Insane

di acchiappanuvole
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C’è qualcosa di strano quando una persona guida la macchina mentre tutti gli altri sognano con le loro vite affidate alla sua mano ferma, qualcosa di nobile, qualcosa di antico nella sua umanità, una sorta di antica fiducia del buon vecchio amico.
 
Quello che aveva visto riflettersi sugli inconsapevoli vetri della finestra, come un’apparizione improvvisa in un pomeriggio simile a qualsiasi altro pomeriggio, aveva destabilizzato ogni ordine e mutato qualsiasi mal costruito equilibrio. C’era stata solo la campanella della scuola ad insistere concreta nelle orecchie, deterrente anche per quel riflesso che, al suono, si era scomposto, deformato, scongiunto in due diverse direzioni.  Ed anche lui, con gli occhi come inchiostro annacquato , aveva voltato le spalle a quella finestra, a quell’edificio color mattone, per prendere una direzione di costruita casualità. Inforcare la bicicletta  e pedalare senza posa verso sud, molto più veloce e anfetaminico del treno delle 5.15, arrivando al mare. Di cosa parlavano i gabbiani? ( all’improvviso Sasuke scoprì che nella sua testa convivevano tre personalità chiaramente identificabili:  quello che era stato prima della scomparsa di Itachi; quello in cui si era trasformato davanti a quella finestra; quello che sarebbe stato molti anni dopo in una notte piena di rumori) e di cosa parlava lui con sé stesso? Esiste un’invenzione più terribile e intimidatoria del mare, quel mare esiliato che, in certi momenti, sembrava lasciato lì da qualcuno ad asciugare? Il mare- quel mare che non rifiuta nessun fiume- era lui? Si diventa parte del mare per il semplice fatto di prendere la rincorsa e lanciarsi con la bicicletta dall’alto di una scogliera nell’acqua da cui veniamo e alla quale torniamo? Chi lo salvò? Chi fu a ripescarlo senza rete e senza amo? Che cosa fa tutta quella gente che si sta picchiando sulla spiaggia, cosa fanno tutte quelle motociclette pesanti e scure che si schiantano contro tutte quelle motociclette leggere con troppi specchietti retrovisori? Come mai –lo scopre d’improvviso- ci sono tanti rossi diversi nel colore del sangue? Cosa fanno quelle ragazze e quei ragazzi nei vicoli, perché si appoggiano gli uni contro gli altri e sembrano ballare gemendo mentre la polizia disperde i giovani guerrieri? Cosa succederà a mischiare una cosa con un’altra? Perché la luna è così grande e com’è possibile che l’oceano dia retta alla luna quando gli ordina: “Adesso avanti, adesso indietro, adesso di nuovo avanti!”

Per favore qualcuno mi spieghi questa e tante altre cose che non capivo, che continuo a non capire.

Sasuke ha vissuto sotto il piloni del grande molo per sette giorni e sette notti. Trovato in uno stato quasi selvatico. Si nutriva di pesce, di pioggia, di caramelle. Venite a vedere! Ecco a voi il bambino selvatico del grande molo!
Kakashi sorride triste e orgoglioso insieme.

-Mio caro bimbo ritrovato. Credo che ti chiamerò Venerdì-
Kakashi lo riportò in città, sul sedile posteriore della sua auto, con la capote abbassata.  Sasuke delirava, gridava, tremava. E Kakashi gli aveva legato mani e piedi con la cintura dei suoi pantaloni.
-La mia cintura più bella- fece notare.

Era notte e Sasuke decise di contare tutte le stelle. O forse soltanto le stelle vive. Non era facile, certo. Le costellazioni non hanno mai la buona educazione di somigliare a ciò che secondo i loro nomi dovrebbero rappresentare. Quello è un granchio, un arciere, un carro celeste, ci dicono, ce lo assicurano indicando in alto. E invece lassù non distinguiamo niente, salvo piccole luci ricamate in un’immensa oscurità.
Fu ricoverato per quasi un mese. Una camera tutta per lui. La voce melliflua e appiccicosa che esce da dentro i dottori ogni volta che devono parlare ad un ragazzino. La febbre, le mani grosse come palloni; la sete che muove le montagne; la convinzione che se fosse stato un treno sarebbe stato un treno che arriva sempre in ritardo; l’immagine di una nave con le ciminiere fumanti all’orizzonte del soffitto: quel suono così retrò e un po’ futurista che producono solo le biciclette in movimento; e l’inequivocabile sensazione di aver intravisto qualcosa di importante palpitare proprio all’angolo dell’occhio, che, appena girata la testa, già non c’era più e non ci sarebbe stata mai più.
Tutti i giorni arrivavano libri e fiori. Il profumo era terribile e potente e gli faceva sognare balene dall’odore di rosa. Talvolta cercava di studiare  ma i suoi occhi leggevano sempre le ultime righe dei libri ed era come se quelle parole conclusive permettessero di indovinare senza possibilità di errore tutto quello che era successo nelle pagine precedenti. Non c’era mistero in quei libri, ma neppure riusciva a organizzarli in pagine.  Era come se tutto quello che avessero da raccontare fosse un’unica, lunghissima frase, orizzontale, che si estendeva e si trascinava per chilometri.


Note: Insane è una ff puzzle, diciamo che segue una (mia) logica piuttosto sottosopra che ha più che altro a che fare con la situazione interiore dei vari personaggi dall'infanzia all'età adulta. Il crossover con Fullmetal Alchemist sarà piuttosto blando ma comunque necessario ai fini della trama. Tutte le citazioni presenti in questa ff appartengono a Jack Keruac.




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