Autore: Diana924
Fandom: RPT Storico
Titolo: Lepanto
Personaggi: Uluch Alì ( nato Luca Galeni )
Rating: NC13
Note: Ci tenevo a postarla oggi proprio perchè
è l'anniversario di Lepanto
Note2: Timeline? 29 settembre 1572 la seconda parte, la prima
1536
Nota3: Uluch Alì, nato Luca ( o Giovanni ) Galeni,
è forse il più celebre rinnegato della storia
italiana, catturato in mare mentre andava a Palermo per rpendere gli
ordini divenne uno dei più famigerati corsari barbareschi
dell'500, divenendo infine Kapudan ( comandante ) della flotta turca in
seguito alla morte di Alì Pascià a Lepanto
Note4: Gli unici scampati tra le fila turche quel giorno
furono lui, e Murad Dragut, figlio ma non erede del celebre Dragut
Note5: Dopo il suo rapimento Uluch Alì prima venne
condananto al remo e solo in seguito abiurò per diventare
mussulmano, ho scelto di romanzare le cose affrettandoil tutto per non
spezzare l'azione
Note6: Gli eventi a cui si accenna nella seconda parte riguardano la
battaglia di Lepanto, maggiori info su wikipedia in inglese o in
spagnolo
Luca Galeni non sapeva cosa stava accadendo in quel momento.
Fratello Giovanni dopo un breve colloquio con il capitano della nave
aveva fatto scendere lui e gli altri novizi sottocoperta e poi aveva
chiuso la porta ordinando che nessuno pensasse anche solo di aprirla e
detto questo era tornato sul ponte.
Dopo qualche istante si erano uditi rumori di lotta e la nave aveva
cominciato a muoversi stranamente e poi avevano sentito rumori di
lotta. Luca era cresciuto in un villaggio di pescatori e aveva subito
compreso cosa stesse succedendo: i pirati del bey di Algeri li avevano
appena abbordati, li avrebbero uccisi tutti o peggio ancora li
avrebbero rivenduti come schiavi nell’infernale Algeri di cui
si narravano atrocità senza pari.
Insieme agli altri novizi aveva cominciato a sgranare il rosario
sperando che Nostro Signore accorresse e che i marinai fossero
abbastanza forti da contrastare quei figli del demonio. Non era giusto
che morisse così, ancora novizio, giovane e con una
promettente vita di sacerdote dinanzi pensò Luca.
I suoi pensieri vennero interrotti quando la porta si infranse e tre
demoni neri sporchi di sangue entrarono. Indossavano vesti di seta
colorate che ora erano imbrattate di sangue e avevano le scimitarre
sguainate e negli occhi una luce che Luca non aveva mai visto e che lo
spaventò all’istante.
Li sentì mormorare qualcosa nel misterioso sabir, la lingua
di tutti i porti, e uno di loro uscì velocemente per poi
tornare pochi istanti con un giovinetto dai capelli rossi che li
guardò con curiosità. Indossava abiti scarlatti e
aveva con sé un pugnale ma quella era l’unica
caratteristica che lo denunciava come un soldato, gli abiti ricercati,
i capelli boccoluti e gli occhi lunghi lo facevano assomigliare ad una
fanciulla piuttosto che ad un uomo pensò Luca mentre cercava
con gli occhi gli altri novizi.
<< Scegli. Remo, morte o conversione? >>
chiese il ragazzo rivolgendosi a Tommaso, il figlio di poveri contadini
di Catanzaro ma che in quei pochi giorni di navigazione si era fatto
notare per la sua fede, sarebbe stato un ottimo vescovo sostenevano
tutti.
<< Il martirio per Nostro Signore, rinnegato
>> lo sfidò Tommaso e il ragazzo
mormorò alcune parole in sabir all’uomo che con
precisione e senza mostrare pietà lo trafisse con la
scimitarra, sporcandosi e sporcandoli di sangue.
<< Remo, morte o conversione? >> chiese
nuovamente il ragazzo rivolgendosi a lui questa volta. Luca sapeva che
la risposta giusta era la stessa che aveva appena dato Tommaso ma
sapeva anche un’altra cosa: lui voleva vivere, e avrebbe
fatto di tutto pur di vivere anche solo un’ora in
più.
<< Conversione >> biascicò e
vide il sorriso del ragazzo illuminarsi mentre gli altri novizi lo
guardavano frementi di sdegno.
<< Pentiti miscredente … il martirio
è preferibile ad una sola ora con questi cani e …
>> cosa stesse dicendo Giovanni Luca non lo
udì, principalmente perché il ragazzino si
avvicinò a Giovanni e lo trafisse con il suo pugnale,
quell’oggetto aveva un’elsa piena di pietre
preziose e doveva essere più da parata che da offesa
pensò Luca, lui voleva vivere, a tutti i costi.
<< Avvisa il nostro signore Khayr al –Din che i
suoi matasiete stanno tornando, e portiamo un carico di novizi
>> disse il ragazzino prima di cominciare a trascinarlo
sul punte, Luca Galeni sapeva di aver sbagliato, di essere stato un
codardo ma Luca Galeni non esisteva più, Luca Galeni era
morto nel momento esatto in cui aveva deciso di abiurare la sua Fede
per poter sopravvivere.
Quarantasei anni dopo, stesso mare ma più a nord:
<< Cosa succede? >> urlò il
capitano, gli occhi ancora sul suo bottino. L’ammiraglia
maltese era ancora al suo rimorchio con il Giustiniani incatenato,
sarebbe morto a breve ma era meglio non correre rischi, quei cavalieri
erano demoni, metà frati e metà pirati ma validi
combattenti. Aveva fallito una volta con loro sette anni prima ma
questa volta aveva vendicato l’offesa e soprattutto vendicato
il suo mentore, il grande Dragut.
La battaglia era perduta, lo aveva capito nel momento in cui aveva
visto il Sacro Vessillo venire ammainato dalla Sultana di
Alì e sostituito dalla bandiera di sant’Andrea e
stava a significare solo una cosa: Alì era morto.
Il Kapudan non avrebbe permesso un simile scempio finché
avesse avuto anche un anelito di vita e questo voleva dire che il cane
Asburgo aveva vinto la battaglia, Alì e i suoi sipahi
dovevano essere in paradiso adesso si era detto mentre continuava con
la sua idea. Scirocco doveva essere morto, la sua galea ancora fumava
mentre si inabissava e se qualcuno quello doveva essere Partew ma non
era sicuro, non in quel momento.
La battaglia era finita, loro avevano perso ma almeno lui avrebbe
offerto qualcosa al beone, Sua Sublimità Selim terzo nel
nome avrebbe ricevuto dal suo fedele bey di Algeri
l’ammiraglia dei frati che avevano inflitto al suo grande
padre la più rovinosa delle sconfitte, sempre che se ne
rendesse conto tra una sbronza e l’altra.
<< Il Doria! Il Doria ci sta attaccando! >>
gli urlò Samir mentre i suoi matasiete e i suoi sipahi
ancora sporchi del sangue dei frati erano ansiosi di dare battaglia
contro il suo nemico di sempre.
Sebbene avesse superato l’età della giovinezza
anche lui sentì il proprio sangue ribollire
all’idea di avere il Doria tra le mani, Giannandrea era il
miglior uomo della flotta spagnola e degno erede di suo zio, la sua
testa a Istanbul gli avrebbe procurato gloria ma sapeva bene che era
impossibile. Una testa in più non avrebbe mutato i destini
della battaglia e almeno uno dei comandanti doveva tornare in patria
per dare notizia.
Tutto era fallito, quella … quella non era la battaglia che
avrebbe voluto, tutto era andato storto e per colpa dei veneziani e
delle loro … all’inferno le loro galeazze e i loro
cannoni, che andassero tutti all’inferno pensò in
quell’istante.
<< Stacca la nave >> sussurrò,
una nave non era importante, non così tanto, quel che
più contava era lo stendardo, quello lo aveva sistemato al
sicuro nella sua cabina. Nel prenderlo in mano si era sentito
… diverso, una vita fa avrebbe degnato quel pezzo di stoffa
di ogni riguardo ora invece ci avrebbe camminato sopra senza sussultare.
<< Sei pazzo Uluch? Cosa vuol dire stacca la nave?
>> domandò Samir incredulo a quelle parole,
erano passati attraverso cento battaglie senza mai indietreggiare e ora
… quell’ordine. Per un istante ripensò
a Malta, a quel cane di La Vallette che li aveva resi lo zimbello di
tutto l’impero e al suo mentore, il grande Dragut che invece
di rimanere ad ammirare lo splendore d’Algeri aveva insistito
per prendere il mare. La Capitana simboleggiava tutto quello, Malta, i
cavalieri, la sua vendetta e ora … maledetto fosse il Doria.
<< Staccare la nave Samir! Non possiamo proseguire con la
nave dei frati, lasciamola al Doria, non vi troverà nessuno!
>> urlò mentre attorno a lui l’acqua
si colorava di rosso e la più potente flotta della Sublime
Porta colava lentamente a picco trascinando con sé le mire
del Sultano. Tutto era fallito, Sinan era vivo a malapena, gli altri
tutti morti e a lui rimanevano solo le sue galee e da solo contro il
Doria e la Lega non poteva farcela. C’era una cosa che aveva
appreso negli anni in seminario: le vie del Signore sono infinite, e
quelle di Allah sicuramente più imperscrutabili, se Allah
aveva voluto quel massacro allora Soqullo aveva ragione e lui e gli
altri torto, cosa che non poteva accettare, se solo ci fossero stati
Lala Mustafà e il piccolo Cicala con loro, era sicuro che
Lala Mustafà sarebbe riuscito ad evitare quel disastro.
<< È una follia, dà
l’ordine e i tuoi matasiete ti seguiranno! Dà
l’ordine Uluch Alì e tutti noi ti seguiremo
vendicando i nostri morti! >> urlò Samir
sguainando la spada subito imitato dagli altri, i suoi soldati
bramavano la battaglia, lo sapeva bene, anche lui anelava di gettarsi
nella mischia, il massacro dei frati era stato a malapena sufficiente
ma un discorso era essere coraggiosi e l’altro temerari.
Inoltre qualcuno doveva pur tornare vivo da quel carnaio che aveva
appena inghiottito gran parte dell’esercito più
potente del mondo.
<< Sono io a dare ordini! E io dico di staccare la nave
dei frati prima che il Doria ci sia addosso! Samir …
>> non ebbe bisogno di aggiungere altro perché
in quel momento una delle palle del Doria colpì
l’acqua generando un’onda che lo inzuppò
fino alla camicia, era un avvertimento quello, i soldati del Doria
erano i migliori sulla piazza, e lui non era così stolto da
non comprendere cosa Giannandrea si aspettava da lui e dai suoi uomini.
<< Luca, cosa ti sta succedendo? Un tempo non avresti
sfuggito una tale opportunità >> gli chiese
Samir, gli svantaggi di conoscere qualcuno da quasi
cinquant’anni erano quelli: Samir leggeva in lui
come se fosse un libro aperto e sapeva che in altre occasioni avrebbe
fatto pagare cara al Doria la sua audacia. Ma non si trattava di una
scaramuccia per nave, quella era una battaglia, una battaglia che lui
aveva sconsigliato e in cui il loro Kapudan aveva appena perso la vita,
la dignità, l’orgoglio e la fiducia del sultano.
<< Abbiamo appena perso Samir, insistere ci porterebbe
solo nuove perdite e non posso permettermi di perdere nemmeno un mozzo.
Il Sultano … il Legislatore avrebbe preteso la mia testa per
questa sconfitta ma il beone è un idiota e potrei
sopravvivere. E se fosse così che se la sbrighi
quell’intrigante di un albanese perché io
tornerò ad Algeri! Manda una piccola squadra ad Algeri,
è troppo vicina e senza difese! I cristiani dovranno
uccidermi perché mai cederò loro la mia
Algeri>> disse con la morte del cuore, mai e poi mai gli
avrebbero tolto Algeri, se l’era guadagnata, Scirocco aveva
preferito la morte di fronte alla prospettiva di perdere la sua
Alessandria e lui era disposto a fare lo stesso.
Solo … come tanti anni fa la voglia di vivere era
più forte del desiderio del martirio, come quando in una
vita precedente aveva abiurato la fede dei suoi padri pur di poter
sopravvivere.
E … aveva avuto Algeri, una bella moglie ed era il terrore
di tutto il Mediterraneo, rispettato dal debole Sultano e successore
del potente Dragut, non si era mai pentito della sua scelta, nemmeno in
quel momento mentre furioso osservava dalla sua ammiraglia gli uomini
di Doria che circondavano la nave dei maltesi, era stato
così vicino … così vicino.
<< Samir? Non osare più chiamarmi Luca; Luca
Galeni è morto a Le Castella quarantasei anni fa e al suo
posto è nato Uluch Alì, Ali il rinnegato
>> aggiunse prima di impartire gli ordini, prima tornava
ad Algeri e prima tutto quello sarebbe finito, anche se lui non aveva
voluto che quella battaglia si svolgesse così.
Luca Galeni, il piccolo novizio con un ben misero futuro come prete di
campagna era morto e al suo posto era nato il beyrlerbey di Algeri,
Uluch Alì, il terrore del Mediterraneo, lo stesso Uluch
Alì che ora incitava i suoi marinai ad allontanarsi da
quella carneficina che era diventato il mare di Lepanto.
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