Gli arrivi, così come le partenze,
potrebbero
essere associati a un colore.
Verde come la speranza; bianco come la neve; blu
come una tempesta.
E se dovessi trovare un colore per l'arrivo che ci
(s)travolse tutti quel sabato pomeriggio nel nostro piccolo ryokan,
sarebbe sicuramente il rosso.
Rosso, come il fuoco, come i suoi capelli.
Mentre il sole tramontava,
lasciandosi alle
spalle una giornata fatta di terme e risate, e
l'aria si faceva più fresca tingendosi di blu, una figura
minuta fece la sua
comparsa nella mia vita e nella piccola sala da pranzo, spuntando oltre
la
porta con una testolina colma di capelli rossi.
Lucenti e ondulati capelli rossi che le ricadevano
sulle spalle.
***
Il nostro week-end rilassante alle terme stava per
finire e l'indomani mattina saremmo ripartiti per tornare a Nerima.
Così per
quel sabato sera, complici le poche attrattive del piccolo e tranquillo
paesino
che ci ospitava, avevamo deciso di passare la notte fra i boschi
ombrosi alle
pendici delle montagne.
Eravamo tutti intorno al grande tavolo, intenti a
preparare le ultime cose prima della partenza, quando la nostra anziana
ospite
scostò le tende perlacee dell'ingresso annunciandoci che
avevamo una visita.
Non poco sorpresi, ci guardammo gli uni con gli altri, cercando di
indovinare chi potesse averci
raggiunto.
Magari il dottor Tofu,
liberatosi dagli impegni dell'ambulatorio; o magari, sconfiggendo la
pigrizia,
Soun e Genma; o ancora Hiroshi, Daisuke, Yuka e Sayuri. Le nostre
congetture, o
speranze, andarono avanti finché invece, con un sorriso a
trentadue denti
stampato sul giovane viso, ad entrare dalla porta fu una ragazzina dai
capelli
rossi che non avevo mai visto prima.
Una sconosciuta con il viso simpatico e
l'espressione di chi ha commesso una marachella.
Si inchinò rispettosamente salutando i presenti e
poi incatenò i suoi incredibili occhi scintillanti ai miei
con aria impaziente.
<< Ranko! Che ci fai tu qui? >> chiese Ranma apparendo
più sgarbato di quanto non
volesse <<
Non dovevi aspettarci a
casa? >>
<< Sì, sì, ma non ce la facevo
più! Dovevo
assolutamente raggiungervi! >>
<< Saremmo tornati domani... >>
<< Lo so, ma a casa con gli zii è una noia e
poi sono mesi che non fate altro che raccontarmi di lei, non potevo
aspettare
un minuto di più! >> rispose con convinzione
la ragazza, e qualcosa nel
suo modo di fare mi disse che era sicura di spuntarla.
<< E va bene, vieni qui. Jude, lei è mia
cugina Ranko, avresti dovuto conoscerla al nostro ritorno a casa ma...
>>
disse Ranma alzando le spalle con aria rassegnata, mentre la nuova
arrivata
appariva soddisfatta.
Io le sorrisi e lei fece lo stesso mimando un
“finalmente” con le labbra.
Era una ragazzina minuta
e
piccola di statura, ma
estremamente proporzionata. Madre natura era
stata generosa con lei, concedendole curve in gran quantità
e un corpo
smaliziato e sensuale. Il viso poi era tremendamente bello: lunghe
ciglia nere
incorniciavano sfavillanti occhi blu -molto simili a quelli di Ranma
ripensandoci, ma più dolci e sensuali-; le cui palpebre,
truccate leggermente
da una linea lilla, conferivano allo sguardo armonia e delicatezza. Gli
zigomi
alti e rosei, il naso piccolo, le labbra piene e fresche. Era
bellissima.
Somigliava al cugino
quel tanto che bastava per dirmi che anche lei era un'artista marziale,
ma
aveva nell'espressione qualcosa di frizzante e sbarazzino che nascondeva
un
carattere impetuoso e piccante.
Un vulcano in piena eruzione,
un cuore
che pompa frenetico, un treno che sfreccia a tutta velocità,
ma con un sorriso
che avrebbe fatto vacillare il più duro dei cuori.
Questa era Ranko Saotome e io lo avrei
capito quella sera.
***
Avevo più volte sentito nominare dalle
belle
labbra di Kuno la “ragazza
con il codino”,
ma
solo poco prima di metterci in cammino, quando già aveva
spalancato la porta con un'entrata scenica degna del miglior attore
melodrammatico, mi resi conto che si riferiva
proprio
a Ranko.
<< Oh mia dolce e cara stella della notte!
>> esordì lui aprendo teatralmente le braccia.
<< Oh mamma, Kuno, ma ci sei anche tu?
>>
<< Non temere mio meraviglioso pulcino,
d'ora in poi non ci lasceremo mai più! >>
esclamò Tatewaki balzando in
avanti e prendendo a rincorrere attorno al tavolo la ragazza, che non
si sapeva
se fosse più arrabbiata o spaventata.
<< Sparisci brutto idiota! >>
gridò
lei, sempre scappando. Lo stesso sangue di Ranma le scorreva nelle vene.
<< Amore mio fatti abbracciare! >>
continuava a dire lui cercando di afferrarla da dietro.
Io risi, sinceramente divertita dalla scenetta, e
mentalmente aggiunsi un'altra vittima alla lista del senpai.
<< Anche lei? >> chiesi mentre
guardavo Nabiki che, leggermente infastidita, portava via Kuno
trascinandolo
per il retro della t-shirt e intimandogli di “smetterla di
fare il cretino con
tutte”.
<< Eh già, ha un'insana passione per i
maschiacci come vedi, gli piace anche Akane! >> rispose
Ranma beccandosi
un pugno in testa da entrambe le ragazze.
<< Non dargli retta, Jude! >> disse
Akane prendendo il mio braccio destro e facendolo passare sotto il suo.
<< Già! >> confermò
Ranko facendo lo
stesso dall'altra parte << So fin da ora che diventeremo
grandi amiche!
>> esclamò poi con voce squillante. Con queste
premesse e tenendoci a
braccetto, ci incamminammo verso quella che sarebbe diventata un'altra
avventura, solo che noi ancora non lo sapevamo.
***
I boschi che circondavano il piccolo paesino erano
meravigliosi di giorno, con il verde che brillava bagnato dalla luce e
gli
uccellini che parevano colorare l'aria cantando ininterrottamente.
Lo scenario notturno però era, se possibile,
ancora migliore.
Freschi e silenziosi, con la terra umida e le
foglie lisce di rugiada, colmi di ogni sfumatura di verde, marrone,
ocra e
grigio, quei luoghi offrivano uno spettacolo ancestrale e misterioso,
illuminati solo da una falce di luna e dalle stelle.
Ben presto trovammo una piccola radura fra gli
alberi frondosi.
L'odore di pino e muschio, di terra bagnata e di
erba ci solleticava le narici,
mentre la
luce salmastra che filtrava dai rami intrecciati rendeva tutto
più magico.
<< Qui sarebbe perfetto accendere un falò e
raccontarci storie dell'orrore >> suggerì
Nabiki guardando
insistentemente la sorella minore, che sapeva essere una gran fifona.
<< Ma proprio storie di mostri e fantasmi?
>> chiese Akane con voce infastidita << non
potremmo raccontare a
Jude qualche leggenda tipica del nostro paese? >>
<< Ma che noia! L'horror è più
divertente!
>> esclamò Ranko.
<< Io do ragione a Pel di carota! L'horror è
meglio! >> intervenne Shan-pu.
<< Shan-pu ha ragione! >> La
spalleggiò Mousse.
<< Tu vuoi una storia dell'orrore solo per
spalmarti su Ranma come al tuo solito, brutta vipera! >>
intervenne Ukyo.
<< Ok, allora forse no... >>
sussurrò
il ragazzo con gli occhiali leggermente confuso.
<< E tu che vuoi? Pensa al tuo fidanzato!
>> gridò la cinesina di rimando.
<< Ryoga non è il mio fidanzato!
>> Diede
in escandescenza la cuoca, mentre il diretto interessato, visibilmente
arrossito, era nel frattempo combattuto su quale fanciulla in
difficoltà
aiutare: se Akane, palesemente terrorizzata da quel genere di racconti;
Ranko
che, sbattendo le ciglia con fare suadente, lo stava lentamente
abbindolando;
oppure Ukyo, anche se non sapeva bene se volesse la storia horror per
accaparrarsi
lei stessa le attenzioni di Ranma o non la volesse solo per impedirlo a
Shan-pu.
<< Guarda che nessuno aveva parlato di Ryoga
>> sussurrò Shan-pu a tradimento e i due
ragazzi partirono a raffica con
una serie infinita di giustificazioni fra le prese in giro e le risate
degli
altri, mentre io li guardavo e cercavo di capire quanta
verità ci fosse nelle
loro parole.
<< Basta, silenzio! Ho io la storia perfetta
>> parlò infine Nabiki <<
Così accontenteremo l'una e l'altra >>
Tempo che, Ranma e Ryoga da
una parte e Mousse e
Alexander dall'altra, trasportassero nella radura due grossi tronchi
caduti su
cui sedersi -facendo notevole sfoggio dei loro bicipiti- e che Kuno
cercasse
della legna per accendere il falò, ed eravamo tutti stretti
intorno al fuoco.
Solo Nabiki era in piedi di fronte a noi.
Si schiarì la voce e assunse una posa concentrata
socchiudendo gli occhi:
<< Si comincia >> sussurrò con
tono
spettrale. << Secondo una leggenda, centinaia e centinaia
di anni fa, in
Giappone viveva una giovane donna. Si diceva che fosse bellissima, con
lunghi
capelli neri e occhi color dell'ebano.
La bella fanciulla incontrò un samurai, un uomo
forte e valoroso, il quale si innamorò perdutamente di lei e
ben presto ne fece
la sua sposa e la
sua concubina (*)
>>
<< Fin qui niente di strano >> disse
Akane ostentando coraggio mentre Ranma, seduto accanto a lei, la
guardava di
sottecchi alzando un sopracciglio poco convinto.
<< Aspetta a parlare, sorellina. Come
dicevo, questo giovane samurai era un uomo estremamente vigoroso, un
marito
premuroso e un compagno affidabile. Questo almeno per i primi anni.
Con il tempo divenne morbosamente geloso della
bellezza della moglie, che incantava chiunque incontrasse, e
cominciò a
chiuderla in casa, accecato dalla gelosia. Ma più lui la
nascondeva agli occhi
del mondo, più la vanità della donna accresceva a
dismisura >>
Mentre Nabiki parlava -con una lentezza che faceva
presagire un colpo di scena- tutti noi ce ne stavamo accoccolati l'uno
al
fianco dell'altro, guardando ora la nostra narratrice, ora il fuoco
caldo e
scoppiettante davanti a noi.
Ranko, sporta quasi totalmente in avanti per
ascoltare meglio, non aveva affatto paura e avrebbe voluto solo essere
lasciata
in pace, cosa che non faceva altro che ripetere a Kuno, il quale invece
cercava
di abbracciarla tranquillizzandola con le sue rime strampalate.
Ukyo, ancora stizzita per ciò che era successo
prima, neanche guardava Ryoga, che se ne stava seduto a braccia
conserte,
sfiorando con un gomito lei e con l'altro me.
Io ero in mezzo a Ryoga e Alexander e cercavo di
seguire il racconto senza farmi distrarre dall'inconscia paura dentro
di me.
Dopo di noi sedevano Shan-pu, ovviamente
avvinghiata al braccio di Ranma, e Mousse, che aveva un'aria alquanto
indispettita.
Poi Akane e infine Kasumi.
Tutti con gli occhi che pendevano dalle labbra di
colei che raccontava la storia con estremo trasporto.
<< La donna, stufa della situazione, si
trovò ben presto degli amanti che appagassero la sua voglia
di attenzioni e la
sua smisurata vanità. Ma il samurai ne venne a conoscenza e,
in un impeto
d'ira, colpì la donna con la propria katana, squarciandole
la bocca da
orecchio a orecchio e gridando: “Chi ti dirà che
sei bella adesso?” >>
L'atmosfera inquietante del bosco notturno, resa
ancora più torva dalla figura poco illuminata della
narratrice, fu interrotta
bruscamente dal grido della ragazza che imitò la sfortunata
sposa, tanto che la
maggior parte di noi sussultò spaventata e alcuni uccelli
volarono via da un
albero vicino, facendoci rabbrividire ancora di più con i
loro versi striduli.
<< Tutto qui? >> chiese Ranko, l'unica
a non aver fatto nemmeno un fiato.
<< Assolutamente no >> riprese la
narratrice. << Da quel giorno cominciarono a girare
strane voci su di una
donna che, nelle notti di nebbia, vaga con il volto coperto da una
mascherina e
che, se incontra un passante, lo ferma e gli chiede: “Kirei
da to amou?”,
“Credi che io sia bella?”.
A quel punto il povero passante non sa che fare,
fin quando la giovane donna non si toglie la mascherina, mostrandogli
l'orrido
squarcio che la sfigura, sbarrando gli occhi diventati ormai color
ghiaccio e
ripetendo ancora la domanda
>>
Nabiki, totalmente immedesimata nella parte,
mimava alla perfezione
gesti e cadenze del
fantomatico spettro, sbarrando anch'essa gli occhi, scattando in
avanti,
alzando la voce e deformandosi i lineamenti del viso per apparire
più
terrificante.
Il risultato fu che, ovviamente, la maggioranza
delle ragazze lanciò un urlo atroce che rimbombò
per tutto il bosco.
<< Che storia tremenda! >> disse
Kasumi portandosi una mano a coprire la bocca.
<< Lanma, ho tanta paura, stringimi forte!
>> gridò la cinesina strusciandosi ancora di
più al ragazzo.
<< Ma
Shan-pu,
ci sono qui io a proteggerti!
>> cercò
di intervenire -del tutto inutilmente- Mousse.
Dal canto suo Ranma, badando poco alla ragazza
completamente abbracciata a lui, si voltò verso Akane
domandandole se fosse
tutto a posto e se per caso non avesse paura.
<< Niente affatto! >> rispose lei con
stizza. <<
Vai a proteggere Shan-pu se
ci tieni tanto! >>
<< Sei sempre la solita stupida >>
sussurrò lui con voce piuttosto roca e
si girò verso Shan-pu, abbracciandola a sua volta.
Io, dopo aver tratto un breve sospiro strozzato,
assistetti alla scena corrugando la fronte, non riuscendo proprio a
capire cosa
nascondesse il comportamento lunatico di quei due.
Ma Nabiki non mi diede il tempo di avvicinarmi
alla mia amica, perché subito riprese a raccontare la storia
con tono ancora
più basso e spettrale:
<< A questo punto la leggenda prende vie
diverse, ma sempre terribili. C'è chi dice che la donna,
dopo aver posto la
domanda, divori le povere vittime con la sua bocca enorme, oppure che
sparisca
in una risata agghiacciante. Altre fonti, più attendibili,
ci dicono che invece
tutto dipenda dalla risposta della vittima: se
risponde di no, allora la sua sorte è orribilmente segnata e
lo spirito la insegue
fino a casa per colpirla mortalmente
con un paio di forbici. Se invece il malcapitato risponde di
sì, e quindi
mente, la donna lo sfigura per vendetta, esattamente come un tempo il
marito
fece con lei >>
<< Ma una via di fuga c'è >>
proseguì
poi con voce truce e inquietante facendo tremare di paura noi ragazze.
<< E quale sarebbe? >> chiese con
enfasi Ranko, così tranquilla che le mancavano solo i
popcorn.
<< Non bisogna rispondere. Bisogna tenersi
sul vago vaghi e correre... correre più che si
può! Sapete, dicono che la donna
prediliga altre fanciulle come lei come sue vittime... magari con i
capelli
neri e gli occhi castani... sai Akane, allo spettro piacciono molto i
boschi
notturni... >>
<< Adesso basta! >> gridò la
diretta
interessata << Mi avete stufata con queste stupide
storie! I fantasmi non
esistono e nessuna donna verrà a squarciarmi la faccia
questa notte quindi, se
permettete, io me ne vado a letto! >> e
così dicendo si infilò diretta nella
tenda senza badare alle proteste di
noi altri.
<< Akane dai, non andartene! >> disse
Ranko << E tu idiota, fai qualcosa per fermarla,
no? >> aggiunse poi rivolta al cugino.
Ma Ranma girò con noncuranza la testa dall'altra
parte, continuando ad accarezzare Shan-pu e sussurrando, più
rivolto a se
stesso che agli altri: << Non me ne importa niente di
quello che fa
quella stupida! >>
Ciò mi convinse ancor di più che, più
che per la
paura della storia, Akane se ne fosse andata per un altro motivo, un
motivo che
era seduto alla sua destra e che coccolava una rumorosa ragazza cinese.
Un motivo che, chissà perché, le faceva nascere
dentro un mostro peggiore di quello delle storie di Nabiki, un
sentimento verde
come il bosco in cui ci trovavamo.
Un motivo che, e lo scoprii poche ore dopo, aveva
dentro di sé gli stessi pensieri ed emozioni.
E così,
dopo un po', tutti entrammo nelle nostre
tende sperando, l'indomani mattina, di vedere quel clima di tensione
dissolversi assieme agli spiriti della notte, anche se io avevo il
sentore che
per noi non solo i guai non fossero ancora finiti, ma che anzi fossero
appena
iniziati.
***
Eravamo andati a
dormire di malumore, ognuno
immerso nel fumo grigio dei propri pensieri.
Da quando Akane si era rintanata nella sua tenda,
Ranma era diventato intrattabile.
Irascibile e nervoso, aveva rifiutato in malo modo
le attenzioni fino a quel momento concesse a
Shan-pu e poco dopo se ne era andato dopo poco anche lui,
lasciando
un'atmosfera tesa nella radura.
Ognuno di noi si era perso nella propria
malinconia e aveva trovato un valido motivo per abbandonare il sorriso.
Ukyo, silenziosa, guardava il cielo stellato;
Shan-pu lanciava lamoi d'odio a chiunque tentasse di avvicinarla; Ryoga
sbuffava inquieto; Nabiki faceva un solitario con le carte, stranamente
tranquilla; Alexander, pensieroso, era andato a fare una passeggiata
fra i
boschi e persino Kuno stava in silenzio, lucidando la sua spada seduto
su una roccia.
Così eravamo entrati nelle tende, con le lamentele
di Ranko -l'unica a non aver perso l'allegria- come unico sottofondo.
Avevo fatto abbastanza fatica ad addormentarmi; il
buio era denso e umido e l'immagine terrificante di quella donna
squarciata mi
appariva continuamente davanti agli occhi.
Anche nel sonno poi, frammenti della discussione
avvenuta poco prima,
mischiati a pezzi di
sogni senza senso, venivano
a disturbarmi,
aiutati dai sassolini nel terreno, che riuscivano a farsi sentire anche
oltre
il sacco a pelo.
Fu un sonno agitato, sudato e freddo.
Proprio quando mi pareva di aver trovato un
momento di stabilità, uno scossone mi ridestò
immediatamente, facendomi
sgranare gli occhi nell'oscurità.
<< Jude... >> bisbigliò un'ombra
accanto a me, << Jude... >>
ripeté una seconda volta.
Nell'ancora velata incoscienza del primo sonno non
mi resi conto di chi fosse, sentivo solo una voce di donna chiamare il
mio nome
e mi pareva di intravedere, grazie al tiepido bagliore lunare, due
occhi
chiari.
Istintivamente mi misi sulla difensiva, mentre il
cuore cominciava a battere all'impazzata e l'adrenalina a scorrere
frenetica
nelle vene.
<< Jude... >> sussurrò per la
terza
volta.
Non che fossi il tipo che crede alle storie di
fantasmi, ma l'atmosfera triste e silenziosa di quella notte, proprio
dopo il
terrificante racconto di Nabiki ancora vivido nella mente, e quella
presenza
inquietante che mi chiamava per nome, contribuirono non poco al
vacillare della
mia razionalità.
Mi tirai su a sedere, certa ormai che non si
trattasse di un sogno, e decisi di fare un tentativo:
<< Sì? >> sussurrai flebilmente
rivolta alla sagoma accovacciata accanto a me.
<< Sei sveglia? >> chiese questa.
<< Sì >> risposi io sempre
più
dubbiosa che fosse uno spettro. << Chi sei?
>>
<< Sono Ranko, vieni un attimo fuori
>> rispose, e la sentii uscire prima di poterle chiedere
qualunque
spiegazione.
Mentre lasciavo il piacevole tepore ormai
accumulato nel mio sacco a pelo e scostavo il lembo di stoffa
plasticata
varcando la soglia della tenda, a stento riuscii a trattenere le risate.
Che stupida! Come avevo potuto credere che si
trattasse davvero della donna della
storia?
Invece, ad aspettarmi in piedi sull'erba c'erano
Akane e Ranko, entrambe vestite di tutto punto ed entrambe con
un'espressione
interrogativa sul viso di fronte alla mia reazione divertita.
<< Perché ridi? >> mi
domandò la
ragazza dai capelli rossi.
<< Niente, niente >> risposi in fretta
io dandomi -per la centesima volta- della scema per aver confuso Ranko
con il
fantasma della storia. << Dimmi tutto >>
<< Ti va di venire con noi? >> mi
domandò lei sorridendo.
<< Dove andate a quest'ora? >> chiesi
guardando l'orario. Segnava l'una del mattino.
<< In discoteca... >> sussurrò
Akane
con l'espressione colpevole.
Solo in quel momento feci caso al modo in cui
erano vestite: Akane indossava una mini gonna nera -davvero mini-,
scarpe col
tacco e un giubbotto corto di pelle, sempre nero. Rossetto scuro sulle
labbra, ciglia
lunghe e l'aria di chi fa qualcosa che sa di non dover fare. Era
davvero
bellissima.
Mentre Ranko degli shorts -davvero short- e un top
che lasciava poco spazio all'immaginazione.
<< In discoteca? >> ripetei io
incredula.
<< Esatto. Qui è una palla mortale, ve ne
siete andati tutti a letto alle undici! >> disse la rossa
<< Siamo
giovani, dobbiamo divertirci! >>
Io guardai Akane e
con lo sguardo le chiesi cosa diavolo stessimo facendo.
Non conoscevo Ranko, anche se avevo intuito il suo
carattere sbarazzino e frizzante, ma ormai avevo imparato a conoscere
Akane e
sapevo bene che non era il tipo da sgattaiolare via di notte per andare
a
ballare in una discoteca.
<< Così, per cambiare un po' >>
rispose lei alla mia domanda muta, quasi mi avesse letta nel pensiero,
ma io
percepii che il motivo doveva essere un altro. Il suo sembrava il
tipico
atteggiamento di chi vuole farla pagare a qualcuno ed io ero quasi
certa che
quel qualcuno fosse Ranma.
<< Dai, ci divertiremo! >> mi
incitò
Ranko << Io lo faccio sempre. Con i genitori severi che
ho se non
scappassi di notte, non uscirei mai! Torneremo domani mattina prima che
gli
altri si sveglino, nessuno se ne accorgerà e noi avremo
passato una bella
serata in barba a questi noiosi tutti arti marziali! >>
Io ero ancora titubante e una marea di motivi per
cui quella fosse davvero una pessima idea mi vorticava nella testa.
<< Avanti, lasciamoci andare per una sera!
>> disse Akane con malcelata insicurezza e una muta
richiesta di
compagnia nei suoi occhi mi convinse ad accettare.
Il tempo di infilarmi anche io qualcosa di
“adatto” a una serata in discoteca e già
eravamo sul treno notturno che ci
avrebbe riportate a Tokyo.
***
La discoteca era l'esatto contrario del bosco che
avevamo lasciato.
Musica techno sparata a tutto volume, luci
colorate e psichedeliche che creavano effetti ottici nel buio, un caldo quasi
afoso, odore di fumo e alcol e una
folla di persone che ballava talmente vicina da far mancare il fiato.
Non era affatto il posto per me.
E a quanto pareva nemmeno per Akane, che si
guardava intorno con l'aria spaesata e leggermente curiosa di chi si
trova in
un posto per la prima volta.
Guardava tutto: le alte balconate da cui
sporgevano persone urlanti, le sfere stroboscopiche sparse qui e
lì come stelle
comete sul soffitto scuro, il DJ che incitava la folla alzando le mani
a ritmo
di musica.
<< Questa è la discoteca più cool
del
momento >> ci disse Ranko alzando la voce per farsi
sentire. <<
Seguitemi! >> E ci trascinò per mano verso il
bancone del bar.
<< Ranko! >> esordì il barista
dandole
il cinque e, dopo essersi scambiati qualche battuta in giapponese,
prese ad
agitare shaker e a maneggiare alcolici di ogni tipo.
<< Che sta facendo? >> chiese Akane
palesemente spaventata dalla risposta.
<< Ci prepara da bere, è ovvio!
>>
rispose la ragazza con i capelli rossi come se fosse la cosa
più ovvia del
mondo.
<< Ma io sono astemia! >>
<< Non avevi detto che volevi lasciarti
andare? >>
<< Io... veramente... >> disse
titubante mentre l'euforia iniziale cominciava a scemare.
L'incertezza era visibile nei suoi occhi. Se ne
stava lì, in piedi, continuando a tirare verso il basso i
lembi della
cortissima gonna come a volersi coprire, truccata come una bambola
dark, ma con
l'espressione più tenera e impaurita che potesse avere,
guardandosi intorno
disorientata e sempre meno convinta della sua scelta.
Akane era una ragazza tranquilla, una di quelle
che queste cose le vede fare solo nei film, ma quella sera, fra la
titubanza
che la governava, ogni tanto si fermava a riflettere, si spostava la
frangia
dagli occhi e socchiudeva le palpebre, concentrandosi su un punto fisso
del
pavimento lucido per poi rialzare la testa con una nuova luce e una
nuova forza
a governare i suoi intenti.
<< Allora? >>
<< E cosa ci starebbe preparando? >>
<< Un cocktail buonissimo che prendo sempre,
tanto che il mio amico Eichi >> e indicò il
barman che stava ancora
trafficando dietro il bancone << l'ha soprannominato
“Ranko”!
>>
<< Ma quante volte sei già stata qui?
>> domandò Akane con un'espressione talmente
pura, incredula e innocente
che per la prima volta mi fece pensare di essere davvero la sorella di
Kasumi.
<< Lo vuoi il cocktail, sì o no?
>> le
chiese Ranko alzando un sopracciglio.
Poi le bisbigliò all'orecchio una frase in
giapponese che la riaccese e le fece brillare gli occhi di una strana
luce.
<< Ma certo che lo voglio! >> rispose
Akane con vigore.
<< Dammi anche una
sigaretta >>
<< Così mi piaci!! >> disse
Ranko
porgendole l'accendino dopo essersene accesa una anche lei.
La tosse che accompagnò la prima boccata di Akane
mi disse che no, lei non aveva mai fumato in vita sua, e anche io
accesi una
delle mie Marlboro light guardando stupita Ranko
buttare giù il suo
drink tutto d'un sorso.
Akane beveva a piccoli sorsi quel liquido
trasparente dall'odore terribilmente forte che in gola bruciava
lasciando una
scia rovente, e rideva a crepapelle con Ranko e, mano a mano, si
rilassò. Forse
fu l'alcol o il calore che appiccicava i vestiti, forse fu il brivido
della
disobbedienza, il
desiderio di vendetta, la consapevolezza di aver fatto
qualcosa di
assolutamente folle o la voglia di evadere, ma si lasciò
andare al divertimento
scatenandosi in pista assieme a Ranko, dimenticandosi, fra un sorso e
una
risata, di tutti i suoi pensieri.
Improvvisamente mi squillò il cellulare: era Ranma.
Risposi tappandomi un orecchio per cercare di
sentire meglio, ma la musica era assordante.
<< Dove siete? >> mi chiese in tono
perentorio.
Stavo per rispondergli quando Akane,
avvicinandosi, mi domandò chi fosse. Io mimai
“Ranma” con le labbra e lei mi
strappò il telefono di mano urlando qualcosa nella sua
lingua madre e
riattaccando in malo modo.
<< Non facciamoci rovinare la serata da
quello scocciatore, che ci lasciasse in pace! >> disse
mal celando il
risentimento che provava nei suoi confronti e trascinandomi di nuovo
verso il
centro della pista.
L'istinto però mi disse di mandare un SMS al
ragazzo, scrivendogli il nome della discoteca nella quale ci trovavamo
e
accompagnato da un “È tutto ok, ci stiamo
solo divertendo un po'. Non vi
preoccupate, a domani”.
Ranko era davvero un'ottima
ballerina. Aveva
sciolto la treccia, lasciando che i lucidi capelli rossi le scendessero
sulle
spalle in una cascata setosa, e si muoveva a ritmo di musica, come se
quei toni
forti le attraversassero il corpo in una scarica elettrica.
Ancheggiava consapevole, reclinava la testa
indietro ridendo divertita, le sue forme scolpite guizzavano provocanti
ad ogni
movimento, era così bella e raggiante che in un attimo
attirò tutti gli sguardi
su di sé.
E di conseguenza su di noi.
Anche Akane ballava, avendo ammorbidito i freni
naturali di un carattere responsabile, ed era bellissima mentre,
sfrenata ed
eccitata, si muoveva trasportata dalla musica.
Insieme, sudate e pericolosamente belle, erano
come miele per gli orsi mentre si tenevano per mano e abbandonavano
vergogna e
problemi.
Due ragazze scatenate alla conquista di una notte
di follie.
Fu un attimo e ci ritrovammo accerchiate.
Una miriade di visi sconosciuti teneva gli occhi
puntati su di noi, avvicinandosi sempre di più e
bisbigliando con fare suadente
frasi che io non capivo.
Qualcuno provò anche a ballare con noi,
affiancandoci e muovendosi al nostro stesso ritmo. Akane e Ranko li
lasciavano
fare, sicure di loro stesse, continuando a tenersi per mano e ballando
come se
il resto del mondo non esistesse. Io però ero un po' meno
tranquilla.
Cominciai a non sentirmi più a mio agio mentre una
marea di “beautiful” mi arrivava
alle orecchie in un sussurro caldo e
delle mani estranee mi cingevano i fianchi o mi afferravano le braccia.
Cercavo di tirarmi indietro, di scacciare in malo
modo chi provava, con molta insistenza, a tirarmi verso di
sé.
Odore di corpi accaldati e troppo vicini, fumo,
cenere e birra, tutto mi opprimeva e non trovavo via d'uscita.
Presto anche Akane e Ranko vennero messe in
difficoltà, circondate da ragazzi che le stringevano, le
abbracciavano
tirandole indietro verso di loro, le accarezzavano con troppa enfasi e, con tutta
probabilità, facevano loro proposte
indecenti.
Era chiaro che le intenzioni di quel gruppo di
uomini non fossero delle migliori.
Un paio di volte le due artiste marziali provarono
a sferrare qualche colpo, anche se strette in quella morsa di corpi, ma
a
vuoto.
<< Maledetti drink >> disse Akane a
denti stretti tirando ad un ragazzo, che cercava di toccarla, uno
schiaffo che
sembrava più una carezza, e io potei vedere chiaramente nei
suoi occhi, forse
per la prima volta, oltre alla rabbia di non essere riuscita a
colpirlo, anche
la paura di non farcela.
Era come un incubo: la luce azzurra che brillava a
intermittenza e che faceva sembrare ogni movimento a rallentatore
cominciava a
infastidirci, la musica assordante spaccava i timpani, il caldo e la
sensazione
di soffocamento aumentavano, sentivamo mani dappertutto e ovunque ci girassimo a
cercare un po' d'aria,
un'infinità di volti, mani e fiati caldi ci si paravano
davanti, impedendoci di
allontanarci e tenendoci prigioniere in quella gabbia umana.
Iniziai ad avere paura, vedendo che anche le mie
amiche, con il panico negli occhi, erano quasi sopraffatte, e il cuore
cominciò
a battermi furioso nel petto.
Perché mai ci eravamo cacciate in quella
situazione?
Tre ragazze da sole e su di giri di notte in una
discoteca della metropoli più grande del mondo.
Inconsciamente avevo sempre saputo che era un'idea
pericolosa, ma mi ero lasciata trascinare dal carattere vulcanico di
Ranko e
dalla voglia di libertà di Akane, e adesso ci ritrovavamo
accerchiate da un
gruppo di ragazzi con intenzioni poco gradevoli e lontane dai nostri
amici.
Cominciai a pregare che, nonostante le rimostranze
di Akane, ci fossero venuti a cercare.
Di colpo la musica cessò.
Un ringhio basso e gutturale fece fermare tutti,
deciso e terrificante.
Poi una frase, in giapponese, pronunciata da una
voce roca e minacciosa, e tutte le mani che ci tenevano strette ci
lasciarono
di colpo.
Mi girai, con il cuore che non la smetteva di
agitarsi fra la paura e la speranza, e li vidi.
Ranma, tra coni di ombra e di luce, con i capelli
neri intrecciati e gli occhi blu, assottigliati e cattivi, fissi su
quel gruppo
di uomini come a volergli dare fuoco solo con lo sguardo.
Serrava i pugni tanto da avere le nocche bianche,
con le braccia muscolose tese ai lati del corpo e la bocca distorta in
una
smorfia di disprezzo.
E poi c'era Alexander, con l'espressione tanto
potente che parlava da sola, le braccia incrociate e i muscoli
contratti.
L'uno di fianco all'altro, imponenti e torvi.
Ranma disse qualcos'altro e
alcuni ragazzi si
allontanarono velocemente, quasi scappando. Altri invece, i
più ubriachi e
spavaldi, insistettero rimanendoci vicino.
Io non capivo cosa stesse dicendo, ma il tono
della sua voce e il suo corpo parlavano per lui. Tutto in lui era
così forte,
profondo e intenso che faceva paura persino a me.
Arrogante e minaccioso, sembrava un eroe. Emanava
odore di battaglia, selvaggio e bellissimo, sudato mentre faceva
sfoggio dei
muscoli, sicuro e forte.
Guardandolo, e guardando Alexander, splendido e
pronto affianco a lui, mi sentii di
nuovo al sicuro.
Improvvisamente, a mo' di sfida, uno dei ragazzi
sfiorò il viso di Akane con la mano, afferrandole il mento e
portandola a un
centimetro dalla sua bocca.
Fu uno degli errori più grandi della sua vita.
Accecato dall'ira, Ranma scattò come un animale
che si lancia all'attacco. Afferrò il ragazzo per il collo,
lo alzò diversi
centimetri da terra con un braccio solo e lo scaraventò
lontano da noi con
quanta forza aveva in corpo.
Poi si girò e lanciò uno sguardo di fuoco agli
altri ragazzi. “Farete la stessa fine”, pareva dire.
Sudato e arrabbiato, si fece largo in mezzo a
loro, afferrò Akane per le spalle, la spinse via fra le
braccia di Alexander, e
tuonò un “portale via” con tono duro e
perentorio.
Pochi secondi dopo, i pugni serrati, era già
pronto allo scontro.
Alexander, con le mani ancora sulle spalle di
Akane, prese Ranko e me di peso, ci portò fuori e io feci
giusto in tempo a
vedere Ranma fendere l'aria con dei colpi micidiali lasciando a terra
qualche
ragazzo, prima che le enormi porte della discoteca si richiudessero
davanti a
me.
Dagli occhi scuri di Alexander trapelava quanta
rabbia, frustrazione e preoccupazione celasse quella sua espressione
dura.
Rientrò ad aiutare Ranma senza dirci una parola e
ci lasciò a fare i conti con le nostre emozioni.
Ci sedemmo per calmare i nostri cuori impazziti.
Spaventate ed emozionate allo stesso tempo, le nostre anime
traboccavano di
paura e gratitudine.
<< Abbiamo fatto un casino >>
bisbigliò Ranko mentre Akane si teneva la testa con le mani.
Poco dopo i due
ragazzi uscirono.
In un silenzio che gridava, Akane
corse incontro a Ranma e affondò la
testa nel suo petto.
Lui la strinse forte a sé e le posò un bacio fra
i
capelli chiudendo gli occhi con forza.
Solo allora mi resi conto di quanto l'avevamo
fatta grossa, mentre Akane si lasciava andare in un mare di sussulti,
sfogando
tutto il suo sollievo.
Il volto di Ranma era provato dalla stanchezza e
dalla tensione, un'ombra di paura ancora negli occhi esprimeva tutta
l'angoscia
che la scena a cui aveva dovuto assistere gli aveva fatto provare.
Respirò rumorosamente, lasciando andare in un
soffio tutta la sofferenza e la rabbia accumulate.
Riversò nell'abbraccio ad Akane tutto quello che
aveva provato, tenendola stretta per un tempo che parve interminabile
mentre lei
singhiozzava sommessamente.
Poi la ragazza si staccò e alzò lo sguardo
colpevole:
<< Scusami... io... ti sei fatto male?
>> chiese sfiorando appena la guancia di Ranma, su cui
spiccava un
piccolo taglio all'altezza dello zigomo.
<< No >> rispose lui.
<< Sei venuto a salvarmi... a proteggermi...
io... non credevo che saresti venuto questa volta >>
tentò di dire, ma
venne di nuovo sopraffatta dalle lacrime.
<< Tu non mi volevi, nemmeno durante la
storia di Nabiki, anche se sappiamo entrambi che stavi morendo dalla
paura. Ma
io verrò sempre a proteggerti... scema >>
sussurrò appena Ranma, prima di
ritrovarsi Akane ancora fra le braccia, che piangeva ormai di
commozione, e lo
stava ringraziando a suo modo.
Quella scena mi scaldò il cuore.
Non seppi cosa si fossero sussurrati finché Ranko
non me lo tradusse, ma i loro gesti erano così chiari che,
per la prima volta
forse, riuscii davvero a vederli.
Dei gesti puri e inaspettati, dettati
dall'emozione, senza badare a null'altro.
Dei gesti, ne ero sicura, d'amore.
Improvvisamente
sentii un braccio cingermi le
spalle e ripararmi dal fresco di una notte che scompariva.
<< Grazie >> sussurrai ad Alexander.
<< È stato un piacere >> rispose
lui.
<< Di tutto intendo >>
<< La risposta è sempre la stessa
>> bisbigliò
stringendomi un po' più forte.
<< Ehi, ma nessuno che abbracci me? >>
squittì tutto a un tratto Ranko, facendo separare, in preda
al più forte
imbarazzo, sia Ranma e Akane che Alexander e me.
<< Dov'è quell'idiota di Kuno quando serve?
>> proseguì poi, senza più fare
caso a noi quattro rossi
come pomodori e avviandosi verso la
fermata della metropolitana.
<< Nemmeno un grazie eh? >> disse
fintamente polemico Ranma, ma la cugina fece finta di non sentirlo.
Mentre la seguivamo, camminando l'uno accanto
all'altra, notai che le nocche delle mani di Alexander erano livide.
Senza
pensarci due volte le presi nelle mie:
<< Anche tu? >> non seppi trattenermi
dal chiedere.
<< Non è niente >> disse lui
scostandosi leggermente.
Io non risposi ma lo guardai preoccupata,
continuando a carezzargli il dorso con le dita.
<< Non temere Jude, il nostro yankee
è un duro. Stasera ha dimostrato che all'occorrenza
è uno che i pugni li sa
tirare! A proposito amico, bel colpo l'ultimo! >>
intervenne Ranma.
<< Grazie, amico >> rispose quello e
io lo guardai ammirata mentre, le mani intrecciate, tornavamo a casa.
***
E questa è la storia di come l'uragano
Ranko ci ha
investiti una sera
di fine estate.
Di come quella ragazzina un po' matta, che si
annoia in fretta, esuberante e combinaguai, abbia travolto la mia vita
regalandomi una serata ricca di ogni tipo d'emozione, una nuova
avventura da
raccontare e qualche consapevolezza in più.
***
A Margherita,
benvenuta
fra noi <3
Ed
eccoci di nuovo qui.
Un
sentitissimo e doverosissimo grazie va alla mia "Beta
Carotene",
ovvero la bravissima
Gretel85,
ché vi giuro, se non ci fosse lei non pubblicherei affatto.
Grazie
anche alla mia Sweetie,
Faith84,
che mi ha gentilmente suggerito l'idea di inserire una leggenda
metropolitana giapponese nel capitolo. A proposito, quella di cui parlo
(*) è la storia della Kuchisake
onna
e
qui devo ringraziare la preparatissima Matrona
che
mi ha aiutata a reperire il materiale per documentarmi.
Il
grazie più grande va a tutti voi, che mi aspettate e mi
leggete e che mi riempite di gioia quando mi recensite.
Sopratutto
alle mie sempre presenti Ladies.
Insomma,
grazie, grazie, grazie. Ci vediamo al prossimo capitolo, in cui
troveremo... (Pia, per la tua goia sta arrivando lui!)
A presto,
Aronoele
(:
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