La guerra eterna

di rosatornavolja
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Il cimitero era molto più grande di quanto avesse immaginato. Era una lunga ed interminabile coperta che costellava due intere colline di croci, una dopo l'altra, su quelle terre di nessuno. Il cielo era cinereo, ma da quelle nuvole di cenere non era mai nata alcuna fenice.

Beatrice stava in piedi in quell'immensità di croci. Tante spine nel fianco di quella collina, che invece di nutrire bocche di neonati con i frutti dei suoi campi da decine di anni, ormai, accoglieva solo i corpi dei caduti, raggomitolati come dei feti, coperti da quella terra amniotica.

Ma Beatrice sapeva che tutto quello doveva avere fine, voleva che i suoi figli crescessero in un regno sereno, in un regno dove avrebbero potuto scorrazzare gioiosi per le distese di fiori della Valle delle Gemme, senza dover rischiare la propria vita. 

Sotto quel cielo, dunque, trattenendo le lacrime che quel nodo alla gola strizzava nella sua laringe, prese una decisione. Non aveva figli, non aveva nemmeno un marito, ma era la regina di un Regno e questo significava che ogni bambino del suo regno era un po' suo figlio. Era stufa di officiare ai funerali dei caduti, c'era bisogno di un cambiamento. E così, con la sua mano tremante, toccò quell'enorme cassa che si era trascinata dietro dal Palazzo per arrivare fin lì. 

Il legno era certamente esotico, aveva il colore dell'ebano, che creava un meraviglioso contrasto con i cardini argentati e la serratura di diamante che forzava in quel luogo la più grande e potente arma di tutti i tempi.

Per trovarla aveva impiegato anni, aveva girato per quei labirinti sotterranei che solo lei conosceva e che si srotolavano per chilometri e chilometri sotto ai piedi dei suoi servitori a palazzo. Aveva sacrificato i migliori anni della sua vita, proprio come avevano fatto i suoi antenati prima di lei, per trovare l'arma segreta e porre fine alla guerra che da secoli strappava lacrime alle vedove e pugni agli orfani.

Ma finalmente, dopo secoli, tutto questo poteva avere fine.

E Beatrice aveva la chiave nelle sue mani.

Non le restava che trarre un respiro profondo, pregare la Grande Fenice che proteggeva la sua città, scostarsi dal volto i capelli corvini ed infilare la chiave di diamante nella sua serratura, sperando che scattasse.

Si rizzò sullla schiena, facendo scivolare i capelli lunghissimi ed intrecciati dietro alle spalle larghe. Era forte e bella, era una regina responsabile ed audace, ma era comunque giovane e quella storia la spaventava. Aveva sempre preso molto sul serio il suo compito: trovare l'arma segreta era sempre stata la sua priorità e si era dedicata tutta la vita alla ricerca della loro unica salvezza, ma mai avrebbe pensato di riuscire a trovarla. 

Spostò la gonna verde che si confondeva con l'erba cupa e si rimboccò le maniche di velo, scoprendo i Tatuaggi Reali, con i simboli del proprio Regno, una Fenice ed una Rosa, con 5 foglie. Si era sempre chiesta perchè le foglie erano proprio 5, ma nessuno mai aveva avuto la risposta. Era un segreto dimenticato da tempo, da quando la guerra era iniziata.

Non sapeva che la risposta alla sua domanda sarebbe arrivata proprio quel giorno, nel momento in cui avrebbe aperto la scatola.

Beatrice infilò la chiave nella toppa, provocando un rumore meraviglioso, di diamante che sfrega contro altro diamante.

Le nuvole di cenere, in alto nel cielo grigio, si spostarono improvvisamente, si alzò un vento gelido, Beatrice sussultò e rabbrividì: era il momento. La guerra sarebbe finita, nuove fenici sarebbero nate dal cielo per proteggere la città e ristabilire l'ordine. Il nemico sarebbe stato distrutto, il male sarebbe affondato negli abissi ed il cielo sarebbe tornato di nuovo del suo candido colore rosato.

Ma tutto questo solo dopo l'arrivo dell'arma segreta, proprio come dicevano i libri, come narrava la profezia.

Così, con il volto crucciato e continuando dentro di sè a pregare, Beatrice voltò la chiave, la serratura scattò e la scatola si aprì.

L'arma segreta era stata liberata.




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