Ascolta il cielo.

di Shakwilde
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Ascolta il cielo.
 
 
 
«Ascolta il cielo.» diceva mia nonna.
Era buffo anche solo pensarlo, come si può ascoltare il cielo? Si può guardare; catturare ogni nuvola che scivola sull’aria, ogni cangiante tinta d’azzurro, ogni batuffolo di neve che scende, ogni lampo ed ogni goccia che ritmicamente tocca il mondo.
Ma ascoltarlo...
Come si poteva ascoltare il cielo? Annusarlo era già più facile, quell’odore acidulo che precede la pioggia, quel sentore così freddo che accompagna i cristalli innevati, quell’aroma simile al pane caldo che caratterizza una giornata di sole.
Eppure mia nonna si ostinava a dirmi di ascoltare il cielo.
«Ascolta il cielo.», diceva mia nonna.
Ora capisco cosa intendeva.
Ogni elemento produce un suono, una nota: le nuvole che scivolano sull’aria sono un alto Si che rincorre quel melodico Sol d’azzurro, accompagnato dal più profondo Mi di ogni batuffolo di neve che scende, percosso dal poderoso Re dei tuoni, che viene poi inghiottito nel ritmico Do della pioggia.
Una musica.
Una poesia.
La poesia del cielo, la musica dell’empireo.
«Ascolta il cielo.», diceva mia nonna, «Ascolta il cielo quando ti sentirai sola, ascolta la sua voce perché tra tutte le note, io canterò per te.».




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