo collo.
Lei non aveva un buon profumo. Nella migliore delle ipotesi sapeva di cane bagnato,
e i riccioli umidicci gli riempivano la bocca; il cappotto che aderiva
al suo era fradicio, e freddo, e nella sua frenesia gli era salita sui
piedi con gli stivali pesanti… ma tutto questo non era
importante. L’ondata di sollievo che lo colse cancellò
tutto, e di loro volontà le sue braccia salirono a ricambiare la
stretta.
Grazie Mahal, grazie, grazie.
Lei stava tremando, scossa da singhiozzi incontrollati, e mormorava nel suo collo parole spezzate.
“Ero c-così sp-spaventata! Tu… tu non t-tornavi, e
c’erano quegli urli… e avevo p-paura che t-ti fosse
successo qualcosa… e n-non sapevo c-cosa fare per
aiutarti…”
Il Nano era più scosso di quanto si sarebbe aspettato.
Affondò una mano nei riccioli arruffati in un tocco confortante,
mentre gli venne naturale tentare di calmare tutta quell’angoscia
stringendola più vicina a sé.
“Ssh, ssh, basta adesso,” sussurrò accostando
la guancia a quella fredda della sua compagna. “Va tutto bene,
sono qui, è tutto finito… non aver paura…”
E mentre la teneva stretta, si rese conto di quanto quel contatto lo
riscaldava; corpo e anima. Solo in quel momento capì quanto
fosse grande il gelo che aveva sentito nel cuore per tutti quei mesi,
la spaventosa solitudine di chi non ha un ricordo felice, di una
persona cara, di un momento sereno. La questione della sua amnesia era
stata accantonata, perché la semplice sopravvivenza, per non
parlare della sua missione, avevano assorbito tutte le sue energie e
tutta la sua attenzione, ma era lì.
Spesso aveva pensato con dolore che, se fosse stato in punto di morte,
non avrebbe nemmeno potuto rivolgere un ultimo pensiero alle persone
più care; ma in quel momento si rese conto che non era
più così.
Quel vuoto doloroso rimaneva, certo; ma il suo cuore assetato di
affetto, se non di semplice contatto umano, aveva trovato qualcuno che
a poco a poco, senza parere, vi si era insinuato.
Gwennis si era guadagnata prima il suo rispetto, poi la sua stima; ma
solo allora si rese conto di quanto si fosse affezionato a quella Nana
allo stesso tempo tenera ed esasperante, ingenua e saggia,
confusionaria e pratica, che riusciva sempre a sorprenderlo.
Gwennis si era un poco calmata, ed i singhiozzi disperati si erano
trasformati in piccoli sussulti, anche se con le dita stava ancora
artigliando le maniche della giubba del Nano. E lui continuava a
tenerla, immemore di ogni cosa, solo godendo quel calore che gli era
nato dentro e che scacciava settimane e mesi di gelo dal suo cuore
dolorante, come un muscolo fermo per troppo tempo che riprendeva a
funzionare con difficoltà.
Solo un momento dopo, però, divenne fin troppo consapevole di tenerla tra le braccia.
Oh Mahal.
ANGOLO AUTRICE
Pensavate di essevi liberati di me, vero? Pensavate che avessi gettato la spugna, vero???
E invece no. Rendo chiaro urbi et orbi che Idril non molla mai.
Ci mette il suo tempo, ma giura sulla sua libreria che questa storia la
finisce… anche perché ha un sacco di capitoli già
scritti e deve solo collegarli, eh-eh. (notare: usa la terza
persona… come Cesare)
Allora: se mi sembra che ci sia un salto logico... ebbene sì.
C'è. La spiegazione nel prossimo capitolo, questo stava
già diventando troppo lungo.
Angolo del Grazie:
*a tutte le recensiste a cui non ho risposto ( vergogna) ma che amo con tutto il cuore ( in particolare a didi_95)
*ai lettori silenziosi ma fedeli
Benvenute a I_am_in_love_with_Horan e Llem: un abbraccio
Alla prossima
Bacio
Idril
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